“In nessun altro Paese dove la RU486 è legale è previsto il ricovero delle donne in ospedale. La somministrazione avviene normalmente in regime di day hospital”. Così il capogruppo di Rifondazione comunista, Damiano Stufara per il quale, in Italia “le disposizioni ministeriali, ispirate da una logica punitiva e reazionaria, pretendono di costringere le donne ad un ricovero coatto. È il caso di ricordare agli esponenti nostrani dell’Udc e del PdL – aggiunge – che l’ospedale non è un carcere, e sarà, come sempre, il rapporto medico-paziente a regolare i singoli casi; alcune volte sarà opportuno il ricovero, altre volte sarà sufficiente assicurare alla donna la possibilità di essere assistita tempestivamente, in caso di complicazioni. Solo chi è preso da furore ideologico e non conosce la materia – afferma Stufara – può pensare che la donna resterà in ospedale, come fosse in galera, senza alcuna esigenza clinica”. Il capogruppo regionale di Rifondazione, sottolinea quindi che “le linee guida ministeriali non possono sostituirsi alla legge dello Stat ‘194/’78’ che, all’articolo 8, prevede il ricovero solo ‘se necessario’. Inoltre – sottolinea -, in materia di organizzazione e gestione dei servizi sanitari, la Costituzione tutela l’autonomia regionale”. Per Stufara i consiglieri Rosi e Zaffini (PdL) e Monacelli (Udc) “portano avanti ormai da mesi una polemica, per certi versi scontata, che rappresenta l’ennesimo tentativo del centro-destra di aprire anche nella nostra regione una stagione reazionaria, restringendo i diritti delle donne, colpendo la loro autodeterminazione per poi sferrare l’attacco a tutte le differenze. Hanno brandito come spade – aggiunge – la presunta solitudine o il rischio per la salute delle donne e, ad oggi non hanno fatto altro che privarle di una corretta informazione, lasciandole fuori da qualsiasi dibattito pubblico e politico. Introdurre la RU486 – sostiene Stufara – significa rispettare la 194, le donne ed il lavoro di chi si fa carico della sua applicazione”. Secondo l’esponente di Rifondazione è stata “tempestiva e opportuna la presa di posizione del consigliere Locchi (PD) il quale ha ribadito come il percorso avviato dalla Giunta, che ha previsto il contributo di autorità scientifiche ed il coinvolgimento dei diversi attori interessati, non potrà che portare ad una decisione in linea con la legge e rispettosa del principio della responsabile libera scelta delle donne. Al contempo – conclude Stufara – esprimiamo preoccupazione per le esternazioni di altri consiglieri come Barberini, Smacchi e Brega che, per logiche di scontro interne al PD, rischiano di minare il profilo laico e progressista della coalizione che governa la Regione, già messo a dura prova, la scorsa legislatura, con l’approvazione della legge sulla famiglia che ha visto convergere i voti dell’opposizione e della maggioranza, con i soli voti contrari di Rifondazione Comunista”.
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Commento di Stefania Piacentini
Nulla da eccepire, tutto da condividere, ma proprio per questo, cosa osta all’applicazione delle decisioni prese in sede tecnica… e perchè non esplicitare anche quel non detto che attiene alla capacità ricettiva di un reparto, che come tutti, sottoposto al drastico ridimensionamento dei posti letto, non reggerebbe di certo l’impatto di ricoveri costosi, inutili e quindi dannosi….