La Chiesa, spalancando le sue porte, ha voluto facilitare l’ingresso di chi era fuori senza pensare che, così facendo, facilitava l’uscita di chi era dentro. Dobbiamo fare i conti con un drastico ridimensionamento del numero dei credenti, un vistoso calo delle vocazioni e, quel che è peggio, un indebolimento del senso religioso sostituito da un comune pensiero negativo, una viscida umidità che nella comunità sociale, credente o meno, oscilla tra il ridicolo ed il diabolico. In materia di fede i numeri hanno un’importanza relativa (è l’individuo, la persona che conta nel rapporto metafisico. (more…)
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NUOVA SOCIETA’: ANDATE…LA MESSA E’ FINITA
26 dicembre 2016Beuys e lo sciamano, estasi, rito e arte a Palazzo della Penna
14 dicembre 2011Perugia – Museo civico di Palazzo della Penna 18 dicembre 2011 – 4 marzo 2012
Inaugurazione: sabato 17 dicembre 2011, ore 18.00
Avvolto dalle tenebre della notte, un uomo, danzando vorticosamente, abbandona il mondo visibile per inoltrarsi solitario in un universo parallelo, impalpabile e sconosciuto ai più: un cosmo abitato da dèi e da spiriti con cui colloquiare, a cui sacrificare sangue, da cui esigere attenzione. Questi è lo sciamano, eroe del limite, mistico e performer totale. In una stanza spoglia, l’artista Joseph Beuys, impugnando un gesso bianco inizia a tracciare dei segni su delle lavagne nere. Accenni di frasi, abbozzi di figure. Forme e parole che sembrano provenire da altrove e che, lentamente, domandano di travasarsi nella materia. Questi è un artista, a duello con la propria creatività. Un traghettatore di immagini, un catalizzatore di archetipi. Martino Nicoletti
L’evento, curato dall’etnologo e artista Martino Nicoletti della University of the West of Scotland, avvicina, per la prima volta in Italia, la figura del grande artista tedesco Joseph Beuys, all’universo religioso magico ed estatico dello sciamanesimo asiatico. Attorno al potente e denso epicentro rappresentato dalle “lavagne” – realizzate da Joseph Beuys in occasione di un soggiorno a Perugia, nel 1980, e attualmente ospitate presso il Museo stesso – ruota un variegato quanto pulviscolare caleidoscopio fotografico di rituali estatici, video, suoni, disegni cosmologici e oggetti sciamanici originali capaci di condurre il visitatore a una radicale rilettura di Beuys secondo una prospettiva inconsueta e densa di suggestioni. In un perfetto innesto formale e concettuale, una serie di installazioni artistiche – create dallo stesso Martino Nicoletti e dedicate ai temi del volo magico sciamanico e della connessa discesa agli inferi – si integrano con la presenza delle “lavagne” e con frammenti connessi all’opera di Beuys come artista figurativo e come performer. Un originale documento filmato, realizzato sulla base di immagini di repertorio e interviste a esperti curate da Marco Nicoletti, offre un approfondimento critico all’evento e ai suoi stessi contenuti. Beuys e lo sciamano: estasi, rito e arte è dunque un evento espositivo che propone un’inconsueta lettura dell’opera di Beuys, disvelando gli echi di un racconto sotteso che narra di esseri umani attestati per scelta sulla sottile linea di confine tra il visibile e l’invisibile, tra il materiale e l’immateriale, tra ciò che esiste e ciò che può, e deve, ancora assumere una forma compiuta.
“Le forme del rito, i Ceri di Gubbio”
11 aprile 2011Districati nel mondo, riti e manifestazioni popolari colorano gli animi dei suoi partecipanti, divenendo molte volte pura ispirazione sia per la vita cittadina che privata, identificando, quasi come un “marchio”, coloro che ne sono soggetti attivi. La tradizione popolare è un’attività spirituale della collettività,che si manifesta da quando l’uomo ha preso coscienza di sé, la quale crea, tramanda e rinnova la vita sociale e di cultura; a cui si deve un patrimonio inestimabile di valori pratici, etici ed estetici. Tutti i riti sono connessi con la religione, il mito e la sfera del sacro. Ogni rito religioso svolge la funzione di rendere tangibile e ripetibile l’esperienza religiosa, sottraendola alla dimensione tutta privata della mistica, secondo norme codificate condivise da tutta la comunità. Tramite il rituale, all’interno della celebrazione di una festa, le varie componenti religiose assumono carattere normativo per tutti i partecipanti. L’uomo affida al rito i momenti più critici della sua esistenza personale e della collettività di cui fa parte, cercando in esso la garanzia del mantenimento della propria identità e di quella della comunità di appartenenza. Che abbia un fine sociale o che sia strettamente personale, il rito ha bisogno di una partecipazione emotiva profonda, senza la quale non esisterebbe. Nel rito è necessaria una componente estetica che è differente nelle diverse culture e nei diversi tempi; il rito si deve evolvere per non perdere di significato.
La tesi di laurea di Cristina Cipiciani, “Le forme del rito, i Ceri di Gubbio”, affronta in maniera esaustiva l’importanza del rito e della sua evoluzione per poter sopravvivere, riferendosi in specifico alla Festa dei Ceri di Gubbio. Una Festa molto sentita dai suoi partecipanti, che in realtà sono il cuore pulsante del rito stesso. Nel suo elaborato spiega non soltanto le varie ipotesi dell’origine, a tutt’oggi dibattito acceso tra gli studiosi, ma di come l’appartenenza, la fede e la tradizione vadano a braccetto con l’evoluzione; e di come inoltre, il rito sfrutti la comunicazione in tutti i suoi aspetti, garantendo documenti storici di importanza storica e popolare. Da ceraiola santantoniara ha donato con umiltà la sua tesi di laurea alla Famiglia dei Santantoniari, ricevendo in cambio una manifestazione ufficiale di riconoscenza, avvalorando ancora di più il suo elaborato. Curioso è che i riti, attaccati così tanto alla tradizione, si cibino di evoluzione, considerata a volte una maledizione, ma che in realtà garantisce longevità e indipendenza. Il rito fa parte della vita dell’uomo e per conoscersi veramente dobbiamo conoscere le nostre origini.