Posts Tagged ‘pubblico’

LACRIME COME SE PIOVESSE, “Ci sono persone che, lacrimando per mestiere, non hanno mai pianto.”

12 ottobre 2016

piantoSarà per non aver vissuto la tragedia della guerra, la povertà e l’indigenza del Terzo e Quarto mondo, sarà che lo slogan  preferito da noi sessantottini era “una risata vi seppellirà” comunque sia, la mia generazione ha perduto l’abitudine al pianto, la frequentazione con la rassegnazione disperata. O meglio, senza la partecipata presenza di pubblico attonito. Questo è il punto: da sempre il pianto è stata la spontanea, sincera, appagante (more…)

Perugia: A Toppo Fontanelle “Il parco che non c’è più”.

5 ottobre 2016
AREE VERDI CHE SCOMPAIONO.
La lettera del Comitato cittadini di Toppo Fontanelle
toppoIn piena estate noi abitanti della zona di Toppo Fontanelle, ci siamo chiesti come mai il comune non venisse  più a tagliare l’erba di una piccola area verde in prossimità delle nostre abitazioni. Decidiamo di informarci  e ci viene risposto che l’area in questione è stata messa in vendita. Chiediamo spiegazioni, ma per ben due mesi di chiamate continue ancora nessuna risposta. Fino a che riusciamo a scoprire che l’area verde era  stata VENDUTA. A questo punto riusciamo a reperire una serie di documenti che ci aiutano ad avere il   quadro generale della situazione. Dal 2010 al 2016 sono entrati in moto dei meccanismi che hanno portato  prima alla trasformazione dell’area verde in area edificabile, infine alla vendita della suddetta, il  29/07/2016 mediante asta. La cosa agghiacciante è che dalla fine degli anni 80 ad adesso, questa area è stata pensata come parco pubblico, con tanto di panchine, lampioni, sentieri e relativa fontanella. Come

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Perugia: Aree verdi e giardini pubblici in agonia?

3 settembre 2016

frontone.pngRiceviamo e pubblichiamo

Ho letto  negli ultimi tempi, vari articoli e lettere al riguardo della triste situazione in cui versano le aree verdi ed i giardini di Perugia. Si parla di cause e motivi  più o meno condivisibili  ma credo che nelle varie analisi, almeno in quelle lette da me, manchino i veri e più profondi motivi della brutta situazione in cui versa Perugia in generale da ormai 25/30 anni.  (more…)

servizi ferroviari, domani 9 febbraio firma rinnovo contratto servizio tra regione Umbria e Busitalia

8 febbraio 2016

trenoVerrà firmato domani martedì 9 febbraio, a Perugia, il Contratto di servizio tra Regione Umbria e Busitalia Sita Nord srl che definisce l’offerta dei servizi di trasporto pubblico ferroviario di interesse regionale e locale nel periodo 2015-2019, per i collegamenti fra Perugia, Terni, Sansepolcro e Perugia Sant’Anna. A sottoscriverlo saranno l’assessore alle Infrastrutture e Trasporti Giuseppe Chianella, per la Regione Umbria, e l’amministratore delegato di Busitalia, Stefano Rossi. Sarà presente il direttore regionale di Busitalia, Velio Del Bolgia.

In occasione della firma, alle ore 11, nella Sala Fiume di Palazzo Donini, si terrà una conferenza stampa in cui verranno illustrati i contenuti del Contratto di servizio.

Il trasporto pubblico a Perugia: le promesse al vento di Bus italia

12 novembre 2014

logo movi 5 stelleUna breve ricognizione sulla situazione relativa al trasporto pubblico nel Comune di Perugia, dopo l’ingresso di Bus Italia nell’assetto societario, getta una luce sconfortante sul futuro del trasporto cittadino.
Si sono infatti evidenziate, con crescente cadenza, notizie di mancanze e criticità sia sul fronte della sicurezza degli autobus circolanti sia sul quello dell’efficienza del servizio svolto. (more…)

Perugia: I commercianti del centro sempre più bastonati!

10 dicembre 2013
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Deserto: sarà cosi il centro a Natale?

I coraggiosi commercianti del centro storico, già penalizzati dalla chiusura del centro, dalla crisi e dalle tasse altissime, hanno ricevuto per le festività un “regalo” da parte di Babbo Natale: la tassa sugli addobbi dei negozi! Il comune di Perugia, (more…)

Perugia: Verde pubblico e Parco di San Marco: che manutenzione!

1 luglio 2013

Riceviamo e pubblichiamo

Erba alta, panchine inagibili, cestini pieni di rifiuti non puliti da settimane oppure rotti, illuminazione assente, percorso pedonale reso impraticabile in più punti a causa delle frane che si susseguono da ormai sei mesi: questa è, in sintesi, la situazione attuale del parco di San Marco, incastonato nella parte a (more…)

IL SERVIZIO PUBBLICO PER DIFFAMARE ALEMANNO, MA E’ LO STESSO FILM GIA’ VISTO CONTRO BERLUSCONI

16 aprile 2013

alemano-e-silviodi Marinella Tomasi

Siamo sempre punto e a capo, il metodo è sempre lo stesso ovvero sia quello che per 20 anni si usa con Berlusconi , ora è il turno di Gianni Alemanno. La capitale sta diventando molto allettante per la sinistra, così allettante da mettere in moto il solito meccanismo diffamatorio, così a Report la Gabanelli descrive Roma come una città nelle (more…)

CARLA SPAGNOLI (FLI): L’IPOCRISIA SUI FINANZIAMENTI PUBBLICI

3 Maggio 2012

Da quando gli scandali Lusi e Belsito hanno travolto Lega e API e tempestato il cielo apparentemente sereno della politica, tutti i leader politici sono stati unanimi nel dire che i finanziamenti pubblici ai partiti dovevano essere profondamente rivisti: le forze politiche che sostengono l’attuale governo tecnico (la famosa “maggioranza ABC”) hanno proposto una legge con le “misure per garantire la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti” senza però parlare di abolire il finanziamento pubblico (pudicamente chiamato “rimborso elettorale”), come invece ha ipotizzato l’IDV, annunciando una campagna popolare di raccolta firme volta a “cancellare il finanziamento pubblico mascherato da rimborso elettorale”; Futuro e Libertà, invece, per bocca del suo leader Gianfranco Fini, ha proposto di dimezzare da subito le rate del rimborso elettorale, arrivate a 100 milioni di euro all’anno. L’argomento ha interessato anche le realtà territoriali e in particolare le regioni; ad esempio, in Umbria i “rimborsi elettorali” della campagna per le regionali del 2010 costituiscono una torta di oltre tre milioni e mezzo di euro, equivalente a circa 5 euro per ogni elettore, divisa da sette partiti in tutto. Leggendo certe cifre astronomiche, si può vedere in tutta la sua sfacciataggine l’ipocrisia delle parole dei politici, delle proposte o delle campagne popolari dei partiti, di qualsiasi colore politico. Per carità, tutte iniziative condivisibili e apprezzabili, ma perché nessuno ha il coraggio di agire subito con coerenza, senza aspettare la discussione o l’approvazione di una legge nuova, dando il buon esempio e rinunciando da subito ai contributi in un periodo in cui la crisi sconvolge il futuro delle famiglie italiane? Perché le forze politiche non si impegnano a restituire i rimborsi ricevuti fino al 2011 per la campagna elettorale della XV Legislatura, conclusasi in anticipo ben tre anni prima? L’ IdV, che vuole l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, perché non mette già da ora in pratica i suoi propositi rinunciando ai rimborsi elettorali per le campagne regionali del 2010, rimborsi che nella sola Umbria ammontano a 300.000 euro. Dato che, nelle intenzioni, le forze politiche sono unanimi, non sarebbe difficile trovare un’ampia convergenza circa la destinazione che questi soldi, una volta tornati nelle casse dello Stato, potrebbero avere. Ad esempio, si potrebbe pensare di impegnare queste risorse per finanziare l’abbattimento delle tre rate annuali dell’IMU per le famiglie con un reddito medio-basso, in modo da alleggerire una pressione fiscale ormai insostenibile (alcune stime prevedono che nel 2014 si arriverà al 45%, record di sempre). Questo è quello che i cittadini si augurano dalla politica: è arrivato il tempo di coniugare l’iter legislativo delle proposte di legge con una rapida e istantanea azione politica dei partiti su alcuni temi, come il finanziamento pubblico ai partiti e i costi della politica. I partiti politici, a partire da quelli umbri, accetteranno la sfida?

Carla Spagnoli – Coordinatore Regionale Futuro e Libertà Umbria

Si fa strada un partito trasversale dove lo sconforto è sempre sul punto di sfociare nell’ira sociale?

15 aprile 2012

Mentre le famiglie italiane pensano a come difendersi sul fronte settentrionale dall’Imu, su quello meridionale dalle addizionali Irpef, su quello occidentale dall’Iva (che sferrerà il suo attacco- pare- fra qualche mese) e si rassegnano all’idea di rinunciare, la domenica pomeriggio, alla gita fuori porta per ripiegare sui capelli color mogano di Giletti, mentre i nonni e le vecchie zie, memori di epopee belliche, covano il progetto di ficcare quattro galline da uovo sul cortile condominiale per la sopravvivenza dei nipoti, si resta attoniti di fronte alla mediocrità della politica e di molti amministratori dalla mano così adunca, che per un piatto di pregiatissime tagliatelle non hanno problemi a sfidare la galera. Noi, anime candide, se dobbiamo due euro al fruttivendolo siamo capaci di non dormirci la notte. Eppure Scajola russava come un ghiro nella sua stanza con vista sul Colosseo, Emiliano ha riempito la vasca di branzini, scorfani e cozze pelose e quasi è stato tentato dal farci il bagno col tridente in mano, già perché una certa somiglianza con Poseidone ce l’ha. E adesso pare che la questione si estenda a Bossi e a un altro pesce, ancorché d’acqua dolce, il trota. Alcuni anni fa con un referendum gli italiani avevano bocciato il finanziamento pubblico ai partiti aprendo la prospettiva di un sistema all’americana dove i fondi vengono reperiti attraverso sottoscrizioni private. Poi la politica ha introdotto i famosi rimborsi elettorali sui quali qualcuno ha pensato bene di lucrare. Morale: i partiti sembrano aver perso credibilità e, al di là dell’ufficialità delle appartenenze, si fa strada un partito trasversale dove lo sconforto è sempre sul punto di sfociare nell’ira sociale. Significativa è stata l’ invettiva di un operaio che nella trasmissione di Santoro, ha mandato tutti a quel paese scompigliando i boccoli del conduttore e i baffi ineffabili di Ruotolo. Ci sono dunque oggi due fazioni: gli optimates (che comprende gli agiati delle varie caste, inclusi sindacalisti, giornalisti e politici sedicenti proletari) e i populares (dove militano gli italiani sfiniti dai continui balzelli). Potremmo parlare, in definitiva, di due sovrapartiti, quello dei montagnards e quello degli antimontagnards (per la verità c’è anche quello degli ultramontagnards di Casini, il quale forse un giorno spiegherà dov’è tutto questo amore di Monti per la famiglia italiana). I malumori dei populares sono visibili anche in rete, uno strumento di apparente libertà che non a caso è stato utilizzato dall’antipolitica. Ma ora mi fermo: siamo sicuri che questa strana piazza possa sostituirsi all’areòpago della democrazia parlamentare fondata sui partiti? A me sembra che una certa agorà telematica stia degenerando nella democrazia fognaria. Qualche giorno fa, dopo essermi inserito in una discussione in rete, sono rimasto impigliato in uno scambio di insulti dove i campi semantici utilizzati erano due: quello delle parentele (mamme, zie etc) e quello delle malattie (cancro, infarto, blocco renale) : sono stato anche fortunato perché una anima pia mi ha detto gentilmente che, per quello che scrivevo, non ero degno di considerazione. E allora? Non ci resta che scommettere di nuovo nei partiti, sperando in una nuova generazione di amministratori onesti, auspicando regole certe, e affidarci a giornalisti seri per evitare di essere sommersi da volgari forum e blogger logorroici. Intanto confidiamo nel Padre Eterno.

Enzo Nardi

 

IL CURATORE FALLIMENTARE: CHE NOIA IL POSTO FISSO!

5 febbraio 2012

Non so quante persone hanno avuto il dispiacere di ascoltare il curatore fallimentare Monti, l’altra  sera al TG5. La conduttrice ad un certo punto dell’ intervista ha chiesto se per far fronte al debito nazionale non era il caso di prendere in considerazione la vendita dei beni immobili che il nostro Stato ha, e lui, prontamente ha risposto che non è una priorità del governo la vendita dei beni immobili, ma bisogna prendere i soldi dalle tasche della gente! Perché? Forse perché i suoi amici speculatori non sono ancora pronti ad acquistare le nostre caserme dismesse, ora che ancora hanno un valore? O forse perché per paura che i suoi amici speculatori spendono troppi soldi per acquistarle ora, e quindi si aspetta che i beni, che non godono di alcuna manutenzione, cadano a pezzi per poterli poi regalare agli speculatori? Il nostro Stato è proprietario di beni immobili per un valore di circa 1.500 miliardi di euro, che, se messi in vendita coprirebbero il 95% del debito pubblico, ma da parte dei nostri politicastri, TUTTI, non c’è alcuna intenzione di riportare l’ Italia ad essere un Paese che ha rispetto del suo popolo!

Sul tema del lavoro ha detto che il posto fisso non esiste più, per i giovani italiani, che il posto fisso è noioso! Non mi pare che lui si annoi con 75000 euro al mese, e con un posto fisso di senatore a vita (oltre ad altri incarichi presso la Goldman Sachs, l’ università, ecc) a carico di quei cittadini che pagano le tasse! E come lui tutti i suoi amici politicastri. Pensate che abbiamo “mangiapane a tradimento” che siedono sugli scranni di Montecitorio dal 1946! Gente che nella vita non ha mai mosso un dito per guadagnarsi il pane quotidiano! Per loro c’ è il posto fisso? La figlia del ministro Fornero ha due incarichi, a posto fisso, presso due università! Questa è la ricetta cresci Italia? E non basta! Si sta già prenotando per il dopo 2013! Infatti quando la conduttrice del TG5 gli ha chiesto di spiegare come mai lo spread rimane alto, gli interessi sui BOT restano alti, lui ha candidamente risposto che gli investitori premiano l’ Italia solo a breve termine, perché c’ è lui al governo, mentre per dopo il 2013, non essendo certo chi governerà il nostro Paese, gli investitori, o speculatori stranieri, non si fidano. Si fiderebbero se fosse certa la sua permanenza al governo! Come dire:” oh come sono bravo! Ho alleggerito le tasche della povera gente e voglio continuare a farlo anche dopo il 2013 perché la culona teutonica e il nano francese mi hanno detto di continuare cosi!”

Ma allora signor Monti, il posto fisso esiste o no? Perché se per lei e si suoi amici politicastri esiste, non ha mantenuto fede alla sua promessa di essere a capo di un governo che vuole fare dell’ equità la sua bandiera; ma a questa promessa già non ha tenuto fede in occasione delle sue manovre assassine, quindi non mi aspetto alcun chiarimento in merito alla domanda.

Giovanni Verrecchia – Imprenditore – San Remo

 

UMBRIA – CI VUOLE UN PIANO PER IL PUBBLICO IMPIEGO

17 gennaio 2012

di Ciuenlai

Siamo stati noi, dopo una prima denuncia sulla rete, con l’articolo “PROGETTO UMBRIA – PIU’ TASSE AI CITTADINI E PIU’ SOLDI AI DIRIGENTI?” a sollevare la questione delle questioni e cioè quella del costo dei dirigenti e degli apicali in genere. Lo abbiamo fatto il 24 di dicembre scorso e da allora giornali, sindacati ed esponenti politici, ne hanno diffusamente parlato. Ma eccezion fatta per i sindacati, ed in particolare per la Cgil, nessuno ha colto l’essenza vera del problema. Siamo alle solite denunce, ma resta un deficit di proposte che fa paura. E il deficit viene soprattutto da chi dovrebbe trovare soluzioni strutturali al problema e cioè chi governa la cosa pubblica. L’immobilismo conservatore la fa ancora da padrone. Ma attenti perché, in questo campo, può fare danni irreparabili. La questione del pubblico impiego , nella nostra Regione, sarà, nei prossimi anni, una priorità. Perché si sta formando un intreccio di questioni che non possono essere affrontate con soluzioni “di giornata” o, al massimo, quando il problema si presenta. Tanto per capire di che parliamo, sul tappeto ci sono, ci saranno e ci potrebbero essere, gli esuberi derivati dalla soppressione delle Comunità Montane e di agenzie o altri enti intermedi, la possibile ricollocazione di parte o di tutto il personale delle due Province, se va avanti il progetto di cancellazione di queste istituzioni, la sistemazione del problema dei precari che lavorano negli enti locali, la riorganizzazione delle aziende pubbliche e la questioni relative all’indotto delle aziende che girano attorno ai servizi pubblici. C’è così tanto materiale in giro che diventa una necessità irrinunciabile costruire un progetto unitario di settore. Un progetto che coinvolga tutti gli enti e che preveda una gestione unificata di una specie di pianta organica regionale, con stop ai concorsi e l’avvio di un processo di mobilità compatibile. E’ in questo quadro che va vista la questione dirigenti e la necessità di un piano organico di riduzione delle posizioni più onerose dal punto di vista finanziario, per liberare risorse necessarie all’attuazione di questa riorganizzazione. Certo non mi nascondo che parliamo di una cosa delicata e complessa, perché il presupposto di una simile ipotesi e che “nessuno si deve far male”. La salvaguardia dei diritti dei lavoratori deve essere la prima garanzia. E, infine, bisogna far presto, perché una legge Monti, di cui si è parlato, e relativa alla gestione degli esuberi nella pubblica amministrazione, potrebbe portare diversi guai in una Regione nella quale la voce Pubblico impiego è di primaria importanza.

Bastia, multiamo chi sporca le Aree Verdi

21 dicembre 2011

“Se si concede alla natura nulla di più dello stretto indispensabile, la vita dell’uomo vale meno di quella di una bestia”. William Shakespeare.

Si dovrebbe guardare alla natura sia vegetale che animale con occhi più consapevoli, non solo facciamo parte anche noi di esse ma con pochi gesti possiamo renderle più vivibili e percorribili. L’uomo senza la flora e la fauna non può sopravvivere e viceversa e le “bestie” valgono tanto quanto l’uomo.

Le aree verdi danno modo a molte persone di dedicarsi allo sport all’aperto, di fare lunghe passeggiate, anche con i propri cani, e a molte famiglie danno la possibilità di far giocare i propri figli nel parco a contatto con la natura e non tra macchine e asfalto. Queste zone oltre ad essere state pensate per il tempo ricreativo e di svago hanno anche una valenza estetica importante per la città. Purtroppo i cittadini sono sempre in agguato. Si, se ci pensiamo bene siamo proprio noi umani a sporcare di più e facendo un giro per la città di Bastia Umbra e dintorni si nota che alcune aree verdi sono ancora da sistemare definitivamente, altre invece sono state ultimate e vengono periodicamente ripulite, il problema è che il cittadino non ha cura di questi luoghi. In quasi tutti i giardini ci sono cartelli che chiedono gentilmente, dove ci sono dei giochi per bambini, di non introdurre i cani, addirittura in alcuni non ci sono i cartelli che ti vietano di entrare con l’animale ma ti mettono a disposizione degli appositi distributori di bustine per raccogliere le feci. Cassonetti della spazzatura (anche differenziata) praticamente ovunque e nei parchi gli appositi cestini, ma purtroppo spesso siamo costretti ad evitare escrementi di animale sia sul prato che sulle strade o addirittura sui viottoli dei giardini, per non parlare dei pezzi di carta o delle bottigliette di plastica. Cosa ancora più nociva e incivile sono i mozziconi di sigarette, che sono non biodegradabili come la plastica, sparsi sul prato, tutto questo è solo inciviltà e maleducazione. Bisognerebbe salvaguardare queste aree verdi e incominciare a fare multe salate ai cittadini non solo alle automobili perché “i parchi urbani costituiscono dei veri e propri ecosistemi” nei quali si sviluppano e coesistono esemplari vegetali e animali in uno stretto equilibrio e non dobbiamo dimenticare che se i cani sporcano la colpa è solo dei padroni. Togliere del tutto la possibilità ai cani di entrare nelle zone verdi sarebbe una pessima idea anche perché nella città di Bastia Umbra s’incontrano spesso persone accompagnate dal loro amico a quattro zampe, perché allora non responsabilizzare di più i proprietari? Questo verde è una grande risorsa per il nostro territorio ed è doveroso da parte degli stessi cittadini avere un occhio di riguardo e prendere la sana abitudine di salvaguardare il parco sotto casa, il giardino pubblico, l’aperta campagna, il percorso verde, i marciapiedi, le strade, le piazze e tutta la città, raccogliendo i bisognini dei propri cani, non svuotando il posacenere nei giardini o buttare le sigarette per le strade e non lasciare sporco dopo aver fatto un pic nic. Si aspetta fiduciosi che avvenga un cambiamento e che i dovuti controlli si effettuino, non si dovrebbe sporcare ciò che è di tutti.

di Emanuela Marotta – foto di Michela Vaccai

 

Umbria Mobilità esenta dal pagamento del biglietto gli uomini in divisa

22 settembre 2011

ENZO GAUDIOSI (UGL): Atto di responsabilità nei confronti della sicurezza dei cittadini e di aiuto alle famiglie monoreddito!

Disagio sociale, fenomeni di bullismo, accattonaggio, borseggi, ogni giorno aumenta sempre di più il rischio per l’incolumità fisica dei dipendenti dell’azienda regionale del trasporto pubblico durante lo svolgimento del loro servizio. Da molti mesi questa Organizzazione Sindacale , in particolare l’UGL Polizia, ha iniziato un percorso di dialogo con l’azienda regionale per sviluppare strategie che possano garantire maggiore “sicurezza” all’interno dei mezzi di trasporto pubblico su gomma e su ferro. La proposta dell’UGL Polizia“.. la “stipula di una convezione” che consenta  a tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine in servizio in Umbria di circolare gratuitamente sui mezzi dell’Azienda Unica dei Trasporti dell’Umbria. Ciò rappresenterebbe uno stimolo per gli appartenenti alle forze dell’ordine ad abbandonare l’utilizzo delle autovetture per recarsi al lavoro e più in generale per spostarsi e, nello stesso tempo, rappresenterebbe un utile vantaggio dal punto di vista della sicurezza per l’azienda che lei rappresenta che usufruirebbe di un presidio costante e gratuito dei propri e mezzi e dei propri servizi. Infatti, qualsiasi poliziotto, o carabiniere o finanziere, anche se  libero dal servizio, può intervenire, nel caso in cui assistano alla commissione di un reato o prestare soccorso in caso di necessità…”.

Prendiamo atto che il Consiglio d’Amministrazione dell’azienda Umbria Mobilità, sulle indicazioni date, ha deliberato il “libero accesso” a tutto il personale delle Forze di Polizia e degli appartenenti ai Corpi di Polizia di tutta la regione Umbria.

“Un importante aiuto alle famiglie monoreddito – dichiara il Segretario Confederale Enzo Gaudiosi  – sono molti gli uomini in divisa che ogni giorno si spostano con i mezzi pubblici tra il posto di lavoro e il proprio domicilio, con un notevole esborso di denaro per gli abbonamenti, onerosi a causa delle importanti distanze da percorrere. “Un atto di responsabilità, continua Gaudiosi, una decisione importante da parte dell’azienda che, nonostante i tagli verso il trasporto pubblico, ha ritenuto indispensabile investire sulla sicurezza”.

Assisi, “A Rivotorto e frazioni verde pubblico e strade abbandonate dall’incuria

4 luglio 2011

di Emidio Fioroni (consigliere comunale lista bartolini):

“A campagna elettorale finita, sono già visibili le promesse non mantenute. Il sindaco Ricci ai primi punti del programma aveva messo la cura del verde pubblico e della strade rurali, oltre ad una attenzione particolare per la riqualificazione delle frazioni. Niente di tutto questo. A Rivotorto lo stato del verde pubblico di piazza Antichi Sapori ed ai lati di Via Santa Veronica Giuliani mostra come da mesi non è stato fatto più nessun intervento di ordinaria manutenzione. Ed è l’unico verde del paese dove i bambini possono giocare. Anche lungo i bordi di via Sacro Tugurio, prima della chiesa, è visibile lo stato di abbandono: con le forti piogge di questi giorni l’acqua non può defluire provocando allagamenti sulla sede stradale, con gli immancabili disagi alla circolazione dei veicoli e dei pedoni. Per le strade di campagna non solo di Rivotorto ma di tutte le frazioni, anch’esse nelle promesse elettorali, cunette invase da erbe infestanti ed arbusti oltre a buche di notevoli dimensioni, neanche qualche camion di breccia che, nelle passate amministrazioni, non è mai mancata. Sono anche questi i segni della noncuranza dei nuovi amministratori del nostro comune.”

 

Ugl: dopo la verità, giustizia per il poliziotto di Foligno

16 novembre 2010

“Abbiamo avuto la verità, ora vogliamo piena giustizia per il poliziotto Ass.te Capo C.M., in servizio da oltre sedici anni nella Polizia Stradale di Foligno nonché da diversi anni dirigente sindacale dell’Ugl Polizia di Stato – dichiara il segretario regionale confederale dell’Ugl dell’Umbria, Enzo Gaudiosi – I rappresentanti della legge hanno dato con chiarezza inequivocabile il loro responso. Il Pubblico Ministero Manuela Comodi, al termine delle indagini preliminari, ha formulato il 18 c.m. la richiesta di archiviazione “definitiva” perché non si evidenziano fatti penalmente rilevanti a carico dell’indagato e il Tribunale di Perugia ha accolto senza riserve tale richiesta”.

Le puntuali indagini compiute anche con l’ausilio di videocamere hanno escluso la partecipazione del poliziotto alla sassaiola tra alcuni tifosi scoppiata in una stazione di carburante vicino allo stadio Blasone dopo la partita tra il Foligno e l’Arezzo del 2009. Il poliziotto della Stradale di Foligno era stato chiamato in causa dai tifosi dell’Arezzo la cui testimonianza era stata raccolta dagli agenti della Digos della città toscana. Disordini, fatti gravi, che portarono il Questore di Perugia a vietare al poliziotto l’accesso alle manifestazioni sportive di calcio per ben tre anni con l’obbligo di firma presso l’ufficio di P.S.

“Ogni sospetto è ormai svanito nel nulla – continua Gaudiosi – il procedimento giudiziario ha portato ad un importante risultato, un risultato nel quale abbiamo creduto fino in fondo senza mai dubitare, assolutamente certi della sua estraneità, emersa anche grazie al lavoro accurato dell’avvocato Laura Modena. Un ringraziamento particolare voglio pertanto rivolgere alla Magistratura che ha dimostrato ancora una volta grande professionalità, imparzialità ed equità.Ora è il momento di pretendere rispetto per quell’uomo e quel lavoratore che ha prestato giuramento di fedeltà allo Stato e ha indossato sempre con professionalità la divisa. L’auspicio è che il Questore di Perugia ritorni immediatamente sui suoi passi e revochi con la stessa celerità il grave provvedimento D.A.SPO emesso.Il tentativo di criminalizzare l’agente di polizia si è rivelato infatti per quello che era: un atto inquietante. Crolla e implode su se stessa la vile campagna di delegittimazione contro un servitore coraggioso e umile dello Stato. Una campagna che ha sviato le indagini della Magistratura impedendo di assicurare alla giustizia i veri responsabili dei disordini. E’ bene che la giustizia faccia ora il suo corso senza ulteriori intromissioni”.

 

Sanità e uso privato del pubblico.Uno stimolo al dibattito per impostare un nuovo modello di gestione

3 novembre 2010

di Paola Bianchi

Paola Bianchi

L’uso privato del pubblico da parte della politica , emerso con le dimissioni dell’assessore alla sanità Riommi ha aperto un dibattito sul “pubblico”, sulle modalità per renderlo partecipato o, secondo alcuni, sulla necessità di superarlo in direzione del “comune”. Propongo qui di seguito due contributi che vanno in questa direzione, auspicando che servano da stimolo per ulteriori interventi e approfondimenti.

 

 

 

Costruzione del comune in Sanità e crisi della rappresentanza: il caso dell’Umbria

di Carlo Romagnoli, responsabile Sanità ACU Umbria

Con l’accettazione da parte della Giunta regionale delle dimissioni dell’assessore alla sanità, Vincenzo Riommi, il problema della funzionalità dell’attuale sistema della rappresentanza politica anche ai fini della promozione e tutela della salute assume assoluta rilevanza.

Tutti noi dobbiamo riflettere senza infingimenti sulla crisi terminale che coinvolge i due modi di gestione che hanno avuto l’egemonia nel corso del secolo passato: il sistema di gestione privato e quello pubblico. Restando alla sanità, del modello di gestione privato basterà dire che non vi è in letteratura un solo studio scientifico che ne attesti almeno la non inferiorità rispetto al pubblico nel garantire salute da un punto di vista di popolazione. E vi sono evidenze della relazione tra diminuzione degli anni di vita vissuti senza salute e la percentuale crescente di spesa sanitaria privata rispetto a quella totale (CDSH, “Closing the gap”. 2008). Per non parlare del privato come determinante della crisi ambientale o di quella finanziaria, economica e sociale che producono precarietà e nuova povertà in tutto il mondo. Il problema però è che già dal 2008 l’OMS ci dice che il pubblico, invece di produrre equità nella salute, comunità sane e servizi centrati sui bisogni della gente, sostituisce i fini e produce centralità dell’ospedale, commercializzazione (la pandemia!) e frammentazione dei programmi sanitari (OMS, World health report 2008).Oggi noi dobbiamo aggiungere che, oltre a quanto l’OMS autorevolmente denuncia, il SSR in Umbria ha dimostrato di produrre anche l‘uso privato del pubblico. Associando poi i fatti di casa nostra con quanto già si è verificato in Abruzzo o in Calabria, solo per restare ai casi più clamorosi, vi è sufficiente evidenza del fatto che il problema investe in pieno non solo il cosiddetto “centro sinistra”, ma la stessa capacità del pubblico di garantire il rispetto delle finalità sociali per cui è stato creato.

Se i partiti selezionano i gruppi dirigenti contando più sui vincoli di appartenenza territoriale e amicale (i clan!) che sulla capacità di dare concretezza ai programmi e se questi partiti riescono a mettere le mani su aziende sanitarie che, prive di qualsiasi elemento di partecipazione reale e di controllo dal basso, sono un eccellente leva per ottenere voti, fare favori, spostare le risorse di tutti su definiti territori e orientare appalti, ebbene noi, di tutto questo, non sappiamo che farne. Nuova sanità pubblica? Cosa può significare se meccanismi politici e sistemi di gestione aziendale restano gli stessi? Non bastano nemmeno le giaculatorie sulla sanità come bene comune perché vecchi e nuovi partiti dicono già da ora che ci penseranno loro a difendere i beni comuni. Ma il punto è un altro: come ci liberiamo di questi due modi di gestione evidentemente superati e come lavoriamo per costruire il comune in sanità. Il bello del concetto di comune (Hardt e Negri, 2010) è che esso consiste nel “ Divenire principe della moltitudine”, ossia in un processo aperto in cui noi in quanto molti, grazie anche alla materializzazione del cervello sociale nella rete ed ai dispositivi di inclusione e condivisione grazie ai quali la abbiamo resa forte ed efficiente, ci “autoattiviamo” (M. Castells, 2009).

Costruire il comune in sanità può voler dire allora che i cittadini, anche grazie al web 2.0, condividono la scelta delle priorità, verificano in regime di terzietà la qualità delle cure, valutano l’impatto pratico delle politiche sanitarie sulla loro salute. Ecco, facciamo una cosa nuova piuttosto che cercare di applicare nel presente le ipotesi del passato: concentriamo l’attenzione di tutte le persone di buona volontà sulle buone pratiche di costruzione del comune in sanità: ce ne sono già molte in giro e chissà quante ne possiamo condividere se ci mettiamo a ragionare insieme.

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L’Umbria può fare la sua parte nella riqualificazione e nel rilancio del sistema pubblico quale “Bene comune”

di Stefano Vinti

Nella nostra regione la gestione pubblica dei servizi sta conoscendo un momento di difficoltà, in parte a causa della congiuntura economica, in parte a causa del quadro preoccupante che scaturisce dalle indagini dell’autorità giudiziaria sul sistema di gestione degli appalti e dei posti di lavoro nella Asl n. 3 dell’Umbria. La crisi economica e finanziaria, che in Umbria ha colpito pesantemente l’apparato produttivo e l’occupazione, ha obbligato le istituzioni a convogliare le risorse per il sostegno alle imprese per tamponare con gli ammortizzatori sociali i pesanti effetti sul mercato del lavoro, evitando così un tracollo nei già magri bilanci delle famiglie umbre, penalizzati da un decennio da una media delle retribuzioni del 10% inferiore rispetto a quella del Centro – Nord. Alla crisi si è aggiunta, poi, l’incapacità del governo Berlusconi di predisporre politiche in grado di rilanciare lo sviluppo e i consumi e una manovra finanziaria – quella del luglio scorso – che praticamente smantella il modello di gestione pubblica dei servizi delle regioni e degli enti locali, azzerando per il triennio 2011 – 2013 i trasferimenti statali ex Bassanini in settori fondamentali come le opere pubbliche, la viabilità e i trasporti, la sanità e le politiche sociali, l’edilizia residenziale, le politiche a sostegno dell’industria, dell’artigianato e del lavoro. Questi elementi di criticità ci spingono ad interrogarci sul ruolo del pubblico nella gestione di servizi e funzioni fondamentali per la comunità, anche alla luce delle distorsioni palesate dalle indagini giudiziarie su importanti pezzi del sistema sanitario regionale. Al di là delle responsabilità penali, quello che rileva è uno scivolamento della gestione dell’interesse pubblico verso pratiche clientelari e favoritismi di consorterie politiche a fini elettorali che non fanno certo bene all’immagine della pubblica amministrazione regionale. La sfida che abbiamo di fronte, allora, è quella di riqualificare il sistema pubblico, evitando di strumentalizzare le difficoltà attuali nella direzione dello smantellamento del sistema pubblico a favore di elementi di privatizzazione dei servizi. Quello che non ha funzionato, infatti, oltre alla privatizzazione, è il tentativo attuato di aziendalizzare il sistema pubblico e di conformarlo ai modelli privatistici. Un percorso tutt’ora in divenire, grazie ai provvedimenti del Ministro Brunetta. Occorre invece costruire un sistema pubblico che adotti il coinvolgimento dei cittadini e la partecipazione e il controllo dal basso come elementi centrali del funzionamento del sistema. Il pubblico e i servizi gestiti dal pubblico devono diventare beni comuni e devono essere sempre più oggetto di “buone pratiche”, fondate non solo sulla “customer satisfaction” e sul risarcimento in caso di disservizi, ma proprio su meccanismi reali di partecipazione e di controllo da parte degli utenti.L’acqua, la salute, l’ambiente e il sapere (formazione e scuola) devono essere vissuti dalla politica e dall’amministrazione come “beni comuni” da difendere e tutelare. Ma anche il lavoro, elemento cardine della nostra Costituzione, deve essere visto come bene comune dalle istituzioni, a partire da quelle locali, visto che il governo nazionale va in tutt’altra direzione, come dimostra la recente approvazione dell’arbitrato nel “collegato lavoro”. L’Umbria può fare allora la sua parte nella riqualificazione e nel rilancio dell’idea di “pubblico” con una serie di provvedimenti importanti per rilanciare l’economia e l’occupazione: un Piano regionale per il lavoro, l’istituzione del reddito sociale, un provvedimento che disincentivi le delocalizzazioni di impianti industriali fuori dall’Umbria. Ripartiamo dai nostri territori per rilanciare la tematica dei “beni comuni” e allarghiamo poi all’intera Italia mediana una politica di valorizzazione del pubblico come difesa di un modello sociale equo ed efficiente rispetto agli attacchi del federalismo egoista di stampo leghista.

Comitato difesa dei Cittadini, ancora perplessità sull’aumento del biglietto del trasporto pubblico

18 ottobre 2010

di Mary Mancinelli

Mary Mancinelli

Riporto la richiesta fatta dal Comitato per la Difesa dei Diritti dei Cittadini il quale prende posizione contro l’aumento del biglietto (TPL) a Perugia passato ad euro1,50 . Il comitato chiede come mai visto che l’aumento viene attribuito ai famosi tagli del Governo, il biglietto a Terni costa a tuttoggi 1,00 euro come pure a Spoleto e Foligno dove oltretutto il servizio è svolto da SSIT, società notoriamente in grosse difficoltà economiche. Sostiene inoltre, che l’ APM nel bilancio 2009 dichiara “attribuzione ai soci Comune e Provincia di Perugia di euro 2.000.000 di riserve ” La verità, continua a sostenere il Comitato, è probabilmente che non si sà come mantenere aperto il Minimetrò di Perugia per quanto riguarda l’anno 2.011, in considerazione dei seguenti motivi: il Comune di Perugia passa al Minimetrò circa 1 milione di euro al mese, cifra comprendente il contratto di servizio e le rate di mutui e swap 2.107.136 euro. La Regione versa a sua volta c.ca 500.000 euro mensili, comprensive di 5 milioni di sovvenzioni ed euro 905.025 come compensazione del biglietto unico. Probabilmente a causa dei tagli del Governo, dal prossimo anno sarà impossibile passare al Minimetrò la cifra di 1,5 milioni al mese, e per questo si è iniziato da subito alzare il prezzo del biglietto ed a gennaio a tagliare i servizi, senza considerare che, da quanto appreso sulla stampa, anche i privati ACAP e SULGA faranno altrettanto lasciando a piedi quelli delle frazioni limitrofe già da tempo penalizzati. Il comitato a tal proposito pone la domanda e vuol capire se è buon operato e come mai contano di più per l’amministrazione i 10 mila viaggiatori giornalieri del Minimetrò piuttosto che i 140 mila abitanti dell’intero comprensorio di Perugia. (Eros Panemi CDDC). Aggiungo che già dalla stracitata Legge 144/99 le spese ed i progetti (viabilità, mobilità sostenibile) veniva normata da costi/benefici, naturalmente di pubblico interesse e non di ristrette “cerchie” o/e questioni di visioni “Cesaree”, cui da anni si risponde ad ogni problematica cittadina con il mantra…”i soldi non ci sono perchè sono state fatte “grandi opere”. Or dunque, difficile constatare che tale affermazione in un paese civile non avrebbe avuto modo di esser pronunciata una seconda volta, crisi o non crisi, fù invece messa “in circolo” come fatto ineluttabile e di nessuna responsabilità attribuibile usata per rispondere a richieste che andavano per la messa in sicurezza di una scuola piuttosto che di illuminazione stradale, buche, autobus ecc e già in tempi non sospetti alla crisi. Ora riproposta in salsa Governo/crisi, ma proprio adesso emerge sempre più prepotente la questione di come mai non si diede priorità al rifacimento della FCU come metropolitana di superficie chiesta da sempre a gran voce la quale oltre che costare meno avrebbe prodotto  vantaggi certi e benefici  notevolmente  superiori al Minimetrò.