Posts Tagged ‘sicilia’
25 agosto 2020
Quando la vita mette in moto le paure, le difese, i sensi di colpa, la spossatezza, la disperazione, si ha il diritto di dire basta, incitando ad esercitare la libertà che fa scegliere la serenità e la sicurezza senza pensare che non ci sono vie d’uscita e che quello che ci circonda sia immutabile. Il popolo siciliano, popolo forte e generoso, figlio di tante civiltà che ne hanno arricchito la storia e sviluppato l’accoglienza e la solidarietà, oggi ha il diritto di dire basta, la nostra storia non può accettare che l’accoglienza della Sicilia si trasformi in campo profughi d’Europa , dovuto ai continui sbarchi di migranti molti dei quali positivi al covid-19. Gli sforzi e i sacrifici dei siciliani meritano rispetto , strutture indecorose, lesive della salute e della dignità umana hanno decretato lo stato di emergenza in Sicilia. Al di là della variabilità dei giudizi, non esistono dubbi sul fatto che il migrare ha interessato tutti i popoli seppur con modalità non omogenee, la Sicilia a livello nazionale ma anche internazionale è conosciuta come l’isola dell’accoglienza, ciò nonostante nessuno può far fronte agli sbarchi continui, neanche la Sicilia, il rifiuto non è razzismo e il falso buonismo non è la soluzione efficace per un esodo che ha assunto connotati seri per la sicurezza e la salute dei siciliani e degli stessi immigrati.
Nell’ordinanza di sgombero di tutti gli hotspot firmata dal Presidente Musumeci, noi riscontriamo il coraggio di dire basta atto a tutelare la salute e ad evidenziare le maggiori criticità riscontrate nel corso degli ultimi mesi all’interno dei centri che nascono con la funzione di ospitare le persone per pochi giorni. A dire il vero, un principio giuridico recita che il presidente della Regione Sicilia, nonostante l’articolo 31 dello Statuto non può sgomberare gli hotspot perché sono diretta competenza delle prefetture e dunque del Ministero dell’Interno. L’ordinanza è nulla! Musumeci però non si arrende e non intende retrocedere, continua a chiedere rispetto per la Sicilia, negli hotspot non entra più nemmeno uno spillo, il distanziamento sociale non esiste e aumentano i focolai. Il governo intende violare i suoi stessi decreti? Intanto nell’attesa che qualcuno si assuma le proprie responsabilità, il governatore siciliano respinge le banalità, le frasi scontate, ci mette la faccia, stavolta con il piglio vivo del vero condottiero, convinto di riuscire a guidare la Sicilia in un momento così fragile e a sfidare il silenzio e l’indifferenza che mortificano la nostra terra. È il coraggio di dire basta che consolida l’orgoglio siciliano, dignitosamente composto nel ruolo di un presidente che non accetta di essere relegato all’angolo e che alle tante richieste di aiuto della sua gente risponde con un atto di forza che serve ad attestare competenze e responsabilità. Una decisione dettata dal coraggio e da un pizzico di follia, quella che non distrugge, bensì quella che conduce un uomo a compiere il passo al di là dei propri limiti, nella consapevolezza che la sua ordinanza è illegittima, sul piano della politica migratoria non vale una cippa, ma vale eccome sul piano dell’emergenza sanitaria. Il coraggio mostrato ci fa venire in mente la storia del paladino catanese Uzeta, simbolo della capacità di riscatto del popolo siciliano.
Francesco la Rosa e Mariella Cutrona
Tag:coronavirus, covid, hot, musumeci, presidente, regione, sicilia, spot
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28 Maggio 2020

Nei fondali di San Vito Lo Capo, nel Trapanese, la Soprintendenza del Mare, in collaborazione con la Guardia di Finanza e l’Associazione BCsicilia, ha effettuato un operazione di recupero di un’ancora di epoca ellenistico-romana che ha la particolarità di presentare una decorazione a rilievo di delfino su uno dei due bracci. L’animale è considerato tra i simboli marini legati ad Afrodite Euploia, uno dei più benauguranti per la navigazione (more…)
Tag:ancora, Archeologia, bcsicilia, ellenistica, lo capo, romana, s.vito, sicilia, trapani
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27 Maggio 2020

Caravaggio, sepoltura di santa Lucia
L’Associazione BCsicilia è contraria all’ennesimo trasferimento del capolavoro di Caravaggio “Il seppellimento di S. Lucia” ospitato nella Chiesa di S. Maria alla Badia a Siracusa.
Non vogliamo mettere in dubbio la buonafede di coloro che hanno promosso questa “operazione” o dato il proprio nulla osta per la partenza dell’opera del Merisi.
Ma perché siamo l’unica regione “costretta” a mandare i propri capolavori fuori per essere restaurati, in cambio dell’esposizioni in qualche mostra?
Considerato che l’opera versava in così grave stato di conservazione e da diverso tempo, perché non si trovavano i fondi da parte del Fec (Fondo Edifici di Culto), proprietario dell’opera o da parte della Regione? E’ legittimo pensare che l’opera sia particolarmente danneggiata anche perché è stata troppo spesso portata in giro per mostre e rassegne? (more…)
Tag:Arte, bcsicilia, caravaggio, lucia, musumeci, presidente, santa, sepoltura, sicilia
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4 ottobre 2019
Si è dato il via al processo di fusione tra le due cooperative Conad PAC 2000A e Conad Sicilia per la creazione di un gruppo da 4.5 miliardi di euro e una quota di mercato del 22.5% che decreta la leadership dell’insegna nel centro sud Italia. Il progetto approvato dalle rispettive assemblee dei soci che si sono tenute in contemporanea questa mattina a Enna e a Caserta, vedrà la nascita di una nuova azienda con oltre 20 mila addetti, un patrimonio netto di (more…)
Tag:2000, conad, modica, pac, partinico, perugia, sicilia
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25 febbraio 2019
Il 22 novembre a Palermo presso la Sala Piersanti Mattarella di Palazzo
dei Normanni, il 23 a Catania presso la Sede della Regione Sicilia, il 14 febbraio a Partinico presso la Sala delle Capriate di Palazzo dei
Carmelitani, il 7 marzo prossimo a Perugia presso la Sala della Vaccara di Palazzo dei Priori.
C’è da essere fieri ed orgogliosi per questa fantastica cavalcata del volume “Donna Sacra di Sicilia” e per gli apprezzamenti che gli stanno piovendo addosso, chiedo a Francesco La Rosa, ideatore e direttore artistico dell’opera. “Assolutamente sì”, risponde, non nascondendo la sua felicità per
l’escalation positiva delle critiche. (more…)
Tag:di, donna, fiore, francesco, la rosa, libro, perugia, presentazione, sacra, sicilia, vincenzo
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26 novembre 2017
Progetto Sicilia nel Mondo
Fare delle interviste per noi giornalisti è sempre interessante, perché si scoprono pagine di “storia” molto belle, che grazie al nostro lavoro riusciamo a fare emergere. Per il mese di novembre 2017, abbiamo scelto di intervistare una interessante figura di imprenditore Giuseppe Virzì, corrispondente per il “Progetto Sicilia nel Mondo” da Brisbane Australia. Virzì è stato uno dei primi ad arrivare a Brisbane dalla lontana Regalbuto, in Australia con la sua intraprendenza è riuscito a creare tante attività economiche non trascurando mai la sua sicilianità e lo stile italiano. L’imprenditore con le sue attività si è sempre distinto per onestà ed impegno, doti che gli hanno permesso di brillare, nel panorama dei siciliani d’Australia. (more…)
Tag:australia, giuseppe, intervista, mondo, nel, sicilia, virzì
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2 Maggio 2016
Il maestro Eoliano, da oltre mezzo secolo umbro di adozione, dopo una stagione, quella del 2015, densa di eventi con successi di critica e pubblico e ottenendo anche la pubblicazione e recensione delle sue opere in cataloghi e volumi d’arte con editoriale Giorgio Mondadori, il M° Aldo Claudio Medorini, che è pure stato fra gli artisti protagonisti all’Expo 2015 di Milano, esponendo a giugno al padiglione collegato al padiglione Italia e successivamente a settembre al padiglione del Cacao e Cioccolato – Il cibo degli Dei, si è spinto oltreoceano nel cuore degli Stati Uniti, a New York per esporre in una delle più antiche e prestigiose galleria d’arte contemporanea. (more…)
Tag:aldo, Arte, claudio, lipari, medorini, mostra, new, sicilia, york
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24 Maggio 2015

Isola Bella, Taormina

Riserva dello Zingaro
L’idea delle (meritate) vacanze inizia a farsi sempre più insistente. Quale meta scegliere e soprattutto dove trovare mare cristallino e calette nascoste dove godersi pace e relax? Senza dubbio in Italia c’è l’imbarazzo della scelta quando si tratta di scegliere la meta dei sogni ma, tra le varie destinazioni, la Sicilia resta una delle più gettonate e ambite. (more…)
Tag:bella, calamosche, calarossa, dello, estate, favignana, isola, mare, noto, palermo, riserva, scopello, sicilia, spiaggia, taormina, vacanze, zingaro
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24 settembre 2014

Ci separiamo? ja ja ja, jawohl jawohl jawohl
L’Europa così come si è configurata da quindici anni a questa parte non è all’evidenza soddisfacente per i suoi cittadini.
Ne sono oggettiva spia, o piuttosto grida urlate, le pressanti spinte separatiste.
La maggior parte dei cittadini europei è esclusa dalle politiche nazionali e si sente ancora più alienata rispetto a questa Europa.
Più la disoccupazione cresce, più le tensioni divisorie e separatiste crescono.
Più la crisi aumenta, più il progetto iniziale europeo si frantuma, come inconsistente. (more…)
Tag:catalogna, europa, fantetti, francesca, germania, italia, napolitano, renzi, romana, scozia, shetland, sicilia, veneto
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3 marzo 2014
di Erika Pinieri
Diciamolo con franchezza. Al di là del cerimoniale e degli onori riservati, come da protocollo, al Capo dello Stato, la visita a Catania di Giorgio Napolitano è stata tutt’altro che un gioioso bagno di folla. Dalla Golden Suite con vista mozzafiato sul mare, di un noto albergo della costa di Aci castello, dove ha soggiornato accompagnato dalla moglie Clio, il Presidente forse si aspettava una Catania in festa per il suo arrivo in città. Il soggiorno da Mille e (more…)
Tag:bianco, catania, crocetta, enzo, erika, napolitano, pinieri, presidente, sicilia, sindaco, visita
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15 novembre 2013

REGNUM SICILIAE 1139 – 1861 e successive Sofferenze. 240 pagine tutte interessanti con trenta brani di versi che, oltre la parola, trasmettono emozioni.
Una stretta di mano, una parola data da Garibaldi, avviato da Mazzini ai sublimi misteri della Patria ed assertore della necessità del Risorgimento Politico Unitario d’Italia, in buona fede, in risposta alle “false verità” apprese dalle due volpi : Cavour (il ragno) e Vittorio Emanuele (il re minore) fece l’Unita’ d’Italia – Per un galantuomo (Garibaldi), quella stretta di (more…)
Tag:aletti, briganti, cavour, claudio, d'italia, di salvatore, economico, editore, emanuele, emigranti, garibaldi, II, libro, meridionale, piemonte, questione, regno, regnum, risorgimento, roma, sicilia, siciliae, unità, vittorio
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24 marzo 2012
Il Liceo Scientifico “Ettore Majorana” di San Giovanni La Punta al centro di una nuova sfida per la legalità. Inaugurato il 12 Marzo il nuovo presidio antimafia dell’associazione “Libera” dedicato a Rita Atria, testimone di giustizia italiana durante gli anni novanta. Per la prima volta la lotta alla mafia sbarca in una scuola etnea. «Il nostro percorso è iniziato 2 anni fa – ha affermato il giovane Fabio La Rosa, referente e presidente del nuovo presidio – grazie al contributo attivo nel riutilizzo dei terreni confiscati alla mafia e concessi in gestione all’associazione Libera». «La lotta antimafia – continua nell’intervento – non ha colore politico, ma è una battaglia esclusivamente culturale». «Un punto di partenza per riempire il divario sempre più preoccupante che si è venuto a creare tra i giovani e la giustizia» ha dichiarato invece la presidentessa dell’ASAAE, Associazione Antiracket e Antiusura Etnea, Gabriella Guerini.
Tra gli altri interventi: Dario Montana, fratello del commissario Beppe Montana (ucciso dalla mafia); Gianni Notari, ex direttore del Centro Arrupe di Palermo, adesso parroco di Catania; Giuseppe Strazzulla , coordinatore provinciale di “Libera”. Alla fine dell’incontro offerti i prodotti di “Terra Libera“, realizzati grazie al lavoro di tanti giovani nei terreni confiscati ai boss mafiosi e dati in gestione all’associazione “Libera”. Si apre ufficialmente una nuova pagina ricca di contenuti, progetti e sogni portati avanti da un gruppo di ragazzi, quelli del Liceo “Ettore Majorana”, che intendono avviare una svolta culturale incisiva nel territorio e nella scuola etnea.
Tag:antimafia, associazione, dario, fabio, gabriella, gianni, giuseppe, guerini, la, legalità, libera, mafia, montana, notari, rosa, sicilia, strazzulla
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10 febbraio 2012

di Roberta Capodicasa
Il viaggio potrebbe dal punto in cui siamo arrivati scendere dolcemente a Sud, verso Selinunte ma proprio questa intenzione costringe a tornare per un momento sulla costa Est della Sicilia, a Megara Iblea, polis che fu la fondatrice della meravigliosa Selinunte. La costa orientale della Sicilia come abbiamo detto, fu quasi naturalmente investita dalla colonizzazione greca. Era infatti l’area immediatamente raggiungibile dalla Grecia, naturale punto di approdo in vista dello stretto di Messina e quindi del mar Tirreno. Era questa la rotta già percorsa dai Micenei e ripercorsa poi dai colonizzatori di VIII ca.. Non è un caso che tutta quest’area denominata ‘Etnea’, fosse sede dei Ciclopi e dei Lestrigoni, noti personaggi dei poemi omerici e di molte avventure dell’Eroe occidentale per eccellenza, Eracle. La fertilità delle pianure ivi presenti diede vita anche allo stanziamento delle colonie storiche di insediamento tra le quali appunto Megara Iblea fondata dopo una serie di traversie da coloni di Megara Nisea, polis collocata a metà strada tra Corinto ed Atene.
Circa alla stessa epoca anche Lamide venne in Sicilia, conducendo una colonia da Megara, e sopra il fiume Pantacia fondò una città dal nome Trotilo; più tardi andò da lì a Leontini e si associò in una comunità politica coi Calcidesi per un po’ di tempo; da essi fu scacciato e dopo aver fondato Tapso morì, mentre gli altri, costretti a partire da Tapso , fondarono Megara, detta Iblea, dopo che Iblone, un re siculo, aveva consegnato loro il territorio e li aveva condotti a quel luogo (750 a.C.ca.). Dopo avervi abitato per duecento quarantacinque anni, furono espulsi dalla città e dal territorio da Gelone, tiranno dei Siracusani. Ma prima di essere scacciati, cento anni dopo aver istituito la colonia di Megara stessa, avevano fondato Selinunte (628 a.C. ca.), inviandovi Pammmilo…
Questo il racconto dalle parole del nostro compagno di viaggio lo storico antico Tucidide., racconto che si mostra incerto e lacunoso. Quello che ci interessa è però la collocazione della polis nel lembo di terra settentrionale del golfo di Augusta, un terreno ad essi ceduto dal re siculo di Ibla, Iblone da cui deriva chiaramente il nome della polis.
Il sito che ci apprestiamo ad esaminare costituisce un caso emblematico per lo studio di una città di epoca arcaica. Lo scavo iniziato già nell’Ottocento è stato ripreso in modo sistematico solo nel dopoguerra ad opera della scuola francese facene capo a Vallet e Villard.
Gli scavi oltre a fornire dati di estremo interesse per lo studio della città greca in epoca arcaica, ha permesso di ritagliare un’oasi archeologica nell’area presa d’assalto ai nostri giorni dagli impianti industriali delle raffinerie sulla costa tra Augusta e Siracusa. Il piccolo angolo straordinariamente antico degli scavi è ritagliato, infatti, “tra le straordinariamente moderne raffinerie … pensiamo che ci sono forse ancora parti della necropoli (?) sottostanti agli edifici amministrativi di una delle 7 Sorelle che le giacciono placidamente sopra“ . *
Il sito è di difficile reperimento anche perché le indicazioni sulla strada, almeno quando andai io a visitarla, non sono facilmente rintracciabili, ma avere pazienza e perseverare nella ricerca permette di visitare una città greca arcaica che dovette essere di grande rilievo se appena un secolo dopo la sua fondazione, fu promotrice della felice fondazione di Selinunte nella parte orientale dell’isola. In seguito la guerra contro Gelone, tiranno di Siracusa, le fu fatale e la città fu rasa completamente al suolo: era l’anno 483 a.C.. Il tiranno divise la popolazione in due gruppi: i ricchi, chiamati grassi da Erodoto, che furono trasferiti a Siracusa ed integrati nel corpo civico, gli altri che furono resi schiavi e venduti benché non fossero i responsabili del conflitto. La città nel 415 a.C. era ancora deserta come ricorda Tucidide e sarà nuovamente occupata solo nel 340 ad opera di Timoleonte per subire poi, di lì a poco, un identico destino da parte dei Romani nel 214 a.C.. Come abbiamo accennato, la cattiva stella di Megara Iblea continuerà fino ai nostri giorni ma l’opportunità di visitare lo scavo andrebbe davvero tentata: sarà così possibile accedere direttamente alla visita delle splendide strutture dell’ VIII e VII sec. a.C. e al piccolo Antiquarium. Si potrà conoscere così l’insediamento che si articola su un pianoro alto appena 20 metri sul livello del mare che è ad esso prospiciente sul versante est. Il sito è d’altra parte limitato a Nord e Sud dalla valle del Cantera. L’area da visitare si presenta, dunque, assolutamente pianeggiante priva di un’acropoli e circondata da imponenti mura ma non tali da proteggere la polis dai vari assalti subiti nel corso del tempo. E’ possibile conoscere de visu le case degli antichi abitanti ed entrare nel loro habitat. Lo spazio abitativo era infatti diviso in due lotti: privato (lotti di terra con le case) e pubblico (aree religiose civili e strade). Ogni lotto, isolato dai primi cittadini, era di ca. 12 m. e le case ivi costruite presentavano una superficie abitativa di non più di 15-20 mq e uno spazio antistante con funzione di orto pari a 100-120 mq. Nel corso degli anni la superficie abitativa delle case si doterà di un altro piccolo locale tanto da avere tre piccoli ambienti allineati con apertura a sud verso il cortile.
Fin dal 1948 lo scavo della missione archeologica francese ha messo in luce l’impianto urbano di tutta la zona dell’agorà. L’area si articolava secondo tre assi principali, due in direzione est/ovest e uno nord/sud. Queste strade principali che tagliavano i nuclei abitativi avevano una larghezza dai 5 ai 6 metri.
Ricordo delle strade regolari che mi fecero impressione per la loro precisione e degli spazi abitativi altrettanto ammirevoli per la loro uniformità.
La città sembrava proclamare ancora la sua esistenza nonostante i terribili colpi subiti dalle alterne vicende storiche che l’avevano colpita.
Ricordo bene il mare su cui sembrava affacciarsi con le piccole case e le strade su cui si poteva camminare ancora seguendo tragitti antichi.
Mi ricordo dell’antiquarium e dei nomi dei grandissimi archeologi francesi Georges Vallet e Francois Villard che tanto fecero nella seconda metà del Novecento per riportare alla luce questo splendido sito greco che sembrava non dover mai cessare la sua lotta per la sopravvivenza, mutatis mutandis ancora di più nei nostri civili e modernissimi tempi.
I personaggi che incontrai furono anche essi tremendamente percepibili nella loro ‘lontana vicinanza’: una figura di donna che allattava due bambini e la statua funeraria di un medico, le due celebri sculture provenienti dalle necropoli di Megara, attualmente nello splendido Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa.
Le due statue colpirono moltissimo la mia fantasia: la prima era una statua funeraria di un kouros del colore della carne viva che mi gridava la giovinezza e la morte precoce del personaggio raffigurato, un medico, come dichiarava la frase incisa in caratteri greci sulla coscia; voleva indicare la sua qualifica e la sua generalità, medico Sombrotidas figlio di Mandrokles. La seconda, una statua di circa la metà del VI sec. a.C., che stringeva in un abbraccio affettuoso due fanciulli, pareva conscia della storia pesante vissuta dagli uomini e dalla città che l’aveva ospitata e gridava nonostante tutto con quell’abbraccio, la sua arcaica tenerezza.
Ho voluto e dovuto tornare indietro e fermarmi in particolare su questo sito perché è tanto importante e tanto poco conosciuto anche se ha una storia interessantissima sia nell’antichità che nel presente, perchè è stato amato e scavato da studiosi che stimo moltissimo per la tenacia e la caparbietà e cui devo importanti frammenti del mio vario e vago interesse per la Storia.
Tag:capodicasa, colonia, greca, iblea, megara, roberta, selinunte, sicilia, viaggi
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20 gennaio 2012
Si e’ da poco concluso l’incontro tra i prefetti siciliani, il, presidente della Regione Raffaele Lombardo e gli esponenti del movimento ‘forza d’urto’ che da lunedi’ stanno scioperando. Il presidente dell’Aias, Giuseppe Richichi ha sottolineato che “dall’incontro sono emersi dei punti che sottoporremo all’assemblea del nostro movimento che terremo a Catania, intorno alle 18”. ”La protesta -aggiunge Richichi- proseguira’ anche domani. Sui punti discussi con il presidente Lombardo e sulle eventuali iniziative da adottare -ha precisato Richichi- non dico nulla. Su sue eventuali nuove forme di protesta le notizie si avranno al termine della nostra assemblea”. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo, ha detto, che chiedera’ un incontro con il presidente del consiglio Monti per affrontare gran parte delle richieste, come il costo della benzina, non di competenza della regione Siciliana.
Tag:autotrasportatori, governo, lombardo, monti, richichi, scipero, sicilia
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20 gennaio 2012
“Dopo l’ iniziale silenzio mediatico ed istituzionale calato sulle iniziative di protesta degli agricoltori siciliani, cui abbiamo ribadito la nostra vicinanza e sostegno, e’ in atto il tentativo di delegittimare l’immagine di un movimento spontaneo, che ha il merito di aver sollevato la questione agricola, in particolare del mezzogiorno, dove il disagio delle popolazioni rurali, piu esposte alla crisi, fa sentire la sua eco in tutto il Paese, nella totale inerzia delle organizzazioni sindacali di categoria”. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore della neonata FIMA, Federazione Italiana Movimenti Agricoli. “La personale conoscenza di molti agricoltori che guidano il movimento e la loro storia drammatica – aggiunge il coordinatore – mi consente di testimoniare la sincerita’ dei manifestanti, animata da uno spirito di servizio verso i piu’ deboli e negli interessi generali del Paese, pur nella rabbia comprensibile di chi soffre e non viene ascoltato. Un attitudine questa sempre piu’ rara in un Paese in cui l’ egoismo miope dei poteri forti e le connivenze hanno ampliato le distanze sociali e la poverta’, riducendo la capacita’ contributiva e il potere di acquisto dei prodotti agricoli, ma non la dignita’ di chi, venendo alla luce dalla terra, puo’ andare a testa alta di fronte ad accuse disdicevoli e strumentali”. “La nostra Federazione – prosegue De Bonis – e’ basita per le affermazioni del presidente regionale di Confindustria che, nel tentativo vano di minimizzare o zittire la protesta – denunciando infiltrazioni malavitose – spera, forse, di pregiudicare l’ accesso ai media nazionali, creando confusione sulle vere motivazioni che la muovono. E’ altresì difficile, ed insensato, di fronte ad una reazione di popolo trasversale, distinguere il colore politico dei manifestanti”.
La verita’, forse, e’ che la classe industriale di questo Paese comincia ad allevare il timore di un cambio di paradigma che possa mettere in discussione la distribuzione dei redditi, intaccando molte situazioni di privilegio. Gli industriali non dovrebbero dimenticare che sul primario si fonda l’ economia dell’ Italia e se si ferma il primario e’ normale che si fermino tutte le altre attivita’ economiche. E’ inutile, pertanto, scandalizzarsi! La Sicilia, culla di civilta’, sta alzando la testa senza farsi strumentalizzare da nessuno, men che meno da coloro che si frappongono ad una nuova regolamentazione dei mercati agricoli; bisogna cogliere il grande segnale di cambiamento che produrra’ una contaminazione positiva per la crescita del mezzogiorno e dell’ intero Paese.
L’ assenza di una politica seria di sviluppo e coesione del Paese, oggi che la crisi morde con forte intensita’, manifesta la sua portata storica. E’ tempo che il Parlamento ed il Governo in modo unitario ne prendano atto, aprendo subito il confronto ed assumendo con urgenza misure straordinarie. Il vento del cambiamento e’ inarrestabile ed indomabile e la buona politica dovra’ supportarlo, per il bene comune.
Tag:agricoli, federazione, fima, forconi, italiana, movimenti, movimento, sicilia
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17 gennaio 2012
LA SICILIA E’ IN RIVOLTA E I MEDIA NAZIONALI CHE FANNO? SILENZIO
il ‘Movimento dei Forconi’, un’associazione di agricoltori, allevatori ed ora anche di autotrasportatori “stanchi del disinteresse quanto del maltrattamento da parte delle istituzioni”
I Tir, da quelli che trasportano benzina a quelli che trasportano prodotti agricoli e altri prodotti ancora, hanno spento i motori. Tutto fermo. Tutto bloccato. Come già accennato, una “Rivoluzione”. Pacifica, ma più che mai determinata. “La rivoluzione parte dalla Sicilia”, si legge nei manifesti “non una guerra tra poveri, ma una guerra insieme contro questa classe dirigente che ancora una volta vuole farci pagare il conto. Vogliamo scrivere una pagina di storia e la scriveremo. Siamo siciliani veri ed invendibili. Ora il gioco comincia a farsi duro”. Non sono né di destra, né di sinistra. Minimo comune denominatore, la rabbia contro una classe politica nazionale vessatrice e la convinzione che la politica siciliana sia in mano agli ‘ascari’.
“Si muoveranno i Tir degli autotrasportatori siciliani presso i presidi stabiliti in tutte le province, accompagnati da manifestanti provenienti da tutta I’Isola per gridare forte l’indignazione contro una classe politica di ladroni e nepotisti. Il sistema politico istituzionale è al collasso, i politici rubano a doppie mani, la stessa cosa fanno i burocrati, non c’e… spazio di discussione per risolvere il problemi della gente. Lombardo presidente della Regione siciliana si dichiara incapace d’intervenire, mentre l’economia del’Isola è ferma e le aziende e le famiglie sono al fallimento. Tutti ci aspettiamo delle risposte, ma non sappiamo da chi. “
Tag:forconi, movimento, rivolta, sicilia
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16 gennaio 2012
E’ cominciato ieri sera a mezzanotte il blocco totale della Sicilia. Un’occupazione pacifica di tutti i principali porti, raffinerie e snodi viari dell’Isola. Tutti i punti di snodo sono presidiati dai protagonisti dei movimenti che, da oggi fino a venerdì 20 gennaio, daranno vita a quella che è già stata ”battezzata’ le “Cinque giornate della Sicilia”. Una battaglia culturale e sociale portava avanti da imprenditori che operano in tutti i settori dell’economia isolana. Dai trasportatori agli agricoltori, dai commercianti ai piccoli industriali. Tutti uniti nella lotta per una Sicilia migliore. E, soprattutto, non vessata dal car-prezzi.
“La rivoluzione parte dalla Sicilia”, si legge nei manifesti “non una guerra tra poveri, ma una guerra insieme contro questa classe dirigente che ancora una volta vuole farci pagare il conto. Vogliamo scrivere una pagina di storia e la scriveremo. Siamo siciliani veri ed invendibili. Ora il gioco comincia a farsi duro”.
Non sono né di destra, né di sinistra. Minimo comune denominatore, la rabbia contro una classe politica nazionale vessatrice e la convinzione che la politica siciliana sia in mano agli ‘ascari’. Chi sono? A firmare la chiamata alle armi, il ‘Movimento dei Forconi’, un’associazioni di agricoltori, allevatori ed ora anche di autotrasportatori “stanchi del disinteresse quanto del maltrattamento da parte delle istituzioni”
fonte : linksicilia.it
nota di redazione: qualcuno sta sottovalutando questa situazione, il blocco delle merci dall’isola potrebbe creare problemi inimmaginabili per l’economia italiana, attenzione la Sicilia… è vicina
Tag:benzina, crisi, dei, economia, forconi, manovra, movimento, sicilia, tir
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30 ottobre 2011

Kouros o Giovinetto di Mozia
di Roberta Capodicasa
Mozia, Motye in greco, Mtwe (filanda?) in fenicio, è una piccola isola dinanzi alle saline dello Stagnone di Marsala. D’improvviso veniamo a trovarci dopo essere stati a Taormina-Naxos, come d’incanto, sulla costa occidentale della Sicilia, potremmo dire nel suo angolo più ad ovest che coincideva in antico con capo Lilibeo. Abbiamo a questo punto percorso da Taormina tutto il fianco nord del trilatero che stabilisce il lato nord dell’isola stessa definita col nome greco di Trinacria (tria-akrai), cioè terra con tre promontori (Pachino. Peloro e Lilibeo) e forma triangolare. Abbiamo abbandonato così le colonie greche della costa est per avventurarci in territorio prettamente Fenicio. Fino ad alcuni anni fa si pensava che la presenza fenicia nel mediterraneo e quindi in Sicilia, si potesse ragionevolmente porre tra la fine del XII secolo a.C. e il secolo seguente, sulla scorta di vari dati e considerazioni cui brevemente accenno: il dato più interessante che costituisce il punto di partenza è il noto passo (dell’immancabile!!!) Tucidide che qui ritengo di riportare per la sua grande importanza: “Abitarono poi anche i Fenici tutte le coste della Sicilia, avendo occupato il promontorio sul mare e le isolette vicine, a causa del commercio coi Siculi. Ma quando poi gli Elleni in gran numero vi giunsero dal mare, lasciata la maggior parte dell’isola abitarono a Mozia, Soloenta e Panormo, vicino agli Elimi, avendole confederate e confidando nell’alleanza degli Elimi e perchè da quel punto, Cartagine dista dalla Sicilia di una brevissima navigazione” (Vincenzo Tusa 1988)”.

La casa dei mosaici
Sarebbe bello esaminare attentamente in chiave storiografica questo passo interessante da molteplici punti di vista ma dobbiamo procedere per giungere al nostro isolotto, 45 ettari appena, denominato anche San Pantaleo. Mozia dista appena un chilometro dalla costa. Le testimonianze più antiche provengono dagli scavi eseguiti nei primi anni del 1900 dall’inglese J. Whitaker che, per non avere intralci sul lavoro, vide bene di comprarsi tutta l’isola. Fu anche merito suo la produzione del celebre vino Marsala tipico dell’isola che Whitaker vide bene di produrre oltre che dedicarsi all’archeologia. Fu egli a scoprire le prime necropoli fenicie di Mozia e ad avviare quegli scavi che arrivarono nel corso del Novecento ad identificare Mozia come un luogo di altissimo interesse archeologico soprattutto per la sua fase di maggiore splendore quella cioè di VI e V secolo a.C.: gli scavi attestano infatti che il sito fu poi distrutto nel 397 a. C. e mai più ricostruito. I reperti sono conservati nel Museo Whitaker alloggiato al pianterreno della villa che appartenne all’omonimo proprietario. Era questo il luogo in cui personalmente aspiravo vivamente ad entrare la prima volta che mi recai nell’isola. Il motivo era

Imbarcadero per Mozia
vedere quella che considero una delle statue più belle conservateci dall’antichità, il kouros, un ‘giovane’ con una veste insolita: un chitone con sette pieghe di stoffa, abito sottile e insieme ampio, che cinge completamente il corpo atletico della statua secondo la tipologia dello Stile Severo in cui è realizzata. Le pieghe dell’abito sembra che ondeggino in forza del movimento appena accennato che il corpo, in un gioco di onde e di veli che creano una atmosfera molto sensuale, sembra compiere: come dice uno studioso di nome Falsone, “Si ha l’impressione che lo scultore avesse voluto ritrarre un nudo e che sia stato costretto a vestirlo!!!” . La statua è certamente un originale greco della prima metà del V secolo opera di un grandissimo maestro forse ateniese. Si tratta probabilmente di un atleta olimpico punico di cui la statua funeraria celebra la memoria? I discorsi degli studiosi sono sempre aperti a nuove e stimolanti interpretazioni che non arrivano mai a nulla di definitivo lasciando dunque il kouros e la sua storia mitica. Appeso tra Grecia e Sicilia, il suo fascino misterioso si conserva nelle sale di un piccolo museo di una piccola isola fenicia. Per quanto mi riguarda io credo che si tratti davvero di un atleta olimpico vincitore di una gara alle antiche olimpiadi visto l’episodio singolare che mi capitò quando andai a vederlo per la prima volta nell’Agosto 2004.
Appena sbarcata col traghetto dalla terraferma mi recai di corsa, si fa per dire!, all’ingresso del Museo. Si può dire che quasi non parlai con il bigliettaio, una bella signora forse nord europea, che mi vide andare di fretta, ma proprio di fretta! Entrai nella sala dove mi aspettavo di incontrare il kouros girando una sorta di angolo e…la stauta non c’era! Cosa poteva essere successo? Ero confusa e disorientata. La portinaia mi raggiunse in persona e, con fare dispiaciuto, mi disse a bassa voce: “Il Kouros è stato portato ad Atene in occasione delle Olimpiadi, mi dispiace, mi dispiace davvero”. Per alcuni secondi stentai a crederlo. Peccato però!
Fu una delle mie più cocenti delusioni dell’età adulta.

Santuario del Cappiddazzu
Nota:L’accesso all’isola è consentito solo da due imbarcaderi privati, che oltre a collegare la stessa Mozia alla terraferma permettono di visitare anche le altre isole dello Stagnone. L’isola appartiene alla Fondazione Whitaker, e benché sia aperta al pubblico e visitabile durante gli orari di apertura, è in vigore il divieto di sbarco non autorizzato. Nell’antichità una strada collegava la terraferma all’isola tra Capo San Teodoro e l’estrema punta moziese settentrionale: oggi la stessa via risulta sommersa dal mare.
Da visitare all’interno delle mura, il “Santuario del Cappiddazzu” (in siciliano “cappello largo”) a poca distanza dalla Porta Nord.
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13 ottobre 2011
di Roberta Capodicasa
Proprio a ridosso della strada che s’affaccia sulla splendida e famosa spiaggia di Giardini Naxos, (Giaddini in siciliano) frequentata da numerosi turisti, si trova lo scavo di Naxos una delle colonie greche più antiche di Sicilia. Lo scavo, a quanto mi ricordo, è così bene nascosto a sguardi troppo indifferenti al passato da rendere del tutto probabile la permanenza a Giardini per una vacanza e non rendersi neanche conto di trovarsi nei pressi di uno scavo di straordinario rilievo.

porta di Apollo
Si comincia la visita da un piccolo Antiquarium all’interno di una struttura borbonica a Capo Schisò; da qui è possibile orientarsi sull’area archeologica vera e propria. Mi rendo perfettamente conto a questo punto del bisogno sempre più necessario di spiegare la grande rilevanza che dò a questa località, il motivo affettivo che ad essa mi lega. Ricordo chiaramente che fu uno dei miei
momenti più emozionanti in Sicilia, l’accorgermi all’improvviso, girato l’angolo oltre la splendida e mondana spiaggia di Giardini Naxos , di trovarmi su uno scavo greco arcaico; d’incanto la confusione era cessata, lo spazio si era come dilatato, il silenzio dominava le cose. Mi
sembrò di aver superato, senza accorgermene, la barriera del tempo. Nasso fu la prima colonia greca di Sicilia, se vogliamo prestar fede a Tucidide, e numerosi autori tramandano di Teocle calcidese che insieme ad alcuni Ioni di Nasso, l’omonima isola delle Cicladi, avrebbe occupato l’area di Capo Schisò sottraendola probabilmente a degli indigeni Siculi. Il sito dove sarebbe sorta Naxos doveva essere un approdo sicuro ed obbligato per le navi che facevano

panorama Giardini Naxos - Taormina
rotta verso Occidente dal Mediterraneo Orientale. I primi coloni sarebbero arrivati su una spiaggia dove eressero un tempio ad Apollo Archeghetes il dio di Delo protettore dell’impresa coloniale, nell’anno 754 a. C.: anche questo riferimento a Delo ci riporta all’area delle Cicladi da cui proveniva il nucleo forte dei coloni, considerato anche il nome dato al sito e mutuato probabilmente dalla omonima isola dell’Egeo, Nasso. Dai pochi dati che abbiamo risulta che la polis fu partecipe degli eventi politico economico militari che riguardarono la costa est della Sicilia per tutta l’età arcaica e si trovò spesso in lotta con Siracusa. Le guerre intestine caratteristiche del mondo greco la videro completamente distrutta da Dionigi, il celebre tiranno siracusano, nel 403 a. C.. Gli abitanti superstiti cercarono continuamente di

Gelsomino
riprendere possesso della polis fino a che Andromaco, padre del grande storico Timeo, non vide più opportuno abbandonare il sito di Nasso per preferire quello prospiciente di Tauromenion, la moderna Taormina, città gentilmente appoggiata su una collina a 200 m. slm. da cui è possibile uno sguardo meraviglioso sulla costa est della Sicilia fino all’Etna. Il dato d’eccellenza, tra i molti, su cui ci soffermeremo è l’essere stata celebre nell’antichità per il rinomato vino di cui ci testimonia Plinio il Vecchio nella sua opera Naturalis Historia insieme alle monete su cui è spesso raffigurato il dio del vino, Dioniso. Plinio famoso per la sua competenza in materia, prediligeva il vino ‘Taormina bianco’ prodotto con le antiche uve Catarratto bianco*,

grappolo uva catarratto
Carricante, Grillo, Inzolia e Minella bianca. Tali testimonianze, consentono a questo punto di spendere qualche insufficiente e certamente povera parola sul vino di Sicilia: il vino siciliano
potrebbe essere davvero confuso con un’ambrosia divina, direttamente donata da Dioniso; le uve particolari, i raggi del sole cocente sotto cui i chicchi maturano, il paesaggio caldo e mediterraneo che lo nutre, il suo profumo impregnato di mare, con il retrogusto al sapore di mandorle, gli conferiscono un carattere particolare che lo rendono inimitabile: non riesco mai a decidere dinanzi ad un vino siciliano se mi affascini di più il colore, il profumo o il sapore. La miscela dei tre è, comunque, un cocktail prediletto tra le cose amabili di questo mondo e della Sicilia in particolare.
*Il catarratto, l’uva a bacca bianca più diffusa in Sicilia
Tag:andromaco, bianco, capodicasa, catarratto, cicladi, colonia, costa, dionisio, etna, giardini, greca, il, ionica, nasso, naxos, orientale, plinio, roberta, schisò, sicilia, taormina, tauromenion, uva, vecchio
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6 ottobre 2011
Fino a due settimane fa, lo spettacolo pressoché quotidiano a Lampedusa e dintorni era il seguente. Le navi della nostra Marina avvistano il barcone carico di disperazione. A differenza di quanto sarebbe accaduto se si fosse trovata in acque maltesi, greche o spagnole, la carretta viene scortata in porto. I profughi sbarcano. La Protezione civile li rifornisce di acqua, cibo, coperte. Alcuni operatori salgono a bordo per prendersi cura di donne e minorenni, che vengono assistiti per primi. Gli agenti di polizia individuano lo scafista che aveva tentato di mimetizzarsi tra i fuggiaschi: sono loro a indicarlo alle forze dell’ordine. I migranti vengono portati al centro di prima accoglienza di Lampedusa per il riconoscimento fotosegnaletico. A quel punto subentra l’attesa per conoscere quale destino li attende: l’asilo, il permesso temporaneo di soggiorno, il rimpatrio.
A un certo punto della trafila, si inserisce un elemento particolare. È il presidio delle Onlus, le associazioni umanitarie presenti in forze a Lampedusa. La loro non è un’attività clandestina: ogni organizzazione agisce in base a un progetto approvato dal ministero dell’Interno. E ciascuna Onlus è dotata di un cospicuo fondo spese per pagare, tra l’altro, vitto e alloggio non agli africani, ma ai drappelli di volontari. Cosa che ha fatto felici albergatori e ristoratori dell’isola disertata dai turisti.
L’impegno dello Stato italiano per fronteggiare l’emergenza, valutabile in un miliardo di euro, non basta. Occorre l’intervento delle associazioni umanitarie. Il cui compito non è procurare prima assistenza ai profughi, ma inserirli in un circuito di protezione. Spiegare loro quali diritti hanno. Fare loro conoscere mediatori culturali, interpreti, avvocati. Organizzare la permanenza nell’isola. Aiutarli a sfruttare ogni piega della legge per poter restare in Italia. Metterli in contatto con i familiari, perché devono sapere che in Italia c’è posto per tutti.
Appena sbarcati, i nordafricani ignorano dove si trovano, non conoscono la lingua e le leggi del posto, sono stralunati. Eppure in pochi minuti hanno già firmato un plico di moduli in cui si mettono nelle mani di un avvocato sconosciuto ma garantito dalla provvidenziale Onlus. La formula è standard: «Io Tal dei Tali attualmente trattenuto presso l’ex base Nato Loran a Lampedusa dal giorno X nomino mio avvocato di fiducia Pinco Pallino, presso il cui studio eleggo domicilio, affinché svolga le pratiche necessarie per porre fine al mio trattenimento e richieda per mio conto un permesso di soggiorno. Ai sensi delle norme vigenti in materia di autocertificazione autorizzo ai trattamenti dei miei dati personali». Spesso la firma è una sigla incerta ma certificata da un funzionario del comune di Lampedusa sulla base del numero identificativo dello sbarco.L’emergenza nordafricani è un sacrificio per gli automobilisti, che pagano più cari i carburanti. È un aggravio ragguardevole per il bilancio dello Stato. Ma è anche un’occasione di business. Per il 2011 il Fondo europeo per i rifugiati ha stanziato all’Italia 7.740.535,42 euro, più altri 6.850.000 straordinari per le «misure d’urgenza». Ulteriori 6.921.174,29 euro arrivano tramite il Fondo europeo per i rimpatri. Con questi soldi il Viminale finanzia progetti presentati dai soggetti più vari (enti locali e pubblici, fondazioni, organizzazioni governative e non, Onlus, cooperative sociali, aziende sanitarie, università) selezionati attraverso concorsi pubblici. Si tratta di 21 milioni e mezzo di euro complessivi.
Molti dunque sfruttano l’emergenza per ottenere visibilità, rivendicare ideologie, attaccare il governo, e anche per fare soldi. Ogni carretta del mare approdata a Lampedusa mette in movimento un complesso apparato. I direttori operativi delle Onlus si precipitano, dettano appelli scandalizzati e li diffondono tramite solerti uffici stampa chiedendo interventi, trasferimenti, soldi, chiaramente in tempi improrogabili. Gli avvocati, tutti attivi nel campo dei diritti umani e spesso difensori di pacifisti e no-global (la genovese Alessandra Ballerini, legale segnalata da Terres des Hommes, si candidò con la sinistra alle regionali 2010), redigono denunce ed esposti. I parlamentari di opposizione presentano interrogazioni allarmate in cui si parla di «prigionieri», «reclusione», «condizioni indegne di un Paese civile».
Il business dei diritti umani contagia perfino il mondo dell’arte. La scorsa settimana è stato presentato a Roma il progetto di trasformare le imbarcazioni abbandonate a Lampedusa in opere d’arte. «Un modo per dire che un relitto è tragica testimonianza – fanno sapere gli ideatori – ma anche porta verso il futuro». A ciò si aggiunge «la valenza epocale del fenomeno immigrazione», cui l’arte offre «un segno di solidarietà». Peccato che per la regione Sicilia le carrette siano rifiuti tossici perché verniciate da sostanze contenenti piombo. Altro che opere d’arte messe in vendita a beneficio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati: dovrebbero essere smaltite con mille precauzioni. Assieme a tanta retorica assistenziale.
Tag:alessandra, alto, associazioni, ballerini, barconi, carrette, commissariato, del, emergenza, europero, fondo, i, immigrati, lampedusa, mare, marina, militare, nordafricani, onu, per, regione, rifugiati, sicilia, solidarietà, umanitarie
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1 dicembre 2010
Il Priore della Confraternita *Jacques De Molay* della regione Sicilia
Frà Corrado Armeri
I Cavalieri Templari Cristiani *Jacques De Molay* con il loro Priore della Sicilia frà. Corrado Armeri – esprimono tutta la loro disapprovazione per quanto accaduto nella scuola di Solarino. Ricordiamo a tutti che l’umanità intera – a prescindere dai differenti credo religiosi – riconosce nel Crocifisso l’immagine di Dio, che si fece uomo per Amore degli uomini, sino a sacrificare la Sua stessa vita. Pertanto preannunciamo che, nel rispetto delle regole della democrazia, faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per opporci ad ogni tentativo – anche giudiziario – di quanti mirano a negare e sovvertire l’Identità, anche religiosa, della nostra Europa.
Non è una nuova crociata, perché il Crocefisso non ha bisogno di essere difeso, è l’unico ed inequivocabile simbolo di Pace , messaggero di Ideali altissimi che costituiscono le radici non solo dell’identità Cristiana ma anche italiana ed europea. Il Crocifisso conclude tragicamente la grande storia di un uomo innocente che sceglie di morire per non tradire gli altri uomini. Per i cristiani quell’uomo è il figlio di Dio, per altre religioni quell’uomo è un profeta, per i non credenti quell’uomo merita sicuramente rispetto .
Crediamo fermamente che sotto il simbolo del Crocifisso da sempre è sinonimo di dialogo con tutti, un valido indirizzo per la solidarietà e l’accoglienza. Un simbolo che rinvia ad un atto di amore, quello del Cristo che ha invitato ad amare i nemici; dunque un messaggio di straordinaria attualità, che da duemila anni a questa parte parla di tolleranza e di apertura, e oggi sostiene il processo di inclusione e di crescita di una Italia e di una Europa che si trovano ad essere centro e meta di importanti flussi migratori,ma che non può e non deve perdere la sua identità Cristiana.
Il Crocifisso si onora , reagiamo con sdegno ai tentativi di rimuoverlo, dalle nostre pareti,che siano esse scuole o edifici pubblici, chiunque è libero di rimuoverlo dalla propria coscienza,ma non accettiamo scuse di nessun tipo specialmente riguardando le possibili offese alle altre religioni ,chiunque può essere laico,ma non vigliacco.
Tag:armeri, corrado, crocifisso, sicilia, templari
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11 ottobre 2009

giovanni crisotomo
Corleone,
“ti da la capacità di guardare ed osservare la gente non come curiosità effimera.
Conversazioni…..
di Francesco La Rosa
Viaggiare per le colline di Doglio può essere bello se cerchi la serenità dei boschi incontaminati e l’atmosfera magica di un tempo passato, ma diventa più entusiasmante trovarsi davanti ad un camino scoppiettante in compagnia di Giovanni Crisostomo.
Il “nostro” sembra capitato li per caso, e forse non sappiamo ancora perché dalla natia Sicilia e passando da Parigi, Giovanni decide di condividere, e di trarne ispirazione, la sue emozioni di artista con un ambiente tanto intenso per la sua bellezza silenziosa e selvaggia .
Nato a Palermo nel 1940, già da giovanissimo esprime la sua vocazione artistica suonando chitarra classica fino a quando fu travolto dall’interesse del flamenco grazie ad una ragazza spagnola che gli regala un disco, un 45 giri, con brani di flamenco dell’artista Nino Riccardo.
L’interesse per questa nuovi ritmi lo porta in Spagna alla ricerca di spartiti musicali, praticamente introvabili in Italia dove quel tipo di musica era accostato alla tradizione gitana, ed in Francia dove approfitta della sua capacità di esprimere il flamenco per guadagnarsi qualche soldo per sopravvivere. Ancora oggi resta la sua grande passione.
Vissuto a Corleone negli anni ’50, si sente “cresciuto in fretta” , Corleone , dice, “ti da la capacità di guardare ed osservare la gente non come curiosità effimera, ma come modo di rapportarsi con essa, e tutto questo ha sviluppato una ipersensibilità verso tutto ciò che è nuovo e di intimo che accompagna ogni abitante del luogo facendomi capire ancora oggi quanto la realtà fosse superiore all’immaginazione e dove ancora le coppole ed il mantello a ruota erano simboli già decaduti di una Sicilia che il resto del mondo avrebbe malconosciuto. Questa ipersensibilità mi fa capire, quando sono al cospetto di un fatto non chiaro, che essere legati a quei sentimenti è ancora oggi un valore.”.
Da questo mi viene difficile capire come l’arte abbia potuto condizionare e influenzare la sua vita in maniera cosi intensa e coinvolgente, ma la sua risposta, accompagnata da un sorriso amaro e insieme ammiccante, svela la sua sicilianità … ”non lo so”, è la sua risposta, accompagnandola da una citazione di Calvino, “i grandi dolori, come le grandi gioie, sono muti”.
Un attimo si silenzio, infatti. ci separa come un impenetrabile muro nero di pietra lavica dell’Etna, e a questo punto ricordandomi di essere siciliano anche io, mi viene voglia di “prendere la coppola e andare via”, invece mi attacco disperatamente alla crostata che in ossequio alla straordinaria tradizione di ospitalità siciliana mi viene offerta, per pensare ad una nuova domanda, ma guardandolo negli occhi ho l’impressione che lui creda di essersi liberato di me, infatti continua a tacere e sorridere, ma poi con fare benevolo, si alza e mi invita a visitare il suo studio al piano inferiore. Dopo pochi istanti, la rivelazione, nonostante la grande confusione dello studio, mi trovo al cospetto di immagini e colori che pochissime persone hanno avuto il privilegio di ammirare, opere di grande dimensione, anche 2 metri per 3, e dipinti più piccoli, non firmate a differenza di una raccolta di venti piccoli di cm 25 x 35, realizzati con tecnica mista su carta, dove ogni immagine rappresenta un racconto che è nella mente dell’artista…storia 10…..sole e verità…. ecc. che con la collaborazione della poetessa tedesca Linde… saranno oggetto di un libro di prossima pubblicazione, e che portano la sua firma. Colori forti, intensi, ispirati oltre che dallo straordinario istinto creativo, e qui la rivelazione, ultimamente anche dall’ascolto musicale delle esecuzioni del maestro Fernando Grillo.
Particolare impressione desta un’opera di grandi dimensioni m 3,20 x 1,80 dedicata al balletto “Enfant e Sortilege” di Ravel e ispirata dai disegni di bambini provenienti da diverse parti d’Europa, e di un altro di dimensioni leggermente più contenute ispirato da un famosissimo dipinto di Guttuso “ Il Merlo” e una natura morta che ricorda il pittore fiammingo del ‘700 David Dehem dal quale aveva avuto ispirazione addirittura Matisse.
Opere che nella essenzialità raffigurativa cercano di eliminare dai soggetti il superfluo, e che esprimono attraverso i colori una grande musicalità e che si rifanno a “l’Odisseo” l’eroe omerico di Joice e a quello nascosto di Kafka.
Tag:calvino, corleone, crisostomo, dehem, enfant e sortilege, etna, fernando grillo, guttuso, linde, matisse, ravel, sicilia
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