LA POLITICA COME MESTIERE, I COMPENSI COME STIPENDI

di Ciuenlai

La vicenda del rinvio al 2015 della riforma dei vitalizi per i Consiglieri Regionali, con inclusa bocciatura della richiesta del Prc e dell’Idv di applicare il taglio da subito, fa il paio con le proposte fatte al Consiglio Comunale di Perugia tese a salvaguardare il massimo del compenso ai suoi componenti. E fa il paio con l’assenza di qualsiasi serio provvedimento di diminuzione significativa dei “salari” degli attori della politica umbra. C’è chi continua a meravigliarsi : “Ma come, di fronte ai grandi sacrifici che i cittadini sono chiamati a fare, chi dovrebbe dare il buon esempio, salvaguarda i propri privilegi?”. E’ un errore stupirsi, perché questo comportamento fa parte di un mutamento profondo nella concezione culturale della rappresentanza. Sono troppi infatti quelli che concepiscono la carriera politica come un lavoro e il compenso come uno stipendio da difendere. E con queste premesse è difficile chiedere agli stessi di decretare la fine di questa pratica. Avete mai visto un ladro consegnare la refurtiva all’ufficio oggetti smarriti? Forse ha ragione chi, come Ilvano Rasimelli, proveniente da altre stagioni della moralità pubblica, ritiene che gli incarichi istituzionali debbano essere gratuiti. Chi decide di ricoprirli deve farlo solo per la passione di “servire il popolo” e fare il bene comune. Conosco l’obiezione; la conosco dai tempi di tangentopoli. “Se non li paghi bene, dopo aumenta la propensione alla corruzione”. E perché dopo che li abbiamo coperti di soldi è forse diminuita?

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