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Teatro, “Oibò son morto” a Spello

10 novembre 2011

Giovanna Mori

Alle 21.15 andrà in scena lo spettacolo “Oibò son morto” della compagnia Liberarte Orvieto, di e con Jacob Olesen e Giovanna Mori. I due artisti sono i protagonisti di uno spettacolo originalissimo, una surreale e divertente riflessione sul senso della vita. Oibò sono morto è apparentemente un semplice pezzo di deliziosa comicità: due anime che si ritrovano in un altrove non ben identificato dopo essere morte inaspettatamente, nel pieno della vita.

S’incontrano e si amano di puro sentimento, per ovvia assenza di corpo. Ma dietro l’incalzare del ritmo comico traspare una vena dolcemente melanconica. Nel loro tenero ritrovarsi, le due anime non esprimono infatti i sentimenti dei morti, ma il desiderio dei vivi: quel bisogno struggente di far durare per sempre le emozioni.

Dopo lo spettacolo verrà presentata La bella Stagione 2011-2012. Interverranno il presidente di Fontemaggiore Stefano Cipiciani, l’ assessore alla cultura del Comune di Spello Liana Tili e il sindaco Sandro Vitali. Per finire, brindisi e buffet dolce per tutti.

E’ consigliata la prenotazione telefonando a Fontemaggiore tel. 075 5286651 o al Teatro Subasio tel. 0742 301689 (il giorno dello spettacolo dalle ore 15).

Per maggiori informazioni consultare il sito www.fontemaggiore.it

Libri: “Sono venuto a portare il fuoco” opera prima di Federica Ziarelli

19 marzo 2011

di Germana Gasbarri

Due storie, due vite si intrecciano.  Alice, che si è trasferita in Umbria con la sua famiglia perché  il clima umido di Venezia non è consono alla sua salute cagionevole, ritrova interesse alla vita attraverso le sensazioni di una fanciulla, che ha vissuto anni  prima e che ha affidato i suoi sentimenti, i  suoi stati d’animo,  le sua vibrazioni profonde alle pagine di un diario.

Il piccolo libretto “rilegato in rosso con bordi d’oro” diventato “confidente cartaceo”della giovane e capricciosa Aurora racconta la sua storia e la metamorfosi della sua vita grazie all’amore per Leonardo.

La scoperta che nella vita è più importante  “dare” che “ricevere” e che “l’unica misura dell’ Amore è amare senza misura” la porterà ad impostare la propria esistenza in modo completamente nuovo e inaspettato.

La lettura del diario, inoltre, fa si che gradatamente Alice giunga ad una sensazionale verità grazie alla quale la sua mamma e la sua famiglia ritroveranno finalmente: equilibrio, serenità e gioia di vivere. Romanzo appassionante, linguaggio ricercato in cui la scrittrice abbonda in figure retoriche che rendono aulica l’espressività.

Federica Ziarelli nasce a Perugia nel luglio del 1980. Estroversa e curiosa, si interessa di musica, danza e arte pittorica. Ama i bambini, gli animali, i fiori ed avere sempre la “valigia in mano”. “Sono venuto a portare il fuoco” è il suo romanzo d'esordio

Nel corso della narrazione ricorrono fraseggi e un insieme di termini che tradiscono compiacimento espressivo nel cesellare  immagini, concetti, paesaggi, espressioni ardite ”cuore algido”  “….albicante fiocco di neve” “odore odorato” “sogno sognato”.

Tentativi di linguaggio plastico come: “luoghi infestati di natura”, “la musica del silenzio tra gli alberi è armoniosa”, “il corpo:  un calvario di bellezza”, “le rondini volteggiano come ballerine felici”, “i rami degli alberi che diventano in inverno come coralli neri”, “i minuti che scorrono come piume che cadono da un edificio di un’ altezza incalcolabile” sono di estrema efficacia.

Accanto a un vagheggiato panismo tra stato d’animo e ambiente “sono entrata nel bosco ed esso è entrato in me”, dove sensazioni e pensieri si personalizzano nell’ aspetto della natura circostante, traspare un preziosismo formale nel rappresentare alcuni fenomeni atmosferici come la neve, la pioggia e alcuni processi psichici come i sogni.

L’ estrema, sofferta ricercatezza espressiva rivela una ricchezza concettuale e lessicale non comune, veicolo indispensabile che accompagna  tutta la narrazione ed è funzionale al coinvolgimento in prima persona del lettore.