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Berlusconi: fiducia alla camera. La Bindi scatenata contro i radicali

14 ottobre 2011

Silvio Berlusconi

Il governo Berlusconi è salvo: la Camera ha votato la fiducia con 316 sì, 301 i voti contrari. Le cifre non sono altro che la testimonianza numerica di una mattinata di panico. La sicurezza ostentata fino a qualche ora prima del voto sembrava vacillare. Il punto è che le previsioni dicevano che il governo avrebbe potuto andare sotto di un voto. Subito dopo che è cominciata a girare la voce, però, il Pdl ha fatto sapere che “il voto di fiducia passerà con 317 voti. I calcoli sono sicuri”, avevano spiegato fonti autorevoli. La prima chiama si era conclusa con 315 sì e 7 no. Il limite minimo richiesto anche da Ignazio La Russa per non obbligare il premier a salire al Colle. Decisivo il ruolo dei radicali, che hanno rotto con il Pd e hanno contribuito a salvare Berlusconi. Non a caso, quando Lupi al termine della prima conta ha chiesto alla Bindi di rientrare perché “i voti sono voti”, Rosy ha risposto stizzita: “E gli stronzi sono stronzi, galleggiano anche senz’acqua”. Riferimento poco cortese ai pannelliani? Il premier, la persona su cui si è votato, è sempre stata ottimista: “Sono sereno”, ha tagliato corto con i cronisti che lo incalzavano a Montecitorio. Il governo sarà ancora in carica? “Penso di sì, anzi intimamente ne sono convinto”. Ma intanto proseguiva il giallo. In precedenza Luciano Sardelli, di Popolo e Territorio, dopo l’incontro alla Camera con Berlusconi aveva annunciato: “Non parteciperò al voto di fiducia”. Claudio Scajola, al contrario, si era riallnieato negli ultimi minuti e fià nel corso della prima chiama ha votato la fiducia al governo.

Bersani rompe con Pannella – Ma dopo aver criticato Silvio, la seconda stoccata è per i radicali da cui Pier Luigi Bersani ha sancito il divorzio dopo la decisione dei 6 deputati del partito di Pannella di essere oggi in aula alla Camera durante l’intervento del premier Silvio Berlusconi. “I radicali si sono autosospesi, ne prendiamo atto”, ha spiegato il segretario del Pd, “seguiranno la loro strada, sono affari loro”.

Replica dei Radicali – Questa storia  di uscire dall’aula quando entra Berlusconi per il cui governo le delegazioni radicali di Camera e Senato non hanno mai votato la fiducia, ricorda troppo quando l’unità nazionale del fascio partitocratico degli Anni 70 disertava le aule parlamentari appena prendeva la parola Almirante. Ma i voti dell’Msi andavano però benissimo quando si trattava di eleggere i presidenti della Repubblica o spartirsi la torta del finanziamento pubblico dei partiti. Quando tutti uscivano dall’aula perchè parlava Almirante, i quattro deputati radicali rimanevano ai loro posti ad ascoltare, loro che erano gli unici a denunciare le leggi di spesa alimentatrici del debito pubblico votate al 90%, tutti assieme, Msi compreso”.

fonte: Libero news

nota di redazione: Va bene siparietto finito, ammettiamolo… con qualche caduta di stile, adesso urge rompere gli indugi e pensare alle riforme ed ai provvedimenti per lo sviluppo. Altrimenti rimarrà davvero un misero siparietto.

POVERO BERSANI, POVERA SINISTRA!

29 settembre 2011

Veltroni e D'Alema

Il commento di Ciuenlai

D’Alema parla e Veltroni risponde, intervenendo su questioni vitali per il paese e per i lavoratori. Torna la linea del “nuovismo”. I suoi vogliono Casini che è un nuovo di zecca, un nuovo congresso, un nuovo segretario o (in subordine) un nuovo (e loro) candidato alle primarie. Questo alza il Pil, aiuta la ripresa, favorisce la crescita, sistema il bilancio dello stato e risolve la crisi.

P.S. – I radicali si sono astenuti nella votazione contro il Ministro Romano. I cattolici moderati (pardon i democristiani) del Pd, fregandosi le mani, hanno immediatamente approfittato dello scivolone dei pannelliani per chiederne l’espulsione, che, tra le altre cose, in caso di elezioni, libera 10 posti. Un grido “democratico” si è levato a Montecitorio : “bisogna cacciarli subito”. Solo loro?