Archive for the ‘vino’ Category

ENOLOGICA MONTEFALCO, QUEST’ANNO A TAVOLA CON IL SAGRANTINO

9 settembre 2018

Enologica (1)Dal 14 al 16 settembre a Montefalco, in occasione della 39esima edizione
di Enologica Montefalco, una serie di degustazioni guidate accoglieranno il pubblico per far conoscere le eccellenze vinicole del territorio
Oltre alle degustazioni artigiani del gusto della Valnerina, laboratori del gusto, cooking show, convegni, camminate, mostre d’arte, musica, visite guidate, ed eventi nelle 30 cantine aderenti (more…)

CITTA’ DI CASTELLO: ONLY WINE FESTIVAL CHIUDE CON UN +30%

30 aprile 2018

wineSi chiude una quinta edizione di Only Wine Festival che ha visto un ulteriore incremento del pubblico rispetto al passato, stimato in un più 30%. Un pubblico, peraltro, sempre più attento e preparato, che non si fa sfuggire l’opportunità di conoscere vini diversi, di elevata qualità anche se poco conosciuti. (more…)

A MONTEFALCO GLI “AMBASCIATORI DEL VINO” ARRIVANO ANCHE DA FUORI UMBRIA

15 febbraio 2018

Sagrantino AmbassadorIl richiamo del Sagrantino va oltre i confini dell’Umbria. Sono arrivate anche da fuori regione, infatti, in particolare da Emilia-Romagna e Lazio, le adesioni a “Sagrantino Ambassador”, il minicorso promosso e organizzato dall’associazione Strada del Sagrantino con la collaborazione tecnica di Ais Umbria, mercoledì 21 febbraio nella sede di piazza del Comune. Una giornata rivolta a chi si occupa quotidianamente di vino, dai ristoratori ai sommelier, passando per gli operatori di strutture ricettive ed enoteche che avranno così la possibilità di approfondire le caratteristiche tecniche, la storia e gli abbinamenti con il cibo dei vini della denominazione Montefalco Doc e Montefalco Sagrantino Docg. (more…)

“Cantine in Centro”, domenica l’omaggio ai vini rosati e ai passiti dell’Umbria

10 settembre 2016

venerdi-pm-16Stand aperti dalle ore 10 alle 20

Ultimo giorno di “Cantine in Centro”, l’evento dedicato al bere umbro che quest’anno raccoglie la sfida di dare dignità ai vini rosati di qualità, ancora troppo spesso poco considerati ma in realtà poco conosciuti.  Per chi è interessato a conoscerli e ad apprezzarli l’appuntamento è  domenica al Bistrot di Perugia alle ore 11 e alle 17 con le  degustazioni guidate ispirate a “rose e rosati”: un viaggio alla scoperta dell’identità dei migliori vini rosati umbri realizzato in collaborazione con le Strade del Vino del Trasimeno e Perugia Flower Show.  Ma Cantine in centro vuole rendere omaggio anche a un altro grande protagonista della tradizione enologica dell’Umbria, il vino dolce ottenuto da uve appassite, cui è dedicato un concorso a cui partecipano varie aziende vinicole da tutta la regione. Le degustazioni e le selezioni si svolgeranno nel Centro servizi camerali G. Alessi con premiazioni alle ore 17. I premi – una stampa a tiratura unica realizzata dai fumettisti della Biblioteca delle Nuvole di Perugia – sono quattro: tre per i migliori vini passiti e una per la migliore etichetta. (more…)

CON L’AUTUNNO, TORNA IN UMBRIA L’APPUNTAMENTO CON LE CANTINE APERTE A SAN MARTINO

12 novembre 2015

sagrantino in autunnoDomenica 15 novembre, ventitré cantine dell’Umbria socie del Movimento Turismo del Vino aspettano gli amanti della natura e della genuinità per offrire una giornata di sano divertimento, in un’atmosfera conviviale e familiare che si rifà all’antica tradizione italiana secondo cui, il giorno di San Martino, nelle campagne si festeggia il raccolto e la nuova annata agraria. (more…)

FORBES CELEBRA IL SAGRANTINO DI MONTEFALCO DOCG

27 agosto 2015

crPrestigiosa rivista statunitense incorona Sagrantino di Montefalco come migliore vino italiano

Umbria eccellenza vinicola italiana. Parola di Forbes, la prestigiosa rivista statunitense di economia e finanza che, in un lungo articolo a firma di Per e Britt Karlsson, tesse le lodi del Sagrantino di Montefalco, le cui uve sono coltivate da secoli sulle pendici delle colline umbre.

L’Umbria – recita Forbes – è una meravigliosa regione italiana. Tanti i commenti a riguardo, come del resto per gran parte della bellissima l’Italia. E questo è un dato di fatto. Se aggiungessi, però, che l’Umbria ha anche dei vini sbalorditivi? Ok, li hanno anche molte altre regioni italiane. Ma indiscutibilmente l’Umbria ha alcuni vini veramente rari.

L’Umbria è una piccola regione, ma con differenti tipologie di vino. Nel sud, i vigneti sono sparsi attorno alla graziosa città di Montefalco. Qui il Sangiovese, come nella vicina Toscana, è coltivato e utilizzato per produrre il Montefalco Rosso. Ciò che ne deriva, sono vini molto gradevoli e convenienti. Ottimi da tavola, leggeri ed eleganti nello stile. (more…)

TIPICITÀ E VINI D’ANNATA PER ‘LE DOMENICHE DELLA STRADA DEL SAGRANTINO’

26 agosto 2015
Cantina Antonelli

Cantina Antonelli

Vini della migliore tradizione umbra abbinati a prodotti tipici del territorio. Offriranno questo i prossimi due appuntamenti, in programma a Montefalco, per il cartellone de ‘Le Domeniche della Strada del Sagrantino’.

Dedicato all’enoturista, promosso dall’associazione Strada del Sagrantino, in collaborazione con cantine, frantoi e ristoranti associati che aderiscono all’iniziativa, Associazione italiana sommelier e Fondazione italiana sommelier, il cartellone propone degustazioni enologiche abbinate a una serie di iniziative di arte e cultura.

Il prossimo evento, domenica 30 agosto, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, è dedicato a una ‘Degustazione verticale di Montefalco Sagrantino Docg Antonelli’. Tre annate della cantina Antonelli consentiranno di scoprire le caratteristiche di (more…)

Lungarotti, ovvero l’Umbria tra tradizione e innovazione: intervista a Teresa Severini e Maria Grazia Marchetti Lungarotti

12 luglio 2015
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Chiara Lungarotti, Maria Grazia Marchetti, Teresa Severini

Il vino eleva l’anima e i pensieri, e le inquietudini si allontanano dal cuore dell’uomo. – Pindaro (518 a.C. circa – 438 a.C. circa)

Guerre, conquiste, imperi e imperatori: questa non è – o meglio non dovrebbe essere – la storia.

La storia dell’Umanità dovrebbe raccontare le idee, l’arte e le scoperte. La storia dovrebbe essere una fonte di nobili esempi da seguire e non un elenco di esecrabili azioni da non ripetere.

Non voglio accettare l’idea che il nostro millenario percorso possa essere determinato da pochi “grandi” uomini.

Ritengo, al contrario, che la storia sia ricca di grandi uomini ma che la grandezza di un uomo si misuri nella quotidianità, nel suo essere presente per gli altri, nella sua capacità di costruire il bene partendo dalle proprie radici fino a produrre frutti che saranno le radici del futuro.

Ecco la grandezza di Giorgio Lungarotti: il suo lavoro è rimasto a testimonianza del suo impegno e della sua passione. È passato di mano ma continua a rappresentare un esempio e una ricchezza per la sua famiglia – che con competenza e serietà si è presa carico di continuarlo e farlo crescere – per il suo territorio e per l’Italia tutta.

Oggi sono la figlia Chiara, con la sorella Teresa, a condurre l’Azienda Lungarotti insieme alla moglie Maria Grazia – direttrice della Fondazione Lungarotti – ma lo spirito, la passione per la terra e l’amore per l’Italia e per il suo grande patrimonio artistico e paesaggistico sono rimasti immutati.

Intervistare la famiglia Lungarotti, pertanto, rappresenta l’opportunità di esplorare contemporaneamente il passato, il presente e il futuro non solo dell’Italia del vino ma di quell’Italia che da millenni è capace di lasciare una traccia indelebile nelle pagine più belle della storia d’Europa e del mondo.

L’Italia è – o meglio potrebbe e dovrebbe essere – il paese della cultura. La Famiglia Lungarotti ha investito passione, impegno e risorse nel promuovere la cultura plurimillenaria del vino e dell’olio tramite i suoi due Musei: come sono state accolte inizialmente – e come lo sono attualmente – dai visitatori queste due importanti realtà culturali?

Il primo, e in grande anticipo sull’attenzione che oggi gode il vino, è stato il Museo del Vino, aperto al pubblico nel 1974. Accolto con grande curiosità e interesse soprattutto all’estero, ponendo l’accento sullo stretto legame della bevanda con l’arte e la storia dell’uomo. Ha goduto subito di una grande notorietà all’estero, assolvendo al progetto che ne era alla base: diffondere la cultura della vite e del vino che caratterizza il Mediterraneo e, in particolare, l’Italia.

Il focus sull’Umbria nella parte centrale richiama alla vitivinicoltura e alle tradizioni locali, rimanendo però fuori da ogni legame commerciale, e questo è molto apprezzato. Un “mecenatismo” nei confronti della diffusione della conoscenza che vola alto, tanto che è stato definito il migliore dal NYTimes. Molti anni dopo, nel 2000, è stato inaugurato il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO). Non è stato il primo in Italia, ma certamente quello che ha posto l’accento sui molteplici usi dell’olio d’oliva nei millenni e, anch’esso come il MUVIT, è collezione d’arte che mette in luce lo stretto legame con la nostra cultura mediterranea, evidenziato dalla mitologia prima ancora che dalla cultura gastronomica.

Molto apprezzata anche l’attenzione al visitatore: entrambi i Musei portano testi bilingue italiano-inglese fin dall’inizio e forniscono video-audioguide. Particolare attenzione ai bambini, nel concetto di attenzione alla famiglia, tanto che al MOO c’è proprio uno spazio dedicato ai più piccoli per laboratori e giochi. In entrambi i Musei è stato attivato un percorso per ragazzi – tramite pannelli appositamente realizzati – in cui Dioniso per il MUVIT e Atena per il MOO li guidano idealmente per mano alla conoscenza.

Promuovere il vino e il territorio di Torgiano è da sempre una delle missioni principali della Vostra Famiglia: quali credete siano stati i principali risultati ottenuti in tal senso dal vostro impegno in questi decenni di attività e quali quelli che sperate di poter raggiungere negli anni a venire?

Considerando che abbiamo già passato il mezzo secolo, che esportiamo da oltre 40 anni e che in tutti questi anni, pionieri nella rivoluzione enologica italiana, abbiamo contribuito alla diffusione di un’immagine di qualità del vino italiano in Italia e all’estero, siamo orgogliosi di quanto fatto. Nel tempo il mercato è cambiato e la produzione, non solo italiana ma mondiale, è imponentemente cresciuta: sedersi sugli allori non è mai vincente per cui abbiamo continuato a confrontarci e rimetterci in gioco laddove necessario.

Soprattutto perché la qualità non è mai un dato finale: c’è sempre possibilità di migliorare facendo ricerca e innovazione, ma il segno distintivo, strettamente legato alla passione, è sempre lo stesso, anche se aggiornato. Ciò che non amiamo sono le mode, da cui rifuggiamo. Al contrario, abbiamo voluto dare voce a un territorio fortemente vocato come è Torgiano, e più tardi Montefalco, sottolineando come la nostra regione – l’Umbria – sia una terra magnifica e di lunga storia anche se enologicamente meno conosciuta di altre. E per questo, forse, ancora più preziosa.

L’Italia enoica trova nel proprio irripetibile intreccio di territori e vitigni un valore unico al mondo. Contemporaneamente, però, il mercato richiede chiarezza di comunicazione e marchi immediatamente identificabili: come credete si possano far coesistere queste esigenze apparentemente inconciliabili, permettendo così ai vini italiani una maggior penetrazione nei grandi mercati mondiali senza doversi omologarsi ai gusti internazionali?

La ricchezza di vitigni, di vini e di denominazioni in Italia rappresenta nel contempo un vantaggio e uno svantaggio. Il primo è evidente e segue i territori. Il secondo è la difficoltà di fare chiarezza in un consumatore non “acculturato”, che si disorienterà nella scelta, salvo cercare i suoi punti di riferimento da cui difficilmente si discosterà. Quindi, a mio avviso, c’è da puntare sulla identificazione territoriale del vino nel nome della qualità e della diversità, abbinandola ad una forte promozione del territorio stesso. Sarebbe auspicabile una maggiore coscienza dei produttori per creare dei sistemi di comunicazione ad ampio spettro pur mantenendo la propria identità produttiva.

Il Vitigno Italia deve parlare al mondo con la consapevolezza del ruolo di leader nella produzione mondiale e, soprattutto, con la certezza di una tradizione ineguagliabile. Se poi questo lo intersechiamo con gli altri settori collegati, come la gastronomia o l’ospitalità, ecco che la ricetta è completa e andiamo ad arricchire il più grande patrimonio paesaggistico e culturale del mondo. Nel ruolo del vino come ambasciatore delle bellezze del nostro Paese, noi abbiamo sempre creduto ed investito affinché diventasse il punto di forza del nostro territorio.

La Fondazione Lungarotti svolge un ruolo importante nel valorizzare l’economia agricola italiana e, in particolare, la cultura del vino e dell’olio: quali i progetti più ambiziosi per i prossimi anni?

La partecipazione ad EXPO è un esempio della sua mission: non solo testimoniare il passato, ma anche trarre dalla sua conoscenza la comprensione dell’oggi nonché del futuro. Questa può essere raggiunta attraverso l’educazione alla consapevolezza del vino, della sua cultura e della storia della vite: non solo per l’adulto ma anche per il ragazzo. Ad EXPO ci hanno richiesto 27 opere di varia età, tra le più significative del MUVIT, che introducono il visitatore del Padiglione VINO alla cultura e alla storia del prodotto principe.

A Torgiano, nei due musei, inoltre, ci sono percorsi tematici di cui abbiamo già accennato. Personaggi mitologici -Dioniso per il vino, il dio greco del vino ma anche della linfa vitale, della rinascita, della rappresentazione teatrale, e Atena, la figlia di Zeus che donò l’olivo all’uomo, per l’olio – introducono ai due prodotti simbolo della dieta mediterranea comunicandone i valori al fine di una consapevolezza che metta in guardia dagli eccessi e dal loro cattivo uso.

La Fondazione Lungarotti è anche coinvolta con il prestito del modello di nave oneraria alla mostra “Nutrire l’impero” che si svolge attualmente all’Ara Pacis a Roma, a dimostrare la diffusione dell’olivicoltura nell’Impero romano.

I progetti di internazionalizzazione attraverso una rete museale del vino sono, quindi, il nostro obiettivo.

Nei media, nella politica e nella cittadinanza sembra essere in atto un forte risveglio di interesse nei confronti del comparto agroalimentare di qualità del nostro Paese: nell’anno di Expo a Milano, quali ritenete siano le principali necessità di un settore che riceve, nei fatti, sicuramente meno aiuti e meno attenzione di quella che gli viene riservata all’apparenza?

Il settore agricolo in Italia, e in particolar modo quello vitivinicolo, ha bisogno di un programma importante di rilancio e di salvaguardia, proprio per garantire l’esistenza di un modello che funge da base ad altri importanti settori, quali il turismo, la valorizzazione dei beni culturali, ecc.. Non è possibile che il singolo produttore sia lasciato a sé stesso nell’affrontare la competitività dei mercati internazionali.

Occorre creare delle strutture permanenti di promozione e comunicazione, che supportino le aziende nello sviluppo dei mercati esteri. Confrontandoci con produttori di altri paesi, ci rendiamo conto che la nostra burocrazia ingessa il sistema produttivo creando forte penalizzazione al comparto. Quindi è di fondamentale importanza la creazione di strutture operanti sia a livello nazionale, che locale, che coordino e supportino il “Made in Italy” nel mondo.

Molto del Vostro impegno è profuso nello sviluppare tecniche di lavoro in vigna e in cantina volte a minimizzare l’impatto ambientale sia localmente sia a livello globale: quali ritenete siano, in tal senso, gli sviluppi più promettenti nel medio periodo?

Abbiamo da sempre lavorato per creare un modello di azienda ecosostenibile capace di proteggere l’ambiente in cui noi stessi viviamo. Questa “coscienza produttiva” ci ha visti impegnati nello studio dell’ambiente di coltivazione, sia da un punto di vista pedologico-attitudinale, che climatico e agronomico. Ad oggi, dopo aver eliminato le concimazioni chimiche e i diserbi, siamo ad un controllo delle fitopatie con modelli assolutamente riferiti alla singola vigna. In realtà, i nostri 250 ettari vengono gestiti come se fossero tante piccole aziende a sé stanti, capaci così di ottimizzare il risultato finale e determinare nel vino una forte impronta caratteriale.

Non vogliamo sminuire i progetti biologici o biodinamici che si sono sviluppati negli ultimi anni, ma siamo fortemente convinti che una “educazione civica agronomica” offra risultati molto superiori se consideriamo l’impatto finale della coltivazione con la natura circostante. L’esaltazione del trinomio del vino, “Uomo-Ambiente-Vitigno”, rappresenta l’obiettivo fondamentale per raccontare i nostri vini ai mercati internazionali.

Il mondo degli enoappassionati, assaggiatori, sommelier e giornalisti di settore rappresenta una galassia quanto mai frammentata e, spesso, più attenta a sostenere le proprie tesi – se non addirittura i propri interessi corporativi o personali – che non a svolgere quel necessario lavoro di critica e indirizzo volto a migliorare, con l’aiuto dei produttori stessi, la qualità e l’immagine dei vini italiani. A seguito di questa lunga introduzione, quale potrebbe essere, a Vostro giudizio, il ruolo migliore che tutti noi – non intendo certo chiamarmi fuori dalla mia parte di responsabilità – potremmo svolgere per dare un contributo alla crescita dell’enogastronomia italiana?

In parte, come ho sottolineato prima, è importantissimo il modello di comunicazione integrato e trasversale, capace di fondere i settori basilari della nostra economia; vino, cucina, moda, accoglienza, arte, sono fattori catalizzanti di attenzione sul nostro Paese e sulle sue infinite ricchezze. Tutti dobbiamo capire che gli stili di consumo oramai cambiano con velocità supersoniche e dobbiamo essere pronti a comprendere queste modificazioni restando aperti al mondo che ci circonda.

La nostra azienda, per esempio, da sempre ha cercato con i suoi vini, di mantenere il senso forte della tradizione (vedi Rubesco Riserva Vigna Monticchio o il San Giorgio) ma allo stesso tempo ha esplorato nuovi stili con la linea Brezza e con i due L’U. Quest’ultimo progetto si inserisce proprio nell’ottica del consumo a bicchiere, che deve coprire più funzioni e soddisfare l’intenditore e il neofita. Così come noi cerchiamo di captare queste nuove tendenze del mercato, tutti coloro che si approcciano al mondo del vino, a qualsiasi titolo e livello, dovrebbero assumere un atteggiamento di umiltà e consapevolezza dell’impegno e la passione di donne e uomini che lavorano alacremente per il vero segreto del vino: il puro piacere sensoriale.

A conclusione di questa intervista voglio ringraziare per la cortesia e la grande la disponibilità le tre donne che l’hanno resa possibile rispondendo in modo approfondito alle varie domande. Il mio grazie va, quindi, alle Signore Maria Grazia Marchetti Lungarotti, Teresa Severini Zaganelli e Chiara Lungarotti. (nella foto)

Augusto Gentili