Posts Tagged ‘soprintendenza’

ARCHEOLOGIA A TERNI: NON C’ERANO I CELTI MA GLI UMBRI NAHARKI

27 novembre 2012

di Marina Antinori

La popolazione protostorica degli “Umbri Naharki” è stato l’argomento della trasmissione “Il Salotto Buono …di Sera” condotto da Livia Torre, andato in onda il 21 novembre alle ore 20,40 su Teleterni, visibile anche in web streaming. Ospiti in studio sono stati la dott.ssa Maria Cristina De Angelis della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, la dott.ssa Marina Antinori, il dott. Stefano Ferrari, e Stefano Montori del Gruppo Speleologico delle Terre Arnolfe.

Gli argomenti trattati da parte dei rappresentati della Soprintendenza sono stati la necropoli delle (more…)

Agello di Magione, domenica 6 novembre riapre al culto la chiesa di San Donato

2 novembre 2011

Chiesa di San Donato

Riapre al culto domenica 6 novembre con una festosa cerimonia che avrà inizio alle ore 16 con la presenza dell’Arcivescovo di Perugia, monsignor Gualtiero Bassetti, del Ministro  Provinciale dei Frati Minori Cappuccini, Agnone padre Colaceli e del Sindaco di Magione Massimo Alunni Proietti, la Chiesa di San Donato in Agello, dichiarata con decreto della Soprintendenza dell’Umbria nel dicembre 2008  “edificio di interesse culturale  per i suo profilo storico, ambientale ed architettonico oltre alle ricche decorazioni interne”. I lavori di restauro, diretti dall’architetto Cristina Passeri e dall’ingegnere Mauro Cruccolini, hanno interessato la parte interna dell’edificio e sono stati finanziati con i fondi messi a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana e con le offerte degli abitanti di Agello. Sono in corso delle pratiche per ottenere un  contributo da parte della Soprintendenza. Nel 2006 l’allora parroco Giuliano Governatori, prematuramente scomparso, aveva iniziato  le pratiche burocratiche per accedere ai fondi previsti attività proseguita dal nuovo parroco, padre Francesco Ciaffoloni, che ha completato l’iter permettendo l’inizio del restauro  e seguendo personalmente i lavori. Alcuni artigiani e volontari di Agello hanno risistemato le parti in legno della chiesa (porte, panche e l’antico ambone), mentre il restauratore Nicola Panichi ha provveduto ai lavori di tinteggiatura e di sistemazione degli affreschi sotto il vigile controllo della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria.

Interno Chiesa di San Donato

Dopo i lavori di restauro interni rimane da sistemare  il sagrato e la piazza circostante, questa parte di  lavori verranno eseguiti entro i primi mesi del prossimo anno  sulla base dell’accordo tra la Parrocchia di Agello ed il Comune di Magione; la Croce posta sul sagrato verrà restaurata e  riposizionata su un nuovo piedistallo a cura della Pro Loco e della famiglia Prelati Ruggero. La Chiesa di San Donato, eretta fuori del paese,  ha un notevole valore storico ed artistico. Il suo impianto originario è certamente precedente al 1115 come si può dedurre in un documento dell’8 febbraio di quest’anno in cui Papa Pasquale II,  nel confermare “all’Abate del Monastero di San Pietro di Perugia i beni, i privilegi e le chiese già concessi ai suoi antecessori”, cita la chiesa di San Donato unitamente a ciò che il Monastero possedeva in Agello S.Donato rimane sotto la giurisdizione del Monastero fino al 1859, anno in cui fu ingrandita e restaurata dal Santini. Da quella data, fino al secondo dopoguerra, è sede di una  delle due parrocchie del paese con un proprio parroco nominato dalla Diocesi di Perugia. Per gli abitanti di Agello,  colpiti anche dal terremoto del dicembre del 2009, la riapertura al culto della chiesa rappresenta un momento di grande festa  anche in preparazione alle Feste Giubilari del S.S. Crocifisso che si terranno nel mese di giugno 2012.

Paciano, Il museo “Don Aldo Rossi”: la collezione

4 dicembre 2010

A cura dell’Assessorato alla Cultura Comune di Paciano

Scheda sul museo di Alessandra TiroliSoprintendenza ai Beni Storici ed Artistici dell’Umbria

Crocifissione

Il museo odierno, sezione di Paciano del sistema Museo diffuso dell’archidiocesi di Perugia- Città della Pieve, cofinanziato dai lasciti di don Aldo Rossi, dalla comunità parrocchiale di sala della confraternita del Santissimo Sacramento dove Francesco da Castel della Pieve, pittore proveniente dalla stessa città di Pietro Vannucci detto il Perugino, nel 1452 affrescò una grandiosa Crocifissione dietro commissione del priore Andrea di Giovanni Paciano e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, nasce, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici dell’Umbria, dalla volontà di valorizzare e conservare pezzi  e memorie del passato della comunità, così come già ideato da don Aldo Rossi nel 1994. La raccolta è ubicata infatti negli stessi luoghi, ovvero nella sala della confraternita del Santissimo Sacramento dove Francesco da Castel della Pieve, pittore proveniente dalla stessa città di Pietro Vannucci detto il Perugino, nel 1452 affrescò una grandiosa Crocifissione dietro commissione del priore Andrea di Giovanni. Poco più tardi, in una parete laterale, un pittore locale vi affrescò un’Annunciazione, tuttora visibile anche se rovinata. Nella grande sala confraternale sono stati collocati alcuni tra i più importanti dipinti che Paciano tuttora conserva: la Madonna del davanzale assegnata a Bernardino di Mariotto (fine XV secolo), una tela ad olio con Annunciazione della prima metà del Seicento, due pregevoli tele dell’ordine dei serviti del XVII secolo (Madonna addolorata e Madonna col Bambino e santi); una terza, sempre del Seicento, con santi domenicani (tutte provenienti dal convento di Sant’Antonio), e due dipinti raffiguranti Santa Lucia. Una piccola sezione è dedicata al pacianese Antonio Castelletti (1764-1840) con i Misteri, opera giovanile connessa alla tela della Madonna del Rosario, conservata nella parrocchiale, e il processionale Gonfalone di Santa Bonosa, compatrona di Paciano. Chiude la sezione la ricostruzione del polittico di Antonio e Giovanni Sparapane, di cui si conservano due laterali raffiguranti Santa Mustiola e San Pietro apostolo (1475-78).

Lo spazio espositivo oggi si arricchisce di altri spazi e della chiesa di San Giuseppe,

Madonna delle Grazie

recentemente restaurati e destinati al nuovo uso. Subito dopo l’ingresso della chiesa, chiamata anche Santa Maria della Concezione e “chiesa dentro”, nella cappella della Concezione, per la quale venne realizzato, si trova, entro la mostra in stucco a rilievo dipinto e dorato, il Gonfalone della Madonna delle Grazie realizzato attorno al 1470 dalla bottega  di Benedetto Bonfigli. Lungo la navata, dove nel 2000 sono riemersi una serie di affreschi votivi risalenti al XV secolo (due recano la data 1444 e 1449) raffiguranti santi e Maestà, sono alcune statue lignee (San Giuseppe, vestito, del XVII secolo; due Addolorate una del XVII e una del XVIII e una Vergine del Rosario, con capelli veri, del XVII secolo, una Natività, della fine del XVIII secolo) e un Gesù bambino detto dell’Aracoeli in cera dipinta. In alto, al di sopra dell’altare, nella sua antica collocazione è la Crocifissione di scuola bolognese della metà del XVIII secolo.

All’interno dello spazio presbiteriale dominato dalla deliziosa cantoria e inquadrato dalle due colonne neoclassiche, oltre alcuni rilievi del XVII e XVIII secolo (Angelo, Ecce Homo, Testa di Cristo e Immacolata) e la statua di San Giuseppe, posta nella nicchia sull’altare, sono una serie di espositori nei quali sono collocati pregevoli arredi ecclesiastici del XVI-XVIII secolo: croci; ostensori; calici; pissidi; servizi da mensa, da aspersione e da incenso; reliquiari; tabernacoli; carteglorie, candelabri e candelieri. Tra i calici si segnalano reperti di grande valore come quello datato 1591 ed altri due esemplari del XVI secolo. E’ qui collocata, nello spazio che l’ha sempre ospitata, la tela di Francesco Appiani (1704-1792) raffigurante lo Sposalizio della Vergine. Oltrepassate le tabelle confraternali si sale al piano ammezzato dove sono la saletta dei reperti archeologici, rinvenuti  dopo la seconda guerra mondiale nei pressi dell’area archeologica di Fonteboccio. Nella stanza adiacente trovano posto alcuni tra i paramenti sacri più significativi del territorio, per importanza ed antichità. Una piccola apertura introduce all’interno del vecchio campanile  ed ancora nella cantoria, dove si conserva un pregevole organo di Adamo Rossi datato 1795.



“I templi e il Forum di Villa San Silvestro”

26 novembre 2010

Francesca Romana Plebani

di Francesca Romana Plebani

“VILLA S. SILVESTRO. Tempio Romano III sec. a. C.”. Seguendo il nastro d’asfalto lungo ripidi tornanti attraverso magnifici panorami montani, questa l’indicazione che, all’inizio del lungo fondovalle, colpisce l’occhio del guidatore, una volta lasciata Cascia alle spalle e percorso 15 km in direzione Piana di Chiavano. Il sito venne scoperto intorno agli anni Venti del Novecento, quando si riportò alla luce il monumentale podio[1] del tempio principale. Già dall’Ottocento erano state segnalate le grandi basi di colonne vicino alla chiesa di San Silvestro, la quale, non tralasciando di ricordare la continuità di vocazione cultuale, venne edificata in età medievale proprio sopra all’antico tempio.

Nel 2006, considerata l’importante entità del monumento, sono ripresi gli scavi in concessione da parte della Soprintendenza dei Beni Archeologici dell’Umbria all’Università degli Studi di Perugia, esattamente presso il tempio.

Il sito archeologico di Villa S. Silvestro era compreso nella compagine culturale e storica di quella che in antico era la Sabina Orientale o Alta Sabina, costituendo così uno dei centri più degni di attenzione di questa zona, che in età augustea venne poi inserita nella Regio IV, Sabina et Samnium. L’altopiano di Chiavano, infatti, situato al confine tra le attuali regioni di Umbria e Lazio, a 15 chilometri dal comune di Cascia (PG) a cui appartiene, è un esteso e piatto fondovalle delimitato da ripidi versanti. Questa striscia di pianura, sviluppata in lunghezza, è una di quelle aree che eccezionalmente interrompono quell’asperità orografica, descritta da Strabone (Geogr., V, 3. 1) e caratterizzante l’Alta Sabina.  Fin dall’età del Ferro quest’area, come indica la presenza di tre castellieri, doveva essere posta a controllo del percorso di valico e degli snodi viari, attraverso un vero e proprio sistema di recinti fortificati[2]. Questo estremo lembo della Sabina, pur caratterizzato dagli impedimenti appenninici, costituiva il passaggio obbligato per abbreviare i lunghi itinerari di percorrenza tra il Tirreno e l’Adriatico. A pochi chilometri gli uni dagli altri, tali snodi stradali con i relativi diverticoli permettevano la comunicazione tra le regioni contermini dell’Italia Centrale, creando così una fascia di collegamento e di  scambio all’interno del sistema di relazioni delle popolazioni centro-italiche. Infatti, a differenza della Sabina Tiberina che vide lo sviluppo di una fiorente economia agricola, la Sabina Appenninica rimase luogo della pastorizia transumante.

Tempio Romano Italico

Precisamente sul margine settentrionale della Piana di Chiavano − attraversata da uno dei principali assi di collegamento tra Rieti e il territorio del Nursino − è collocato il monumentale complesso edilizio. Identificabile con un forum o conciliabulum (tali sono infatti le attuali ipotesi interpretative per questa  zona), polo sacro e amministrativo preposto al controllo economico del territorio, l’installazione dello stesso a seguito della conquista di M. Curio Dentato nel 290 a.C., all’interno della prefectura nursina[3] va, dunque, ricondotta alla rilevanza strategica che tale luogo ebbe già in età precedenti. Fastosamente monumentalizzato agli inizi del I sec. a.C., a seguito del sisma del 99 a.C.[4], il complesso edilizio si articola in due vasti settori estremamente ravvicinati, entrambi porticati e con al loro interno edifici di culto caratterizzati da un diverso orientamento ed assetto planimetrico: il principale, ad alae, dedicato ad Ercole, l’altro, a sud-est del precedente, a doppia cella[5] e con tutta probabilità dedicato a divinità femminili. Intorno a questo secondo tempio, scoperto nel 2007,  si moltiplicano le case private, appartenenti a varie fasi della storia del centro, tra le quali, in particolare, una di vastissime proporzioni ed assai articolata, tanto da farla attribuire ad un importante personaggio locale. Inoltre, è stata messa in luce una vera e propria strada su cui si affacciavano le abitazioni, sostituite poi da un ulteriore ed articolato portico con funzione

Ricostruzione tridimensionale dell'area del grande Tempio

commerciale.

L’area d’interesse, oggi ancor di più inestimabile dal punto di vista del patrimonio archeologico, copre attualmente circa 5000 m²  e, alla luce delle recenti esplorazioni, sembra estendersi ulteriormente.

Eccezionali e complessi si sono rivelati i dati riscontrati e i ritrovamenti avvenuti durante le campagne di scavo. Le operazioni, impegnate soprattutto ad esaminare il settore prospiciente la Piana, hanno messo in luce non solo materiali di pregio (elementi della decorazione architettonica di alta qualità, un braccio della statua di culto in marmo pario[6] e tutta una serie di oggetti che arricchiscono le sale della mostra “I templi ed il forum di Villa San Silvestro”, in corso a Cascia, presso il Museo civico di Palazzo Santi, inaugurata il 5 Giugno 2009 in occasione delle celebrazioni nazionali in onore del bi millenario della nascita di Vespasiano), ma sequenze stratigrafiche che testimoniano la presenza di un precedente villaggio sabino (l’unico finora materialmente noto in Italia), più fasi di occupazione romana e frequentazioni di età tardo antica e alto-medievale.

Dalla prima campagna del 2006 all’ultima, nell’estate 2010, hanno partecipato allo scavo come volontari studenti, laureati, dottorandi e specializzandi, provenienti da: Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi di Siena, Università degli Studi di Lecce, Universidad Complutense de Madrid, Universidad de Salamanca, Université Paris IV, Ecole Normale Superieure de Lyon, Scuola di Specializzazione in Archeologia di Firenze. Il finanziamento per le ricerche 2010 si deve a: Università degli Studi di Perugia – Dipartimento Uomo & Territorio, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Comune di Cascia, Associazione Culturale Tellus.

I dati di scavo sono forniti  dall’équipe di ricerca diretta dal Prof. F. Coarelli e dal Prof. P. Braconi e coordinata dalla Dott.ssa F. Diosono, di cui anche chi scrive fa parte.


[1] Modello di podio a cyma reversa meglio conservato in Italia.

[2] Frequentazioni risalenti al Neolitico e all’Età del Ferro sono state inoltre confermate da alcuni materiali rinvenuti durante le operazioni di scavo.

[3] La conquista romana fu conseguente causa di grandi cambiamenti nel territorio sabino, che restava ancora legato a forme insediative sparse. Le terre sabine divennero patrimonio demaniale di Roma, che ne diede  una parte in assegnazione a coloni con cittadinanza romana che si insediarono sul posto, e che ne mantenne la restante a pascoli e boschi, per darla in affitto e ricavarne un’importante rendita per il fisco. Il territorio dell’Alta Sabina fu suddiviso in tre prefetture, Reate, Amiternum e Nursia, alla quale apparteneva anche il territorio casciano e dell’altipiano di Chiavano.

[4] Nursiae  aedes sacra terrae motu disiecta  (Iul. Obs. 46).

[5] In Italia, strutture templari a doppia cella risultano attestate soltanto in pochi casi: oltre all’ipotesi del tempio di Montorio al Vomano (TE), testimoniati con sicurezza tali edifici si trovano solo nel bacino del Fucino (AQ), ad Alba Fucens ed Anxa, presso la Villa dell’Auditorium nel suburbio di Roma, e ad Ostia.

[6] Le dimensioni ricostruibili sono circa di 6 m d’altezza.

“Una stella Nova per Gesù” a Dunarobba

27 dicembre 2009

foresta fossile di dunarobba

Domenica 3 gennaio 2010,

alle ore 17,00

Presso la sala conferenze del Centro di Paleontologia Vegetale della Foresta Fossile di Dunarobba ad Avigliano Umbro (Tr), la Società Cooperativa Kairos, in collaborazione con il Comune di Avigliano Umbro, l’Associazione Astronomica Antares di Foligno, il Laboratorio di Scienze Sperimentali di Foligno e la Soprintendenza Archeologica dell’Umbria, dedica un interessante appuntamento alla ricostruzione di uno dei percorsi storico-astronomici che portano all’identificazione della probabile data di nascita di Gesù. Alla vigilia dell’Epifania, festa che celebra l’arrivo dei Magi a Betlemme guidati da un astro, con la conferenza “Una stella Nova per Gesù: indietro nel tempo di 2000 anni alla ricerca dell’Astro di Betlemme” Arnaldo Duranti dell’Associazione Astronomica Antares di Foligno, con la collaborazione di Patrizia Fratini, ripercorrerà un cammino che passa attraverso l’analisi di brani del Vangelo, le testimonianze di storici romani ed ebraici e le tracce di eventi astronomici realmente accaduti per arrivare a definire un periodo ben preciso in cui situare la nascita di Cristo. La partecipazione all’evento è gratuita. Informazioni presso il Centro di Paleontologia Vegetale della Foresta Fossile di Dunarobba al numero 0744-940348 (dal martedì alla domenica 10-13; prefestivi e festivi 10,00-13,00 e 14,00-16,30; 1° gennaio chiuso) oppure all’indirizzo e-mail forestafossile@kairos.tr.it.