Il Consiglio Nazionale di Transizione è ormai vicinissimo ad ottenere il controllo totale della Libia, con le sue milizie impegnate nell’ultima e decisiva battaglia per la conquista di Sirte, città natale del Colonnello Gheddafi. Ma le premesse di quella che dovrebbe essere la Libia del futuro non sono delle migliori.
Se infatti il mondo intero auspicava un cambio di regime in Libia (tanto che le potenze occidentali sono intervenute militarmente a sostegno dei ribelli), nessuno poteva immaginare che l’alternativa potesse essere un altrettanto cruento regime. E’ quanto si evince dalla denuncia di Amnesty International che ha reso noto di essere a conoscenza di preoccupanti abusi (incluso il ricorso alla tortura) da parte proprio degli uomini del Cnt ai danni di 2500 detenuti vittime di arresti arbitrari compiuti in questi mesi di guerra civile.
Una notizia che getta una lunga ombra sulla bontà dell’alternativa di governo sponsorizzata dall’Occidente e che rischia di far rimpiangere, alla popolazione locale, il regime abbattuto del Colonnello Gheddafi. Il rapporto di Amnesty International, dal titolo emblematico “Abusi detentivi macchiano la nuova Libia”, si basa su un’indagine condotta dalla stessa ONG britannica tra il 18 agosto (alla vigilia della caduta di Tripoli) e il 21 settembre in 11 penitenziari dell’hinterland di Tripoli, Zawiya e Misurata conducendo a scoperte raccapriccianti.
L’indagine avrebbe infatti fatto emergere un vero e proprio sistema di torture ed abusi ai danni dei sospetti collaborazionisti del regime di Gheddafi tanto che in alcuni casi, si legge sul rapporto, “vi è una chiara evidenza del ricorso alla tortura per estorcere confessioni o semplicemente per infliggere una punizione”.
Hassiba Hadj Sahraoui, vice-direttrice di Amnesty per il Medio Oriente ed il Nord Africa, ha affermato che “le autorità transitorie stanno certamente affrontando numerose sfide, ma se non si impegnano a rompere chiaramente con il passato, manderanno all’esterno il messaggio che maltrattare i detenuti sia una pratica tollerata nella nuova Libia” così come in precedenza, considerando che arresti arbitrari e torture erano tratti tipici del regime di Gheddafi.
Il rapporto di Amnesty International, dunque, solleva numerose preoccupazioni sul futuro della Libia dal punto di vista della repressione del dissenso. Il rischio concreto è infatti che, almeno da questo punto di vista, il rovesciamento del regime di Gheddafi non porti alcuna novità rendendo fallimentare l’ennesimo tentativo di esportazione della democrazia.
Fonte: L’OPINIONE DELLE LIBERTA’