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La Coppa della Rosa, simbolo del Sacro Graal

21 novembre 2009

di Rossella Cau – studiosa di scienze esoteriche

Non si può ricevere in dono una rosa, senza leggere nel suo colore l’intenzione di chi la offre. Non si può vederla   senza pensare alla perfezione ed alla magnificenza della Natura, e magari alla vita e alla morte. Anche inconsciamente, nelle nostre menti si accumulano simbolismi e significati: per esempio, rosa bianca amore puro spirituale, rosa rossa amore passionale.

Nell’esoterismo occidentale questo splendido fiore rappresenta, in primo luogo, l’archetipo della Madre Cosmica, significato che in Oriente è indicato dal loto. Infatti, studiando la sua struttura e la conseguente raffigurazione grafica, vediamo che la corolla della rosa da un centro si allarga, espandendosi verso l’esterno in una gloria di numerosi petali. Ci vuole poca fantasia, per ravvisarvi l’emblema della Creazione stessa: della Madre (Mater-ia) fecondata dal Padre (profumo = essenza) che fiorisce e si espande in innumerevoli forme, frutto ed espressione della perfezione di quest’Unione, il Figlio, Figlio, Figlio, amoroso Giglio piange la Vergine Addolorata in Iacopone da Todi.  Sempre ritorna il simbolo del fiore, questa volta il Giglio, in relazione con il Figlio. Ma nel Figlio i significati di Morte e Resurrezione, di Creazione e Rigenerazione sono indissolubili, poiché sono i cicli stessi dell’Evoluzione, in cui inevitabilmente uno segue l’altro all’infinito.  E allora il “Calice” della Rosa diventa, in relazione al piano umano, la “Coppa”, il Sacro Graal , che raccoglie il Sangue del Signore, versato per salvare l’uomo e per riportarlo al suo ruolo di figlio di Dio. Ma, sul livello cosmico, la Coppa richiama alla mente sempre la Madre che accoglie lo Spirito Divino e che genera. Sotto quest’accezione, l’iconografia ecclesiastica ha fatto della rosa, regina dei fiori, il simbolo della Regina Celeste, Maria, della sua verginità e del suo essere tramite privilegiato di salvazione. Nella raffigurazione grafica della rosa esiste però anche un altro elemento estremamente importante: è il cerchio che racchiude la moltitudine dei petali e che ne conferma l’appartenenza all’Uno. Il fiore arriva così a rappresentare la Trinità stessa, l’Uno e il Trino. La rosa come simbolo di iniziazione e rigenerazione spirituale è stata usata da moltissime correnti spirituali. In alchimia una rosa bianca ed una rossa indicano il sistema della dualità, mentre la rosa a cinque petali messa al centro di una croce, che rappresenta i quattro elementi, è il simbolo della Quintessenza ( quinta essenza), ovvero lo Spirito. Un  simbolo rosacrociano raffigura cinque rose (il cinque è il numero dell’uomo) una al centro della croce, il Sacro Cuore di Gesù Cristo, ed una su ogni braccio. Le rose della manifestazione salgono sulla croce, le prove della vita, nella loro ricerca spirituale. Anche la Massoneria utilizza simbolicamente la rosa durante lo svolgimento di diversi riti, come, ad esempio, in occasione dei funerali di un “fratello” vengono gettate nella sua tomba tre rose, dette le “rose di S. Giovanni”, che significano Luce Amore Vita. La rosa viene raffigurata con un numero variabile di petali, secondo cui cambia il significato del simbolo. Nel Rosone, elemento architettonico in pietra traforata o in vetro colorato delle Chiese cristiane medioevali, sono presenti tutti i significati di cui abbiamo già parlato. Innegabile la somiglianza con i Mandala della tradizione simbolica tibetana, che può far pensare che queste grafiche archetipiche facciano parte dell’inconscio collettivo dell’Umanità. A questo proposito Jung aveva osservato nei suoi studi su patologie psichiche come i pazienti in via di guarigione tendono a disegnare istintivamente figure  assimilabili ai mandala, come a simboleggiare l’integrazione armonica nell’unità della personalità di parti prima dissociate. Nella sua rappresentazione di ricerca interiore, di viaggio iniziatico, il rosone è posizionato nelle Cattedrali medioevali sulla facciata sopra l’ingresso, come punto di raccordo fra il sacro e il profano, ad indicare il punto di partenza della coscienza umana che, entrando nella casa di Dio, volge le spalle al mondo materiale guardando al punto di arrivo, l’altare, dove avverrà il ricongiungimento col Divino, del Figlio col Padre.

Amici di Goodmorningumbria

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E’ Cerreto il centro del mondo?

9 ottobre 2009
panorama di cerreto

panorama di cerreto

Conversazione con Giovanna Forti Sindaco di Cerreto e Franco Valentini, noto studioso di fatti e di storie umbre

di Francesco La Rosa

Ci sono alcune città dell’Umbria che amano definirsi “ il centro del mondo”, anche grazie alle grandi strade che le attraversano e che per secoli sono state un importante punto di riferimento per i commerci e per i viaggiatori che attraversavano l’Umbria per motivi religiosi.

La storia moderna rivisita queste convinzioni perché vede “al centro del mondo” il comune di Cerreto di Spoleto e Borgo Cerreto perché è considerato un incrocio fra la via Benedettina e la via Francescana.

Da Monteleone fino a Polino ci fu una riflessione sulle Madonne del Riposo o del Soccorso, che hanno in comune iconograficamente un mantello che curiosamente somiglia alla Madonna di Roviglieto e questo ci fa capire (l’immagine è sempre “protetta” da una stella ad otto punte che rappresentava il simbolo della navigazione sicura di quel tempo) che questo percorso sacro poteva essere considerato una vera via della Pace. Di grande rilievo sono anche i rosoni delle chiese, che non rappresentavano una ruota di un carro come si potrebbe pensare ma molti la identificano come il rosone di Rosacroce, e non è un caso che gli ospedali dell’epoca furono dedicati a San Giovanni, legato sicuramente ai  templari ospedalieri.

E’ per questo motivo che ci sono così importanti tentativi (i forti riferimenti chirurgici e le erbe curative a Cerreto) di salvaguardia dell’Umanità in questo territorio?

Certo non dobbiamo sottovalutare – dice Franco Valentini – quell’aspetto culturale che testimonia come buona parte del mondo ebraico abbia profonde radici su questa terra, e non sarebbe clamoroso se il Rabbino  di Roma venisse a conoscere elementi cosi preziosi e importanti per la loro storia anche perchè pensiamo che  si possa costruire un luogo etico morale dove la pace è nata.

Giovanna Forti,  cosa significa oggi essere sindaco di Cerreto?

E’ estremamente stimolante quanto affermato da Franco Valentini circa la possibilità che Cerreto possa essere riconosciuta in un prossimo futuro come “ il centro del mondo”. Per il momento essere Sindaco di Cerreto è molto impegnativo e faticoso perché viviamo una fase molto difficile, dopo il terremoto che ha sconvolto la Valnerina. E’ facile immaginare, ormai ad emergenza finita, gli sforzi organizzativi che si devono sostenere per ricreare quelle condizioni necessarie a migliorare la vita dei residenti e studiare nuove accattivanti formule per nuove opportunità di lavoro e far ritornare coloro che sono partiti.

Su quali progetti state lavorando?

Un progetto che ci sta particolarmente a cuore è l’attivazione dell’impianto termale di Triponzo. Abbiamo appena ricevuto molte manifestazioni di interesse da parte di imprese e soggetti privati disponibili ad attivare questa struttura nota fin dall’epoca romana, che riteniamo importantissima per l’economia dell’intera valle del Nera. L’attivazione del complesso in questione si colloca in un progetto molto più vasto che abbiamo denominato “Le vie della conoscenza” ed in particolar modo nella “Via della cura” che di esso fa parte. Si tratta di percorsi a tema che si sviluppano da Borgo Cerreto, che è il terminale della prima tratta del tracciato dell’ex “ferrovia Spoleto – Norcia”, di cui è in corso il recupero.

Cosa significa “via della cura”?

La via della cura è un itinerario che, prendendo avvio da Borgo Cerreto per poi svilupparsi nel territorio di Preci, offre un vero e proprio compendio del rapporto fra uomo e salute.

Risalendo da Borgo Cerreto verso Cerreto Capoluogo si incontra la Chiesa di Gesù e Maria che diverrà presto sede di un museo per le importanti testimonianze, ivi rinvenute, dell’attività chirurgica del medico folignate Baronio Vincenzi.

Dalla cura con i ferri si giunge alla “cura con le erbe” illustrata nell’Orto del Ciarlatano, in corso di realizzazione nell’ex Monastero di San Giacomo a Cerreto sede del CEDRAV (Centro di Documentazione della Valerina.

L’itinerario prosegue con la “cura con le parole” con l’allestimento dell’Antenna dedicata al Ciarlatano prevista nell’Ecomuseo della Valnerina nel Complesso di San Nicola a Cerreto, con la “cura con il moto” presso gli impianti sportivi in Loc. Forcatura e il percorso salute che raggiunge il complesso delle Terme di Triponzo dove trova la sua naturale collocazione la “cura dell’acqua”, grazie alla presenza delle acque sulfuree.

Quali sono gli altri percorsi a tema?

“La via della fede”, un percorso lungo la valle del Tissino che da Borgo Cerreto raggiunge il Santuario della Madonna della Stella, come meta di pellegrinaggi devozionali e che prosegue fino a Roccaporena e terminare alla Basilica di Santa Rita a Cascia.

“La via dei Flavi”, che costituisce la via montana che parte da Borgo Cerreto e passando per Ponte raggiunge la sommità del Monte Lo Stiglio, dove oltre ad alcune fortificazioni si può ammirare verso il territorio di Cascia la Forca Vespia, che ricorda la Gens Flavia cui apparteneva Vespasia Polla madre dell’imperatore Vespasiano.

“La via del Contado”, che collega gli insediamenti rurali del territorio di Cerreto alle pendici del Monte Maggiore, un territorio densamente popolato caratterizzato da numerosi casolari sparsi in parte anche fortificati. L’itinerario prende l’avvio sempre da Borgo Cerreto, sale al Castello di Cerreto e fuoriesce da una delle sue porte presso la ex chiesa di Santa Maria de Libera nei cui locali e previsto il Centro di documentazione su uno dei principali concittadini: Giovanni Gioviano Pontano, illustre giureconsulto e umanista della seconda metà del secolo XV.

Per finire, può segnalarci un evento a cui tenete molto?

Nel territorio comunale si svolgono molte manifestazioni legate tutte molto importanti per la conoscenza delle nostre tradizioni e il recupero dell’identità culturale. Alcune di queste manifestazioni sono curate dalla Pro Loco che svolgono sul territorio una preziosa attività di promozione turistica.

Un esempio significativo e ormai prossimo è dato dalla sacra Rappresentazione della Passione del Venerdì Santo, organizzata dalla Pro Loco di Borgo Cerreto con costumi dell’epoca e testi di Jacopone da Todi. Le scene e i dialoghi sono di grande suggestione ed invito i lettori di Goodmorning Umbria a visitarci anche in questa occasione, ne vale veramente la pena.