di Darko Strelnikov
Districarsi nei meandri del PD umbro è impresa quasi impossibile. Da uno a 10, direi 20, arrotondando per difetto. Perché qui, le già ingarbugliate vicende romane, diventano ingarbugliatissime. Le tre correnti tradizionali

Catiuscia Marini
(Bersaniani, Area Dem e Mariniani), sono attraversate da piccoli e grandi terremoti che stanno cambiando la geografia del partito. I fan di Dalema, via Bersani, devono fare i conti con i mal di pancia di amministratori del calibro di Katiuscia Marini e Wladimiro Boccali, che hanno incominciato a giocare in proprio (vedi documento firmato insieme ad personaggi provenienti da altre aree) e di molte defezioni di base per la delusione dopo il congresso. La spaccatura dell’area Dem, da noi è diversa perché i Veltroniani non stanno con i popolari. Infine Marino è rimasto solo Marinelli, un capo bollato dai suoi come “un abile e arruolato ai giochi di partito”. Poi c’è Alberto Stramaccioni che gioca in proprio una partita solitaria. Tanto solitaria da risultare quasi l’unico sostenitore di se stesso. Succede quindi che i nemici di Roma (Bersaniani e popolari) si alleino e partoriscano una proposta unitaria per le segreterie. Il nome, di per se, è una novità. Il Vicesindaco di Spoleto; tale Rossi.

Wladimiro Boccali e Renato Locchi
Figlio di una delle famiglie che hanno portato una marea di problemi alla sinistra della città dei due Mondi. Il padre, che è stato amministratore comunale e provinciale, viene ricordato più per le polemiche, che per quello che ha fatto come assessore. Lungi da me teorizzare che “le (presunte) colpe dei padri vadano riversate sui figli”, ma i giudizi raccolti sul personaggio non sono incoraggianti. Si va dalla perplessità per la scelta “di un uomo qualunque”, alle aperte contestazioni per aver puntato su un personaggio “signorsi,non all’altezza del compito”. Non ho sentito nessuno esclamare (salvo gli addetti ai lavori) che Rossi è quello che ci voleva per capacità, competenza. Ma è l’uomo perfetto per reggere un fragile equilibrio. E’ Bersaniano e ha votato per Bocci alle primarie. Insomma il classico elemento che fa prendere “ due piccioni con una fava”. Ma, secondo me, non è questo l’elemento più triste di tutta la vicenda. I vertici del partito, piaccia o no, hanno fatto il loro mestiere ma, salvo il velleitario tentativo di Stramaccioni, non hanno trovato opposizione. Si è consumato un rito che ha dimostrato che in Umbria non esiste, nel Partito Democratico, una classe dirigente alternativa a quella attuale. Nel Pd c’è una manciata di giovani che rosica e si esprime, prevalentemente, in privato, contro i dirigenti di adesso. Ma nessuno di loro ha avuto il fegato di rompere gli schemi e di presentarsi come candidato alternativo. Anzi non hanno neppure commentato le dichiarazioni dell’unico personaggio che pubblicamente ha attaccato Lorenzetti, Locchi, Bottini, Bracco, Sereni Agostini e compagnia;

Marco Vinicio Guasticchi
Il Presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi. Non c’è voglia di rischiare, di mettersi in gioco, di aprire una falla. Eppure, secondo me, c’era, tra loro, chi poteva assumersi questo ruolo. Ma la paura di perdere i piccoli orticelli, di restare esclusi da “quello che passa il convento”, ancora una volta, l’ha fatta da padrona. Solo alcuni dell’area Marino si preparano a dare battaglia nei congressi di circolo per tentare di modificare i rapporti di forza e di rendere difficile quell’accordo. L’intento è apprezzabile, ma manca di un elemento fondamentale per poter portare a termine la missione : un candidato. Infatti anche nel remotissimo caso che riuscissero ad ottenere una maggioranza contro Rossi, non potrebbero eleggere nessuno. Sarebbe solo l’ennesimo caso politico. Alla fine dei congressi i vari Bori, Cecchetti, Fancelli, Valentini, Mariuccini, Chiappini, Maura Firmani, Cavalieri, Alessia Dorillo, Lavinia Pannacci ecc. resteranno prigionieri dentro le mura delle correnti nelle quali si sono accasati.

Lavinia Pannacci

Alessia Dorillo
Non c’è da meravigliarsi che diversi di loro siano affascinati dal racconto di Vendola. Il Governatore della Puglia è la speranza e la rottura che cercavano e che, internamente, non sono in grado di produrre autonomamente. E’ una specie di amnistia politica per uscire dalla prigione in cui sono stati internati. In politica senza autonomia si resta dietro alla volontà dei potenti. C’è anche un ulteriore problema. Questo gruppo di giovani emergenti è troppo eterogeneo e spesso in competizione. Si ha l’impressione, talvolta, che la richiesta di cambiamento sia fine a se stessa e risponda solo ad un dettame : “Noi al posto di loro”. Ed è per questo, forse, che molti vanno ancora sul “sicuro” e scelgono ciò che conoscono, magari turandosi il naso. Non basta la richiesta

Maura Firmani
di mutare facce per scaldare una base smarrita e basita dal comportamento dei vertici. Bisogna ridargli un sogno e l’orgoglio di appartenenza. Occorrono contenuti alternativi e la consapevolezza che ormai, come direbbe Berlinguer, la spinta propulsiva degli ex si è spenta per sempre. Altrimenti si è percepiti come complici del declino. Eppure molti di loro hanno l’entusiasmo e una voglia matta di cambiare le cose usando la politica con la P maiuscola. Magari fanno un po’ di confusione, ma il fine è quello giusto. Sarebbe , quindi, giunta l’ora che questo potenziale elemento venga tramutato in fatti. E allora, bando ai tentennamenti e ai timori. Guardatevi in faccia, guardate dentro il Pd, guardate fuori il Pd e diventate veri protagonisti di una nuova stagione. Se lo farete la sinistra in Umbria e in Italia potrà avere ancora una speranza, per una nuova ed entusiasmante vita.