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L’ONU APPROVA UNA RISOLUZIONE PER PROTEGGERE «LA FAMIGLIA NATURALE». L’ITALIA VOTA CONTRO

12 luglio 2014

ONU_SimboloLa famiglia è «l’elemento naturale e fondamentale della società», «l’ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri e in particolare dei bambini», perciò «deve ricevere la protezione e l’assistenza necessaria per poter assumere pienamente la propria responsabilità all’interno della comunità».

Con questi termini il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato il 25 giugno una risoluzione a favore della famiglia. (more…)

La tragedia dei clandestini – I buonisti facciano mea culpa. Vanno aiutati ma a casa loro

5 ottobre 2013

lampedusa_naufragio_barcone_645_530X0_90Basta! Basta! Basta! Basta! Basta assistere alla morte di decine di migliaia di persone nel disperato tentativo di entrare illegalmente in Italia! Basta assistere al traffico di esseri umani perpetrato dalla criminalità organizzata che lucra sulla loro pelle! Basta assistere alla flagrante violazione delle nostre leggi nel nome del relativismo (more…)

LAMPEDUSA E “I PROFESSIONISTI DELL’IMMIGRAZIONE”

6 ottobre 2011

Fino a due settimane fa, lo spettacolo pressoché quotidiano a Lampedusa e dintorni era il seguente. Le navi della nostra Marina avvistano il barcone carico di disperazione. A differenza di quanto sarebbe accaduto se si fosse trovata in acque maltesi, greche o spagnole, la carretta viene scortata in porto. I profughi sbarcano. La Protezione civile li rifornisce di acqua, cibo, coperte. Alcuni operatori salgono a bordo per prendersi cura di donne e minorenni, che vengono assistiti per primi. Gli agenti di polizia individuano lo scafista che aveva tentato di mimetizzarsi tra i fuggiaschi: sono loro a indicarlo alle forze dell’ordine. I migranti vengono portati al centro di prima accoglienza di Lampedusa per il riconoscimento fotosegnaletico. A quel punto subentra l’attesa per conoscere quale destino li attende: l’asilo, il permesso temporaneo di soggiorno, il rimpatrio.
A un certo punto della trafila, si inserisce un elemento particolare. È il presidio delle Onlus, le associazioni umanitarie presenti in forze a Lampedusa. La loro non è un’attività clandestina: ogni organizzazione agisce in base a un progetto approvato dal ministero dell’Interno. E ciascuna Onlus è dotata di un cospicuo fondo spese per pagare, tra l’altro, vitto e alloggio non agli africani, ma ai drappelli di volontari. Cosa che ha fatto felici albergatori e ristoratori dell’isola disertata dai turisti.
L’impegno dello Stato italiano per fronteggiare l’emergenza, valutabile in un miliardo di euro, non basta. Occorre l’intervento delle associazioni umanitarie. Il cui compito non è procurare prima assistenza ai profughi, ma inserirli in un circuito di protezione. Spiegare loro quali diritti hanno. Fare loro conoscere mediatori culturali, interpreti, avvocati. Organizzare la permanenza nell’isola. Aiutarli a sfruttare ogni piega della legge per poter restare in Italia. Metterli in contatto con i familiari, perché devono sapere che in Italia c’è posto per tutti.
Appena sbarcati, i nordafricani ignorano dove si trovano, non conoscono la lingua e le leggi del posto, sono stralunati. Eppure in pochi minuti hanno già firmato un plico di moduli in cui si mettono nelle mani di un avvocato sconosciuto ma garantito dalla provvidenziale Onlus. La formula è standard: «Io Tal dei Tali attualmente trattenuto presso l’ex base Nato Loran a Lampedusa dal giorno X nomino mio avvocato di fiducia Pinco Pallino, presso il cui studio eleggo domicilio, affinché svolga le pratiche necessarie per porre fine al mio trattenimento e richieda per mio conto un permesso di soggiorno. Ai sensi delle norme vigenti in materia di autocertificazione autorizzo ai trattamenti dei miei dati personali». Spesso la firma è una sigla incerta ma certificata da un funzionario del comune di Lampedusa sulla base del numero identificativo dello sbarco.L’emergenza nordafricani è un sacrificio per gli automobilisti, che pagano più cari i carburanti. È un aggravio ragguardevole per il bilancio dello Stato. Ma è anche un’occasione di business. Per il 2011 il Fondo europeo per i rifugiati ha stanziato all’Italia 7.740.535,42 euro, più altri 6.850.000 straordinari per le «misure d’urgenza». Ulteriori 6.921.174,29 euro arrivano tramite il Fondo europeo per i rimpatri. Con questi soldi il Viminale finanzia progetti presentati dai soggetti più vari (enti locali e pubblici, fondazioni, organizzazioni governative e non, Onlus, cooperative sociali, aziende sanitarie, università) selezionati attraverso concorsi pubblici. Si tratta di 21 milioni e mezzo di euro complessivi.
Molti dunque sfruttano l’emergenza per ottenere visibilità, rivendicare ideologie, attaccare il governo, e anche per fare soldi. Ogni carretta del mare approdata a Lampedusa mette in movimento un complesso apparato. I direttori operativi delle Onlus si precipitano, dettano appelli scandalizzati e li diffondono tramite solerti uffici stampa chiedendo interventi, trasferimenti, soldi, chiaramente in tempi improrogabili. Gli avvocati, tutti attivi nel campo dei diritti umani e spesso difensori di pacifisti e no-global (la genovese Alessandra Ballerini, legale segnalata da Terres des Hommes, si candidò con la sinistra alle regionali 2010), redigono denunce ed esposti. I parlamentari di opposizione presentano interrogazioni allarmate in cui si parla di «prigionieri», «reclusione», «condizioni indegne di un Paese civile».
Il business dei diritti umani contagia perfino il mondo dell’arte. La scorsa settimana è stato presentato a Roma il progetto di trasformare le imbarcazioni abbandonate a Lampedusa in opere d’arte. «Un modo per dire che un relitto è tragica testimonianza – fanno sapere gli ideatori – ma anche porta verso il futuro». A ciò si aggiunge «la valenza epocale del fenomeno immigrazione», cui l’arte offre «un segno di solidarietà». Peccato che per la regione Sicilia le carrette siano rifiuti tossici perché verniciate da sostanze contenenti piombo. Altro che opere d’arte messe in vendita a beneficio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati: dovrebbero essere smaltite con mille precauzioni. Assieme a tanta retorica assistenziale.

Disabili – Zampa (Pd) chiede a Provincia e Comuni di assumere la convezione Onu “come riferimento per le loro attività sociali”

28 settembre 2011

Il Consigliere Provinciale del Pd Laura Zampa è tornata a chiedere, con una specifica mozione, attenzione ed interventi a favore dei disabili. In particolare l’esponente del Pd chiede al Presidente della Giunta Provinciale e al Consiglio di “assumere come riferimento delle politiche della Provincia di Perugia quanto sancito dalla Convenzione dell’ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e a darne piena diffusione attraverso attività di sensibilizzazione, informazione e formazione volte alla promozione di concrete politiche  inclusive e a  promuovere presso i Comuni del territorio l’adozione dei principi sanciti dalla Convenzione stessa”.

Dall’Unione Mediterranea alla politica delle “cannoniere”

11 marzo 2011

di Matteo Bressan

Le ultime cronache degli scontri tra le forze di Gheddafi e i rivoltosi ci riportano indietro nel tempo, esattamente alla guerra del deserto tra Rommel e Montgomery. Assistiamo ancora una volta ad un guerra paradossalmente classica dove si avanza sulla stessa strada litoranea dove più di sessanta anni fa si fronteggiarono le truppe dell’Asse contro gli Alleati.  Anche questa volta, secondo alcune fonti, sarà di vitale importanza non allungare le linee dei rifornimenti onde evitare di rimanere, a corto di carburante e munizioni.
Nell’era della guerra asimmetrica e della rivoluzione degli affari militari, in Libia si è tornati ad una guerra quasi tradizionale.  Il tema dell’odierno conflitto libico è però molto più complesso e articolato rispetto ad un parallelismo storico militare sul quale comunque è doveroso fare alcune riflessioni.  In primo luogo desta curiosità l’atteggiamento e il richiamo alla politica delle “cannoniere” lanciato ieri dal Presidente Sarkozi, al quale potrebbe accodarsi anche il Premier Cameron; si rimane infatti sconcertati dall’apprendere la volontà francese di intervenire militarmente anche in maniera unilaterale.
È evidente che sono ben lontani i vaghi e fumosi proclami francesi circa l’Unione Mediterranea, peraltro mai andati oltre una serie di incontri e dichiarazioni programmatiche e mai trasformatisi in una vera e propria politica estera per il Mediterraneo.
Ad aggravare l’imbarazzo della posizione francese vi è poi una generale inazione delle principali potenze, a cominciare dagli Stati Uniti, di fronte ad un quadro estremamente fluido e incerto che si sta profilando in Nord Africa e Medio Oriente.
La prudenza invocata anche ieri dal Ministro degli Esteri Franco Frattini, in merito alla necessità di concordare e condividere qualsiasi decisione in sede Onu, segna sicuramente un punto di grande importanza per la diplomazia italiana che piuttosto che lanciarsi in pericolose avventure unilaterali preferisce, in virtù di un generalizzata assenza di visione strategia sul Nord Africa, rilanciare la strada del sistema multipolare, unica carta in grado di reggere l’urto delle sfide dei nostri tempi.

18 dicembre: giornata della moratoria per la pena di morte

19 dicembre 2010

di Matteo Bressan

Il 18 dicembre 2007 l’Assemblea Generale delle Nazioni unite ratificava, 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti, la moratoria universale della pena di morte approvata dalla commissione.
La moratoria è una proposta di sospendere l’applicazione della pena di morte in tutti i paesi appartenenti alle Nazioni Unite.
Va precisato che la moratoria tecnicamente sospende l’utilizzo della pena di morte che però rimane sostanzialmente presente negli ordinamenti giuridici dove questa trova applicazione.
L’Italia, Amnesty International e la Comunità di Sant’Egidio sono stati sin dai primi tentativi i principali protagonisti di questa iniziativa in campo internazionale.
Questa importante ricorrenza ci colpisce oggi più che mai anche alla luce di quello che è il dibattito sempre aperto sulle sentenze capitali e sulla deterrenza che queste avrebbero sui potenziali assassini.
L’ultimo esecuzione, dell’omicida John David Duty, avvenuta ieri negli Stati Uniti ha destato grandi polemiche alla luce dell’utilizzo di un farmaco veterinario usato per ammazzare animali.