
di Ciuenlai
Chi pensa che con la primarie di Napoli si sia raggiunto il punto più basso, non ha visto i dirigenti del Pd imbracciare pala e piccone ed iniziare a scavare ; “cercando un nuovo fondo”. L’obbiettivo è quello di occultare il loro cadavere. L’accanimento terapeutico continua, urge testamento politico. Purtroppo la gravità della vicenda di Napoli non è stata colta nel suo autentico significato. Anzi sui giornali della vera tragedia (salvo il Fatto) non ce n’è traccia. Il problema non sta solo e non tanto nei presunti brogli, ma, soprattutto nelle conseguenze di questo fatto di cronaca. E’ passato infatti in cavalleria l’elemento cardine di tutta la vicenda, il rinvio dell’Assemblea programmatica nazionale del Pd. Ora forse tutti non sanno, che questo tipo di consesso è secondo soltanto al congresso. Anzi è una specie di congresso sui contenuti che, in determinati casi, può anche determinare un aggiustamento dei gruppi dirigenti. Se si dichiara l’impossibilità di tenerlo, per questioni interne, per la paura che possa trasformarsi in una vetrina pubblica di contestazioni e di contrasti interni tra correnti e persone, si dichiara che la coesione e la condivisione unitaria di qualsiasi progetto, di qualsiasi valore, di qualsiasi persona è pari a zero. Si dichiara testualmente che non c’è partito. La logica conclusione, in un paese Normale (per dirla alla Dalema), sarebbero le dimissioni di tutto il gruppo dirigente, senza distinzione tra maggioranza e minoranza e l’apertura di una nuova fase politica costituente dell’opposizione di sinistra e di tutto il centrosinistra. Ma questo appartiene alla “bella politica”, Il Pd è un’altra storia.