
Da questa mattina un gruppo di ragazze e ragazzi è barricato sul tetto della mensa universitaria di Via Pascoli a Perugia per protestare contro i tagli disposti dal Governo ad Università e diritto allo studio. Mentre in Aula alla Camera prosegue la discussione del ddl Gelmini, che verrà votato al massimo entro domani (ma il destino degli Atenei italiani potrebbe rivelarsi già oggi) le contestazioni di chi vive l’Università sulla propria pelle vanno avanti. Anche protestare ha i suoi costi e, non avendo potuto raggiungere colleghi e compagni che si erano dati appuntamento per oggi a Roma, per sostenere l’assedio – simbolico s’intende! – di Montecitorio, un gruppo di studenti e ricercatori dello Studium perugino ha pensato bene di far sentire la propria voce arroccandosi – fisicamente stavolta! – sul tetto di una delle strutture universitarie gestite dall’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria.
“L’attacco all’università – leggiamo nel breve comunicato che abbiamo ricevuto – è un attacco ad un’intera generazione. Una generazione che vogliono precaria, senza capacità critica e soprattutto senza futuro. Il sapere è un diritto, non un privilegio, e come tale ci dev’essere garantito. L’eliminazione delle borse di studio (e l’introduzione del prestito d’onore), l’avvento dei privati nei consigli d’amministrazione (in Umbria già pronti ad intervenire tra l’altro) ed i tagli alla ricerca sono solo alcuni dei disastri annunciati di questa «riforma». Vogliono farci credere che si tratti di sacrifici necessari per uscire dalla crisi, ma i fondi per le spese militari ed i finanziamenti per le scuole private non mancano mai. Crediamo che in un momento difficile come quello in cui viviamo, sia possibile non far passare un simile scempio e, più ancora, che sia possibile gettare le basi per la costruzione di un’altra Università, con un progetto di riforma che parta dal basso…”
Nei giorni passati, da Nord a Sud, proteste, sit-in e manifestazioni sono andate moltiplicandosi fino ad estendersi a tutto il Paese: a Pavia l’occupazione del Rettorato, a Pisa quella di ben sette Facoltà, a Palermo oltre alle facoltà sono stati occupati anche alcuni licei, a Torino la protesta ha interessato prima la stazione ferroviaria di Porta Nuova, dove gli studenti hanno preso di mira i binari, e poi, com’è accaduto anche a Perugia, i ragazzi hanno deciso di “riportare in alto l’Università” – così c’era scritto su uno dei loro striscioni – e sono saliti in cima a Palazzo Nuovo. Stessa scelta anche per gli studenti di Architettura a Roma, che ieri sono saliti sopra il tetto della Facoltà, in Piazza Borghese.
Checché ne dicano certi “mandarini” a Palazzo insomma, dai migranti agli studenti, non è vero che la piazza non sia capace di inviare segnali chiari. Uno lo è più di tutti – mi perdonerete se lo “leggo” alla maniera dello stupido slogan di quella famosa reclame di alcuni anni fa, ma tant’è – “più il Governo li butta giù e più questi vanno su”. Questa volta, però, di stupido non c’è il messaggio, ma solo chi finge di non capirlo.