
Posts Tagged ‘santi’
“L’essere, il fenomeno, la cornice” mostra di Enrico Antonielli
26 Maggio 2017
LIBRI: LO SCRITTORE TOMASO MONTANARI A PERUGIA IL 21 SETTEMBRE
14 settembre 2015Tomaso Montanari, storico dell’arte, scrittore, editorialista e blogger sarà a Perugia in via dei Priori, presso la Fondazione Marini Clarelli Santi il 21 settembre p.v. alle ore 17.30 per presentare il suo ultimo libro Privati del patrimonio (Einaudi 2015). Il volume sottolinea come da vent’anni a questa parte in Italia la politica del patrimonio culturale si sia basata sulla diatriba pubblico-privato: brillantemente risolta socializzando le perdite (rappresentate da un patrimonio in rovina materiale e morale) e privatizzando gli utili, in un contesto in cui le fondazioni e i concessionari hanno finito per sostituire gli amministratori eletti, drenando denaro pubblico per costruire clientele e consenso privati. Ma cosa ha significato, in concreto, la (more…)
Natale a Palazzo e gli incontri della Casa delle Culture
27 novembre 2014La Fondazione Marini Clarelli Santi in collaborazione con la Casa delle culture organizza per il periodo natalizio una serie di eventi a tema. Pertanto al piano nobile della Casa Museo verrà realizzato un allestimento/esposizione con un grande albero di Natale addobbato con palline e decorazioni che tradizionalmente appartenevano alla famiglia degli Oddi Marini Clarelli, alla base verranno collocati come se fossero doni per i bambini i giocattoli antichi della famiglia. Sempre al piano nobile verrà (more…)
Per Francesco Santi. Incontro di studi a cento anni dalla nascita
17 novembre 2014La Fondazione Marini Clarelli e la città di Perugia sabato 22 novembre alle ore 9 ricordano, a cento anni dalla nascita, la figura di Francesco Santi, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria e Soprintendente ai monumenti e alle gallerie di Perugia. (more…)
OPERE E MONUMENTI DA SCOPRIRE NELLA DIOCESI DI CITTA’ DI CASTELLO
10 luglio 2013Tutti i sabati fino alla 28 settembre si terranno visite guidate a monumenti diocesani di particolare interesse e bellezza. E’ questa l’iniziativa estiva promossa dal Museo diocesano e finalizzata alla scoperta di luoghi sacri non sempre accessibili al pubblico di fedeli ed appassionati d’arte. (more…)
FESTA DEI SANTI: L’ORCHESTRA GIOVANILE DI TUBINGEN IN CONCERTO A SAN BEVIGNATE
31 ottobre 2012Sono passati pochi giorni dagli ultimi eventi che la Famiglia Perugina ha messo in cantiere in questo mese di ottobre, con grande partecipazione di Soci ed amici (la visita al laboratorio di arte dei vetri Moretti Caselli e l’interessante scoperta del nuovo allestimento della Gipsoteca (more…)
… e lascia sta’ i santi!
6 dicembre 2011Ieri, 5 dicembre 2011, al Teatro Morlacchi di Perugia, Sandro Allegrini ha presentato la sua ultima creazione letteraria edita da Aguaplano.
Risate a scroscio come incipit della conferenza – dalla ormai avvalorata formula pomeridiana e gratuita dell’Accademia del Donca – a dispetto del tempo inclemente che imperava fuori del teatro e, sfidando appunto le intemperie meteorologiche, si è parlato di santità a 360 gradi. Dalle boutade enologiche riprese dall’Antica Società del Gotto (vin… santo, san… giovese, sagra… ntino) alla proiezione delle vignette realizzate con perizia e maestria da Marco Vergoni, in cui la santità è stata elegantemente declinata solo nel versante umano, il divertimento l’ha fatta da padrone. Umbria, terra di santi in cui la profonda religiosità è piena di contraddizioni, è perciò stesso l’antonomasia di quella che l’autore definisce blasfemia interrupta (parafrasi declinata dalla più famosa locuzione coito…), quel fenomeno per cui si parte per dire qualcosa – in tal caso la bestemmia, appunto – e strada facendo si finisce per dire qualcos’altro. Creatività, seppur blasfema, di cui il perugino, a dispetto di nemo profeta in patria, è da secoli maestro! Da qui la teoria, con la quale si può concordare o meno, che più si crede e più si impreca e che quindi la bestemmia non sia altro che una declinazione “oratoria”, quantunque nella sua formula “interrotta” finisca con termini alquanto noti, quali Campanile o Maiuscola! Le espressioni trattenute delle quali parlava il grande Dante Magnini, tanto per intenderci.
Particolare predilezione in tema il perugino doc la riserva alla Madonna, la quale con 23 chiese a lei dedicate, affiancate da un’infinità di edicole, risulta essere la prima santità sul territorio, quanto a numero di presenze. A dispetto, ironicamente… si intende, dei tre patroni della città che non li bestemmia mai nessuno! Il tutto presentato alla conferenza sempre secondo la teoria che la bestemmia sia una pregheria: relata refero.
Al di là di ciò, tante le curiosità (che per i più si trattano di novità) in tema di santità, che si ritrovano all’interno del libro. Le due facce di sant’Ercolano e le sue due feste: quella del 1 marzo, coincidente con la sassaiola, e quella del 7 novembre del dies natalis. San Costanzo e l’occhiolino che, se non strizzato, col torcolo nel braccio dal fidanzato di turno veniva rimpiazzato. San Lorenzo e la sua autoironia in quel della graticola (“sono cotto, servimi e mangia”) per cui è entrato di dovere a protezione di pompieri e cuochi. E ancora san Lorenzo patrono di trenta città italiane, tra cui appunto Perugia, forse perché come emblema ha il grifo. E quindi i santi inventati: santa Pupa, santa Pacènza o santo Scòllete, tanto per citarne alcuni. Per finire, immersi tra i dovuti fraintendimenti, col detto perugino “per san Martino ogni ucello arpija ‘l su’ cammino”.
Allora, gente, se n voléte fa’ come quillo che era gito a Roma e ‘nn eva visto ‘l Papa… leggete il libro e gustatevi fino in fondo la storia locale dei nostri santi…
LE PAGELLE DI CIUENLAI – LA MARINI E LE “DONNE” DEL LISTINO, IL MORICONI SCONOSCIUTO E IL LIEVITO DI ROSSI
16 febbraio 2011LE PAGELLE di Ciuenlai
Katiuscia Marini – Nel mezzo della manifestazione del 13 dichiara che tutti i consessi pubblici debbono avere il 50% di donne. Ma i sei del suo listino sembravano tutti uomini? Dubbio atroce! Chi sono i tre che sono stati a Casablanca? Chirurga 5
Nilo Arcudi – Il Vice Sindaco di Perugia chiede l’azienda unica per acqua e rifiuti. I Sindaci di Foligno e Spoleto non ci stanno. Bisognerebbe sciogliere la Vus e sarebbe una catastrofe di proporzioni bibliche. Il National Geographic si è già prenotato per girare un documentario dal titolo “Foligno dopo la Vus”, ultima puntata della serie “la terra dopo l’uomo”. Non si scoraggi e faccia come Cesare, passi il Tevere. 6 e mezzo
Mario Bravi – Il segretario regionale della Cgil benedice la sgangherata riforma delle Comunità Montane (quella che taglia il nome e raddoppia il numero) rimettendo in funzione l’antica “cinghia di trasmissione”. Meccanico senza Metal 4
Riforme 1 – Gli accorpamenti non piacciono ai ternani. Nel sito di Umbria Tpl “Terni” risulta presidente della Società Sbardella, mentre di Moriconi (il vero capo dell’azienda) non c’è traccia. Per la serie “Giovanni si è fermato a Sangemini”. 3
Riforme 2 – Se non piacciono gli accorpamenti fatti, figuriamoci quelli da fare. 8 Consiglieri comunali di Terni hanno presentato, in difesa dell’autonomia dell’azienda Sanitaria (che dovrebbe sparire), un atto di indirizzo. Di indirizzo? Si sta in viale Tristano de Joannuccio e lì rimane. 5
Santi – La vicenda sta ormai coinvolgendo Regione, Province e Comuni. L’ultimo arrivato è Spoleto, dove è stata chiesta l’ennesima modifica dello statuto. Sarà per questo che nella vicina Trevi, per evitare noie, il centrosinistra, alle elezioni, punta su Sperandio?
Tesseramenti – C’è chi dice che le iscrizioni all’Udc siano aumentate del 50% in una sola notte. Visto che quelle del Pd, invece, sono diminuite del 50% in un intero anno, Andrea Rossi, per pareggiare le cose, avrebbe chiesto a Ronconi il nome del lievito che ha usato. Pasticcere 5 e mezzo
La raffica – Una recente indagine rileva che in Umbria i bambini e i segretari di partito soffrono di problemi di “peso” , “I cattolici democratici si incontrano a Todi” quelli fascisti non si sa. A Nocera Umbra torna in campo l’ex sindaco del Pci Walter Ruggiti perché “la politica può essere modificata”, le persone no!; I circoli del Pd di Città della Pieve “scommettono su donne e giovani”, la Snai su Giovagnola e Fallarino,
Per il Pd di Assisi il prossimo è “il direttivo della verità”, i precedenti quelli delle bugie per Cianetti; Castelluccio sogna la funivia e Norcia una stazione spaziale.
“La Pompei del centro-Italia”: Carsulae
17 gennaio 2011di Francesca Romana Plebani
Le rovine dell’antica Carsulae romana (Comune di Terni e Sangemini[1]) sono ubicate lungo l’originario ramo occidentale della Via Flaminia, asse viario di fondamentale importanza che permetteva la comunicazione tra Roma e le zone alto-adriatiche.
Va premesso che il territorio del ternano entrò nell’orbita d’interesse di Roma quando questa, nella seconda metà del IV sec a.C., pianificò la conquista dell’Italia centro – orientale. A seguito della battaglia di Sentino (295 a.C.) e grazie all’azione militare di M. Curio Dentato, avvenne la definitiva occupazione della zona, la quale fu rafforzata dalla fondazione di alcune colonie e dall’apertura della Via Flaminia. La romanizzazione di queste aree comportò, dunque, una più razionale organizzazione del territorio attraverso pianificati ed intensi interventi di urbanizzazione: Carsulae, colonia romana fondata successivamente al 220 a.C. (apertura della via Flaminia), ne costituisce uno tra i più tangibili segni.
Le rovine di questa città antica furono descritte e identificate fin dal XVII secolo. Tuttavia, soltanto le campagne di scavo svoltesi tra il 1951 e il 1972 hanno permesso di riportare alla luce buona parte del foro, il teatro e l’anfiteatro, un lungo tratto della Via Flaminia[2] e alcune tombe monumentali.
La città occupa un’area di oltre 20 ettari, di cui con immediata evidenza salta agli occhi la favorevole e strategica posizione geografica: protetta ad est dalle pendici del poggio Chicchirichi, propaggine meridionale dei vicini e visibili Monti Martani, si estende su un pianoro appena ondulato, con direzioni aperte ad ovest, a nord e a sud, dominando la vallata del torrente Naia, immissario del Tevere. Rispetto all’originario nucleo insediativo di fine III sec. a.C., s’ingrandì successivamente non solo per la sua posizione privilegiata lungo la via Flaminia, ma anche per la bellezza del luogo, di cui ne rimane memoria nelle parole di Tacito[3] e di Plinio il Giovane[4].
La via Flaminia, attraversando la città in senso nord-sud, coincide con il cardo maximus della città. Il tratto urbano della strada è pavimentato con basoli e, all’altezza dell’ingresso al foro, incrocia il decumanus maximus, altro fondamentale asse viario, che, con orientamento est-ovest, conduce agli edifici di spettacolo.
Divenuta municipium e iscritta alla tribù Clustumina, Carsulae viene menzionata da Strabone (Geogr. V, 2, 10) tra i centri più importanti lungo la strada consolare. Tacito (Hist. III, 60), rivela che il sito venne scelto da Vespasiano per accamparvi, durante l’inverno dell’anno 69 d. C., le sue truppe in marcia verso Roma alla conquista del soglio imperiale, in considerazione sia alla possibilità di recuperare rifornimenti dai fiorenti municipi vicini, e in virtù della sua posizione strategica, posta di fronte alle truppe fedeli a Vitellio, acquartierate a Narni. Si devono a Plinio il Vecchio (Nat. Hist. XVII, 213) le notizie circa il terreno locale, particolarmente adatto alla coltivazione della vite, mentre è Plinio il Giovane (Ep. I, 4) a testimoniare la presenza nel territorio carsulano di parte della proprietà della sua ricca suocera, Pompea Celerina.
La città conobbe il momento di massimo splendore tra il I ed il II sec. d.C., periodo a cui è riferibile la maggior parte degli edifici pubblici finora rinvenuti. Nulla resta del nucleo insediativo originario, formatosi probabilmente già nel corso del III sec. a.C., poco dopo la costruzione della strada.
Carsulae fu abbandonata in seguito ad un grave evento tellurico, collocabile ragionevolmente intorno al IV sec. d.C., evento che si rivelò catastrofico poiché, oltre ad abbattere numerosi edifici, comportò il collasso di alcune delle doline carsiche sopra le quali erano stati costruiti i principali edifici pubblici. Il cataclisma fu con tutta probabilità il colpo di grazia per la città, che già impoverita dallo spostamento ad est della Via Flaminia e dalla sua posizione che la rese successivamente esposta alle invasioni barbariche, finì per ridursi l’ombra delle sue antiche vestigia.
Nel medioevo, fu abitata soltanto da una comunità benedettina, raccoltasi intorno alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano[5], che non a caso, fu edificata con materiali di rimpiego, su di un edificio romano nei pressi del foro.
Nel corso del 1500 iniziarono i primi scavi ad opera dei Conti Cesi, fra cui Federico, fondatore nel 1602 della prestigiosa Accademia dei Lincei.
Complice la luce di queste assolate giornate di metà gennaio, lo splendido panorama, incorniciato da un terso cielo azzurro, il Parco archeologico di Carsulae, oltre al suo inestimabile valore culturale, assume i contorni di una preziosa oasi di bellezza nel territorio dell’Umbria meridionale.
Approfondimenti: Il Centro Visita e Documentazione “Umberto Ciotti”, realizzato grazie alla collaborazione tra il Comune di Terni e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, sorge a sud dell’area archeologica, in posizione rialzata rispetto agli scavi, e funge da porta d’ingresso alla città romana e da punto di accoglienza, informazione ed orientamento per i visitatori. Al suo interno ci sono la biglietteria, un bookshop, un angolo giochi per bambini, la sala di studio “Cinzia Perissinotto” sul territorio della bassa Umbria ed un’aula didattica. Nelle due sale superiori e nella galleria centrale è allestita un’esposizione permanente di reperti, rinvenuti durante gli scavi condotti fra il 1951 e il 1972, che si riappropriano del loro contesto originario dopo esserne stati allontanati per motivi logistici e di sicurezza.
http://carsulae.it/home.php?lang=ita
http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_1027&curcol=sea_cd-AIAC_3104
[1] Carsulae si raggiunge facilmente dalla Villa di Monte Solare percorrendo la E45 in direzione Terni e, superata Acquasparta, uscendo a Sangemini.
[2] Partendo da sud e seguendo quest’antica via consolare si intravedono le terme, attualmente ancora interrate, ma di cui si conoscono la struttura e l’esistenza di pavimenti a mosaico.
[3]Tacito, Hist., III, 60. “I capi del partito, giunti a Carsulae, si prendono pochi giorni di riposo […] . La località stessa del campo era assai piacevole: la vista era molto ampia, assicurati i rifornimenti per le truppe, avevano alle spalle municipi estremamente fiorenti […].
[4] Ep. I, 4.
[5] La venerazione di questi due santi sarebbe da porsi in relazione con il culto dei Dioscuri, largamente diffusosi in Umbria in età medio-repubblicana, e che a Carsuale sembrerebbe trovare la sua sede presso i templi gemelli – di età augustea – siti nei pressi del foro, e a breve distanza dalla chiesa stessa. Il culto dei gemelli divini, infatti, potrebbe essersi tradotto nella devozione, a partire dal VI sec. d.C., dei santi Cosma e Damiano, gemelli medici martirizzati tramite decapitazione nel 300 d.C.
Sant’Anatolia di Narco, la chiesa di San Felice: i Santi contro il Drago.
10 dicembre 2010
di Francesca Romana Plebani e Benedetta Martini
Castel San Felice (frazione di Sant’Anatolia di Narco), castello medievale cinto da mura nelle quali si aprono tre porte di accesso, custodisce alle sue pendici il complesso abbaziale di San Felice di Narco. L’abbazia, che trae il nome dagli eremiti che per primi abitarono questo luogo, si incontra in mezzo alla piccola valle, lambita dal fiume Nera che nel corso del tempo ne ha disegnato i contorni.
Il complesso santuariale per tradizione si fa risalire all’Alto Medioevo, anche se l’edificio, in quel periodo, era di natura diversa da quella attuale. In principio l’area era un cenobio[1] fatto erigere da San Mauro di Siria, padre di San Felice[2]. Dell’edificio precedente alla chiesa non rimango tracce, se non nella tradizione.
La chiesa venne edificata nell’aspetto ancora oggi conservato nel 1194. In un manoscritto miniato del XII secolo proveniente da questa chiesa si trova infatti questa preziosa indicazione, che la specifica come eretta in questa data, a rifacimento di un preesistente edificio realizzato dai benedettini dopo la bonifica delle paludi circostanti. Della sua fondazione si trovano notizie in due Codici, i cosidetti “Leggendari del Capitolo del Duomo di Spoleto”, oggi conservati
nell’archivio Capitolare di Spoleto. Menzione della chiesa si ritrova inoltre attestata nelle “Rationes Decimarum” del 1333 e 1334 e nel “Codex Pelosius”, redatto dalla diocesi di Spoleto nel 1393[3].
[1] Il cenobio è una comunità di monaci riuniti in un monastero sotto la medesima regola.
[1] Nella scena dell’uccisone del Drago, effigiata nel fregio decorativo al di sotto del rosone, compaiono entrambi i santi.
[1] Ulteriori documenti del 1254 e del 1257 la collocano sotto la giurisdizione della Pieve di Santa Maria di Narco (oggi distrutta)
Il santuario prende il nome dalla leggendaria figura di San Felice, personaggio i cui contorni si sfumano in quelli di eroe locale, e a cui la tradizione attribuisce la miracolosa uccisione del Drago che infestava la zona. Il Drago, figura dal complesso significato sia pagano che cristiano, oltre ad essere il simbolo della malaria che infestava i bacini[4], presso gli antichi cristiani era l’emblema del paganesimo. Nel caso specifico, la vittoria su questo mitico animale va ricondotta all’idolatria vinta dall’apostolato dei santi e, più verosimilmente, ad un’opera di bonifica della zona, un tempo paludosa[5]: non casualmente, la chiesa è situata proprio lungo il corso del Nera.
La chiesa, in architettura romanica, è di notevole pregio. La facciata a doppio spiovente, oggi mutila del loggiato, presenta un magnifico rosone riquadrato e, posti al di sotto di questo, due bassorilievi istoriati: il primo, raffigurante la leggendaria uccisione del Drago, l’altro, la resurrezione di un bambino. Nel timpano è invece rappresentato l’Agnus Dei. Nella parte inferiore si apre il portale con arco a tutto sesto, lunettato.
L’interno della chiesa, ad un’unica navata, presenta un presbiterio rialzato e delimitato da plutei cosmateschi[6]. L’abside esternamente è diviso in cinque paraste[7], collegate tra loro da tre archetti che presentano due monofore negli intradossi[8].
Della decorazione originale della chiesa rimangono solo alcuni lacerti, di cui l’unico di chiara identificazione è quello con la raffigurazione dell’Adorazione dei Magi. Si conserva, inoltre, un pannello con angelo che assiste al giudizio delle anime penitenti, rappresentate sui piatti di una bilancia, e nell’abside semicircolare un Cristo Benedicente, opera del Maestro di Eggi (attivo anche nella vicina chiesa di Santa Cristina presso Caso).
Dal presbiterio, per mezzo di due scalinate laterali, si accede alla cripta, in cui è conservato un sarcofago, che la tradizione ricorda come quello di San Felice.
Degna di nota è, infine, una polla sorgiva che sgorga presso il lato dell’abbazia più vicino al fiume. A questa fonte vengono attribuite fin dal Medioevo proprietà benefiche e guaritrici. La vasca originale della fonte è tornata ad essere visibile a seguito del suo ripristino, compiuto insieme al restauro del complesso abbaziale, avvenuto in occasione del Giubileo del 2000.
Sapiente esempio di integrazione che coniuga bellezza antica ed esigenze moderne, l’abbazia attualmente dispone al suo fianco una struttura ricettiva dall’aspetto esterno in pietra a faccia vista e dotata internamente di tutti i comfort.
Vale, inoltre, la pena ricordare la “Fiera dei Fiori”, mostra mercato di giardinaggio e di florovivaismo, ospitata annualmente nello spazio prativo dell’abbazia, durante i primi giorni di maggio.
Bibliografia:
L. Fausti, Le chiese della diocesi spoletina nel XIV secolo, in Archivio storia ecclesiastica umbra 1, pp. 129-205, Foligno 1913.
P. Sella, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV: Umbria, Roma 1952
B. Sperandio, Chiese romaniche in Umbria, Perugia 2001.
AUTONOMIE LOCALI LA CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA DOPO LA MANOVRA FINANZIARIA
21 ottobre 2010CONVEGNO NAZIONALE
PROVINCIA DI PERUGIA, Sala Consiliare p. Italia 11
22 ottobre 2010 ore 15,30
Interventi programmati: Regioni, Province, Comuni, Polizia Locale e Camere di commercio: Come incidono il nuovo Federalismo fiscale e la Manovra Finanziaria correttiva 2011 – 2012 sulle prospettive giuridiche e contrattuali dei dipendenti del comparto.
ROSSI Aviano Vicepresidente Provincia di Perugia
CASTAGNOLA Stefano Segretario Nazionale FSI
DANZA Maurizio Segretario Nazionale Coord. FSI – Uff. Giuridico e Vertenze
SPINA Antonia Segretario Nazionale FSI
PARIS Maria Teresa Dir. Resp. Servizio Informazione comunicazione e decentramento provincia di Perugia
AMICI Ivo Coord. Regionale FSI – AA. LL. / Umbria
SANTI Paride Coord. Nazionale FSI – Moderatore dell’incontro
ROSI Maria Consigliere Regionale UMBRIA (PDL)
ZAFFINI Francesco Consigliere Regionale UMBRIA (FLI)
MONACELLI Sandra Consigliere Regionale UMBRIA (UDC)
On. GIOVANELLI Oriano Presidente Forum Riforma Pubblica Amministrazione (PD)
On. RONCONI Maurizio Responsabile Nazionale AA. LL. (UDC)
SINDACI delle principali Città dell’Umbria