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Nuova Società: LA FAVOLA DELLA MORALE
6 giugno 2016
QUESTIONE MORALE – LA RIFORMA CHE UCCIDEREBBE IL PD
3 dicembre 2014di Ciuenlai
Fanno finta di niente , ma dopo il terremoto che ha colpito l’on. Piduino Di Gennaro, a Roma in una “retata” di estrema destra sono rimasti impigliati nella rete un sacco di uomini del maggior partito italiano, che, a sentire il premier, sarebbe di sinistra.
Parliamo di pezzi da 90 come il Presidente del Consiglio Comunale di Roma Coratti, l’assessore della Giunta Marino Ozzimo e il Consigliere Regionale Patanè, tutti ex Bersaniani che si stavano progressivamente spostando verso Renzi, seguendo il motto del “faccendiere rosso” Buzzi (anche lui della partita) “Gli affari sono affari” e non hanno colore. Ma il più inquietante è un certo Odevaine. Un soggettino che dopo due condanne per “disciplina degli stupefacenti” ed emissione di assegno a vuoto, nel 1989 e nel 1991, viene premiato per l’onorata carriera e nominato vicecapo prima e direttore poi del Sindaco Oulter, in arte Walter Veltroni e nel 2008 direttore della Polizia Provinciale di Zingaretti (quando era Presidente della Provincia). Adesso era da novembre Presidente di una associazione che “promuove i diritti dei migranti”. E, stando ai giudici, anche dei suoi dirigenti, visto che una delle accuse riguarda il “business dell’accoglienza”. Ma Renzi e il Nazareno non hanno tempo per occuparsi di queste cosette. Loro sono impegnati con altri galantuomini (Verdini, Berlusconi e soci) a fare accordi per a sbranare la Costituzione e la democrazia. La questione morale non ha bisogno di essere riformata, va bene così, altrimenti addio accordi. E hanno ragione perché se fossero costretti ad affrontarla, il Pd potrebbe anche non resistere ad un simile colpo.
Dopo le ultime vicende giudiziarie che hanno coinvolto la politica Maria Rosi (Pdl) interviene sulla questione morale
7 marzo 2012“Oggi più che mai è urgente affrontare la questione morale in politica perché è grave e non riguarda solo le singole persone, ma tutta la società. I 43 indagati a Napoli nella sanità, il presidente del Consiglio della Lombardia Davide Boni indagato, gli arresti in Umbria, ci dimostrano che ormai il vecchio sistema politico è imploso. Fino ad oggi la politica è stata lo specchio dell’arroganza del potere di ogni politico, della convinzione di ognuno di loro di essere invincibile perché poteva fare tutto quello che voleva della cosa pubblica. Ladri, corrotti e concussori delle alte sfere della politica e dell’amministrazione devono essere scovati, denunciati e messi in galera. La questione morale nell’Umbria di oggi – secondo Rosi – fa tutt’uno con l’occupazione della Regione da parte dei partiti di maggioranza, che ormai governano da più di quarant’anni, e delle loro correnti, e fa tutt’uno con la guerra per bande e con i metodi di governo di costoro. Partiti che hanno occupato la Regione e tutte le sue istituzioni, che hanno la presunzione di scegliere anche quello che non gli compete. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università.
“La questione morale – continua Maria Rosi – non può essere ridotta soltanto alla riduzione dello stipendio dei politici, sicuramente un segnale di vicinanza alla gente, ma non la soluzione del problema, visto che ci sono dirigenti pubblici di primo livello che ne hanno uno maggiore. Andrebbe fatta una riduzione capillare degli enti inutili. Vanno razionalizzate le risorse umane negli enti, come si fa nelle aziende private. Va ridotto il diffuso assistenzialismo nei confronti delle imprese. Va introdotto il principio di meritocrazia e qualità nel settore pubblico, oggi totalmente legato a logiche clientelari. Non sono più tollerabili promozioni fatte ad hoc solo perché sei l’amico o l’amica di qualcuno. Il politico deve iniziare a rispettare le regole e avere il senso di responsabilità, soprattutto avere il coraggio di fare scelte anche impopolari, in parole povere di avere onestà intellettuale. Non è più tollerabile solo far ‘capolino’ nelle varie commissioni per prendere il ‘gettone’ di presenza. Il compito è difficile, perché dobbiamo andare a intaccare consuetudini e interessi personali, prassi ormai lontane da trasparenza e legalità, ma è il momento di cominciare a fare una grande rivoluzione culturale, agire in maniera completamente diversa, perché la gente è questo che ci chiede”.
QUESTIONE MORALE – LETTERA APERTA ALLA PRESIDENTE MARINI : “LA VIA DEL RINNOVAMENTO O LA VIA PER ROMA?”
18 febbraio 2012di Darko Strelnikov
Strelnikov.d@libero.it
“Penso che occorra riaprire un confronto sull’etica e la politica in Umbria….. Per rappresentare quelle migliaia di elettori del centrosinistra che ancora credono ai progetti di governement non ai sistemi di potere….. E questa discussione la deve aprire il PD….”. La riflessione, affidata a face book e sfuggita per lo più ai media ufficiali, non è del solito pinco pallino di passaggio, ma del Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Qualcuno, nell’animato dibattito che ne è seguito, ha aggiunto “era ora”, qualcun altro ha bacchettato il termine “riaprire, perché, in effetti, il Pd questa discussione non l’ha mai fatta, anzi l’ha sempre strozzata e, infine, la maggior parte l’ha appoggiata chiedendo però quello che la logica vorrebbe e cioè di far seguire i fatti alle enunciazioni di principio. L’unica cosa certa è che l’arresto di Orfeo Goracci ha rimesso in pista, per l’ennesima volta, il dibattito sulla cosiddetta “questione morale” nel centrosinistra, dibattito che si porta dietro quello sulla riforma del sistema di governo umbro. Ci sono quindi diversi elementi da analizzare. Primo la questione etica. Il nostro Consiglio Regionale è stato definito sul web come quello che ha “la maggior percentuale di indagati”. Io non so se è vero. Ma quello che so è che è difficile non ammettere che i fatti portano ad un inevitabile e sempre più marcato distacco della gente dalle istituzioni e da chi le dirige. Con un Presidente del Consiglio indagato da tempo e la cui posizione non è stata ancora stralciata, il Vice arrestato e due Consiglieri, uno dei quali assessore, con sulla testa un avviso di garanzia, si è di fronte ad una situazione se non proprio al limite, perlomeno imbarazzante. Qui non si tratta di tutelare la famosa “presunzione di innocenza” che va garantita a tutti, ma di ottemperare ad una delle regole fondamentali che esistono negli altri paesi europei. Nella gestione della cosa pubblica non ci possono essere né ombre, né sospetti, altrimenti si innesca quel discredito popolare verso le istituzioni, che è il principale elemento di instabilità della vita e della struttura democratica di un paese. Discredito che se fosse spread, adesso sarebbe vicino al default politico. Non è una impressione, sono dati. Infatti, se non fosse così non si capirebbe come mai gran parte dei sondaggi veri e seri, parlano di una quota, tra astensione, voto in bianco e cosiddetta antipolitica, che ormai supera il 50% del corpo elettorale. Manca la fiducia nella classe dirigente. E se il fiume di inchieste non aumenta, di certo, il tasso di credibilità, il comportamento ambiguo e conservatore dei protagonisti lo abbassa, fino a portarlo a livelli minimi. La prima questione riguarda, quindi, il comportamento dei singoli. Chi è coinvolto deve fare il fatidico “passo indietro”, per salvaguardare le istituzioni e per essere libero di difendersi senza questo onere sul groppone. E in questo le organizzazioni politiche che abbiamo dovrebbero essere inflessibili con i loro rappresentanti nelle assemblee elettive. E invece trovano tutte le scuse per difendere lo status quo. Perché le regole sono cambiate e sono cambiate in peggio. Non ci sono più i partiti con la P maiuscola, quelli che cementavano l’appartenenza con fini, ideali e valori verso un obiettivo generale e collettivo che era il “bene comune” Oggi ogni esponente politico pensa essenzialmente e unicamente a se stesso e ai propri interessi di carriera. A quegli interessi che unificandosi sono diventati sistema. E quindi la difesa del collega colpito, è niente altro che la difesa del sistema, dell’esistenza in vita di gran parte della stessa classe politica. Per capirlo basta guardare ciò che contengono le inchieste in corso nella nostra regione. Più che la corruzione in senso stretto, riguardano i metodi di gestione della cosa pubblica. Sotto accusa ci sono presunti favoritismi per gli “amici degli amici”, assunzioni sospette, concorsi contestati, promozioni giudicate non in linea con le regole della trasparenza e del merito, appalti che “puzzano”, consulenze sul “niente”, “faraonici” apparati politici personali e di partito, che si sospetta essere stati scaricati sui costi della pubblica amministrazione e via clientelando. Per questo, stimatissima Presidente Marini, credo che siamo ormai ad una svolta. O le riforme annunciate portano ad un drastico cambiamento nei metodi di governo dell’Umbria, o, assisteremo ad una grande operazione di difesa e mantenimento dell’esistente. Una prospettiva che però allunga solo i tempi di questa agonia, perché porta con se, per come si sono conformati gli equilibri e i rapporti politici nell’ultima parte della seconda Repubblica, il pericolo costante di una devastante e definitiva resa dei conti trai notabili al grido di “lui è peggio di me”. Concordo con lei sul fatto che questa riflessione “storica” può avviarla, imporla e per certi versi realizzarla solo il Partito Democratico. Ma al momento non vedo nessuno dei suoi dirigenti interessati a cavalcare questa linea; anzi la maggioranza, non essendo attrezzata per le mutazioni, è per salvare il salvabile del sistema. Per questo solo lei Presidente può prendere in mano la bandiera dell’alternativa e sostenere una dura battaglia per il rinnovamento della politica e delle classi dirigenti del centrosinistra e dell’Umbria. Magari non troverà tanti alleati dentro le forze politiche che la sostengono, ma se troverà il coraggio, avrà sicuramente al suo fianco una maggioranza ampia tra i militanti e gli elettori della coalizione e direi nel corpo stesso della società. E come dimostrano Doria, Pisapia, Zedda, De Magistris e , speriamo, la Borsellino, non sono più gli apparati che fanno la storia, ma le migliaia di persone che il cambiamento lo stanno già praticando sul campo e che cercano, anche nella nostra regione, qualcuno che glielo faccia praticare. Altrimenti, rinchiudendosi dentro i giochi di palazzo, cercando di mediare l’impossibile, può succedere quello che vado scrivendo e dicendo da qualche mese. Allora sembrava fantapolitica, adesso lo confermano anche illustri commentatori che dicono essere “ispirati” dai suoi avversari interni. L’ipotesi della “legislatura breve” con la sua “dipartita” verso Roma alle elezioni del 2013 è ormai una minaccia concreta. Una minaccia che si può abbattere solo in due maniere : allineandosi e chinando la testa ai capi corrente o aprendo quella battaglia che le sue parole su face book sembrano annunciare, facendo sperare migliaia di simpatizzanti e militanti della sinistra umbra. Tocca a lei Stimatissima signora Marini decidere, sapendo che questo non è tempo per la terra di mezzo, è tempo di decisioni drastiche ed estreme.
LA QUESTIONE MORALE, L’ELENCO CHE SI ALLUNGA E LA BOMBA DEI (POSSIBILI) RINVII A GIUDIZIO
12 novembre 2011La politica umbra va “per animali” , anzi, più precisamente, per cani, forse per nascondere, ancora una volta i suoi “inguaribili” problemi, primo tra tutti quello della famosa questione morale. Il centrosinistra continua a rinviare un dibattito aperto e qualsiasi decisione in merito. Si preferisce mettere la testa sotto la sabbia. Intanto l’elenco degli indagati si allunga e minaccia di allungarsi ancora. Non appena la lista viene aggiornata, partono infatti i “rumors” di altri possibili nomi, che sarebbero sotto la lente dei magistrati. La decisione di non affrontare la questione per le corna, di rinviarla continuamente per tenere insieme le varie componenti e i vari partiti, la volontà di non “disturbare la loro suscettibilità” ed evitare guai in aula, porta ad uno stallo che contiene in se, un rischio “mortale” per la coalizione. Forzando le indicazioni nazionali, è passata la linea “garantista del Pd”, quella della presunzione di innocenza. Nessuno ha capito perché i democratici indagati di Milano si sono dovuti dimettere e quelli di Perugia no, ma la scelta è stata di aspettare gli eventuali rinvii a giudizio. Ma è questa la bomba ad orologeria che sta sopra il Partito Democratico, la coalizione e, direi, l’intera istituzione. Una bomba che qualcuno spera di disinnescare confidando nel “miracolo” dell’archiviazione delle posizioni dei numerosi esponenti tirati in ballo. Evento che personalmente auspico e che spero si materializzi. Ma se questo non accadesse, come molti osservatori ed esperti di “giudiziaria” ritengono, tutta la strategia del rinvio, messa in onda in questi mesi, crollerebbe miseramente e pesantemente. E la responsabilità ricadrebbe sull’attuale classe dirigente del Partito Democratico e di tutti quelli che hanno avvallato la sua linea di condotta. Perché la diversità non va solo enunciata, qualche volta va anche praticata.
Monacelli UDC, la “presunta superiorità morale” del PD, vuole orientare le conclusioni delle indagini giudiziarie?
6 agosto 2011Nell’attesa che la magistratura faccia il suo corso, pur sospendendo il giudizio sui fatti che sono oggetto di indagine, ritengo, a seguito delle notizie apparse sulla stampa, ribadire la valutazione di evidente ed incomprensibile inopportunità della decisione assunta dalla Marini alla vigilia delle sue ferie estive, e che già ho peraltro espresso nell’imminenza della riassegnazione delle deleghe all’ex assessore Riommi. Probabilmente la pressione esercitata da più parti nei confronti della Presidente Marini, di cui sembrava eccessiva l’ostinazione a mantenere nelle sue mani, per oltre 8 mesi la delega alla sanità, ha indotto, unitamente ad una superficiale valutazione delle vicende giudiziarie e politiche umbre, ad un azzardato superamento della “anomalia”, di cui il clamoroso reintegro dell’assessore Riommi, trovava senso solo negli strani regolamenti di conti all’interno del PD, diviso tra equilibri territoriali e correntizi. Inquieta, in tutte queste vicende, l’evidente forzatura con la quale, la maggioranza di sinistra dell’Umbria, in profonda crisi di identità ha pensato di sopravvivere alle difficoltà puntando contestualmente sulle lezioni di superiorità morale, e anticipando quasi a volerle orientare le conclusioni delle indagini giudiziarie. Il buon senso avrebbe richiesto una bella dose di prudenza in luogo dell’affidamento al più classico fattore “C” sul quale sembra aver puntato la Marini e che invece sempre meno sembra assistere una politica che ha perso la sua etica. Spero chela Presidente si renda conto della gravità di una situazione che getta discredito non solo su una parte politica, ma genericamente sulle Istituzioni. Per una volta sarebbe apprezzabile sentire ammettere gli errori anziché difenderne ad oltranza l’insostenibile leggerezza delle giustificazioni.
Sandra Monacelli – UDC
LETTERA AI GIORNALI DI RICCARDO NENCINI (SEGRETARIO NAZIONALE PSI)
30 luglio 2011NENCINI (Segretario Nazionale Psi) SCRIVE AI DIRETTORI DI REPUBBLICA, CORRIERE DELLA SERA, SOLE 24 ORE, LA STAMPA, IL MESSAGGERO E QUOTIDIANO NAZIONALE
Caro direttore, una seconda (nuova?) tangentopoli sta spazzando l’Italia. Colpisce soprattutto i partiti più rappresentativi e pezzi dell’alta burocrazia statale a dimostrazione che i nodi mai sciolti negli anni ’90 si sono ripresentati con immutata forza, che la politica ha rinunciato alla sua funzione di strumento regolatore e braccio responsabile nel governo di una nazione, che nella penisola non vi sono decisive differenze tra le parti in gioco quando si tratta di ‘questione morale’.
Con un paio di sottolineature.
La prima. Senza volersi infilare il saio del Savonarola, radicali e socialisti, in questo decennio, sono rimasti lontani dal fuoco. Non ricordo un amministratore socialista condannato per aver approfittato della pubblica amministrazione. Eppure sono diverse centinaia gli amministratori iscritti al PSI nei comuni, nelle province e nelle regioni italiane. E non si tratta nemmeno di fortuna. Il passato, per noi, è stato maestro di vita, abbiamo cambiato i nostri rappresentanti locali, aperto a esperienze più giovani e cancellato le correnti quando non vi erano posizioni politiche antagonistiche. Il potere gestito è decisamente minore ma il cambiamento c’è stato comunque.
La seconda. Leggo, anche di recente, di partiti che adottano codici di comportamento per moralizzare la loro vita interna. Bene. Il mio PSI – con inizio nell’estate 2008 – pose due questioni alle forze presenti in parlamento. Ridurre al medesimo livello le indennità, oggi ingiustamente diversificate, di Consiglieri e Assessori Regionali (quota Umbria-Toscana, la più bassa: risparmio di 110/120 milioni di euro). Conferire il finanziamento pubblico solo ai partiti in regola con l’art. 49 della nostra Costituzione. Un sacco di applausi poi un catacombale silenzio sugli atti che si dovevano assumere. Noi, che lanciammo quelle proposte, ci siamo affidati alle campagne pubbliche per sostenerle. Da soli. Non sarà questa, direttore, una evoluzione della diversità della sinistra?
Riccardo Nencini – (Segretario nazionale del Psi)
nota di redazione: a Libero? a Il Giornale? Il Tempo? Il Mattino? era finita la carta segretario?
BOTTINI PD, in Umbria non esiste questione morale
7 luglio 2011“L’Umbria è una regione di buongoverno dove non esiste una questione morale. Affermare questo non significa però negare l’esigenza di una costante autocritica della politica e dei partiti, che
devono riappropriarsi del ruolo di autorità morali, soprattutto per quanto avviene nella sfera pubblica”. Lamberto Bottini, consigliere regionale del PD, interviene a margine della discussione d’Aula successiva alle comunicazioni della Presidente Catiuscia Marini in merito a quanto riportato dai giornali su un suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta Enac. Bottini ha espresso “vicinanza e solidarietà” alla presidente sottolineando come “la scelta della presidente di fare tempestivamente una comunicazione al consiglio sia stata positiva ed abbia consentito un’utile discussione”. “Come Partito democratico – specifica Bottini – non tendiamo a rimuovere la ‘questione indagini’ e ci stiamo anzi cimentando in riflessioni che ridiano slancio all’azione politica del primo partito di questa regione. Sappiamo che il gradimento si rinnova ad ogni elezione: in ogni consultazione l’esito è sempre da guadagnare. Il Pd – aggiunge – cerca costantemente
di adeguare le sue politiche e i suoi programmi ai tempi e alle richieste della società: anche in momenti di crisi economica e finanziaria in cui non reggono più i paradigmi precedenti. I risultati elettorali non sono dovuti ad un sistema clientelare, ma alla capacità dei cittadini di giudicare i
partiti, i programmi e i gruppi dirigenti. Non credo – continua il segretario regionale – che l’iniziativa di governo abbia subito particolari contraccolpi negativi dalle vicende di questi mesi”.
Questione morale: Adesso queste vicende giudiziarie facciano riflettere la politica
7 luglio 2011In questi giorni non si fa che parlare della questione morale in Umbria. Oggi è necessario tornare a porre l’accento sull’etica politica e sul senso civico di ogni politico. Ogni politico dovrebbe interrogarsi sul perchè fa politica, sul perchè ha deciso di scendere in campo , sul perchè ha deciso di impegnarsi con gli altri. La risposta vera non può mai essere la conquista e la detenzione del potere. E’ importante che il politico torni “a sporcarsi le mani”, cioè dia risposte concrete ai cittadini. Dobbiamo tornare nelle case della gente e ascoltare i loro problemi. In questo momento di grande difficoltà al cittadino non interessa saper quali siano i giochi di potere che animano la politica, ma perchè essa non gli risolve il problema quotidiano. Oggi le famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese e hanno bisogno che le loro amministrazioni gli stiano accanto. Il politico deve comprendere che la politica è “fatica”, presuppone un continuo impegno, una costante presenza laddove si dibatte, laddove il cittadino ti chiama perchè tu li possa rappresentare nella sede istituzionali da dove sei chiamato ad operare. La verità è che nella ricerca del consenso sono stati introdotti elementi poco trasparenti. Da un lato è vero che non sempre si può parlare di inquinamento o corruzione nel rapporto tra politico e cittadino tra rappresentante e rappresentato , a volte si può indirizzare o consigliare, smuovere burocrazia indolente. Si può trattare di gestione del rapporto con il territorio, in modo da dare risposte a richieste concrete di risoluzione dei problemi. Quello che purtroppo accade , in alcuni casi, è l’”arroganza” del potere. Viene legata alla risoluzione del problema “scambio di favori o voti”. In questo modo si arriva non solo all’ingessatura delle amministrazioni che non possono riformare, altrimenti le “novità” introdotte rischierebbero di far crollare tutto il sistema “clientelale” da loro costruito in tanti anni di potere.Oggi più che mai la crisi che sta coinvolgendo l’Italia, impone agli amministratori umbri un rigore morale, inteso nel tornare a occuparsi della nostra regione iniziando una nuova era riformatrice, necessaria per “rialzare” e “rilanciare”l’economia umbra. Basta col buttare fumo negli occhi dei cittadini con finte riforme destinate ad ingessare ancora di più la nostra economia. Il mio auspicio è che le vicende giudiziarie che oggi coinvolgono l’amministrazione umbra possano essere motivo di riflessione per l’intera politica. Dobbiamo ripartire dalle “macerie” per rilanciare l’Umbria . In poche parole è arrivato il momento che la politica del “guardare il proprio orticello” finisca e si passi finalmente alla politica dell’ “efficienza”.
Maria Rosi – Consigliere Regionale Pdl
POLITICA: LA QUESTIONE MORALE E LA “SINDROME DEL SOSPETTO”
25 giugno 2011di Ciuenlai
La battaglia sulla questione morale ha provocato un primo risultato politico : l’isolamento della posizione “cerchiobottista” del Pd, quella che, sulla base della “presunzione di innocenza”, lascia agli indagati che ricoprono cariche pubbliche, la decisione se dimettersi o meno. Gli alleati (Idv, Sel e Fds) hanno, o attaccato pesantemente e apertamente la svolta “ipergarantista” con comunicati al vetriolo o tenuto “la linea del silenzio” (i socialisti), che , a volte, può risultare più pesante di quella delle critiche. Si tratta, come è stato fatto notare da più parti, di un cambiamento di rotta che ha persino (sic) fatto indignare il ritrovo di indagati (pardon di perseguitati) più grande d’Italia : l’opposizione. Ma la segreteria regionale dl Pd non poteva fare altrimenti, pena la rottura insanabile del partito. Le inchieste hanno messo uno stop o perlomeno complicato il processo di gestione unitaria tra le correnti del Pd. Nel partito si è insinuato un elemento pericolosissimo : la “sindrome del sospetto”. C’è in diversi dirigenti, la convinzione che in Umbria, si usino le difficoltà giudiziarie per mettere in difficoltà i “nemici”. Insomma la paura è che la richiesta di dimissioni non sia una questione legata alla morale politica, ma alla convenienza personale e di parte e alla modifica degli equilibri interni. Perciò la scelta della segreteria era tra due possibili scenari: lasciare il mondo com’è o applicare la regola delle dimissioni “erga omnes”. E questo avrebbe voluto dire, carte alla mano, che il Presidente del Consiglio Regionale Eros Brega doveva essere seguito da una bella schiera di altri personaggi dell’una o dell’altra componente del Pd. Salomonicamente si è deciso di non decidere e di scaricare tutto “sulla sensibilità” dei singoli. Anche perché se la segreteria avesse pigiato la mano, le conseguenze avrebbero potuto essere pesantissime. Diversi consiglieri del Pd raccontano che era già pronta la costituzione di quel famoso gruppo “autonomo”, di cui più volte si è parlato. Un gruppo che sarebbe stato formato da 3 consiglieri (più due indecisi alla porta). In soldoni questo avrebbe ridotto a 16 su 30 i margini della maggioranza, lasciandola agli “umori “ di Brutti e Dottorini e della loro versione dell’Idv ( quella di Di Pietro da ieri è decisamente diversa). La disperazione e gli sfoghi della Presidente, che, in questa situazione, è quella che sembra mostrare il maggior tasso di responsabilità, sono quindi giustificati. In gioco c’è la stessa sopravvivenza della legislatura. Sembra incredibile, ma i paralleli con la situazione Romana a maggioranze capovolte, si sprecano.
Il Presepe, per La Destra importante valore da rivalutare
20 dicembre 2010IL PRESEPE IN PIAZZA. Nelle giornate di Sabato 18 e Domenica 19 le donne del Dipartimento Pari Opportunità de LA DESTRA sono state presenti in molte piazze italiane con gazebo per sostenere i valori cristiani della cultura italiana.
Un gazebo ieri era presente anche in Umbria, a Terni in pieno Corso Tacito, dove i passanti sono stati omaggiati con bambinelli e mattonelle dipinte raffiguranti la “natività” per rappresentare ai cittadini ternani che la ricorrenza del Natale non è solo un evento consumistico, ma una festa sacra e profondamente radicata nella cultura popolare delle famiglie italiane.
Con IL PRESEPE IN PIAZZA, LA DESTRA, ha voluto esprimere con convinzione la necessità di rivalutare gli importanti valori morali del cristianesimo a lei cari: la sacralità della vita nascente, della maternità e della famiglia fondata sul matrimonio.