Posts Tagged ‘museo archeologico’

La scultura Etrusca

18 novembre 2009

di Marianna Gallinella

Sulla provenienza degli etruschi, la cui presenza  è egemone nell’Italia centrale tra il X ed il III Sec. a. C., si sono molto affaticati gli studiosi senza giungere ad una conclusione certa. Le ipotesi formulate su quella origine sono in sostanza tre. Alcuni vogliono gli Etruschi venuti dall’Oriente per via marittima, altri discendenti di gruppi abitanti l’Italia prima dell’invasione indoeuropea (matrice delle varie popolazioni della penisola); altri ancora calati dal nord delle alpi Retiche. Nessuna però ha fondamenti tali da renderla vincente. Si sa per certo, comunque, che tra tutti i popoli italici (lidi, tirreni, tusci, raseni), quello etrusco raggiunse il più alto grado di civiltà. Se ne ha una chiara testimonianza nel musei archeologici delle città toscane e laziali, (Chiusi, Cerveteri, Tarquinia, Firenze) dove le prima sculture etrusche risalgono addirittura all’VIII sec. a.C. . si tratta di opere ancora rozze, in cui le figure modellate in argilla oppure fuse in bronzo, sono rappresentate in forme piuttosto rigide e schematiche.

A cominciare dal VII sec. a. C., quando gli etruschi vennero in contatto con l’arte greca, la loro scultura fece dei notevoli progressi. Pur ispirandosi a quella greca, con l’introduzione in Etruria della concezione greca dell’Ade (regno sotterraneo ed oscuro dei morti, abitato da demoni paurosi) l’arte etrusca non perse la sua originalità e rivela chiaramente un aspetto fondamentale della civiltà di quel popolo: il grande culto funerario, nel cui ambito curarono in modo particolare le tombe con urne, canopi, sarcofaghi di pietra, cippi, sfingi e stele. Se ne differenziava soprattutto perché non mirava a renderne fedelmente la realtà plastica delle forme naturali, né a rappresentare “tipi”, ma deformava liberamente strutture e particolari per raggiungere una maggiore intensità espressiva e puntava all’individualità ispirandosi alla realtà contingente.

Era un’arte più ingenua e primitiva, non colta e raffinata come quella ellenica, ma proprio per questo più affine alla semplicità rude e pratica dei Romani.

L’agro chiusino, che comprendeva i territori della Val di Chiana e della Val d’Orcia, fungeva da raccordo tra il corso del Tevere e quello dell’Arno, metteva in comunicazione le regioni interne dell’Etruria meridionale con quella settentrionale ed infine era collegato al mare.

Tale territorio, abitato fin dalla preistoria, ebbe un notevole sviluppo intorno al VII sec. a. C., a causa dello sfruttamento decentrato delle risorse agricole.

Ciò portò alla formazione di una serie di insediamenti minori documentati prevalentemente da necropoli, di cui troviamo testimonianze nel Museo Archeologico di Chiusi, e nei musei civici di Chianciano Terme e Sartiano.