Posts Tagged ‘università’
5 Maggio 2017

Alessandro Campi
Organizzato da Alessandro Campi per il prossimo martedì 9 maggio, d’intesa tra Università di Perugia e Marina Militare,
Nell’occasione il Capo di Stato Maggiore della Marina – Ammiraglio di squadra Valter Girardelli – terrà, alla presenza del Magnifico Rettore prof. Franco Moriconi, una prolusione sul tema: “Il mare come risorsa strategica per l’Italia”.
Alla luce delle discussioni di questi giorni sul ruolo della nostra Marina nel Mediterraneo (e delle polemiche sulle politiche di accoglienza perseguite dal nostro Paese), si tratta di una discussione di grande importanza e attualità.
L’appuntamento si svolgerà presso il Dipartimento di Scienze politiche del nostro Ateneo (Via Pascoli, Aula 1), con inizio alle ore 15.
Tag:alessandro, campi, convegno, e, il, italia, mare, perugia, università
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3 febbraio 2016
Riceviamo e pubblichiamo
Ridurre la formazione universitaria a un mero mezzo per trovare lavoro equivarrebbe a fare di un Ateneo una specie di agenzia di collocamento. La grande sfida di oggi è ridare alla cultura il valore che merita, liberandola -per quanto possibile- da un fondamentalismo utilitarista che, in fin dei conti, tanto utile non è, né forse lo è mai stato. Di certo, però, una laurea a qualcosa deve pur servire. (more…)
Tag:marinelli, pd, perugia, POLITICA, umbria, università, valerio
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2 settembre 2015
Il 14 settembre 2015 avranno inizio, presso la sede universitaria di Santa Maria degli Angeli della Città di Assisi, le lezioni del primo anno del rinnovato corso di laurea in ECONOMIA DEL TURISMO del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Perugia.
Per tutte le informazioni è possibile contattare la segreteria didattica ai numeri 075 8040338 – 075 8049692, oppure consultare il sito: http://www.econ.unipg.it.
Le iscrizioni all’anno accademico 2015/16 avverranno al “Punto Immatricolazioni” nel Complesso Monumentale di San Pietro.
Maggiori informazioni sono reperibili al sito: http://www.unipg.it.
Tag:assisi, corso, di, laurea, sul, Turismo, università
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27 ottobre 2014
A cura della Redazione
San Pietroburgo, seconda città della Russia per dimensioni e popolazione e una delle più belle città d’Europa, dista circa 2200 km in linea d’aria da Perugia. In un luogo così lontano e così ricco di cultura e tradizioni, non avremmo mai pensato che potesse battere forte forte un cuore per l’Umbria. Molte sono le ragioni per andare a visitare San Pietroburgo come vivere l’emozione delle notti bianche, quando il sole non scende mai sotto l’orizzonte e non cala la notte, o ammirare l’Hermitage, il museo che ospita una delle più importanti collezioni d’arte del mondo, o vivere la magnificenza di Palazzo di Caterina, l’ex-residenza estiva degli imperatori russi. Giunti nella città che fù a lungo capitale dell’Impero russo e sede della Corte degli Zar, se si raggiunge Sezhinskaya Street è possibile ritrovare (more…)
Tag:carducci, irina, per, perugia, ristorante, russia, san pietroburgo, stranieri, umbria, università
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1 aprile 2014
Riprende il conto alla rovescia per il GRAN BALLO DI PERUGIA in programma per SABATO 12 APRILE 2014 presso PALAZZO GALLENGA STUART prestigiosa sede dell’Università per Stranieri, organizzato dal Rotaract Club Perugia Est, associazione giovanile, patrocinata dal Rotary International, e guidata dal dott. Errico Biagioli. (more…)
Tag:ballo, gran, per, perugia, rotaract, salvatore, silivestro, stranieri, università
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2 marzo 2014
La nuova casa dello studente Adisu che dovrebbe sorgere in via Enrico dal Pozzo, di fronte la chiesa di San Bevignate, ha fatto infuriare i perugini… Boccali, pensando alle elezioni, adesso si oppone ai lavori, dimenticando che era lui l’assessore all’urbanistica nel 2007, (more…)
Tag:adisu, boccali, carla, movimento, per, perugia, san bevignate, spagnoli, università
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31 ottobre 2013
di Francesco La Rosa
Sono aperte le iscrizioni alla 4° edizione del Master Universitario Internazionale Biennale di II livello in Medicina Estetica e Terapia Estetica dell’Università di Camerino anno accademico 2013/2015 con stages pratici a Roma. Molte sono le novità e prima tra tutte la sede. Le lezioni frontali si terranno nel nuovo Centro (more…)
Tag:Amenta, camerino, cirm, di, estetica, francesco, master, medicina, roma, stage, università, Varlaro, vincenzo
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26 ottobre 2013

Prof. Franco Moriconi
Auguri di buon lavoro al nuovo Magnifico Rettore dell’Università di Perugia, Franco Moriconi.
Non mancheranno motivi di impegno per favorire un rilancio dell’ateneo che per storia e tradizione merita di essere riportato tra le eccellenze nazionali.
Franco Moriconi con la sua moderazione e capacità di impegno saprà interpretare bene il nuovo, prestigioso ruolo a cui è stato chiamato. (more…)
Tag:di, franco, maurizio, moriconi, nuovo, perugia, rettore, ronconi, udc, università
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25 settembre 2013
riceviamo e pubblichiamo
Fino all’ultimo grado di giudizio, ogni cittadino – che si chiami Bianchi, Rossi, Del Turco, Fiorito o Lorenzetti – è innocente. E in quanto tale va preservato da ogni forma di linciaggio mediatico. Cionondimeno, – sostengono Varasano e Romizi – le intercettazioni pubblicate dalla stampa, nazionale e locale, inerenti, tra l’altro, (more…)
Tag:lorenzetti, pdl, romizi, università, varasano
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11 settembre 2013
riceviamo e pubblichiamo
Il drammatico scivolamento , secondo l’autorevole organismo QS World university rankings , dell’Università di Perugia, oltre il 650 esimo posto nel mondo, non ha più (more…)
Tag:declino, maurizio, perugia, regione, ronconi, umbria, università
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1 giugno 2013
“La scelta di sospendere il corso di laurea in Economia del Turismo di Assisi stride

Pietro Laffranco
fortemente con l’idea, più volte declamata da tanti soggetti istituzionali ed imprenditoriali della nostra Regione, che il turismo possa e debba essere una delle nostre migliori risorse economiche.” Lo afferma in una nota l’on. Pietro Laffranco, parlamentare umbro del PdL.
“Non siamo d’accordo e ci mobiliteremo, al fianco del Sindaco di Assisi e delle associazioni degli studenti, per trovare una soluzione anche in sede ministeriale.” Conclude Laffranco annunciando anche la sua presenza alla manifestazione di domattina presso la sede universitaria di Santa Maria degli Angeli.
Tag:assisi, laffranco, pdl, pietro, Turismo, università
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18 Maggio 2013
riceviamo e pubblichiamo
Idee in movimento, Rinascita universitaria, Student’s Office – Universitas, Impegno critico, Udu e Unimerito. Sono queste le liste universitarie che nel pomeriggio hanno partecipato al dibattito sulle candidature alle prossime elezioni studentesche, organizzato da Radiophonica.com al 100dieci cafè di via Pascoli. Tante le questioni affrontate, (more…)
Tag:candidati, elezioni, incontro, nicola, palumbo, perugia, studentesche, università
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18 Maggio 2013
riceviamo e pubblichiamo
Ci hanno detto che le nostre liste sono state escluse e non sappiamo il perché. Dopo aver riempito le procedure di presentazione delle liste di inspiegabili formalità l’Università si nasconde dietro alla burocrazia per non darci una risposta e permettere solo ad alcuni di partecipare alla competizione elettorale. Noi di Alleanza Universitaria, SiAmo Ateneo, Idee in Movimento, (more…)
Tag:esclusione, liste, oliver, pascoletti, università
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11 febbraio 2013
Nella classifica OCSE sugli investimenti e sullo stato di salute del sistema della Formazione nei paesi più industrializzati nel mondo, l’Italia occupa le ultime posizioni. Siamo penultimi, al 31° posto su 32.
Università e ricerca devono essere considerati beni pubblici essenziali, mentre nel corso di questi anni l’una e l’altra sono state sistematicamente indebolite
e messe sotto controllo le istituzioni pubbliche dedicate all’alta formazione con i tagli ai finanziamenti, con l’impoverimento del personale e il blocco del (more…)
Tag:bentornata, convegno, ecologia, libertà, sinistra, università
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2 febbraio 2013
Riceviamo e pubblichiamo
A sentire l’attuale dirigenza studentesca dell’ Università di Narni, non vi sono problemi, tutto procede senza intoppi e le cose più urgenti da fare sono solo delle feste in discoteca. Tutto questo è follia. Posso dire tranquillamente che molti ragazzi mi cercano e mi chiedono di fare qualcosa per aiutarli, la situazione è diventata insostenibile, e qui di seguito provo ad esporne i punti più critici :
1 – Tasse universitarie: attualmente molti ragazzi hanno visto modificata la loro fascia di (more…)
Tag:adisu, giancarlo, gioventù, grimaldi, narni, universitaria, università
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1 febbraio 2013
Da venerdì 11 gennaio è entrato in vigore il nuovo regolamento delle biblioteche dell’Università degli Studi di Perugia. Il regolamento prevede l’ingresso gratuito per docenti universitari, ricercatori, docenti in pensione, tutor, collaboratori linguistici, titolari di assegni di ricerca, (more…)
Tag:5, biblioteche, movimento, pedaggio, perugia, stelle, umbria, università
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13 dicembre 2012
Organizzato dal Comune di Perugia, dal Ministero per i beni e le attività culturali, dalla Regione Umbria il 12 dicembre si è tenuto a Perugia un convegno su: IL FUTURO DELLE CITTÀ ETRUSCHE E DEI LORO TERRITORI. Vi è stata ufficializzata la volontà del Comune di andare oltre il riconoscimento quale Patrimonio Unesco delle sole mura etrusche di Perugia, ma di estenderlo a tutta la Perugia etrusca ed ad altre città etrusche chiedendo loro di fare sistema, un obiettivo ambizioso che, (more…)
Tag:arco, artisti, comune, etrusco, grimana, mutuo, operai, perugia, piazza, restauro, soccorso, società, stranieri, università
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29 marzo 2012
LETTERA A GOODMORNINGUMBRIA
Enigmatico ma anche inquietante l’intervento del prof. Mauro Volpi nel corso dell’intervento del Procuratore Antimafia Pietro Grasso, alla facoltà di Scienze Politiche. Vista l’autorevolezza dei protagonisti e segnatamente del Procuratore Antimafia ma anche del prof. Volpi, ex membro del Consiglio Superiore della magistratura, invocare pubblicamente e in un consesso così importante “necessità di etica anche all’Università”, desta perplessità e lascia aperti numerosi interrogativi che, ci si augura, vengano al più presto chiariti. L’Università di Perugia, per la drammatica crisi che attraversa, non ha bisogno di polemiche così dure che invece vanno chiarite e ricomposte.
Maurizio Ronconi
Tag:grasso, lettera, male, maurizio, mauro, oscuro, perugia, pietro, ronconi, università, volpi
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27 febbraio 2012
Oscar Giannino punta il dito contro il “keynesismo all’amatriciana” che da decenni imposta la politica economica italiana sulla spesa pubblica. Perché c’è un perverso filo rosso che lega Visco, Tremonti e Monti. E non fa crescere il paese.
Con vera e profonda amarezza, che assisto in queste settimane e in questi ultimi giorni, dopo l’ennesimo declassamento “di massa” europeo da parte di Standard&Poor’s, declassamento nel quale l’Italia è stata retrocessa di altri due gradini al rango di BBB+, al prendere sempre più piede di una reazione ispirata insieme a molta buona fede e a parecchia malafede. Anche in ambienti culturali e intellettuali che mi sono assai cari, monta un mix sempre più stizzoso di accuse ai tedeschi, di inconsapevole miopia o di consapevole volontà di Götterdammerung, e di teorie della cospirazione per le quali le agenzie di rating sarebbero il braccio armato del capitalismo americano. Capisco – ma non giustifico – chi si lanci in queste accuse perché spaventato dalle conseguenze di una crisi senza fine e in via di ulteriore peggioramento, ed esacerbato per le manovre su manovre di correzione della finanza pubblica. E questa è la buona fede. Ma respingo e condanno invece la malafede, che allinea in politica chi ieri diceva nel centrodestra che tutto era stato fatto, e chi oggi dal pulpito del governo dei tecnici continua a dire la stessa cosa, dopo il decreto enfaticamente battezzato salva-Italia. Francamente, da chi – io, voi, noi – nutre un’idea sussidiaria e non dirigista della politica economica, e personalista e non comunitarista o collettivista della filosofia politica, penso di dovermi aspettare tutt’altro. Ecco perché, quando il direttore di Tempi mi ha chiesto di rispondere alla domanda: «Ma i tedeschi con la loro rigida pretesa di rigore non capiscono che si va a sbattere, oppure il loro vero interesse è la rottura dell’euro, per restare con pochi paesi intorno a sé mentre noi andiamo a fondo?». Quando ha aggiunto: «Perché mai accettare che le agenzie di rating debbano dettare le politiche?»; quando ha concluso: «ma non è meglio tornare a una banca centrale che obbedisca a parlamento e politica?», francamente ho capito che era inutile e pretestuoso farsi cadere le braccia, da parte mia. Occorre semplicemente e umilmente spiegare come la penso. Per poi, come si fa tra amici veri tra i quali ogni malpensare è bandito per definizione, accettare senza malanimi l’eventualità che magari davvero la pensiate in maniera totalmente diversa da me. Cerco di andare al punto, senza perdermi in tante considerazioni tecniche. Tre premesse, però. Una sull’euro e i tedeschi. Una seconda, sulle agenzie di rating. Una terza, sul bivio di fronte a noi. Poi vado alle conclusioni.
Prima premessa. Non è questo il momento per rifare la storia delle storture dell’euro ab origine. Mi limito a ripetere che tenendo separati da regolamentazioni nazionali – alle quali la politica di qualunque colore non vuole abdicare, in nessuna euronazione – i diversi mercati dei beni e dei servizi, le diverse curve di costo di aree nazionali e subnazionali dei diversi paesi a moneta comune restano incapaci di equilibrarsi per il principio dei vasi comunicanti. Poiché i debiti pubblici sono nazionali, fu accettato per definizione da politici e opinioni pubbliche che hanno aderito all’euro che la convergenza dovesse avvenire attraverso rigore in finanza pubblica cioè poco debito di Stato, e produttività nell’economia reale cioè poca esposizione sull’estero nelle partite correnti. Altrimenti l’euro salta, c’è poco da fare. Non è che sono i tedeschi a farlo saltare, perché loro sono stati rigorosi in finanza pubblica e hanno riscritto welfare e contratti di produttività per rendere competitiva l’economia reale.
Seconda premessa. I soci di molte agenzie di rating sono grandi fondi d’investimento americani e anglosassoni. Non prendono ordini dalla Cia. I conflitti d’interesse delle agenzie di rating sono conclamati nell’esame delle aziende private, perché da loro stesse prendono i soldi. Ma nel caso dei debiti sovrani no, il problema è un altro: quello cioè che Fed e Bce non diano automaticamente fede pubblica ai giudizi di S&P, Moody’s, Pitch eccetera quanto a valutazione dei collaterali offerti dal sistema bancario nelle aste di liquidità. La Bce già si comporta così. Fine.
Che i grandi fondi mondiali e nazionali invece diano retta alle agenzie è fisiologico. Rispondete alle seguenti domande. È vero o no che il giorno precedente il downgrading continentale Germania esclusa, la Grecia ha interrotto le trattative con le banche per la loro compartecipazione a tagliare del 50 per cento il debito greco in circolo? È vero o no, che il governo greco ha dichiarato che è pronto a fregarsene dell’accordo, e a procedere autonomamente per legge svalutando il debito motu proprio almeno del 70 per cento? È vero o no che questo significherebbe default argentino cioè ritorno alla dracma svalutata ancor più del 70 per cento, e uscita dall’euro? È vero o no, che a quel punto per tutti gli eurodeboli tutto diventerebbe ancor più difficile? È vero o no che le difficoltà aumenterebbero anche per noi, con i nostri 440 miliardi di titoli da piazzare nel 2012 per di più con una larga percentuale a lunga durata decennale e settennale, cioè i titoli che meno le banche possono tornare a comprare perché implicano maggior assorbimento di capitale, rispetto a quelli a corta scadenza pur dopo la provvista straordinaria Bce?
Poiché a tutte queste domande la risposta è “sì, è vero”, lasciamo allora ai politici l’attacco a testa bassa alle agenzie di rating che ne giudicano insufficiente ancora l’operato. I dubbi sul “fiscal compact”. Terza premessa. Nessuno può onestamente dire che cosa avverrà della Grecia, né se arriveremo in un paio di mesi a una modifica del cosiddetto “fiscal compact” concordato l’8 dicembre e in via di stesura tecnica, accordo che in quanto tale i mercati hanno secondo me ragione a giudicare inadeguato alla risposta a una domanda secca: c’è un meccanismo cooperativo immediato europeo per salvare gli Stati più a rischio? No che non c’è, nel fiscal compact. E perché ci sia non è vero che bisogna piegare i tedeschi e convincere la Bce a fare la Fed. Basta anticipare da subito l’Esm (European stability mechanism) previsto nel 2013, dotato di capitale proprio e non di garanzie nazionali sottoposte a svalutazione di rating, e aprire all’Esm la possibilità di interfacciarsi con la Bce come una qualunque banca europea. Basterebbe eccome. E se obiettate che i tedeschi non si fanno prendere per il naso perché comunque significherebbe un sostegno centrale per quanto indiretto ai debiti nazionali, io vi rispondo che è quel che già oggi avviene, anche se molti antigermanisti lo dimenticano. Nel sistema Target di finanziamenti tra banche centrali, la Bundesbank è esposta per quasi 700 miliardi di euro verso le banche centrali degli altri euroappartenenti, per lo più verso gli eurodeboli. Vi faccio notare che l’intero Tarp americano (Troubled Asset Relief Program, il maxi fondo statunitense varato dall’amministrazione Obama per dare sollievo ad un’economia in piena crisi, che ora ha chiuso i battenti) valeva 2,2 trilioni di dollari, dei quali 1,4 destinati a intermediari bancari, il resto a non bancari. Ma 700 miliardi di euro sono 1 trilione di dollari, e poiché la Germania conta 80 milioni di abitanti rispetto a più di tre volte di americani, la conseguenza da ricordare a chi accusa Berlino è che la Germania si è esposta in aiuto al resto dell’euroarea assai più di quanto gli Usa abbiano fatto per l’intero proprio mercato!
Chi comanda in Italia. Fatte queste tre premesse, in realtà, stante la sua bassissima crescita da 15 anni e il suo altissimo debito pubblico, all’Italia conviene perseguire la via del rigore e della produttività in entrambi i casi. Sia che l’euro si salvi con un nuovo accordo. Sia che salti, e in quel caso bisogna sperare di poterne concordare un exit condiviso, per contenerne i costi comunque paurosi, e con tanti drammatici saluti alla leadership germanica di una delle tre macroaree monetarie mondiali.
Veniamo dunque al punto finale.
È vero o è falso, che l’Italia ha fatto dopo la manovra Monti tutto quel che doveva fare, e che dunque la colpa ora è degli altri? Qui conta il punto di vista. Il mio è quello richiamato all’inizio: sussidiario e personalista, non dirigista e collettivista. E la mia risposta – la mia che ho pure sostenuto questa formula di governo emergenziale come necessaria, come sapete – è: no, non è vero. La linea adottata dal decreto “salva Italia” è infatti di totale continuità rispetto a quella seguita dal centrodestra suo predecessore, e dal centrosinistra prima. Dei 48, 71 e 81 miliardi di miglioramento dei saldi pubblici nel triennio 2012-13-14, i tre quarti si devono ai decreti Tremonti, poco più di un quarto al decreto Monti. Ma quel che conta è che l’81 per cento del saldo migliorato nel 2012, il 72 per cento e il 76 per cento nei due anni successivi si devono esclusivamente ad aggravi fiscali. In totale continuità, ripeto, con la linea Visco-Tremonti.
Perché avviene questo? Perché in realtà anche se al governo c’era il centrosinistra o il centrodestra oppure i tecnici, dai tempi della manovra Amato a oggi tutte le volte in cui siamo andati a un millimetro dal burrone a “comandare” davvero – al di là delle recite politiche – è stata la medesima impostazione tecnico-culturale. Se dovessi brutalmente sintetizzarla, la somma dei keynesiani “macro” della Cattolica e della Bocconi, che hanno impregnato di sé la Ragioneria generale dello Stato come i vertici della tecnocrazia ministeriale. È questo lo zoccolo duro del potere economico pubblico italiano. Persone assolutamente rispettabili e per bene come Grilli e Giarda, lì da 20 anni a cercare di attuare ogni volta quel che Nino Andreatta diceva però più di 20 anni fa, quando le cose stavano ben diversamente, perché oggi certo Nino di fronte a peso di spesa pubblica e pressione fiscale sul Pii avrebbe ben cambiato idea. L’idea del continuismo è che il rientro del debito pubblico italiano si persegue operando sui flussi, cioè attraverso sanguinosi avanzi primari nella proporzione di almeno 5 punti di Pii l’anno da realizzare soprattutto tramite più tasse visto che la spesa a loro giudizio è comprimibile solo per pochi “sprechi” essendo sociale. E pazienza se la conseguenza di consimili avanzi primari per via fiscale è obbligatoriamente minor crescita quando va bene, e recessione quando la congiuntura europea e mondiale come oggi ci spinge ancor più in basso. Al contrario, l’esperienza – non dico la scuola perché in questo caso significa abiurare al “Keynes all’italiana idest all’amatriciana” che da decenni è in voga nell’accademia e nei media italiani – dico almeno l’esperienza dovrebbe farci cambiare linea, l’esperienza oggettiva dico di 15 anni di scarsa crescita e di pressione fiscale record mondiale, visto che le manovre del 2011 alzano di oltre 300 punti base la pressione fiscale sul Pil per ognuno dei 3 anni rispetto alle previsioni pubbliche del giugno 2011. Il che significa sfiorare il 46 per cento nel 2013 e 2014 sul Pil, e depurando il denominatore dal 16,8 per cento aggiunto dall’Istat per il nero di chi le tasse non le paga siamo ormai al 54 per cento e rotti sul prodotto di chi le tasse le paga. Il che ulteriormente significa che sull’utile lordo d’impresa arriveremo dal 68 per cento di pressione del 2010 a circa il 75 per cento, come media tra livelli ancora più elevati per la stragrande maggioranza di imprese micro e piccole (non chiediamoci poi perché tante provino ad evadere) e 40 e più punti in meno dell’impresa grande e delle banche. Rispetto a questa linea, l’alternativa sussidiaria e personalista rispetto alla linea dirigista e collettivista è lavorare sugli stock, non sui flussi. Ripeto, viene dalla constatazione che così continuando ammazziamo ulteriormente il paese. Ma è anche e innanzitutto un’alternativa di scuola. Perché se abbiamo l’idea del debito pubblico come non debito tra noi e noi stessi che è tipica del keynesismo, ma invece passività a carico del futuro taxpayer tanto più distorcente quanto più l’attore economico “incorpora” da subito diminuendo consumi e investimenti dando per scontato che tanto sarà affrontata solo o quasi attraverso più tasse – seguendo le tesi di James Buchanan e di Bob Barro, nonché l’equivalenza ricardiana applicata alla teoria del ciclo del risparmio vitale su cui Franco Modigliani prese il Nobel – allora ne discende che dobbiamo affrontare deficit e debito impugnando l’ascia dei tagli agli stock, non la pompa incrementale sui flussi fiscali. Ergo: il debito pubblico va abbattuto con dismissioni per 30 punti di Pil di attivo pubblico, a partire dal mattone di Stato ma non solo. La spesa pubblica va abbassata in 8-10 anni di almeno 10 punti di Pil, dagli attuali 840 miliardi tendenziali. Come hanno fatto diversi paesi avanzati nel precrisi, paesi di democrazia welfarista, non parlo della Thatcher. La Germania, l’Australia, il Canada, la Nuova Zelanda. Il coraggio di rivedere il welfare. Non smantellando i diritti sociali, bensì rivedendo il welfare come coi pacchetti Hartz a Berlino, rivedendo dalle fondamenta apparati pubblici, costi e meccanismi di fornitura, livelli sovrapposti di governance, e cedendo al mercato pezzi interi di Pubblica amministrazione con relativo personale pubblico. Ricordo a tutti che nel Regno Unito non c’è un solo treno pubblico da più di 20 anni – hanno ripubblicizzato la sola rete cioè i binari, anni fa – e grazie a questo la domanda e l’offerta sono aumentati di quasi il 70 per cento dalla privatizzazione. Da noi col tutto pubblico abbiamo iper-finanziato l’alta velocità – con costi-km per investimenti a carico contribuente dalle 3 alle 5 volte superiori alla media europea – che è aperta alla concorrenza e che dunque ha più marginalità, ma il totale dei cui passeggeri non pareggia quello che l’incumbent ha perso su tutti gli altri segmenti che ha dovuto ridurre.
Potrei continuare a iosa, lo sapete benissimo… Dalle Poste, a molto altro.
L’alternativa c’è, alla linea macro-keynesista statalista e fiscalista, è una linea micro-offertista, sussidiaria e personalista. Che abbassa spesa ed entrate avvicinandole a chi paga per tornare all’einaudiano principio del beneficio, che libera energie per la crescita invece di drenarle, e che smonta dalle fondamenta l’opaco consenso tra nicchie protette d’impresa e 250 mila italiani che campano di politica e amministrazione apicale pubblica (non stupitevi, perché se sommate gli 8 mila Comuni e le Province e le Regioni ai 1.000 parlamentari e alle 7 mila società locali e alle centinaia di società controllate dallo Stato a livello centrale coi loro cda, il conto purtroppo torna come ordine di grandezza). Non è affatto vero che a pensarla così siano solo “pittoreschi personaggi che evidentemente difendono gli evasori”, come ha scritto Corrado Augias su Repubblica. La pensano così economisti come Paolo Savona – leggete il suo appena edito “Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi (Rubbettino) – come Nicola Rossi, come Mario Baldassarri, come Sandro Bisin, come Giulio Zanella, come Eugenio Somaini. E tanti altri. Se avesse avuto testa – perdonate la durezza – il centrodestra avrebbe dovuto dar loro retta, invece di continuare sulla linea dominante. Non bisogna abbandonarla perché è di sinistra, ma perché è sbagliata, perché ci taglia le gambe. Prima di dire che abbiamo fatto tutto il necessario, forse è il caso di imboccare la strada giusta. Voi che dite? E quando dico imboccare, significa una sola cosa. Che chi la pensa così deve lavorare per avere rappresentanza alle prossime elezioni politiche. Ci sia l’euro come spero, o meno. Perché questa è l’unica strada, per un’Italia che a testa alta e a portafogli che tornino pieni, conti domani 40 milioni di occupati. Sì, avete letto bene, 40: cioè che dia lavoro a giovani anziani e donne, alzando di 15 punti almeno la partecipazione al mercato del lavoro.
Oscar Giannino
Tag:agenzie, banche, bocconi, cattolica, compact, dollaro, economia, euro, fiscal, germania, giannino, grecia, keynes, monti, rating, tasse, tremonti, ue, università, visco
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20 settembre 2011

Roberto Vittori
Giovedì 22 settembre 2011 ore 16,00 l’equipaggio della missione STS-134 incontrerà la cittadinanza nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Perugia.
La missione STS-134, ultimo volo dello Shuttle Endeavour, è partita da Cape Canaveral il 16 Maggio e si è conclusa il 1° Giugno 2011. Obiettivo principale della missione è stata l’installazione dell’esperimento AMS-02 sulla Stazione Spaziale Internazionale. I ricercatori dell’Istituto di Fisica Nucleare dell’Università degli studi di Perugia che hanno progettato e costruito AMS-02, con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana, ne stanno ora monitorando il comportamento per ottimizzarne le prestazioni in vista delle misurazioni scientifiche. I ricercatori hanno collaborato in questi anni con l’equipaggio della missione. In particolare con l’astronauta Roberto Vittori che, laureatosi in Fisica a Perugia, ha effettuato le operazioni di movimentazione per l’estrazione di AMS dallo Shuttle. L’evento si inserisce all’interno del tour europeo organizzato congiuntamente dall’Agenzia Spaziale Europea ESA, dall’Agenzia Spaziale Italiana ASI, e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La tappa di Perugia del tour è realizzata in collaborazione con il Perugia Science Fest.
Tag:agenzia, asi, endeavour, esa, europea, fest, fisica, italiana, missione, nucleare, perugia, roberto, science, shuttle, spaziale, università, vittori
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10 settembre 2011
Chiude oggi, domenica 11 settembre, la International Summer School in “Gestione e Promozione Sostenibile del Territorio”, iniziativa formativa che ha visto Todi alla ribalta per una lunga settimana. Venerdì pomeriggio si è tenuta la sessione finale che ha visto la firma della “Carta di Todi”, documento con il quale sono stati fissati i “paletti” per una moderna governance del territorio all’insegna della “Tradiovation” (tradizione-innovazione). La “Carta”, firmata da autorevoli accademici ed esponenti delle istituzioni, verrà portata ora in partecipazione in Italia e all’estero per poi essere presentata al summit mondiale di Rio de Janeiro (4-6 giugno 2012), consesso nel quale si metteranno a fuoco le strategie di salvaguardia, conservazione e valorizzazione delle aree in via di sviluppo del pianeta. Gettate anche le fondamenta per la costituzione a Todi di un’Associazione Mondiale delle Aree Rurali (AMAR) entro il 2014, 150esimo anniversario della nascita dell’Istituto Agrario “Augusto Ciuffelli”, scuola di agricoltura più antica del Paese. Il progetto, che ha visto protagonista assoluta dal punto di vista logistico ed organizzativo la “Cittadella Agraria” tuderte, è frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Economico-Estimative e degli Alimenti della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, l’Istituto Agrario di Todi e l’Associazione Ex Allievi della scuola, con il patrocinio di numerose istituzioni locali, regionali e nazionali. La prima edizione della Summer School, che avrà cadenza continuativa annuale, ha visto la partecipazione di 25 studenti provenienti da dodici diversi Paesi (Georgia, Croazia, India, Argentina, Perù, Albania, Senegal, Kenya, Belgio, Macedonia, Romania, Italia) ed uno staff accademico composto da docenti delle Università di Berna, Budapest, Iasi (Romania), Chiba (Tokyo), Siena, Viterbo, Palermo e Perugia, con una ventina di nazioni complessivamente rappresentate. La scuola agraria è stata in questi giorni un crogiolo di culture, etnie, costumi e religioni, con un intenso programma di lezioni, di training e di full immersion sul territorio che hanno portato il gruppo di studenti e docenti a toccare, oltre a Todi, anche Massa Martana, Orvieto, Monte Castello di Vibio, Torgiano, Perugia ed Assisi, dove il gruppo guidato dal direttore della Summer School, il Professor Adriano Ciani, si saluterà. All’obiettivo di offrire alta formazione, il progetto ha infatti intrinseco in sé quello di realizzare al contempo un forte seppur indiretto processo di promozione ed internazionalizzazione del territorio regionale.
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13 luglio 2011
Il presidente nazionale di Italia Federale annuncia la creazione di una rete che raccoglierà tutte le proteste negli atenei della Penisola
“Come già accaduto pochi giorni fa per la questione dell’abolizione delle Province, Italia Federale dimostra ancora una volta di averci visto giusto in merito ad un’altra battaglia portata avanti da tempo, vale a dire quella relativa al numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea, specialmente per quelli che riguardano le facoltà scientifiche. Una problematica con cui anche l’Umbria ha avuto a che fare in occasione delle ultime selezioni effettuate presso le facoltà di medicina. Tutto ciò mentre nella regione ci sono poli di eccellenza come quello nuovo di Terni che hanno tutte le carte in regola per formare, attraverso personale qualificato, i medici del futuro e il cui sviluppo è in parte bloccato proprio dal persistere di regolamenti come quello dell’accesso chiuso ai corsi di laurea”. E’ quanto afferma il presidente nazionale di Italia Federale ed ex consigliere regionale umbro, Aldo Tracchegiani, in merito alla protesta di otto aspiranti medici che hanno fatto ricorso alla Corte europea di Strasburgo perché i test di ammissione previsti per alcune facoltà universitarie violerebbero il diritto all’educazione. Una protesta che ha portato la Corte Ue a chiedere chiarimenti al governo italiano prima di pronunciare la sentenza: “Siamo assolutamente contrari a questo sistema universitario che pone limiti di ingresso ai giovani che vogliono intraprendere alcuni percorsi didattici – afferma Tracchegiani – e parallelamente si aprono le porte all’arrivo di medici professionisti dall’estero, da Paesi come India e Medio Oriente, mentre i nostri ragazzi che vorrebbero coronare il sogno della loro vita sono costretti a virare su altri corsi di laurea. La bocciatura nei test d’ingresso può avere un’incidenza pesante sul loro futuro didattico e professionale, rappresentando peraltro una negazione del diritto allo studio, del quale a farne le spese sono spesso giovani che hanno solo bisogno di una chance e che non godono di favoritismi di tipo clientelare o familiare. Per questo già alcuni mesi fa Italia Federale aveva proposto l’abolizione del numero chiuso e l’offerta di analoghe possibilità per tutti gli studenti”. “A questo punto – conclude Tracchegiani – abbiamo intenzione di creare in breve tempo una rete nazionale capace di raccogliere tutti gli studenti cui è stato negato il diritto allo studio, allo scopo di sostenerli in questa battaglia e che possa portare alla definitiva abolizione del numero chiuso per l’accesso a tutti i corsi di laurea. Allo stesso tempo ci attiveremo anche per contrastare in maniera netta la nuova proposta del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che vorrebbe portare a cinque anni il percorso di studi. Riteniamo infatti che questo tipo di corso di laurea, che deve avere una durata di 6 anni, debba essere aperto a tutti e debba essere selettivo in specializzazioni come la chirurgia dove si registra una grossa carenza di personale”.
Tag:chiuso, federale, italia, numero, tracchegiani, università
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20 giugno 2011

Marica Fuccelli - Maria Rosi - Francesca Vittoria Renda
Il 17 Giugno 2011 ha avuto luogo la prima assemblea regionale della Giovane Università Umbria, moderata dal Presidente Nazionale della Giovane Università, Riccardo Ragni, Madrina ed ospite di eccezione Maria Rosi, consigliere regionale PDL dell’Umbria. Con singole votazioni e
all’unanimità i giovani universitari che numerosi hanno accettato l’invito, hanno eletto Presidente Regionale Francesca Vittoria Renda e come Presidente di ateneo di Perugia Marica Fuccelli. Francesca Renda nel sentirsi “onorata di ricoprire la carica di Presidente Regionale di un associazione che fa della “legittimazione “ il suo principio fondante, ha ribadito “l’importanza di avviare un processo meritocratico all’interno delle associazioni e dei partiti che parte proprio dall’elezione interna dei rappresentanti. Solo così si può aspirare a tornare ad affermare la vera democrazia in ambienti che sono la base culturale del nostro paese, e di per se portatori e ispiratori di quel processo democratico indispensabile per lo sviluppo sociale di tutti i paesi più avanzati“.
Marica Fuccelli nuovo giovane Presidente di ateneo di Perugia, annuncia una serie di iniziative per coinvolgere i giovani su tematiche di carattere sociale: con priorità alla lotta contro la droga, all’emergenza sangue, con gazebo, questionari, iniziative culturali.
Nel corso dell’assemblea è proprio la giovane Presidente che confermando l’importanza di tornare a parlare di cultura tra i giovani ha voluto come ospite speciale una giovane scrittrice perugina Federica Ziarelli che ha potuto presentare il suo libro “Sono venuta a portare il Fuoco”.
In conclusione dell’evento, di rilievo è l’intervento del consigliere Regionale PDL Maria Rosi che, contenta che “dai giovani nasca l’esigenza di far partire uno nuovo processo democratico che si fonda anche sul principio di legittimazione dei loro ruoli, esprime piena fiducia e appoggio alla Giovane Università perché i giovani sono il nostro futuro ed è nostro dovere stragli accanto”
Tag:francesca, fuccelli, giovane, maria, marica, ragni, renda, riccardo, rosi, università, vittoria
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2 aprile 2011
Conferenza di STEFANO BOERI
Perugia – Aula Magna della Facoltà di Ingegneria
martedì 5 aprile 2011 ore 11:30
Saluti introduttivi Gianni Bidini – Preside della Facoltà di Ingegneria
Andrea Cernicchi – Assessore alla Cultura del Comune di Perugia
Annibale Luigi Materazzi – Direttore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale
Ideatore e curatore di Festarch : Segreteria organizzativa Valeria Menchetelli tel 0755853784 e-mail:valeria.menchetelli@unipg.it
Tag:2011, boeri, conferenza, di, festarch, perugia, stefano, università
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13 gennaio 2011
I consiglieri dell’Udu – Sinistra Universitaria invalidano la prima seduta del Consiglio degli Studenti dell’Università degli studi di Perugia in maniera strumentale e impediscono l’elezione del Presidente e dei rappresentanti degli studenti nei consessi accademici.
Si è tenuta ieri mattina, presso il Rettorato dell’Università degli studi di Perugia a Palazzo Murena, la seduta di insediamento del Consiglio degli studenti a seguito delle elezioni universitarie che si sono svolte nel dicembre scorso, ma gli eletti nelle fila dell’Udu – Sinistra Universitaria, non sono entrati in aula giustificando in maniera strumentale la propria assenza con la protesta contro la Riforma dell’Università del Ministro Gelmini.
La realtà dei fatti è che gli eletti dell’Udu si sarebbero trovati in minoranza con l’elezione di un Presidente espressione dell’area moderata costituita da Alleanza Universitaria, Idee in Movimento, Rinascita Universitaria e Student’s Office – Universitas. Le quattro Associazioni hanno infatti sottoscritto un accordo per dar vita ad una maggioranza che possa assicurare la realizzazione di un programma comune e condiviso nel corso del mandato. L’unione tra queste componenti, tre delle quali fanno riferimento a “Giovane Italia”, movimento giovanile del Popolo della Libertà, ha portato ad avere la maggioranza nel Consiglio degli studenti, composto da 30 membri, con 16 rappresentanti, mentre l’area di sinistra ne vede 14.
Secondo i Presidenti delle associazioni studentesche moderate, Francesco Migliorati (Alleanza Universitaria), Alessandro Tassi (Idee in movimento), Mattia Mori (Rinascita Universitaria) e Bernardo Dolce (Student’s Office Universitas): “La scelta dell’Udu è molto grave e denota un atteggiamento antidemocratico, non accettando di essere in minoranza, la Sinistra Universitaria preferisce bloccare i lavori del Consiglio degli studenti, non eleggendo né il Presidente né gli altri rappresentanti che dovrebbero far parte dei vari consessi; le nostre associazioni non possono che condannare fermamente il gesto irresponsabile dell’Udu, offensivo nei riguardi del Consiglio degli Studenti e degli studenti tutti”. Oltre al Presidente, che l’area moderata aveva indicato nella persona di Alessandro Tassi, si sarebbero dovuti eleggere i rappresentanti degli studenti nel Senato Accademico, nel Consiglio di Amministrazione, nella Commissione 150 ore e all’interno del Cus, il Centro universitario sportivo. “Chiederemo subito una nuova convocazione del Consiglio – continuano – e faremo di tutto affinché gli studenti sappiano chi tutela i loro diritti e chi invece gli interessi della propria parte politica. L’Udu oggi ha dimostrato di non rappresentare gli studenti, ma solo se stessa; ricordiamo infatti che non essendo stato possibile nominare i rappresentanti in seno al Senato Accademico ed al Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo di Perugia la rappresentanza studentesca rimarrà esclusa da tali consessi nelle prossime convocazioni. Ci auguriamo – concludono i presidenti delle associazioni – una presa di posizione diversa da parte dell’associazione studentesca Udu ai fini di un lavoro costruttivo e operante del consiglio, raggiungibile attraverso una collaborazione avulsa da logiche di partito, mosso da uno sguardo rivolto unicamente all’università e agli studenti che il consiglio rappresenta”
Tag:alessandro, bernardo, consiglio, dolce, francesco, mattia, migliorati, mori, studenti, tassi, udu, universitari, università
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24 dicembre 2010
di Matteo Bressan

Mariastella Gelmini
Passata la furia e la guerriglia urbana del 14 dicembre, così come rispedite alle opposizioni le accuse di facciata e di maniera sui contenuti della riforma, il Senato ha approvato ieri pomeriggio la tanto discussa riforma Gelmini. Tra le tante novità previste nel disegno di legge tre meritano particolare attenzione proprio perché su queste si concentrano le speranze e le aspettative degli studenti. In primo luogo è prevista infatti una riorganizzazione e fusione degli atenei con meno iscritti e con attività simili. Parallelamente si effettuerà un taglio netto della miriade di corsi di laurea prodotti dall’infausta riforma Berlinguer che tanto hanno danneggiato gli studenti alle prese del mercato del lavoro. Sul fronte dei ricercatori invece si interverrà andando a limitare entro i sei anni il termine entro il quale si può praticare attività di ricerca all’interno delle università. Con questo intervento, duro sotto certi aspetti ma doveroso visti i tempi, si cercherà appunto di frenare un fenomeno, quello dei precari a vita, che per anni ha costituito il serbatoio di voti e false speranze del centro – sinistra. Infine è previsto un limite di mandato per i rettori, peraltro sfiduciabili dal senato accademico, e una serie di limitazioni fino al quarto grado di parentela per partecipare ai concorsi accademici. Una riforma quindi che vuole consegnare all’Italia un’ università più dinamica, più adatta alle sfide e alle esigenze del mercato del lavoro e che vuole spezzare la deriva sessantottina che ancora oggi alberga nelle nostre università.
Tag:bressan, gelmini, legge, matteo, precari, università
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3 dicembre 2010

Francesca Romana Plebani
di Francesca Romana Plebani
Abbracciato da sentieri che si snodano attraverso querceti naturali, boschi misti di roverella e leccio, pinete il cui profumo si stempera in quello di ginepri, biancospini e ginestre, il Monte Tezio (961m s.l.m.), preziosa oasi naturalistica del Comune di Perugia, conserva la testimonianza di un abitato protostorico. Il Tezio, infatti, si inserisce in una catena di rilievi che taglia longitudinalmente la valle del Tevere da nord-ovest a sud-est, dal Monte Acuto (926m s.l.m.) al Monte Civitella (634m s.l.m.), posizione geografica strategica di difesa e controllo, che ne ha favorito la sua occupazione già in tempi antichissimi geografica.
È la cima del monte, in apparenza simile ad una naturale distesa verdeggiante intercalata da qualche discontinuità, ad essere sede di antiche occupazioni antropiche, le cui tracce risultano in prevalenza evidenti attraverso la documentazione fotografica dal cielo. Difatti, nel corso del tempo, l’abbandono del sito, la conseguente perdita di consistenza e di volume degli alzati e dei loro dislivelli, uniti all’inesorabile sgretolarsi sul terreno degli stessi hanno determinato una sorta di apparente recupero dell’originaria conformazione dell’ambiente naturale, che ne cela ad un occhio non esperto le tracce da terra[1].
Esattamente, l’artificiosa configurazione dell’area sommitale del Tezio ha fatto sì che si desse il via alle prime ricerche archeologiche. Le operazioni di scavo, attualmente in corso, sono, a partire dal Maggio 2007, sotto la direzione scientifica del Prof. Maurizio Matteini Chiari dell’ Università degli Studi di Perugia[2] (che ringrazio per le informazioni documentarie).
Già durante la prima campagna di scavo è stato riscontrato, l’ormai noto, recinto perimetrale[4] di delimitazione, delineato sul terreno da un doppio terrapieno concentrico con fossato intermedio in forma di ellisse[5]. Tale recinzione era posta a protezione dell’abitato, sorto non a caso proprio sulla cima di un monte che garantiva, grazie alla sua posizione strategica, il controllo di un’amplissima estensione territoriale, e principalmente dell’asse tiberino[6]. L’insediamento, ascrivibile ad un orizzonte cronologico che va dalla fase finale dell’Età del Bronzo alla Prima Età del Ferro, occupa come già detto l’area sommitale del Tezio. I materiali rinvenuti, quasi esclusivamente ceramici e più raramente bronzei allo stato frammentario (con l’unica eccezione di uno spillone), hanno infatti permesso di fissarne estremi cronologici così determinati.
Le ultime campagne di scavo (2009-2010) hanno ribadito e confermato la fase di presenza e di occupazione prolungata della cima del monte, testimoniando una frequentazione estesa nell’arco di più generazioni. Tale continuità di vita risulta parimenti rimarcata dai materiali rinvenuti: notevole la quantità di frammenti ceramici d’impasto, spesso decorati e associati a congerie cospicue di reperti ossei animali – prevalentemente ossa di ovini – .
L’area del Tezio è inoltre oggetto di numerose e diversificate iniziative tese al recupero ed alla valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente. Ne sono validi esempi l’organizzazione del parco naturale, di proprietà comunale e la realizzazione di una vasta area faunistica “polifunzionale”, prima in Italia nel suo genere. Inoltre, l’intera superficie del parco è attrezzata per ogni genere di escursioni: vasta la gamma di itinerari percorribili, dai più distensivi a quelli più adatti ad escursionisti esperti.
Le tabelle disposte lungo i punti di accesso distinguono infatti i sentieri in Turistici (contrassegnati da una T) ed Escursionistici (contrassegnati da una E), per i quali, diversamente dai primi, viene consigliato un abbigliamento adeguato (scarponcini ed equipaggiamento da trekking).
Il patrimonio archeologico e ambientale del Parco del Tezio lo rendono una tra più interessanti itinerari naturalistici e culturali – seppur ancora tra i meno noti – da percorrere attraverso il territorio rurale del Comune di Perugia.
Per ulteriori approfondimenti sul sito archeologico e sul parco del Monte Tezio:
http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_2390&curcol=main_column
http://turismo.comune.perugia.it/canale.asp?id=197
http://www.montideltezio.it/sentieri_nel_parco.htm
aC. (numerose le statuine in bronzo a figura umana o animale rinvenute) e posti più a valle, i quali oltre a fornire un’idea della continuità di vita di questa zona e della sua importanza – naturale linea di demarcazione tra regioni etrusche ed umbre –, restituisce uno spaccato della popolazione del tempo che viveva in questi territori: di non elevate condizioni economiche, dedita all’agricoltura ed alla pastorizia, orientata ad una forma di culto di tipo agro-pastorale legato alla fertilità della terra.
[1] Le foto da terra in condizioni ottimali (ad esempio in fase di disgelo con la neve che si accumula nelle superfici concave e protette del fossato perimetrale) restituiscono gli esatti contorni di strutture e sezioni.
[4] La recinzione risultava nota da tempo e apprezzabile sia da terra quanto, e soprattutto, dal cielo.
[5] Durante la campagna di scavo 2009, che ha ancora interessato il settore occidentale della cima del Monte Tezio, è tornato in luce un lungo tratto di una sorta di paramento in grandi lastre di calcare infisse a terra e disposte di taglio, destinate a fungere, con tutta probabilità, da contenimento alla muratura retrostante, edificata a secco.
[6] Situazione analoga a quella del prospiciente Monte Acuto. Si segnala, in proposito, come recenti indagini effettuate nell’area tra il Tezio e Monte Acuto abbiano rimesso in luce numerose tracce di insediamenti umani, databili al V sec. aC. (numerose le statuine in bronzo a figura umana o animale rinvenute) e posti più a valle, i quali oltre a fornire un’idea della continuità di vita di questa zona e della sua importanza – naturale linea di demarcazione tra regioni etrusche ed umbre –, restituisce uno spaccato della popolazione del tempo che viveva in questi territori: di non elevate condizioni economiche, dedita all’agricoltura ed alla pastorizia, orientata ad una forma di culto di tipo agro-pastorale legato alla fertilità della terra.
Tag:Archeologia, chiari, colle, del, ecomuseo, età, ferro, fondazione, francesca, matteini, maurizio, monte, museo, natura, parco, perugia, Plebani, romana, scavi, tezio, università
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26 novembre 2010

Francesca Romana Plebani
di Francesca Romana Plebani
“VILLA S. SILVESTRO. Tempio Romano III sec. a. C.”. Seguendo il nastro d’asfalto lungo ripidi tornanti attraverso magnifici panorami montani, questa l’indicazione che, all’inizio del lungo fondovalle, colpisce l’occhio del guidatore, una volta lasciata Cascia alle spalle e percorso 15 km in direzione Piana di Chiavano. Il sito venne scoperto intorno agli anni Venti del Novecento, quando si riportò alla luce il monumentale podio[1] del tempio principale. Già dall’Ottocento erano state segnalate le grandi basi di colonne vicino alla chiesa di San Silvestro, la quale, non tralasciando di ricordare la continuità di vocazione cultuale, venne edificata in età medievale proprio sopra all’antico tempio.
Nel 2006, considerata l’importante entità del monumento, sono ripresi gli scavi in concessione da parte della Soprintendenza dei Beni Archeologici dell’Umbria all’Università degli Studi di Perugia, esattamente presso il tempio.
Il sito archeologico di Villa S. Silvestro era compreso nella compagine culturale e storica di quella che in antico era la Sabina Orientale o Alta Sabina, costituendo così uno dei centri più degni di attenzione di questa zona, che in età augustea venne poi inserita nella Regio IV, Sabina
et Samnium. L’altopiano di Chiavano, infatti, situato al confine tra le attuali regioni di Umbria e Lazio, a 15 chilometri dal comune di Cascia (PG) a cui appartiene, è un esteso e piatto fondovalle delimitato da ripidi versanti. Questa striscia di pianura, sviluppata in lunghezza, è una di quelle aree che eccezionalmente interrompono quell’asperità orografica, descritta da Strabone (Geogr., V, 3. 1) e caratterizzante l’Alta Sabina. Fin dall’età del Ferro quest’area, come indica la presenza di tre castellieri, doveva essere posta a controllo del percorso di valico e degli snodi viari, attraverso un vero e proprio sistema di recinti fortificati[2]. Questo estremo lembo della Sabina, pur caratterizzato dagli impedimenti appenninici, costituiva il passaggio obbligato per abbreviare i lunghi itinerari di percorrenza tra il Tirreno e l’Adriatico. A pochi chilometri gli uni dagli altri, tali snodi stradali con i relativi diverticoli permettevano la comunicazione tra le regioni contermini dell’Italia Centrale, creando così una fascia di collegamento e di scambio all’interno del sistema di relazioni delle popolazioni centro-italiche. Infatti, a differenza della Sabina Tiberina che vide lo sviluppo di una fiorente economia agricola, la Sabina Appenninica rimase luogo della pastorizia transumante.

Tempio Romano Italico
Precisamente sul margine settentrionale della Piana di Chiavano − attraversata da uno dei principali assi di collegamento tra Rieti e il territorio del Nursino − è collocato il monumentale complesso edilizio. Identificabile con un forum o conciliabulum (tali sono infatti le attuali ipotesi interpretative per questa zona), polo sacro e amministrativo preposto al controllo economico del territorio, l’installazione dello stesso a seguito della conquista di M. Curio Dentato nel 290 a.C., all’interno della prefectura nursina[3] va, dunque, ricondotta alla rilevanza strategica che tale luogo ebbe già in età precedenti. Fastosamente monumentalizzato agli inizi del I sec. a.C., a seguito del sisma del 99 a.C.[4], il complesso edilizio si articola in due vasti settori estremamente ravvicinati, entrambi porticati e con al loro interno edifici di culto caratterizzati da un diverso orientamento ed assetto planimetrico: il principale, ad alae, dedicato ad Ercole, l’altro, a sud-est del precedente, a doppia cella[5] e con tutta probabilità dedicato a divinità femminili. Intorno a questo secondo tempio, scoperto nel 2007, si moltiplicano le case private, appartenenti a varie fasi della storia del centro, tra le quali, in particolare, una di vastissime proporzioni ed assai articolata, tanto da farla attribuire ad un importante personaggio locale. Inoltre, è stata messa in luce una vera e propria strada su cui si affacciavano le abitazioni, sostituite poi da un ulteriore ed articolato portico con funzione

Ricostruzione tridimensionale dell'area del grande Tempio
commerciale.
L’area d’interesse, oggi ancor di più inestimabile dal punto di vista del patrimonio archeologico, copre attualmente circa 5000 m² e, alla luce delle recenti esplorazioni, sembra estendersi ulteriormente.
Eccezionali e complessi si sono rivelati i dati riscontrati e i ritrovamenti avvenuti durante le campagne di scavo. Le operazioni, impegnate soprattutto ad esaminare il settore prospiciente la Piana, hanno messo in luce non solo materiali di pregio (elementi della decorazione architettonica di alta qualità, un braccio della statua di culto in marmo pario[6] e tutta una serie di oggetti che arricchiscono le sale della mostra “I templi ed il forum di Villa San Silvestro”, in corso a Cascia, presso il Museo civico di Palazzo Santi, inaugurata il 5 Giugno 2009 in occasione delle celebrazioni nazionali in onore del bi millenario della nascita di Vespasiano), ma sequenze stratigrafiche che testimoniano la presenza di un precedente villaggio sabino (l’unico finora materialmente noto in Italia), più fasi di occupazione romana e frequentazioni di età tardo antica e alto-medievale.
Dalla prima campagna del 2006 all’ultima, nell’estate 2010, hanno partecipato allo scavo come volontari studenti, laureati, dottorandi e specializzandi, provenienti da: Università degli Studi di Perugia, Università degli Studi di Siena, Università degli Studi di Lecce, Universidad Complutense de Madrid, Universidad de Salamanca, Université Paris IV, Ecole Normale Superieure de Lyon, Scuola di Specializzazione in Archeologia di Firenze. Il finanziamento per le ricerche 2010 si deve a: Università degli Studi di Perugia – Dipartimento Uomo & Territorio, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Comune di Cascia, Associazione Culturale Tellus.
I dati di scavo sono forniti dall’équipe di ricerca diretta dal Prof. F. Coarelli e dal Prof. P. Braconi e coordinata dalla Dott.ssa F. Diosono, di cui anche chi scrive fa parte.
[1] Modello di podio a cyma reversa meglio conservato in Italia.
[2] Frequentazioni risalenti al Neolitico e all’Età del Ferro sono state inoltre confermate da alcuni materiali rinvenuti durante le operazioni di scavo.
[3] La conquista romana fu conseguente causa di grandi cambiamenti nel territorio sabino, che restava ancora legato a forme insediative sparse. Le terre sabine divennero patrimonio demaniale di Roma, che ne diede una parte in assegnazione a coloni con cittadinanza romana che si insediarono sul posto, e che ne mantenne la restante a pascoli e boschi, per darla in affitto e ricavarne un’importante rendita per il fisco. Il territorio dell’Alta Sabina fu suddiviso in tre prefetture, Reate, Amiternum e Nursia, alla quale apparteneva anche il territorio casciano e dell’altipiano di Chiavano.
[4] Nursiae aedes sacra terrae motu disiecta (Iul. Obs. 46).
[5] In Italia, strutture templari a doppia cella risultano attestate soltanto in pochi casi: oltre all’ipotesi del tempio di Montorio al Vomano (TE), testimoniati con sicurezza tali edifici si trovano solo nel bacino del Fucino (AQ), ad Alba Fucens ed Anxa, presso la Villa dell’Auditorium nel suburbio di Roma, e ad Ostia.
[6] Le dimensioni ricostruibili sono circa di 6 m d’altezza.
Tag:appenninica, archeologici, beni, cascia, chiavano, di, forum, francesca, perugia, piana, Plebani, romana, sabina, san silvestro, soprintendenza, templi, tiberina, umbria, università, villa
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24 novembre 2010

Da questa mattina un gruppo di ragazze e ragazzi è barricato sul tetto della mensa universitaria di Via Pascoli a Perugia per protestare contro i tagli disposti dal Governo ad Università e diritto allo studio. Mentre in Aula alla Camera prosegue la discussione del ddl Gelmini, che verrà votato al massimo entro domani (ma il destino degli Atenei italiani potrebbe rivelarsi già oggi) le contestazioni di chi vive l’Università sulla propria pelle vanno avanti. Anche protestare ha i suoi costi e, non avendo potuto raggiungere colleghi e compagni che si erano dati appuntamento per oggi a Roma, per sostenere l’assedio – simbolico s’intende! – di Montecitorio, un gruppo di studenti e ricercatori dello Studium perugino ha pensato bene di far sentire la propria voce arroccandosi – fisicamente stavolta! – sul tetto di una delle strutture universitarie gestite dall’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria.
“L’attacco all’università – leggiamo nel breve comunicato che abbiamo ricevuto – è un attacco ad un’intera generazione. Una generazione che vogliono precaria, senza capacità critica e soprattutto senza futuro. Il sapere è un diritto, non un privilegio, e come tale ci dev’essere garantito. L’eliminazione delle borse di studio (e l’introduzione del prestito d’onore), l’avvento dei privati nei consigli d’amministrazione (in Umbria già pronti ad intervenire tra l’altro) ed i tagli alla ricerca sono solo alcuni dei disastri annunciati di questa «riforma». Vogliono farci credere che si tratti di sacrifici necessari per uscire dalla crisi, ma i fondi per le spese militari ed i finanziamenti per le scuole private non mancano mai. Crediamo che in un momento difficile come quello in cui viviamo, sia possibile non far passare un simile scempio e, più ancora, che sia possibile gettare le basi per la costruzione di un’altra Università, con un progetto di riforma che parta dal basso…”
Nei giorni passati, da Nord a Sud, proteste, sit-in e manifestazioni sono andate moltiplicandosi fino ad estendersi a tutto il Paese: a Pavia l’occupazione del Rettorato, a Pisa quella di ben sette Facoltà, a Palermo oltre alle facoltà sono stati occupati anche alcuni licei, a Torino la protesta ha interessato prima la stazione ferroviaria di Porta Nuova, dove gli studenti hanno preso di mira i binari, e poi, com’è accaduto anche a Perugia, i ragazzi hanno deciso di “riportare in alto l’Università” – così c’era scritto su uno dei loro striscioni – e sono saliti in cima a Palazzo Nuovo. Stessa scelta anche per gli studenti di Architettura a Roma, che ieri sono saliti sopra il tetto della Facoltà, in Piazza Borghese.
Checché ne dicano certi “mandarini” a Palazzo insomma, dai migranti agli studenti, non è vero che la piazza non sia capace di inviare segnali chiari. Uno lo è più di tutti – mi perdonerete se lo “leggo” alla maniera dello stupido slogan di quella famosa reclame di alcuni anni fa, ma tant’è – “più il Governo li butta giù e più questi vanno su”. Questa volta, però, di stupido non c’è il messaggio, ma solo chi finge di non capirlo.
Tag:gelmini, onda, riforma, studenti, tetto, università
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22 novembre 2010

Francesca Plebani
di Francesca Plebani
“Conosci ora perché io preferisca la mia villa in Tuscis a quelle di Tuscolo, Tivoli e Preneste.” (V, 6). Plinio il Giovane (61-112 d.C.), oratore della prima età imperiale e governatore della Bitinia sotto Traiano, nell’epistola ad Apollinare riferisce della proprietà da lui preferita: la villa in Tuscis, residenza ubicata nel territorio di Tifernum Tiberinum, l’attuale Città di Castello. “L’aspetto del paese è bellissimo: immagina un anfiteatro immenso e quale soltanto la natura può crearlo. Una vasta e aperta piana è cinta dai monti, e le cime dei monti hanno boschi imponenti ed antichi. […] Eppure, benché vi sia abbondanza di acque, non vi sono paludi, perché la terra in pendio scarica nel Tevere l’acqua che ha ricevuto e non assorbito.” A Giovanni Magherini Graziani (1892-1924), storico tifernate, spetta il merito di aver sciolto l’annosa disputa sull’esatta

Villa Plinio in una foto aerea
ubicazione della residenza pliniana – indicata nell’epistola IV, 1 semplicemente come in Tuscis (in Etruria) – riconoscendola nei resti affioranti (colonne, marmi, mosaici) nel campo di Santa Fiora, nei pressi dell’attuale abitato di Colle Plinio, nel Comune di San Giustino Umbro (PG). Il rinvenimento, infatti, di bolli impressi su tegola recanti le lettere CPCS, corrispondenti alle iniziali del nome completo di Plino, Caius Plinius Caecilus Secundus, e la conformazione del luogo coerente con la descrizione pliniana, ha sollevato ogni dubbio da questa identificazione.
La scoperta dell’eccezionale estensione dell’area archeologica alla fine degli anni settanta del Novecento fu frutto del tentativo di bonificare il campo di Santa Fiora dai ruderi affioranti ad ogni aratura. I
l conseguente intervento di tutela della Soprintendenza Archeologica condusse poi ai primi saggi di scavo, e successivamente alla proficua collaborazione scientifica con le Università di Perugia e di Alicante. Dal 1986, infatti, il rapporto di cooperazione tra l’equipe perugina e l’università spagnola ha condotto a ben 18 campagne di scavo, l’ultima nell’agosto 2003.
Lo scavo ha esplorato in forma estensiva tutta l’area archeologica individuata, che attualmente occupa un’estensione di circa 2 ettari. La villa, che deve nome e notorietà ovviamente al suo più insigne proprietario – il quale provvide ad ampliarla e a dotarla di un porticato aperto verso l’esterno – presenta fasi precedenti: quella c.d. “etrusca”, databile tra III e II sec. a.C. (lacerti di strutture murarie, pavimentazioni, scarti di fornace e terrecotte architettoniche), ed una fase di fine I sec. a.C. – inizi I sec. d.C. attribuibile agli interventi di Marco Granio Marcello. 
Ulteriori fasi edilizie, ristrutturazioni e materiali, testimoniano continuità di frequentazione del sito almeno fino al V sec. d.C. Inoltre i bolli IMP(eratoris), databili tra II e III sec. d.C. su base paleografica, registrano come la proprietà, morto Plinio, fosse divenuta parte integrante del demanio imperiale. Nel corpo della villa, a nord dell’atrio, doveva collocarsi la chiesa di Santa Fiora o Flora, che ha dato il nome al campo. Da questa limitata area provengono frammenti di ceramica medievale (ancora in corso di studio). Interessante l’ipotesi che il culto di santa Fiora o Flora possa costituire una sopravvivenza, o piuttosto un’eco, del culto di Cerere che all’epoca di Plinio si praticava in questo luogo (la villa infatti ospitava un tempio dedicato a Cerere, ricordato da Plinio stesso nella lettera a Mustio, e probabile luogo di culto etrusco preesistente all’insediamento romano). Questa “continuità” cultuale sarebbe inoltre connessa con la presenza della vicina Pieve di San Cipriano. Il dies natalis di questo santo (14settembre), forse non casualmente, cade infatti il giorno seguente a quello della festa di Cerere, ricordata da Plinio (idi di settembre).
Fiore all’occhiello tra le antichità romane che il territorio umbro può vantare, la villa di Plinio ed il progetto di valorizzazione a questa legato, costituiscono un’esemplare prova di collaborazione tra l’Università degli Studi di Perugia (di cui personalmente ringrazio il prof. P. Braconi per la cortese disponibilità) e le istituzioni. Al Comune di San Giustino si rende infatti merito per la recente realizzazione di una copertura protettiva dell’area archeologica e per le iniziative promosse (apertura al pubblico di Villa Graziani e visite guidate agli scavi, Agosto 2010), finalizzate non unicamente alla tutela di un bene di inestimabile pregio, ma alla restituzione dello stesso al vasto pubblico.
Per ulteriori approfondimenti si segnala inoltre il sito www.arkecultura.com e l’intervento di R. Masciarri.
Si ringraziano il Prof. Paolo Braconi, docente di “Antichità Romane” presso l’Università di Perugia e direttore delle operazioni di scavo, responsabile scientifico degli scavi di Colle Plinio insieme al Prof. José Uroz Sàez dell’Università di Alicante, e tutti gli studenti dei corsi archeologici.
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Bibliografia
BRACONI 1998: P. BRACONI Paysage et amenagement: un domaine de Pline le Jeune, in Cité et Territoire II (Atti Bézier 1997), Paris 1998, pp. 155 ss.
BRACONI 2001: P. BRACONI, La Pieve ‘Vecchia’ di San Cipriano e la villa in Tuscis di Plinio il Giovane, in Umbria Cristiana. Dalla Diffusione del culto al culto dei santi (secc. IV-X) (Atti Spoleto 2000), Spoleto 2001, pp. 737 ss.
BRACONI 2003: P. BRACONI, Les premiers propriétaires de la villa de Pline le Jeune in Tuscis, in Histoire & Sociétés Rurales XIX 1, 2003, pp. 37 ss.
BRACONI-UROZ 1999: P. BRACONI – J. UROZ SÀEZ (a cura di), La Villa di Plino il Giovane a San Giustino. Primi risultati di una ricerca in corso, Perugia 1999.
BRACONI-UROZ 2001: P. BRACONI – J. UROZ SÀEZ, Il tempio nella tenuta di Plinio il Giovane in Tuscis, in Eutopia n.s. I 1-2, 2001, pp. 203 ss.
UROZ-ESTEVE 2002-03: J. UROZ SÁEZ – R. ESTEVE TÈBAR, Las Maufacturas etrusco-romans y el santuariode época republicana de Colle Plinio, in Lucentum XXIXXII, 2002-03, pp.103 ss.
Tag:alicante, Archeologia, braconi, città di castello, francesca, il giovane, josè, paolo, perugia, Plebani, plinio, saez, san giustino, università, uroz, villa
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21 novembre 2010
Non lascia indifferente, ma preoccupa molto la pesante bocciatura per l’Università di Perugia, almeno secondo la classifica pubblicata dal “The”, settimanale inglese collegato al più famoso Time, sulle migliori università del mondo, che ha impietosamente relegato oltre il cinquecentesimo posto l’università perugina, superata da atenei di Paesi come la Romania, la Malesia e la Turchia. Per trovare la prima Università italiana dobbiamo scendere nella classifica fino al 217° posto dove si piazza l’Università di Trieste. Un risultato disastroso quindi, almeno in base ai criteri adoperati per realizzare la classifica: 13 indicatori differenti raggruppati in 5 settori di valutazione, insegnamento, ricerca, prestigio nelle pubblicazioni e delle ricerche, innovazione ed internazionalità. Ai primi posti svettano università inglesi ed americane.
La scarsa attenzione posta nei confronti del ruolo che dovrebbe avere l’università nello sviluppo della città, in un momento di crisi strutturale in cui la globalizzazione e il forte sviluppo tecnologico rischiano di rendere sempre più marginale la nostra Regione, è una realtà che va modificata. La riduzione dei servizi, delle borse di studio, l’impoverimento della formazione, legato alla sofferenza della ricerca scientifica, la chiusura quasi totale dell’accesso a borse di dottorato e alla ricerca universitaria per i migliori laureati con lo stimolo ad una forte migrazione verso paesi esteri, sono un fardello di problemi che si sta appesantendo, riversandosi inevitabilmente sull’economia della città.
Una riflessione doverosa e necessaria che mi spinge a credere sia indispensabile incoraggiare l’investimento sul capitale umano, utilizzando al meglio le risorse esistenti e puntando sulla costituzione di centri di eccellenza, al fine di ridare splendore ad un ateneo, quello perugino, che per storia e cultura non merita certamente di essere classificato come uno dei peggiori del mondo.
Sandra Monacelli – Presidente gruppo “Casini – Unione di Centro”
Tag:casini, centro, di, gruppo, monacelli, sandra, unione, università
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17 novembre 2010
“Non è più tollerabile tutto questo!” Esordisce così Biagioli, Dirigente Nazionale della Giovane Italia, movimento giovanile del PdL. “Aule bloccate da facinorosi, lezioni rinviate, assemblee convocate in tutte le Facoltà per discutere ancora una volta del ddl Gelmini, che per quanto possano nasconderlo era, e continua ad essere, un piano rivoluzionario che mette in ginocchio un sistema fatto da abusi, illegalità e soprusi. Ma c’è chi continua a difendere lo status quo e per questo blocca la didattica negando di fatto il diritto allo studio degli studenti!” sulle varie iniziative organizzate da alcuni studenti, come la manifestazione di oggi.
“Si parla di libertà e rispetto, – continua Biagioli – eppure tutto questo ha l’aria di un insulto alla trasparenza e alla dignità umana. Ma siamo o no in una democrazia? Si era deciso di far iniziare l’anno accademico con delibera del Senato Accademico, ma ciò è avvenuto con una disorganizzazione e superficialità inaccettabili. Molti sono stati i disagi ai quali tutti gli studenti sono andati incontro, ma ancor più disastroso è stato il benvenuto dell’Università di Perugia agli studenti appena immatricolati, i quali pensavano di cominciare la loro avventura universitaria.
È ora di dire BASTA, perché stanno circolando troppe fesserie: manifestazioni, scioperi, proteste per dire NO all’Università che cambia…
È giusto lasciare che il ddl Gelmini faccia il suo corso in Parlamento e che sia migliorato grazie agli emendamenti proposti da tutte le parti politiche, non perché dobbiamo difendere il Governo, ma per obbligo di verità e senso di responsabilità di chi verrà dopo di noi!
Non si può lasciare l’Università nello stato comatoso nel quale oggi si ritrova a causa di errori/orrori commessi in passato. Gli studenti di sinistra dovrebbero protestare contro loro stessi e contro la loro stessa parte politica se è vero, come è vero, che i mali maggiori delle nostre Università sono stati creati da Berlinguer, Zecchino, e dai loro compagni di merenda!
Nepotismo, moltiplicazione delle cattedre, concorsi truccati, favoritismi, spese folli, assunzioni a pioggia, buchi di bilancio sono i frutti lasciati nelle mani di chi oggi tenta giustamente di cambiare e porre fine a vere e proprie ingiustizie sociali!
Non si può lasciare che i Baroni – conclude Biagioli – continuino a servirsi dell’Università come ufficio di collocamento per figli, nipoti, e parenti di ogni grado e acquisiti!
La riforma Gelmini mira a innovare il sistema universitario e la governance. Premia gli studenti meritevoli. Valuta gli atenei per la ricerca e la didattica. Mira a responsabilizzare gli atenei per evitare che l’autonomia (valore fondante della libertà), non degeneri in arbitrio e quindi in mala amministrazione dell’Università pubblica!
Sento l’esigenza che si dica, forte e chiaro, NO al blocco della didattica, per un’università migliore e meritocratica, per questo distribuiremo materiale informativo a riguardo!”
Tag:biagioli, errico, gelmini, giovane, italia, pdl, riforma, università
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16 novembre 2010
“Nel momento di maggior difficoltà per il mondo accademico, messo a dura prova dai tagli 
governativi al fondo ordinario delle università, è necessaria un’iniziativa istituzionale nei confronti dell’Università di Perugia per riequilibrare l’offerta didattica fra le sedi di Perugia, Terni e Narni, ma necessario anche a farsi carico di ripartire in modo equo i sacrifici, salvaguardando il lavoro fin qui fatto”. La proposta è rivolta alla Giunta regionale dal capogruppo di Prc Damiano Stufara, in un’interrogazione question-time che fa riferimento, al corso di laurea di Scienze per l’investigazione e la Sicurezza di Narni, e più in generale all’esigenza “di assicurare piena agibilità alle strutture in essere nel polo scientifico didattico di Terni e Narni”. Stufara che inquadra la sua richiesta di riequilibrio per “perseguire un nuovo modello di sviluppo in Umbria”, chiama in causa il comportamento dell’Ateneo perugino sulle scelte fatte, “senza valide motivazioni”, dopo aver raggiunto nell’estate scorsa “un difficoltoso riassetto dell’offerta universitaria nella Conca ternana, incentrato sul mantenimento dei corsi di medicina, ingegneria, economia e scienze dell’investigazione, e sul ridimensionamento di scienze politiche e del Dams”. In particolare Stufara critica la “istituzione presso la sede di Perugia del Corso di laurea magistrale in ricerca sociale per la sicurezza interna ed esterna, che costituisce il naturale completamento del corso triennale già in essere a Narni, considerato uno dei corsi di maggior pregio presenti nel ternano”. Il capogruppo di Prc sostiene anche che a Terni, “permane lo stato di chiusura della nuova sede di medicina, di cui si è avuta dopo mesi di ritardi un’inaugurazione fittizia” in quanto solo a novembre è stata dotata della fornitura termica da parte della Azienda ospedaliera, ma che al momento non è dato sapere quando sarà effettivamente utilizzabile”. Nel merito dei tagli e dei conseguenti sacrifici da affrontare. Stufara ricorda che nel prossimo triennio il governo ha deciso di ridurre progressivamente i trasferimenti del Fondo funzionamento ordinario delle università italiane da un meno 4,3 per cento di quest’anno, al meno 18,1 nel 2011 fino al 19,1 del 2012.
Tag:comunista, consiglio, damiano, giunta, perugia, regionale, rifondazione, stufara, terni, umbria, università
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14 ottobre 2010
di Donatella Trivigno del Laboratorio Fuori Campus

Donatella Trivigno
Mercoledì 13 ottobre,
Presso il 100dieci Café di Perugia, si è svolta l’iniziativa di promozione alla raccolta differenziata “Pensa verde: Insieme trasformiamo i rifiuti in risorsa” promossa da Gesenu con la collaborazione del Comune di Perugia (Assessorato all’Ambiente), dell’Università degli Studi di Perugia e dell’Università per Stranieri, rivolta a docenti e studenti al fine di sollevare l’attenzione su valori profondi quali l’ambiente e il territorio, la conoscenza e il recupero delle “ricchezze nascoste”.
Il dibattito è stato introdotto dall’Assessore Lorena Pesaresi cui ha fatto seguito l’intervento della dott.ssa Franca Caramello che, in linea con le numerose campagne comunicative realizzate nei mesi precedenti, ha avuto una finalità essenzialmente informativa circa le modalità di una corretta raccolta differenziata. Ha inoltre evidenziato le motivazioni alla base dell’avvio del servizio “porta a porta” nel centro storico di Perugia, sede di numerose e importanti attività e in quanto tale cartina di tornasole della cultura ambientale della città. La dott.ssa Caramello ha reso noti i risultati ottenuti con la raccolta differenziata passando, nel giro di 6 settimane dall’avvio del servizio, da una percentuale 25% ad una del 56%.
L’incontro è proseguito con lo spettacolo di Luca Pagliari, giornalista RAI di Uno Mattina, che, con il supporto di diversi video, ha portato in scena il suo libro “Una scelta di vita”. Nel libro Pagliari racconta la storia di alcuni personaggi che hanno fatto dei loro sogni una ragione di vita. Particolarmente emblematica dell’iniziativa in oggetto è la storia dell’antropologa Agnese Sartori, che ha dedicato la sua vita a popolazioni sterminate dal progresso e di cui riporta un’interessante intervista a Chan Kin Vecchio, un vecchio capo Maya che ha dovuto osservare impotente la decisione del governo messicano di realizzare la “camionera”, grande strada di collegamento che ha colpito al cuore la giungla. A tal proposito il vecchio capo Maya diceva preoccupato: “Quando si abbatte un albero cade una stella e allora prima o poi il cielo depredato e scuro piomberà su di noi”. Ed è con questa frase che Luca Pagliari, proponendo il recupero dell’armonia con il mondo, la natura e la bellezza tipiche di questa civiltà, ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di una corretta raccolta differenziata, sottolineando inoltre come questa, al pari dell’obbligo di indossare le cinture di sicurezza, sia dovere difficile ma imprescindibile di cui farsi carico.
L’iniziativa si è conclusa con l’intervento di Graziano Antonielli, Presidente Gesenu Spa, il quale ha rimarcato la fiducia riposta nei giovani come promotori di una nuova cultura ambientale. Hanno fatto seguito un “eco happy hour” e una sfilata di abiti in materiale riciclato realizzati da IPSIA “Cavour Marconi”.
La Gesenu inoltre, ha colto tale evento come occasione per rinnovare l’invito all’iscrizione al Club DonnAmbiente nato con l’intento, tra gli altri, di rendere le donne protagoniste della raccolta differenziata, in quanto sono queste che più di ogni altro membro della famiglia mettono in moto cambiamenti di comportamenti giornalieri, di stili di vita, di consumo.
Concludo lasciando, in un angolo di questa iniziativa, il “pensiero verde” del Laboratorio Fuori Campus: “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…” (Via del campo, Fabrizio De Andrè).
Tag:Ambiente, antonielli, assessorato, campus, caramello, comune, donatella, franca, fuori, gesenu, graziano, laboratorio, lorena, luca, mattina, pagliari, pensa, perugia, pesaresi, rai, rifiuti, risorsa, stranieri, trivigno, università, uno, verde
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27 settembre 2010
Le associazioni universitarie Alleanza Universitaria e Idee in Movimento nei prossimi giorni distribuiranno un volantino agli studenti universitari di Perugia per protestare contro il blocco delle lezioni annunciate dei ricercatori.
È l’ennesima volta che gli studenti, anello debole dell?università, sono in balia di chi vuole mantenere i privilegi e di chi non vuole caricarsi, come tutti, la crisi sulle proprie spalle, ma far scontare tutto agli studenti che hanno pagato le salate tasse universitarie, oltretutto aumentate da due anni.
Alleanza Universitaria – Perugia – – info@alleanzauniversitaria.it – Idee in Movimento
Tag:alleanza, blocco, idee, in movimento, lezioni, ricercatori, universitaria, università
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24 settembre 2010
di Matteo Bressan – Coordinatore Provinciale Giovane Italia Terni
Apprendo con stupore le dichiarazioni del consigliere Damiano Stufara che ha ben pensato di sfruttare in maniera demagogica la protesta dei precari dell’università di Perugia per sparare a zero contro il Governo Berlusconi e il Ministro Gelmini. Vogliamo ricordare a tutti coloro che oggi a vario titolo si schierano con i precari che la difficile strada intrapresa dal Ministro Gelmini, di riformare il disastrato sistema universitario, è un passaggio obbligato per uscire dall’ambiguità prodotta dalla riforma De Mauro. Abbiamo il dovere di ricordare i danni prodotti da quella riforma di cui ancora oggi molti giovani laureati risentono le conseguenze. Un sistema che è servito a regalare cattedre e docenze e che ha spezzettato l’offerta formativa didattica in una miriade di corsi di laurea totalmente inadatti a consentire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Comprendiamo quindi le difficoltà dei precari ma non accettiamo l’ennesima propaganda contro il Governo.
Tag:bressan, damiano, giova, italia, matteo, precari, riforma, stufara, terni, università
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