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PARADOSSALE. BERLUSCONI – PROCURE. INCONSAPEVOLI “ALLEATI”?

7 marzo 2011

di Salvatore Napolitano

Mi sono chiesto, spesso: a chi è utile la battaglia, senza termine, tra alcune Procure italiane e Berlusconi? Da quasi 18 anni, dopo lo sfascio dei partiti della prima Repubblica, paradossalmente, la politica e l’informazione italiane sono schiacciate sullo scontro che avviene tra contendenti (Berlusconi/Procure) che hanno occupato lo scenario nazionale della seconda Repubblica, in modo esclusivo, dettando l’agenda politica a tutti gli altri protagonisti del sistema paese.  La degenerazione del conflitto, di queste ultime settimane, tra alcuni P.M. (e loro fautori) e Berlusconi (e suoi sostenitori), conferma che non vi sono sconti e che la conclusione è ancora lontana dal finirsi.  La sfida, tra le parti in causa, si è consolidata con la riforma elettorale che ha creato il sistema bipolare, con Berlusconi ed i suoi alleati, da una parte, e l’antiberlusconismo con i suoi assertori, dall’altra.  L’anomalia dello scontro è che non avviene sul piano politico, come dovrebbe essere in un sistema normale, poiché “una parte” non è politica ma organo dello stato e non soggetto al giudizio degli elettori.  Intanto, tenta di guidare la parte politica alleata obbligandola attraverso i mass-media e la stampa a seguirla sulle opzioni che, di volta in volta, ritiene di mettere in campo nell’intento di indebolire il nemico.
L'”altra parte” in campo, che dovrebbe essere politica, a mio parere, sta al gioco, poiché sfugge al confronto sull’attività di governo con i naturali avversari, al contrario, provoca ed alimenta lo scontro mantenendo vivo il conflitto per addossare la responsabilità dell’eventuale inerzia a chi genera e sostiene la persecuzione giudiziaria del governo e del suo leader.  Gli attacchi giudiziari portati a Berlusconi, dal 1993, con il seguito della singolare celebrazione dei processi negli studi televisivi, per l’occasione convertite in “aule giudiziarie”, e sulla carta stampata, paradossalmente, lo rafforzano e lo rendono insostituibile, nella pubblica opinione, quale argine al “potere giudiziario” che i cittadini temono più dell’attuale sistema di governo berlusconiano.
Così, le Procure si rivelano, inconsciamente (?), i più grandi alleati del Premier.  Non siamo più negli anni della tangentopoli. Il berlusconismo è figlio di quegli anni.  Si lasci il giudizio politico dell’attività di governo al popolo sovrano, esso saprà giudicare, come ha già dimostrato negli ultimi anni con la bocciatura, senza appello, di leaders di destra e di sinistra.  Continuare la battaglia politico/giudiziaria compromette la crescita economica del paese, alimentando la fuga dei cervelli migliori dall’Italia e delle eccellenze industriali ed imprenditoriali.  Lo conferma l’annuncio, della dirigenza Fiat che ipotizza una probabile direzionalità dell’azienda fuori dell’Italia.  E’ ovvio che se il sistema Italia non è esportabile, perché non competitivo nel mercato mondiale, sarà il sistema produttivo italiano che esporterà se stesso dal paese.
Finisco questa breve riflessione, invocando il ritorno alla normalità, per il bene dell’Italia e degli italiani, deponendo le armi in omaggio alla celebrazione dell’unità d’Italia. Berlusconi, ed il berlusconismo, vanno battuti sul loro campo: la politica, se gli avversari ne sono capaci.
I cittadini lo hanno capito da qualche tempo e considerano la battaglia, in atto nel paese, estranea ai loro interessi, condannando l’attuale sistema italiano, che non riesce a produrre risposte ai loro bisogni e che produce, invece, soltanto “rese di conti” che, spesso, appaiono diversivi sulla pelle dei cittadini.  Fino a quanto può durare?  Il paese, nel frattempo, dove va?
Il sistema Italia, nell’attuale scenario europeo e mondiale, dove la competizione globale non ammette pause e tentennamenti, deve recuperare la competitività, compromessa dallo stato di conflitto perenne degli ultimi tempi, ed essere protagonista, e non ruota di scorta, nella gran rivoluzione sociale che sta sconvolgendo paesi dell’Africa del Nord (Tunisia ed Egitto), strategici per la politica estera italiana.  Delegare la Germania e la Francia alla guida della politica dell’U.E., nell’attuale contesto socio/economico mondiale, è disastroso per il futuro dell’economia italiana, che sconteremo nei prossimi anni.