Posts Tagged ‘montane’

Ronconi: Anche se tardiva, condivisibile la contrarietà del sindaco di Foligno della chiusura delle Comunanze agrarie

1 marzo 2016

centrodemocratico-300x205[1]Stupisce come la Regione dell’Umbria, nel tempo in cui sono state praticamente sciolte le Comunità Montane, il governo ha decretato l’assorbimento del Corpo delle Guardie Forestali a quello dei carabinieri, decreti un ulteriore impoverimento delle associazioni di comunità da secoli impegnate nella cura e nella coltivazione dei territori montani. (more…)

PER TERNI, AZZERIAMO LE COMUNITA’ MONTANE

25 luglio 2012

Lettera aperta al Presidente della Provincia

Le Province sono sotto la scure del Governo per essere decimate, per ridurre la spesa pubblica e con essa l’enorme debito dello Stato, concausa dell’attuale grave crisi. Questa sforbiciata, basata (more…)

NEVI, PDL, ESISTONO PRECARI DI SERIE A (COMUNITA’ MONTANE) E PRECARI DI SERIE B (TUTTI GLI ALTRI)

5 novembre 2011

Mi pare che sulla riforma endoregionale sia all’opera il partito della conservazione che crede che le riforme si possano fare purché non si metta in discussione lo statu quo. Il PDL è interessato a capire i dettagli del piano della Giunta Regionale e le conseguenti cifre precise ma ciò che si legge sui giornali sembra un film degli anni ’70 in cui, sulla scia del motto “ tanto paga pantalone”, si dava il via a grandi infornate di personale a scopi elettoralistici che oggi si ritrovano sulle spalle tutti i contribuenti umbri. Ora la Giunta Regionale invece di sgonfiare l’apparato, come l’Assessore Rossi ha più volte pubblicamente dichiarato, si appresterebbe a varare la più grande stabilizzazione di personale pubblico degli ultimi 20 anni. Se è scontato il consenso dei Sindacati che fanno il loro mestiere, altrettanto scontato, se quello che si legge sulla stampa fosse vero, sarà la nostra durissima opposizione in Consiglio Regionale perché l’Umbria non ha bisogno di avallare i danni delle precedenti gestioni “allegre”, di cui comunità montane e webred sono gli esempi lampanti, ma ha bisogno di forte discontinuità. È bene ricordate che i precari ci sono sia negli uffici della Giunta che del Consiglio e sarebbe difficile spiegare loro che esistono precari di seria A (comunità montane) e di serie B (tutti gli altri). E i giovani che non hanno mai avuto la fortuna di essere precari ma sono disoccupati? Annuncio che nei prossimi giorni il gruppo del PDL, una volta acquisito il quadro completo, farà le sue proposte precise alla comunità regionale assumendosi come al solito la responsabilità della contro proposta che “l’officina del PDL” sta elaborando. La speranza è che nella maggioranza le tante parole spese da autorevoli colleghi del PD, dell’IDV e di altri partiti non si pieghino come spesso succedete al partito della spesa pubblica e allo strapoteredella Cgil

Raffaele Nevi – Presidente gruppo PdL Regione Umbria

Regione, Segnali di cambiamento o segnali di aggiustamento?

4 dicembre 2010

di Darko Strelnikov
Apparentemente le cose stanno cambiando. Lentamente ma stanno cambiando. Le Comunità Montane verranno (probabilmente) abolite, l’Azienda unica dei Trasporti è una realtà certificata dal notaio, gli amministratori della Regione si sono tagliati lo stipendio del 10%. La situazione impone decisioni forti e di netta discontinuità con il passato. Questi primi segnali sembrerebbero andare in questa direzione. Dunque questo inizio di legislatura non può che non essere giudicato in maniera positiva. Però, (c’è sempre un però), nonostante tutto, alcuni vizi di fondo sembrano essere ancora presenti e il giudizio non può che rimanere appiccato all’esito finale delle varie operazioni, che si stanno compiendo e che ancora si devono compiere. E allora nasce spontanea una domanda : siamo di fronte ad un aggiustamento del vecchio metodo di governare o ad un  deciso cambio di passo, ad una vera e propria rivoluzione? Leviamo subito di mezzo Lenin, perché sconvolgimenti epocali e di assalti al palazzo d’inverno, in giro non se ne vedono. Piuttosto si ha l’impressione di una volontà, anche decisa di mutamento, che, ad un certo punto, si ferma e frena nel momento più importante. Insomma saremmo ai “Vorrei ma non posso”, ai “Due passi avanti e uno indietro” o peggio al viceversa (uno avanti e due indietro). Andiamo per esempi pratici prendendo subito di petto la questione della Comunità Montane. Se le aboliranno, come credo, sarà (ancora apparentemente) una scelta coraggiosa. Eliminare gli enti intermedi significa dare un colpo mortale a quel sistema di potere locale, inutile e costoso dal punto di vista istituzionale e amministrativo, ma preziosissimo per il mondo e le esigenze della politica. Ma solo se si ha il coraggio di arrivare fino in fondo. La scelta di accorpare tutto in una agenzia regionale desta più di una perplessità. Si continua a privilegiare soluzioni che non prendono la via maestra; quella degli enti elettivi, gli unici che debbono e possono essere i titolari di tutte le competenze di Governo. La mossa, più che una necessità, più che una novità è apparsa come un escamotage per permettere alla Regione di non perdere e cedere ad altri quei poteri. Ed è un classico di questi anni. Un classico che ha riguardato viabilità, acqua, trasporti e altre materie. La Regione Umbria del secondo millennio, credo unica in Italia, ha sempre voluto mantenere, accanto alle proprie ed esclusive prerogative di programmazione e legislazione, un ruolo significativo nel campo dell’amministrazione attiva, che invece, in uno schema ideale, dovrebbe appartenere totalmente a Province e Comuni. Ma sulla vicenda delle Comunità Montane c’è di più. Quello che è uscito dalla porta potrebbe anche rientrare dalla finestra. Come? Delegando a fantomatici Consorzi dei Comuni diverse attribuzioni dei vecchi enti. Non è una ipotesi, ma una precisa richiesta che “l’enclave” del Trasimeno ha già ufficialmente fatto. Se fosse così avremo una Agenzia Regionale che gestisce attraverso associazioni degli enti locali. E allora che sarebbe cambiato, visto che le Comunità Montane erano proprio questo? Sarebbe cambiato nome e avremmo un’agenzia in più. Tombola! Come razionalizzazione potremmo classificarla come una perla, una goduria, un esempio indimenticabile di gattopardismo. Ma anche la creazione di “Umbria Tpl”, l’azienda unica dei Trasporti, accanto ad una significativa opera di aggregazione e semplificazione, si porta dietro anche qualche buon “vizietto” della politica e diversi interrogativi sugli orizzonti futuri. Al di là del valore delle persone nominate, alcune delle quali, come il Presidente e soprattutto il Direttore, si portano dietro una esperienza amministrativa e una capacità manageriale notevoli e consolidate nel tempo, l’organigramma risponde ancora troppo a logiche di equilibrio politico tra partiti ed enti proprietari. Anche se il Cda non è scandaloso, come dice qualcuno dell’opposizione, perchè composto da gente che ha, in misura diversa, dimestichezza con l’argomento trasporti. E questo non è poco. Ma se si voleva produrre una vera innovazione bisognava seguire la logica dell’amministratore unico, che tanto bene funzionò all’Atam e all’Asp, prima della loro fusione e che potrebbe avere ancora una sua validità. Comunque, mi si dirà, si è iniziato. E questo è un indubbio merito. Dico di si, ma solo se il processo va avanti a 360 gradi. Gli accorpamenti nei servizi riguardano diverse materie. Però di fare aziende uniche di acqua e rifiuti si parla poco, anzi non se ne parla per niente. Addirittura qui si va in senso contrario. Umbriacque ha comunicato ai sindacati che vuole dividersi in due società. Altro che fusioni, qui siamo alle divisioni! E allora perché i trasporti si e gli altri no? Perché, probabilmente, la situazione delle aziende pubbliche del settore stava diventando insostenibile. Salvo l’Apm, che ha avuto una gestione oculata e che con importanti e lungimiranti operazioni esterne all’Umbria promosse da tutti i suoi presidenti (Brutti, Panettoni e Moriconi) ha sempre avuto una gestione in attivo, i bilanci di Atc e (soprattutto) Spoletina avevano il fiato corto ed erano in situazioni finanziarie difficili. Insomma l’Azienda Unica è stata l’unica soluzione (direi obbligata) in grado di scongiurare definitivamente qualsiasi ipotesi di chiusura. Se è così, la Giunta Regionale, a questo punto, dovrebbe chiarire se tutto ciò è un inizio o è invece una fine, se quella delle razionalizzazioni aziendali è una linea valida in tutti i settori o no. Dovrebbe chiarire se l’ obbiettivo finale è la creazione di un unico soggetto imprenditoriale pubblico dei servizi, o se invece , quella dei trasporti, è una eccezione dettata da uno stato di necessità. Sta qui il nocciolo della questione. Perché si fa presto a travestire un ipotetico “cambiamento” in un semplice “aggiustamento”.