Posts Tagged ‘mercati’

Sulle casse vuote al Comune di Perugia la giunta chi prende in giro?

10 settembre 2013

riceviamo e pubblichiamo

L’assessore al bilancio Livia Mercati si è lamentata perché l’abolizione dell’Imu sulla prima casa costringerà l’amministrazione comunale alle anticipazioni di cassa per far fronte ai pagamenti degli stipendi dei dipendenti. Il sindaco Boccali ha (more…)

Perugia, Aboca Museum presenta il prezioso facsimile di DE DIVINA PROPORTIONE

3 ottobre 2012

Il manoscritto De Divina Proportione di Luca Pacioli è uno straordinario compendio di matematica, architettura, teologia e filosofia del Rinascimento. Il trattato, redatto nel 1498, in lingua volgare, nasce dalla volontà dell’Autore di diffondere la conoscenza delle proprietà del numero aureo e delle nuove esperienze algebriche e geometriche dell’epoca. Il suo pregio è (more…)

MONTI “MA QUA, QUANTO E’ BRAVO LEI?”

21 luglio 2012

di Ciuenlai

Ci avete fatto caso. Come le cose vanno male, inizia il coro europeo degli elogi a Monti. Tranquilli, che culo, voi avete supermario non dovete temere nulla. Qua, quanto è bravo lei. E’ una garanzia. Garanzia per chi? Ma per quelli che chiamiamo mercati. Loro chiedono e lui esegue. E giù tasse, tagli, riduzioni di reddito, servizi che spariscono, gente che diventa povera. Lui non ha fallito, ci fa fallire. E’ il compito che gli hanno dato. Ieri ha detto che “non ci sarà un’altra manovra”. Nascondete i portafogli, blindate i depositi in banca, tenete i gioielli di casa lontano dalla sua portata, fissate le sedie e gli armadi al pavimento, perché ogni volta che l’ha detto il giorno dopo ci mancava qualcosa. Hanno pure rifatto il famoso detto “Meglio un morto in casa che un montiano alla porta”.

nota di redazione: In effetti mentre diceva che non ci sarà un’altra manovra un po draculeo è sembrato.

IL CENTROSINISTRA DEI MERCATI

2 luglio 2012

di Ciuenlai

“C’è un nuovo centrosinistra europeo (?). Monti in sintonia con questa svolta (?,?). E’ un liberale che può mitigare le resistenze stataliste (ah ecco!)”. Firmato Massimo D’Alema (Dal Corriere della Sera di ieri). (more…)

Tariffe Trasporti: Per la CISAL di Perugia occorre maggiore attenzione alle famiglie, agli studenti, ai pensionati

30 marzo 2012

Istituzione del “biglietto family” e riduzione delle tariffe collegate all’Isee per pensionati e universitari. Sono alcune delle proposte avanzate dal

Elena Tiracorrendo

sindacato autonomo CISAL al Tavolo di concertazione sul bilancio di previsione 2012/2014 del Comune di Perugia dedicato ai trasporti. La CISAL condivide l’obiettivo dichiarato dall’assessore Livia Mercati: pur nell’incertezza delle risorse salvaguardare lo stato sociale, mantenendo i servizi pubblici essenziali. Ed è proprio il riguardo allo stato sociale ad ispirare le proposte CISAL: tariffa unica regionale di 1 euro (invece che 1,20 come prospettato dall’assessore Ciccone), biglietti a tempo (10′ 20′ 30 minuti), biglietto unico per le famiglie, riduzioni collegate all’Isee per studenti e pensionati. “In un momento di scarsità di risorse condividiamo le soluzioni individuate dal Comune di Perugia per razionalizzare le spese” dichiara

 

Vincenzo Filice

Vincenzo Filice, che ha rappresentato la CISAL al Tavolo, “come ad esempio il sistema di trasporto a chiamata in sperimentazione nella zona di San Marco. Bisogna però fare di più per venire incontro alle famiglie, ai giovani, agli anziani”. Per discutere nel dettaglio le proposte, l’assessore Ciccone potrebbe indire uno specifico tavolo tecnico. “Da due anni la CISAL partecipa attivamente ai Tavoli di concertazione sul bilancio comunale” afferma Elena Tiracorrendo, segretario generale della CISAL di Perugia; “la concertazione è un ottimo strumento, va solo migliorato. Disertare i tavoli, come sempre più spesso avviene da parte di molte forze sociali, non è la soluzione. Bisogna partecipare, esserci e contribuire con le proprie proposte.” In merito al tema “Perugia Sicura” la CISAL ha proposto al Comune di rivedere ed integrare i protocolli d’intesa già esistenti con le diverse forze di polizia, al fine di un più efficace e razionale controllo del territorio.

SOCCI: “QUESTA NON E’ UNA CRISI. L’ITALIA E’ BOTTINO DI GUERRA”

11 febbraio 2012

Quando Mario Monti diceva la verità e ci vedeva lungo: “Sui mercati è nato un vero e proprio conflitto”. E noi siamo la preda grossa. «Sembra che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno», scrive il Papa nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace. Ma da dove viene questa tenebra che produce ansia e insicurezza? Cosa esattamente sta accadendo e perché? I saputelli di casa nostra indicano il nostro «debito pubblico», ma la risposta è sbagliata (e provinciale) perché era a questi livelli anche dieci anni fa. Del resto il Giappone ha un debito pubblico che è quasi il doppio del nostro e un’economia che va male eppure non è minacciato da speculazione e default. Noi abbiamo le nostre colpe, ma è assai più complesso scoprire perché d’improvviso tutto l’Occidente (anche Francia, Spagna o Germania e Stati Uniti) si trova sull’orlo dell’abisso. Il primo passo per capire e uscire fuori dalla foresta oscura è dare il giusto nome alla cose.

Diciamo allora la verità. Quella in cui ci troviamo non è una «crisi», ma una «guerra». Passa un’enorme differenza tra le due situazioni. Una «crisi» infatti è come un disastro naturale (terremoto o alluvione) o come la traversata di un deserto: ci fa sentire uniti da un compito comune e fa dire a delle persone in gamba che è addirittura «un’opportunità» (espressione che io però userei sempre con cautela o mai perché ci sono delle vittime). Ma una «guerra» invece non è «un’opportunità» per nessuna persona perbene (solo loschi potentati bramano guadagnarci, ma di certo nessun uomo che abbia una moralità). In una guerra ci sono nemici, interessi in conflitto e forti che assalgono deboli. In una guerra è vitale capire chi sta combattendo, per cosa e come.

E da che parte stiamo noi. A me pare che molte persone in gamba (penso al mondo cattolico) siano incorse nell’abbaglio di confondere una guerra con una crisi, scambiando lucciole per lanterne, o le cannonate delle artiglierie per i fulmini di un temporale o per i fuochi d’artificio della festa paesana. Ha colto bene la situazione invece il gruppo di Alleanza Cattolica di Massimo Introvigne che sulla rivista “Cristianità” ha proposto una riflessione molto interessante, partendo proprio dalla nozione di «guerra». È proprio perché non ci si è ancora resi conto che siamo in guerra – dice Cristianità – che molti, i quali condividono ideali comuni (per esempio cattolico-liberali o ispirati alla dottrina sociale della Chiesa) «rischiano di dividersi tra loro»: sui «sacrifici», il «governo dei tecnici», l’Europa e altro. Ed è anche per questo che in Italia i vecchi schieramenti politici si frantumano e tutto sta cambiando.

Capiamo allora di che tipo di guerra si tratta. «Cristianità» spiega: «Almeno dal 2008 è in corso una guerra mondiale più difficile da capire di altre, perché combattuta non su campi di battaglia militari – almeno non principalmente, perché non mancano episodi di questo genere, come la guerra in Libia – ma nelle borse, nelle banche e nel sistema finanziario internazionale. Che questa sia una modalità delle moderne guerre dette “asimmetriche”, a proposito delle quali la parola “guerra” è usata in senso proprio e non solo metaforico, è stato chiarito dagli stessi ideatori della nozione di “guerra asimmetrica”, i colonnelli dell’esercito della Repubblica Popolare Cinese Qiao Liang e Wang Xiangsui, che nel loro libro “Guerre senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica tra terrorismo e globalizzazione”, talora presentato come “la Bibbia dei nuovi conflitti”, oltre all’esempio del terrorismo citano precisamente quello delle aggressioni attraverso tecniche di tipo finanziario». Anche Mario Monti concorda che il problema comincia nel 2008 con la grande esplosione dei «subprime» americani (costata 4.100 miliardi di dollari che hanno dissestato l’economia mondiale). In una conferenza tenuta alla Luiss nel febbraio scorso affermava che anche in quel caso il disastro «è stato per un problema di regole e soprattutto di “enforcement” delle regole» (cioè di attuazione, esecuzione delle regole) e – proseguiva Monti – «non tanto per carenze nei meccanismi di “enforcement” quanto per il motivo più brutto che può star dietro a questa mancanza». Monti indicava l’atteggiamento dell’autorità che doveva sorvegliare i mercati e «le sue genuflessioni di fronte al mondo del grande capitalismo americano in quegli anni… ma anche abbiamo visto l’asservimento di finalità sociali, come quella di dare l’alloggio in proprietà ad ogni americano.

Per cui si sono fatte cose turpi. Nessuno ha osato richiamare al rispetto di certe regole che pure esistevano». Anche Monti – a proposito di questa regolazione dei mercati – parla di «conflitto, non armato, ma conflitto». Resta da capire se, quanto e come tale regolazione «bellica» di forze finanziarie più potenti degli stati possa essere imposta da tecnocrazie spesso provenienti dallo stesso mondo finanziario e bancario e con procedure che sembrano annacquare sempre più democrazia e sovranità popolare. «Cristianità» scrive: «Dopo che la crisi del 2008, seguita dall’elezione di un presidente degli Stati Uniti particolarmente inadatto a governarla, ha dimostrato che per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale l’egemonia statunitense può essere messa in discussione, si è scatenata una guerra asimmetrica di tutti contro tutti per cercare di sostituirla con “qualche cos’altro”, dove i principali contendenti sono la Cina, alcuni Paesi arabi – che si muovono anche secondo una logica di tipo religioso -, e il BRI, sigla riferita a Brasile-Russia-India, Paesi che si considerano le potenze economiche emergenti del futuro e formano il cosiddetto BRIC con la Cina, con cui però hanno interessi non coincidenti». Questa descrizione della situazione ha molti annessi: per esempio l’atteggiamento della Gran Bretagna risente del fatto che la sua prima «industria» è quella finanziaria e i capitali che hanno scelto Londra come loro «patria» sono anzitutto quelli del petrolio arabo. Bisogna tener presente infatti che i protagonisti in campo non sono solo degli interessi nazionali definiti perché vi sono ormai masse di capitali, senza patria e più potenti degli stati, che si muovono su loro logiche di profitto (o anche ideologiche o religiose). Inoltre ci sono errori degli Stati Uniti e dell’Europa che hanno contribuito grandemente a dar fuoco alle polveri e a rendere l’Europa il vaso di coccio o meglio la preda.

Primo: gli Usa hanno «dopato» la loro economia non solo con le «bolle» speculative, ma anche consentendo alla finanza quell’errata globalizzazione che ha trasformato l’Asia e soprattutto la Cina in produttore a basso costo. Per questo hanno consentito quell’ingresso di schianto e senza condizioni della Cina nel Wto che ha messo in ginocchio le nostre produzioni e ha trasformato la Cina oggi nel «padrone» degli Usa (visto che ne detiene una parte significativa del debito pubblico).

Secondo: In Europa, col crollo del comunismo e la riunificazione della Germania, è riesploso lo scontro fra interessi nazionali, si è accantonata la cultura cattolica europeista di Adenauer, Schuman e De Gasperi e si è dato il potere a una tecnocrazia che ha inventato un’altra Europa, quella della moneta unica, senza una banca centrale come referente finale e senza un governo politico federale. Così esponendo l’euro e l’Europa – inermi – agli assalti.

In questo scenario «bellico» l’Italia è un vaso di coccio che ha perfino osato andare per conto suo alla ricerca del petrolio libico e del metano russo.

Perciò hanno usato il suo storico debito pubblico (e certi errori della sua classe politica) per punirla e metterla a guinzaglio essendo peraltro una preda appetitosa per i tesori che possiede (dal grande risparmio delle famiglie, alle aziende di stato, al patrimonio pubblico in generale) e che molti vogliono spolpare. La guerra continua e non è chiaro come si difende l’Italia e chi sta con chi.

Antonio Socci

 

 

EISE, GRAZIE AD UN SISTEMA INNOVATIVO, AIUTA LE IMPRESE A FARE BUSINESS NEI MERCATI ESTERI

26 gennaio 2012

“E’ nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato”. Sulla scia delle parole di A. Einstein, anche le aziende italiane cercano di spostare l’interesse commerciale su mercati nuovi e in molti casi inesplorati; ma esiste il rischio di non ottenere il risultato voluto. Per questo motivo uno dei fiori all’occhiello del tessuto economico umbro, EISE, azienda fondata nel 1954 dal Cav. Gr. Croce Giuseppe Piria ed oggi condotta dal figlio Pierpaolo, si occupa di mettere in contatto le piccole e medie imprese produttrici italiane con clienti e/o agenti nei mercati esteri. Il sistema EISE International Business Contacts supporta la struttura commerciale delle aziende, procurando richieste di acquisto e/o rappresentanza per i loro specifici prodotti, formulate da parte di selezionate aziende estere. Tutto ciò è reso possibile dalla Banca Dati EISE di aziende italiane ed estere, costantemente aggiornata, e da una vasta équipe di operatori che quotidianamente, attraverso contatti diretti, individuano i clienti e gli agenti che proprio in quel momento sono interessati all’acquisto o alla rappresentanza dei prodotti commercializzati dalle ditte assistite.

EISE SERVIZIO ASSISTENZA ON SITE ® , che si affianca ad EISE SERVIZIO ASSISTENZA ON LINE per l’erogazione di servizi relativi a traduzioni, interpretariato, triangolazione telefonica, diffusione di inviti e  a quant’altro utile ad un’impresa che si affaccia su un mercato non ancora esplorato, rappresenta in un momento tanto difficile per l’economia internazionale una innovazione a vantaggio delle piccole e medie imprese italiane, mettendole in grado di poter ottenere in tempi brevissimi alcune importanti risposte da nuovi mercati.

 

 

Varasano (PdL):”Si verifichi lo stato della differenziata nei mercati cittadini”.

1 giugno 2011

Questa mattina il consigliere comunale del PdL Leonardo Varasano ha presentato al presidente del Consiglio una interrogazione per conoscere lo stato del differenziato e riciclabile nella città di Perugia riguardante, nello specifico, la raccolta dei rifiuti (in particolare quelli umidi) che viene effettuata in occasione dei mercati cittadini. Nel dettaglio  l’interrogazione chiede: Se, ed eventualmente in che modo, viene effettuata la raccolta differenziata in occasione dei mercati cittadini, a partire da quello del sabato di pian di massiano, con particolare riguardo ai rifiuti umidi. Se, dunque, all’espletato pagamento degli oneri di smaltimento pagati dagli esercenti dei mercati, corrisponde un effettivo servizio di raccolta.

nota di redazione: ringraziamo il consigliere comunale di Perugia  Leonardo Varasano per la solerzia dell’intervento,  e con piacere prendiamo atto che la nostra segnalazione è stata presa in considerazione.