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Agrifoglio(Ilex aquifolium)Fam. Aquifoliacee

17 novembre 2009

 

di Loriana Mari

Caratteristiche: albero a chioma stretta e conica, presenta ramificazioni regolari da giovane che diventano disordinate con l’età, può raggiungere i 20 m di altezza. Le foglie sono lucide, lucenti persistenti in inverno, lunghe fino a 10 cm con apice e margini spinosi. I frutti sono bacche rosse larghe e polpose, molto appetite dagli uccelli ma velenose per l’uomo.

Habitat: originario dell’Asia Occ. e dell’Europa vive nei boschi foggio e di quercia. L’agrifoglio è una specie spontanea dell’Europa centroccidentale con un vasto areale che va dalle coste atlantiche e mediterranee alle regioni costiere dell’Asia Minore. Si trova preferibilmente nelle regioni con clima oceanico, caratterizzate da piovosità accentuata, limitata siccità estiva ed escursione termica moderata, dove cresce in boschi umidi di latifoglie, con preferenza per i terreni acidi. In passato si trovava spesso associato al tasso (Taxus baccata) a costituire una fascia quasi continua sulle Alpi e sull’Appennino al limite della faggeta. Ora l’agrifoglio si concentra nei boschi medio montani delle nostre regioni centromeridionali e nelle isole, specialmente in querceti, boschi misti di leccio e caducifoglie e faggete. Ha tronco diritto rivestito da corteccia verde-bruno scura. I fiori unisessuali, cioè solo maschili o solo femminili, sono portati da piante separate: l’agrifoglio è dunque una specie dioica e solo le piante femminili portano le drupe. E’ una pianta molto apprezzata per la sua eleganza e gli splendidi colori tanto che la raccolta eccessiva a scopo ornamentale sta mettendo in serio pericolo la specie. La fioritura avviene a  maggio-giugno e la fruttificazione in agosto-settembre.

Storia, mito, magia: Il nome latino della pianta, Ilex aquifolium (famiglia Aquifoliaceae), deriva da acrifolium: acer=acuto e folium=foglia, in riferimento alle foglie spinose. Come i rametti di pungitopo (Ruscus aculeatus), anche quelli di agrifoglio venivano posti sulle corde alle quali si appendeva la carne salata, per proteggerla dai topi: di qui il nome comune di “pungitopo maggiore”.

L’Agrifoglio è un albero dalla simbologia maschile, legato all’amore fraterno e alla paternità. Era considerato, insieme all’Edera e al Vischio, un potente simbolo di vita, per le sue foglie annuali e i suoi frutti invernali. Nelle quotidianità celtica si pensava che l’Agrifoglio fosse di aiuto e sostegno in ogni sorte di battaglia spirituale.

Una volta tanto Celti, Latini, Greci ed Etruschi si ritrovano perfettamente d’accordo: l’agrifoglio protegge dal male e garantisce fecondità e continuità della vita. In parte è un presagio ricavato facilmente dalle foglie spinose e coriacee e dai frutti rossi che maturano nel cuore dell’inverno, per cui è sempre stato al centro delle feste invernali appunto, dai Saturnali romani al Natale cristiano. Gli Etruschi però, come sempre, erano più precisi e la consideravano una pianta potente e pericolosa, vera e propria protagonista del bosco di confine della città, la famosa zona sacra che si stendeva tra le mura e l’abitato propriamente detto, ma per nessun motivo coltivata all’interno dei giardini domestici, forse anche perché i suoi frutti son velenosi per l’uomo anche se  costituiscono un vero e proprio cibo invernale per gli uccelli. L’Agrifoglio è simbolo di paternità e amore fraterno ed è sempre stato considerato simbolo di vita. Il suo legno veniva usato per costruire ottime lance facilmente bilanciabili nelle mani di un guerriero e precise nella direzione in cui venivano scagliate. Contornate da cristalli di brina, le pungenti foglie dell’agrifoglio non hanno perduto il loro verde scuro e lucidissimo, e le bacche scarlatte fanno capolino nel diffuso biancore, trasmettendo calore, vitalità e allegria. Queste particolarità hanno fatto di questo splendido albero un simbolo del Solstizio d’Inverno, un inno alla rinascita imminente del Sole caldo e luminoso, un augurio di gioia e buona fortuna per l’anno che deve venire. Le sue bacche soprattutto, anticamente erano viste come piccole eco del grande astro di cui si attendeva trepidanti il ritorno. Per questo, qualche giorno prima del Solstizio si usava regalare dei rametti di agrifoglio alle persone amate: essi rappresentavano l’immortalità, la sopravvivenza oltre la morte apparente, e avrebbero portato una piccola luce nel buio e un po’ di calore nel gelo, insieme alla fortuna che proviene dai regni della natura sottili. I druidi appendevano rami di agrifoglio nelle loro abitazioni per onorare con amore gli spiriti della foresta, e dopo di loro questa usanza continuò ad essere rispettata, con l’intento di allontanare sortilegi e fulmini, di propiziare la fertilità degli animali e della terra, e soprattutto la protezione dalle presenze malevole e dalla sfortuna. Le spine appuntite delle sue foglie, infatti, mostrano senza alcun dubbio la sua funzione di difesa naturale, di combattività verso ciò che è pericoloso o ostile, di reazione attiva agli stati d’essere negativi. I fiorellini bianchi dell’agrifoglio, appesi alla maniglia della porta di casa, si credeva ostacolassero l’entrata di persone o entità dannose, e questa forza magica si pensava fosse ancora più forte e potente se la porta stessa fosse stata costruita con il suo legno duro e resistente. Soprattutto durante le feste del Solstizio e del Natale una simile protezione sarebbe stata auspicabile, dato che in tal periodo i folletti del bosco si sbizzarriscono e sono molto più dispettosi del solito e si sbizzarriscono con i loro scherzi e le loro malefatte. Un’altra proprietà magica dell’agrifoglio era quella di ammansire gli animali selvatici e imbizzarriti, nonché quella di rendere più dolce e sopportabile il gelo dell’inverno, proprio come un piccolo Sole che agiva in modi misteriosi, forse scaldando e rallegrando l’anima più che il corpo.
Come albero simbolo del Solstizio d’Inverno, l’agrifoglio è anche legato alla parte calante dell’anno, quella che dal momento di maggior splendore del Sole porta al momento più buio e freddo. Esso rappresenta il Vecchio dell’anno passato, il Re Agrifoglio dalla lunga barba bianca e dal sorriso radioso che porta i suoi regali a chi ha conservato in sé uno spirito bambino. Egli, che a seconda delle tradizioni assume nomi diversi, non è altri che il dolce e caro Babbo Natale, che proprio per non dimenticare le sue antichissime origini, ancora oggi porta tradizionalmente un rametto di agrifoglio sul berretto. In Irlanda, se si ricevevano rami d’agrifoglio prima del Solstizio, questi venivano spazzati fuori subito dopo il Solstizio stesso, poiché non era di buon auspicio conservare le cose dell’anno vecchio, ed inoltre in tal modo si spazzava via tutto ciò che apparteneva al passato, potendo poi cominciare un nuovo ciclo più leggeri e con lo sguardo rivolto non indietro, ma avanti a se. Come accennato, l’agrifoglio era connesso anche alla Fortuna che poteva pervenire dai regni sottili. Questa sua magica caratteristica compare in una delle antiche leggende irlandesi appartenente al Ciclo di Finn Mc Cumhail, nella quale si racconta che le tre figlie di Conanan possedevano tre fusi costruiti con il suo legno. Su di essi le tre Donne avevano posto matasse di filo fatato ed avevano filato la sorte di Finn e dei suoi guerrieri, provocando il loro imprigionamento e forse, con esso, una delle prove che essi avrebbero dovuto superare.
In questo senso, l’agrifoglio risulta essere vicino alle sacre Filatrici del Destino, nonché loro stesso strumento per determinare la sorte degli uomini posti sotto la loro protezione.
Sempre tra i celti, con il legno dell’agrifoglio si costruivano le lance e gli scudi dei guerrieri. Anche in questo caso appaiono chiaramente le funzioni di attacco alle forze ostili e, al contempo, difesa da esse, esercitate dalla pianta e probabilmente resi ancor più potenti ed efficaci dai suoi influssi sottili.

Anche i neonati potevano essere protetti da questo magico arbusto; per questo venivano spruzzati con l’Acqua di Agrifoglio, preparata come infuso delle foglie oppure come distillato.
Infine, pare che un antico incantesimo usasse l’agrifoglio per attirare i desideri del cuore. Se ne dovevano raccogliere nove foglie da una pianta non troppo spinosa, dopo la mezzanotte di un venerdì, nel più completo silenzio. Le foglie dovevano essere avvolte in un panno bianco, alle cui due estremità si dovevano fare nove nodi. Il sacchettino andava quindi riposto sotto al cuscino e ciò che si sarebbe intensamente desiderato, poggiandovi sopra la testa, si sarebbe presto avverato.

Nel Medioevo era associato al diavolo, per via delle foglie spinose, ma in ogni altro periodo e presso ogni popolo è sempre stato amato da tutti, perché le allegre bacche colorano i boschi in pieno inverno. Già per i Celti l’agrifoglio era una pianta sacra, ma in Italia la tradizione di usare l’agrifoglio a scopo augurale è arrivata grazie ai Romani che, conquistata la Bretagna, scoprirono che i sacerdoti celti usavano la pianta per proteggere le persone dai disagi dell’inverno e per ammansire gli animali; i Romani iniziarono a donarne i rami agli sposi novelli, come augurio e, durante i Saturnali, ne tenevano ramoscelli come talismani, e li piantavano vicino alle case per tener lontani i folletti che, secondo la tradizione, amavano architettare molti scherzi in questo periodo, ne decoravano la casa nel periodo dei Saturnali. L’agrifoglio era la pianta sacra di Saturno e veniva usato durante i Saturnalia per rendere onore al dio. I romani erano soliti fare delle ghirlande di agrifoglio per decorare le statue di Saturno. Secoli dopo, in Dicembre i primi cristiani iniziarono a celebrare la nascita di Gesù. Per evitare persecuzioni continuarono ad ornare le loro case con l’agrifoglio durante i Saturnalia. Una leggenda racconta di un piccolo orfanello che viveva con alcuni pastori quando gli angeli araldi apparvero annunciando la lieta novella della nascita di Cristo. Il bambino si mise in cammino verso Betlemme con gli altri pastori e sulla via intrecciò una corona di rami da portare in dono a Gesù Bambino. Ma quando pose la corona davanti al Bambinello gli sembrò così indegna che si vergognò del suo dono e si mise a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la corona e le sue foglie brillarono di un verde intenso e trasformò le lacrime dell’orfanello in splendide bacche rosse. Con l’avvento del Cristianesimo l’Agrifoglio divenne l’Albero Santo a rappresentare la Croce di Spine.

Piccole perle:

In caso di allergie consultare sempre il medico e assumere sempre sotto il controllo del medfico.

infuso per contrastare l’influenza: mettere 1 o 2 cucchiaini di foglie d’agrifoglio fresche, spezzettate, in una tazza d’acqua, lasciando riposare per una notte. La mattina seguente far bollire brevemente il composto, zuccherare, preferibilmente con del miele, e bere durante la giornata, anche due tazze al giorno.

Vino d’agrifoglio contro la febbre: far macerare 25 grammi di foglie fresche, pestate nel mortaio, in mezzo bicchiere di alcool a 60° per una settimana. Aggiungere poi una tazza di vino bianco e lasciar riposare ancora per una settimana, al termine della quale il preparato andrà filtrato. Assumere due cucchiai di vino d’agrifoglio per tre volte al giorno.
Vino d’agrifoglio per calmare la diarrea: in un litro di vino rosso bollente mettere 30 grammi di foglie fresche d’agrifoglio, facendo bollire il tutto per circa 10 minuti. Assumere durante la giornata, in cucchiai da tavola, senza però mai superare i 70 grammi.
Decotto per combattere la bronchite: bollire a fuoco basso 30 grammi di foglie d’agrifoglio essiccate in un litro d’acqua, per 10 minuti. Sciogliere del miele, far raffreddare e bere due tazze al giorno.