Posts Tagged ‘rieti’

Conferenza: ” Un campanile cilindrico ’ravennate’ per l’antica cattedrale di San Lorenzo a Perugia”.

5 ottobre 2015

Venerdì 9 ottobre 2015, a Perugia, alle ore 17, presso la Sala del Dottorato delle Logge di San Lorenzo(Piazza IV Novembre 23), Mirko Santanicchia terrà una conferenza dal titolo “Un campanile cilindrico ’ravennate’ per l’antica cattedrale di San Lorenzo a Perugia”.

L’appuntamento, con ingresso libero, è nell’ambito del ciclo di incontri promosso dall’Associazione Culturale Beata Colomba da Rieti per l’anno 2015 dal titolo “Beata Colomba e il suo tempo”.

Le conferenze, che si avvalgono del Patrocinio del Comune di Perugia e con il contributo della Camera di Commercio di Perugia e il Credito Cooperativo Umbro BCC Mantignana, si svolgono da febbraio a novembre 2015.

Studi locali, nazionali ed internazionali hanno evidenziato in Colomba da Rieti (Rieti 1467- Perugia 1501) una delle più significative figure di sante donne attive in piena età umanistico – rinascimentale.

Per Perugia fu vivente punto di riferimento sacrale. In vista del 550° anniversario della nascita della Beata (febbraio 1467-febbraio 2017) l’Associazione Culturale a lei intitolata promuove una serie di iniziative volte all’approfondimento della sua santità nel contesto storico in cui visse.

Escursioni: RIETI – VENEZIA D’ACQUA DOLCE- E CUTILIAE, OMBELICO D’ITALIA

23 aprile 2014

rieti 1 (1)

Alla scoperta di un passato fatto di acqua, inondazioni e canali navigabili che trasformavano la città in una piccola laguna, rendendola il centro più ricco d’Europa.

 

 

Un passato storico, quello di Rieti, legato al mercato del sale, oro bianco dell’antichità, essenziale per la conservazione del cibo, indispensabile per pagare i soldati, un vero e proprio genere di lusso per chi abitava lontano dalle coste. I romani furono i primi a capirne la necessità e il valore tant’è che costruirono la più antica via consolare, la via Salaria, che congiungeva Roma a Porto d’Ascoli per il trasporto del prezioso alimento. La strada passava per la città di Rieti dove i romani dovettero fare i conti con un elemento oggi ancor più prezioso del sale: l’acqua. “Croce e delizia” del (more…)

PALA D’ALTARE “SAN BONAVENTURA” DELL’ARTISTA MASSIMO BIGIONI.

5 luglio 2013

Il 14 Luglio, 2013 h. 18,00 sarà inaugurata la “Pala dell’altare della chiesa parrocchiale di Villa Gizzi”, Leonessa Rieti.

Interverranno alla cerimonia, Padre Carmine Ranieri, Padre Provinciale dei Cappuccini , Aquila, P. Anavio Pendenza, parroco della parrocchia di (more…)

Walking along St. Francis Way

12 giugno 2013
www.ecologicotours.it tel. 346 3254167

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Text written and edited by Chiara Condello

English version by Benedetta Tintillini

The Way of Saint Francis is a journey of the history and of the heart, a way that follows and passes through many places connected with of St. Francis of Assisi’s life. You move through lush and green landscapes, on the same roads and paths where Francis passed by crossing the plains, hills and (more…)

Turismo Spirituale: In Cammino lungo La Via di San Francesco

5 giugno 2013

basilica di assisidi Chiara Condello

La Via di San Francesco è un itinerario della storia e del cuore, una via maestra che ripercorre e passa per molti luoghi legati alla vita del Santo di Assisi. Ti muovi attraverso paesaggi rigogliosi e verdeggianti, su strade e sentieri su cui passò Francesco e che attraversano pianure, colline e montagne; incontri alberi, rocce e fiumi sinuosi mentre intorno a te c’è pace… solo il (more…)

PROVINCE: SE CADE TERNI CADE ANCHE PERUGIA?

14 agosto 2011
di Ciuenlai

Bisogna far presto. L’abolizione della Provincia di Terni porta con se una possibile conseguenza; l’abolizione della Regione dell’Umbria. Se guardate bene la nuova geografia che la cancellazione delle province sotto i 300 mila abitanti determinerà, scoprirete che sono solo tre le regioni che avranno una sola provincia : L’Umbria, la Basilicata e il Molise. Le più piccole, quelle in odore di “morte”. E l’avere Provincia e Regione coincidenti rappresenta un argomento convincente a farle fuori. Non ha senso avere due enti che insistono sullo stesso territorio. In questo diverso scenario, la Provincia, più che ad un ente elettivo, somiglierebbe tanto ad una agenzia della Regione. Una delle due è di troppo. Ma la soluzione non è il riequilibrio territoriale delle due attuali province. Per arrivare a 300 mila abitanti Terni dovrebbe mangiarsi tutta l’area della ex terza provincia (Spoleto e la Valnerina non bastano). Un rattoppo che determinerebbe la nascita di due debolezze, con la nuova entità piena di attriti di stampo campanilistico. L’unica via d’uscita, sulla quale lavorare da subito, è l’unificazione con Rieti, aggregando la nuova Provincia all’Umbria e ripristinando il territorio della circoscrizione elettorale del dopoguerra.
In questo modo la nostra regione supererebbe anche il fatidico scoglio di un milione di abitanti, che potrebbe essere il primo limite per l’abolizione delle piccole Regioni. Una soluzione che fa comodo a tutti; a Terni che salverebbe la sua identità e a Rieti che entrerebbe a far parte di una realtà più adeguata alle sue dimensioni, con la possibilità di recitare un ruolo maggiore di quello che oggi esercita nel Lazio. Lo stesso Lazio non perderebbe praticamente niente essendo la Regione “metropolitana” di Roma. Quello che è certo è che il processo di razionalizzazione degli enti locali è iniziato e non si fermerà qui. Ma la nostra classe dirigente non sembra aver compreso questa nuova realtà, che coinvolge e coinvolgerà pesantemente L’Umbria.
Al di là delle difese di rito, è apparsa impreparata all’evento, in alcuni casi anche sarcasticamente compiaciuta e soprattutto ancora divisa e arroccata nei propri piccoli feudi di campagna, in perenne lotta tra di loro. I danni del passato adesso cominciano a venire alla luce. Le guerre con il capoluogo (l’ultima sui trasporti) hanno impedito la costruzione di una qualsiasi identità comune e di un progetto unitario. Il risultato di queste divisioni è che oggi, dalle nostre parti, nessuno farà le barricate per salvare questa provincia. E la conclusione eccola lì, pronta ad essere servita su un piatto con una pietanza amara. Questa manovra si sta mangiando Terni, la prossima potrebbe mangiarsi Perugia (in versione Regione).
Il cuore verde d’Italia perderebbe la sua autonomia e molti “lor signori” il loro potere. Come si dice : una favore e una contro.

 

 

Il Natale e i suoi simboli

29 novembre 2009

pinturicchio, il presepe

La data del 25 dicembre per la natività di Gesù fu una scelta della chiesa cattolica per inglobare i culti pagani, assorbirli e farli dimenticare. Il 25 dicembre era un giorno di festa importante per i popoli, religioni e culture molto distanti fra di loro, ma unite da questa ricorrenza, che celebrava sotto nomi diversi uno stesso significato: la fine dell’inverno e la rinascita della vita. L’uomo antico si sentiva parte della natura e guardava al sole come ad una delle principali fonti della creazione e come la potenza regolatrice dello scorrere delle stagioni. Il 25 dicembre segnava la festa del sole “invictus” il sole invincibile, poiché dopo il solstizio d’inverno del 21 dicembre, il giorno più corto con al notte più lunga, la luce riprendeva la sua vita, vinceva la tenebra, fino ad arrivare al 21 giugno, dove il giorno era più lungo della notte. Con questo significato simbolico il 25 dicembre era associato nel mondo antico, alla nascita o alla festa di personaggi divini: il dio Horus egiziano, raffigurato con sua madre Iside che lo teneva in braccio ( ricorda l’iconografia cristiana della Madonna col Bambino). Il dio Mitra indo-persiano, anche lui partorito da una vergine, e che veniva chiamato “il salvatore”. Il dio babilonese Shamash che era il dio del Sole e della predizione perché il sole vede tutto: passato, presente e futuro; il dio Tammuz sempre babilonese nasceva anche lui in questo giorno e anche lui moriva per resuscitare dopo tre giorni. La scelta del 25 dicembre fu un tentativo riuscito della Chiesa di Occidente di adattare gli antichi culti, con i loro rituali alla nuova religione; invece la Chiesa di Oriente scelse la data del 6 gennaio per la nascita di Gesù, per differenziarsi dagli antichi culti, e tuttora le chiese copta, armena e ortodossa festeggiano la natività in questo giorno.

Durante il pontificato di papa Leone Magno (440-461) venne sancita definitivamente questa data come “il Natale di Gesù”, nel 536 d.C. l’imperatore Giustiniano chiuse l’ultimo tempio di Iside in Egitto ed il Natale si affermò come festa cristiana in tutto l’impero. Le tradizioni dell’albero di Natale e del presepio invece hanno una storia più semplice. L’albero apparteneva all’immaginario collettivo nordico come simbolo della vita e della fertilità, ma la tradizione dell’albero addobbato così come la conosciamo noi, la dobbiamo ad una invenzione del 1500 del protestante Martin Lutero, che alla notte della Vigilia, si trovò fuori sulla neve e vide gli abeti ghiacciati risplendere sotto la luce della luna, questo spettacolo gli piacque così tanto da voler provare a riprodurlo e per questo adornò un abete con candele e nastri luccicanti. Questa usanza fu introdotta nell’Europa del sud nel 1840, dalla moglie del duca di Orléans, Elena di Maclenburg, che fra la sorpresa della corte, lo fece preparare nei giardini delle Tuileries. Il presepe è una usanza solo cristiana, derivata da una rappresentazione che San Francesco fece per la prima volta a Greccio (Rieti) nel 1223, ispirandosi ad una tradizione del IX secolo, che rievocava scene evangeliche, attraverso rappresentazioni viventi e aggiungendovi scene pastorali.

La cometa sul presepe comparve solo dopo il 1301, infatti quell’anno apparve per la prima volta quella, che poi venne definita come “la cometa di Halley”, i contemporanei ne furono molto colpiti, e Giotto, il grande pittore, in un suo quadro nella cappella degli Scrovegni, dipingendo l’Epifania, sopra la Capanna pose questa stella per ricordare ai posteri l’avvenimento.

Babbo Natale invece, pur avendo alle spalle una tradizione che trova le sue radici su San Nicola Vescovo di Mira in Asia Minore, è molto prosaicamente l’invenzione di un grafico pubblicitario americano, per lanciare in modo accattivante il prodotto della Coca Cola di cui il povero Babbo Natale portava i colori, rosso e bianco. Infine il Vischio, simbolo di buon auspicio e di fortuna, va ricondotto ai riti della fertilità, poiché la rinascita aveva bisogno di procreazione. Le tribù germaniche consideravano chiunque passasse sotto il vischio “ baciato” dalla dea Freya, la dea della fertilità, ecco perché per l’anno nuovo ci baciamo sotto il vischio!

Bibliografia: Elena Savino “ Le radici pagane del Natale”, collana: I Tesori, Jubal Editore, Trieste 2004.

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Bibliografia: Elena Savino “ Le radici pagane del Natale”, collana: I Tesori, Jubal Editore, Trieste 2004.