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SIC non sarebbe felice

25 ottobre 2011

di Giampiero Tasso

Marco Simoncelli

Mi ha sorpreso e parecchio la mamma di Marco Simoncelli. Con la morte nel cuore ha detto…. non piangete, Marco non e sarebbe felice. Può sembrare assurdo che nel pieno del dolore si possa dire questo. Ed allora mi sono tornate alla mente le parole di mio padre: al mio funerale non voglio vedere nessuno che piange, per una volta che posso stare tranquillo fatemi il piacere di non vedere gente triste che si dispera per me. Morto? Ma scherzi? Solo se vorrete dimenticarmi io sarò morto sul serio… e se dovessi partire per l’Australia e restarci… che ne so, trent’anni… non sarebbe uguale?
Si ma potremmo scriverci, telefonarci, sentirci….

Per Marco fate la stessa cosa…. piangendolo fareste solo del male a lui che era vita, euforia, allegria, goliardia…. pensate che sia andato a correre altrove, lontano… per un campionato del mondo diverso. Pensate solo al fatto che può incontrare adesso Jarno Saarinen e Renzo Pasolini e far vedere a loro come si piega in moto GP e loro gli faranno sentire l’odore intramontabile dei due tempi e miscelati con l’olio di ricino e faranno a gara per il rumore che esci dai tubi di scappamento, sordi e fastidiosi quello dei due tempi, cattivo e tuonante quello della sua moto GP.
Marco gli potrà spiegare come si frena con i dischi in carbonio, come si riesce a derapare in curva e Jarno potrà dirgli con sfida… bella forza con ‘ste gomme qui…. fallo con le mie da 17 pollici che sono dure come una noce di cocco…. E Renzo starebbe a sentire, timido come sempre, magari preoccupato, visto che adesso sono in tre e lui ha fatto sempre l’eterno secondo. E magari a fine gara andrebbero tutti al bar di Libero Liberati che ricorderebbe una volta di più come si correva ai suoi tempi con la Gilera Saturno che sembrava morderti le mani e spezzarti i polsi ogni vota che acceleravi. E gli avrebbe ricordato come si allenava buttandosi a manetta sulle strade asfaltate e non in pista con i paracarri che ti facevano vedere i sorci verdi quando li sfioravi piegando. E poi tutti a mangiare sushi da Norifumi Abe per guardarsi senza satellite l’ultimo GP della stagione e tifare tutti per Valentino Rossi. Marco non vorrebbe vederci piangere ed essere tristi. Io lo ricordo da ragazzino l’unica volta che ho potuto conoscerlo ed intervistarlo. Una delle sue prime gare di minimoto e credetemi parlava allo stesso modo di oggi, la stessa cadenza, lo stesso sorriso la stessa forza di pareggiare il conto con la sfortuna pensando alla prossima gara….