Archive for the ‘Archeologia’ Category

Trapani. La Soprintendenza del Mare in collaborazione con la Guardia di Finanza e BCsicilia recupera un’ancora di epoca ellenistico-romana

28 Maggio 2020

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Nei fondali di San Vito Lo Capo, nel Trapanese, la Soprintendenza del Mare, in collaborazione con la Guardia di Finanza e l’Associazione BCsicilia, ha effettuato un operazione di recupero di un’ancora di epoca ellenistico-romana che ha la particolarità di presentare una decorazione a rilievo di delfino su uno dei due bracci. L’animale è considerato tra i simboli marini legati ad Afrodite Euploia, uno dei più benauguranti per la navigazione (more…)

Barbarano Romano (Viterbo), I sentieri etruschi del Parco Marturanum

13 Maggio 2017

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Ogni anno al Parco Regionale Marturanum si svolge la festa dell’Attozzata organizzata dalla Pro loco di Barbarano Romano.

Per l’occasione Antico Presente  organizza visite guidate gratuite alla scoperta dei sentieri etruschi del Parco. La festa dell’Attozzata nasce come una festa tipicamente agreste e pastorale, dove la protagonista è la ricotta, che viene servita calda su tozzi di pane casareccio in piccole ciotole di terracotta. (more…)

Successo per “Assisi, in Famiglia alle Domus”

18 ottobre 2016
domus-assisi-2-678x381Oltre 250 persone, tra adulti e bambini, per la giornata interamente dedicata alle famiglie sul tema dell’Assisi romana. Visite guidate e giochi didattici hanno incantato e divertito tutti con la bellezza unica del Tempio di Minerva e delle Domus romane.
È stato un successo oltre ogni aspettativa quello di domenica scorsa ad Assisi, per la giornata dedicata alle Famiglie al Museo. Oltre 250 persone tra adulti e bambini hanno partecipato a questa speciale occasione di conoscere in modo ludico le bellezze archeologiche dell’antica Assisi romana.

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CARSULAE (SAN GEMINI), RUDERI O MACERIE PER ME PARI SON…

23 giugno 2016

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Dico, ma si può trascorrere una giornata festiva a passeggiare, a contemplare i resti di una antica città umbra, tra rovi polverosi e frinire di cicale con la minaccia impellente di un temporale monsonico (ormai consueto all’inizio dell’estate) che ci colga impetuoso in aperta campagna, lontano da ogni centro abitato? Certo che si può, a patto di essere un lupo solitario, un nostalgico cultore del vecchio o peggio uno svitato collezionista di cose morte… e potrei continuare. (more…)

PRESENTAZIONE DELLA TOMBA ETRUSCA DI CITTA’ DELLA PIEVE

17 dicembre 2015

terza urna-1Sabato 19 Dicembre, alle ore 11 al Museo Civico di Santa Maria dei Servi di Città della Pieve (Via Beato Giacomo Villa) verrà presentata alla Cittadinanza, alle Autorità e alla Stampa la scoperta archeologica della Tomba Etrusca, rinvenuta in località San Donnino di Città della Pieve nell’ottobre scorso. (more…)

Tomba etrusca di Città della Pieve. Recuperato anche l’ultimo sarcofago

29 novembre 2015

terza urna-1Si sono concluse nel tardo pomeriggio di sabato 28 novembre le operazioni che hanno consentito il recupero dell’ultimo sarcofago presente nella camera funeraria. L’intervento, di particolare delicatezza, date le dimensione del manufatto di oltre trenta quintali, si è reso possibile grazie al contributo di attrezzature e uomini del corpo dei Vigili del fuoco, sotto l’assiduo controllo di Francesco Giordano, funzionario della Soprintendenza. (more…)

Città della Pieve. Attività di scavo in corso nella nuova tomba etrusca

13 novembre 2015

tomba 1-2Procedono i lavori di scavo e messa in sicurezza della Tomba Etrusca rinvenuta a Città della Pieve in località San Donnino. Sul sito è costante la presenza di personale tecnico della Soprintendenza archeologia. Entro la prossima settimana è prevista l’estrazione delle urne e dei sarcofagi con relativo trasferimento (previo intervento conservativo sul posto) nel museo civico di Santa Maria dei Servi.
Attualmente sono in corso i lavori di scavo del dròmos di accesso, un corridoio profondo dodici metri, operazione preliminare all’apertura della tomba attraverso la porta costituita da due ante di travertino. Lo scavo procede a colpi di piccone per garantire una corretta lettura della stratigrafia. Data la conformazione del terreno e gli indizi rilevati non si esclude la presenza di altre sepolture. Una conferma potrebbe venire dai risultati delle rilevazioni attuate con georadar. (more…)

Scoperta fortuita di una nuova Tomba Etrusca a Città della Pieve

30 ottobre 2015

tomba1In seguito alla scoperta fortuita di una tomba in località San Donnino Fondovalle, nel comune di Città della Pieve, questa mattina il Soprintendente per i beni archeologici dell’Umbria Elena Calandra si è recata, accompagnata dalla dott.ssa Clarita Natalini archeologo di zona dal sindaco di Città della Pieve Fausto Scricciolo e dall’assessore alla cultura Carmine Pugliese, sul sito, costantemente presidiato dai Carabinieri.

Il sito.  La sepoltura ipogea, scavata nel terreno naturale, presenta un ambiente a pianta rettangolare di circa 5 m.q., parzialmente interrato da movimenti franosi. Al suo interno sono visibili due grandi sarcofagi, uno dei quali recante una lunga iscrizione etrusca, riferibile all’identità del defunto, oltre a due urne cinerarie con personaggio maschile recumbente. Il materiale impiegato per la realizzazione di queste ultime, che sembrano rivelare una buona fattura, è il travertino (more…)

SPELLO: Villa Romana Sant’Anna – Il ministro Dario Franceschini in visita ai mosaici

9 marzo 2015
Dario Franceschini

Dario Franceschini

Mercoledì 11 marzo alle ore 15.00

Il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini in visita al sito archeologico della Villa Romana di Sant’Anna: è in programma per mercoledì 11 marzo 2015 alle ore 15.00 il sopralluogo ai mosaici della Domus risalente al II-III sec. d.C. Il ministro ha accolto l’invito dell’onorevole umbra Marina Sereni che nei mesi scorsi aveva apprezzato questa prestigiosa e importante scoperta monumentale; sarà accompagnato dal sindaco di Spello Moreno Landrini,  dai rappresentati della Regione Umbria e delle Soprintendenze dell’Umbria. La visita sarà l’occasione per informare l’onorevole Franceschini sullo stato dell’intervento di recupero della Domus romana, scoperta nel 2005, che ha consentito di restituire fino a oggi un assetto edilizio unico nel suo genere con 14 ambienti di cui 8 presentano una pavimentazione musiva con splendide decorazioni policrome di tipo geometrico, antropomorfo e zoomorfo dalla superficie di circa 700 metri quadrati.

Orvieto Underground: in viaggio a ritroso nelle viscere del tempo

3 settembre 2014

orvieto 4di Benedetta Tintillini

Sono più o meno 3000 anni che ad Orvieto si scava nel blocco tufaceo su cui sorge la città. Pressoché sotto ogni abitazione sono presenti cunicoli e grotte, tutt’ora utilizzate prevalentemente come cantine, ma adibite, nel corso del tempo, ai più svariati usi.

Perforata quindi da un numero enorme di cavità (se ne contano, ad oggi, circa 1200) non comunicanti tra loro, che (more…)

INCONTRI: CON VALERIO CHIARALUCE ALLA SCOPERTA DELLA FABBRICA DELLA PIANA DI TODI

19 luglio 2014

di Benedetta Tintillini 

Fontana dei Bottini

Fontana dei Bottini – fotografia di Alessandro  Sbugia

Fra un uliveto ed una pineta, all’interno del Parco della Piana, piacevolissima area verde a ridosso del centro abitato di Todi, si trova l’incantevole Fontana dei Bottini. Deliziosa nella sua semplicità e nelle sue funzioni, pur con meno di 150 anni di vita, la fontana ci narra di una vita semplice e contadina che sembra lontanissima nel tempo. Costruita nel 1872, si chiama dei “Bottini” perché alimentata da piccole gallerie dalle volte a botte, Bottini, appunto. Consta di tre vasche, le cui funzioni sono deducibili dalla diversa inclinazione dei suoi bordi esterni: una vasca era destinata all’abbeveraggio degli animali, con il bordo inclinato verso l’esterno, e due per lavare i panni, una per l’insaponatura ed una per il risciacquo, queste con i bordi inclinati verso l’interno.
Tale fontana era, ed è, alimentata dall’acqua drenata dalle gallerie che Valerio mi accompagna a visitare.
Mi preme sottolineare, argomento che mi sta (more…)

Archeologia: Il fascino e il mistero della Dea di Morgantina

11 giugno 2014

Morgantina è una antica città sicula e greca, sito archeologico nel territorio di Aidone,

Venere di Morgantina

Venere di Morgantina

nella provincia di Enna. Definita la Pompei sicula, è il testimone diretto di una storia archeologica della SICILIA che affonda le sue radici dal neolitico sino all’Età del rame e del bronzo.
Secondo la leggenda fu fondata dal re Morges nel X secolo a.C. e per oltre trecento anni il re e un gruppo di Morgeti occuparono il luogo, integrandosi con le altre popolazioni dell’interno e prosperando grazie allo sfruttamento agricolo.
Le più antiche tracce di frequentazione del sito appartengono alla prima età del bronzo, epoca a cui risale un villaggio di capanne circolari e rettangolari che occupò il colle di Cittadella.
Nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., i Greci si insediarono nella città convivendo pacificamente con i precedenti abitanti, come testimonia la mescolanza di elementi culturali nei corredi funebri.
La città fu riportata alla luce nell’autunno del 1955 da una missione archeologica dell’Università di Princeton
Probabilmente Morgantina venne distrutta, una prima volta, ad opera del tiranno di Gela Ippocrate ed una seconda volta nel 459 a.C. da Ducezio, condottiero dei Siculi, durante la rivolta contro il dominio greco e fu (more…)

SANGEMINI: LA NUOVA VITA DELL’ANTICA CARSULAE

5 giugno 2014

di Benedetta Tintillini

 

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Un vasto pianoro lungo l’antica Flaminia, un parco archeologico, un luogo dove ritrovare il contatto con la natura, ed essere liberi di rilassarsi, giocare, imparare.
E’ questa la seconda vita della città di Carsulae. Centro sorto lungo il tracciato della Flaminia come stazione di posta, diventato in un secondo tempo economicamente importante data la sua strategica posizione. Il Municipio romano è arrivato fino a noi senza sovrastrutture di epoche successive, essendo stato abbandonato, l’unica costruzione più tarda è la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, dell’XI secolo, costruita con i materiali recuperati in loco. (more…)

ESCLUSIVO: SPELLO, IL PAVIMENTO MUSIVO RECENTEMENTE RINVENUTO A RIDOSSO DELLE MURA AUGUSTEE

11 Maggio 2014

mosaico SpelloRecentemente una nuova, accidentale, scoperta ha ulteriormente riconfermato come Spello fosse, veramente, la Splendidissima Colonia Julia.
Durante i lavori relativi al famoso “Pir”, che prevede l’adeguamento e la sistemazione sotto il manto stradale di tutte le infrastrutture a rete, dalla rete idrica a quella telefonica ed elettrica, è stata rinvenuta una significativa porzione di mosaico, probabilmente la pavimentazione di una Domus.
A pochi passi da Porta Consolare, la porta di età augustea che accoglie i visitatori che arrivano a Spello, lungo le mura che da questa si dipartono, raggiungendo Porta Urbica prima e terminando a Porta Venere, con le sue famose Torri di Properzio, restituite alla fruizione del (more…)

Mura Etrusche Patrimonio Unesco, ma il progetto è di Michele Bilancia

8 Maggio 2014

 

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È STATO CONSUMATO L’ENNESIMO SCIPPO AI DANNI DEL BUON (FORSE TROPPO?) MICHELE BILANCIA.

Una notizia veramente ottima e lungamente attesa (bravi agli amministratori, bravo all’ottimo Mario, baiocco d’oro alla cultura del Cultura Comune Di Perugia): le mura etrusche “patrimonio dell’umanità Unesco”.

Peccato, però, nessuno ricordi che Michele Bilancia e Radici Di Pietra sono intimi amici dell’ambasciatore maltese Ray Bondyn, più volte portato a Perugia dallo stesso Michele (che, sia detto senza vanteria, sostenne personalmente anche le spese!).Ora, ignorarne completamente la creatura è semplicemente irriguardoso e ipocrita (è vecchia la storia di chi si fa bello con le piume del pavone che, prima o poi, cadono a terra svelando le vergognose (more…)

Orvieto: sorprese etrusche e rinascimentali nel Pozzo della Cava

7 Maggio 2014

di Benedetta Tintillini

Ingresso del Pozzo della Cava

Ingresso del Pozzo della Cava

I complessi ipogei attualmente visitabili ad Orvieto sono tre, diversissimi tra di loro: il celeberrimo Pozzo di San Patrizio, il complesso del Mulino di Santa Chiara e, appunto, il Pozzo della Cava.
La rupe di Orvieto, oltre a conferire alla città il suo personalissimo skyline, ospita una serie interminabile di grotte e cunicoli (ben 1204 quelli censiti) scavati lungo 28 secoli di storia; da qui il fascino e la complessità del Pozzo della Cava che ospita, al suo interno, una serie di cavità artificiali di epoche molto diverse, da quella etrusca a quella rinascimentale.
Ci troviamo nel quartiere medievale di Orvieto, la parte quindi abitata da più tempo. Essendo impossibile l’espansione della città a causa della particolare conformazione della rupe, gli abitanti furono costretti a trasformare e (more…)

“Reperti romani a Monte Malbe”. La Storia infinita

21 settembre 2013

“Reperti romani a Monte Malbe”. Così avrebbe recitato un ipotetico articolo di stampa locale nell’anno 1982. Invece nessun articolo suggellò il rinvenimento di una copiosa quantità di frammenti di (more…)

MATAVITATAU: UN VIAGGIO REALE E VIRTUALE TRA LE MERAVIGLIE ARCHEOLOGICHE DI ROMA ANTICA

11 settembre 2013
Benedetta Tintillini

Benedetta Tintillini

di Benedetta Tintillini

Il prossimo appuntamento con il nostro passato avrà luogo il prossimo 29 Settembre a Roma. L’Associazione Culturale Matavitatau ha in programma l’attività dal titolo: ABITARE A ROMA: DOMUS DI PALAZZO VALENTINI, COLONNA TRAIANA E DOMUS ROMANE DEL CELIO. (more…)

VISITE GUIDATE AL MONDO ETRUSCO DA TARQUINIA AL MARE DI PYRGI

2 agosto 2013
Lamine

Lamine

sabato e domenica 3 e 4 agosto 2013

Le tombe affrescate di Tarquinia e i resti archeologici adagiati sul mare del porto dell’etrusca Cerveteri

Una passeggiata guidata nella storia antica in visita a Cerveteri e Tarquinia, dichiarate Patrimonio (more…)

CON MATAVITATAU ALLA SCOPERTA DELLE NOSTRE RADICI ETRUSCHE

23 luglio 2013
Benedetta Tintillini

Benedetta Tintillini

di Benedetta Tintillini

Cosa c’è di meglio che impiegare il proprio tempo in attività che uniscano svago e cultura, in un’atmosfera amichevole ed informale. Chi vorrà partecipare alla prossima attività dell’ Associazione Matavitatau, in programma il 3 e 4 Agosto prossimi, aperta a Soci e non, godrà (more…)

Zona Archeologica di Otricoli, Palozzi risponde al sindaco Nunzi

13 luglio 2013

Riceviamo e pubblichiamo

Il sottoscritto consigliere di opposizione Pier Paolo Palozzi esprime la piena solidarietà all’associazione CasaPound di Terni, che ha preso a cuore le sorti dell’area archeologica di Otricoli, nonostante le aggressioni verbali e (more…)

Zona Archeologica di Otricoli, il sindaco Nunzi risponde a CasaPound

12 luglio 2013

Riceviamo e pubblichiamo

CASAPOUND E I CROLLI IMMAGINARI

Avevo dieci anni i primi giorni di ottobre del 1985, ho un ricordo vago di allora. Non erano vaghe, invece, le parole di Antonio Cederna (intellettuale e archeologo) quando a pagina cinque nella sezione Cronaca de La Repubblica (more…)

OTRICOLI: Casapound Terni denuncia crolli e cedimenti nell’area archeologica

6 luglio 2013

OLYMPUS DIGITAL CAMERA“Dai fasti di un glorioso passato alla desolante incuria di oggi. Cade a pezzi l’area archeologica di Otricoli: cedimenti e diversi crolli causati anche dalla penetrazione di radici ed arbusti in profondità hanno danneggiato i monumenti più importanti, come il teatro, l’anfiteatro e le cosiddette grandi (more…)

Perugia: Visite guidate sotto la Cattedrale

2 luglio 2013
Ritrovamento etrusco sotto la cattedrale di San Lorenzo

Ritrovamento etrusco sotto la cattedrale di San Lorenzo

Giovedì 27 giugno e 4 luglio alle ore 19.00 si effettueranno delle visite guidate nell’area archeologica sotto la Cattedrale di S. Lorenzo ; il costo del biglietto è di 5 euro a persona e comprende il servizio di guida.

E’ indispensabile prenotare al numero telefonico del Museo della Cattedrale (more…)

“Monteluce sospesa tra passato e futuro. Al disotto dell’ex-ospedale si trovava una necropoli etrusco-romana”

4 giugno 2013

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riceviamo e pubblichiamo

La Soprintendenza ha disposto il via libera alla ripresa dei lavori per la costruzione del nuovo complesso, che comprenderà residenze, strutture ricettive e socio-sanitarie pubbliche e private. Ma ancora, in attesa dell’inizio effettivo delle operazioni di edificazione, solo lacerti di muri e polvere. Il cantiere di Monteluce è racchiuso in un’atmosfera senza tempo: tra i ruderi degli ex-padiglioni dell’ospedale, un tempo attraversati da schiere di passanti e camici (more…)

PERUGIA, L’ARCO ETRUSCO ED IL SUO TERRITORIO

13 dicembre 2012

Arco EtruscoOrganizzato dal Comune di Perugia, dal Ministero per i beni e le attività culturali, dalla Regione Umbria il 12 dicembre si è tenuto a Perugia un convegno su: IL FUTURO DELLE CITTÀ ETRUSCHE E DEI LORO TERRITORI. Vi è stata ufficializzata la volontà del Comune di andare oltre il riconoscimento quale Patrimonio Unesco delle sole mura etrusche di Perugia, ma di estenderlo a tutta la Perugia etrusca ed ad altre città etrusche chiedendo loro di fare sistema, un obiettivo ambizioso che, (more…)

ARCHEOLOGIA A TERNI: NON C’ERANO I CELTI MA GLI UMBRI NAHARKI

27 novembre 2012

di Marina Antinori

La popolazione protostorica degli “Umbri Naharki” è stato l’argomento della trasmissione “Il Salotto Buono …di Sera” condotto da Livia Torre, andato in onda il 21 novembre alle ore 20,40 su Teleterni, visibile anche in web streaming. Ospiti in studio sono stati la dott.ssa Maria Cristina De Angelis della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria, la dott.ssa Marina Antinori, il dott. Stefano Ferrari, e Stefano Montori del Gruppo Speleologico delle Terre Arnolfe.

Gli argomenti trattati da parte dei rappresentati della Soprintendenza sono stati la necropoli delle (more…)

Mare, sole, archeologia, e rivivi l’antico fascino di Selinunte

3 Maggio 2012

di Roberta Capodicasa

Selinunte, la più occidentale delle colonie greche di Sicilia fu fondata, stando a Tucidide, da Megara Iblea circa cento anni dopo la sua madrepatria nel 628/27 a. C.. La storiografia attuale tende, però, a rialzare la data di fondazione di circa un trentennio e a preferire la data proposta da Diodoro Siculo cioè il 650/1 a.C.. Questa data parrebbe anche più coerente con la documentazione archeologica in nostro possesso. L’area archeologica della polis è forse la più affascinante da me visitate in Sicilia grazie allo straordinario connubio del sito antico col mare ad esso prospiciente; si potrebbe quasi dire che la polis sembra uscire dal mare per adagiarsi mollemente sulla costa. Qualcuno l’ha chiamata città degli dei per il gran numero di templi ivi presente, per il suo mare azzurro e i suoi cieli limpidi. Il nome deriva da quello di un prezzemolo aromatico molto diffuso nell’ area, così tanto da essere rappresentato anche sulle monete antiche. I primi fondatori di Selinunte, come abbiamo già spiegato nella scheda relativa a Megara Iblea, provenivano dalla costa est della Sicilia. Si spinsero diametralmente quasi all’opposto del triangolo siceliota probabilmente alla ricerca di terre coltivabili non certo reperibili nel sito della madrepatria tra Catania e Siracusa. Trovarono nell’area popolazioni indigene ed una forte realtà punica con la quale la polis ebbe sempre a confrontarsi e scontrarsi per preferire, infine, una politica filo -cartaginese che la caratterizzerà sempre. Tentò di fondare sub-colonie come Eraclea Minoa ma, nonostante l’accortezza della sua politica, ebbe vita breve. Il suo splendido sviluppo economico e demografico ebbe fine dopo soli duecento anni, anni in cui vide un rapido sviluppo anche territoriale, fino ai confini della chora di Segesta a nord e fino al limitare del territorio di Agrigento ad est, e ad ovest in corrispondenza dell’odierna Mazara del Vallo.

In questo periodo di fioritura, VI secolo, dominerà la città una tirannide intraprendente che porterà avanti all’interno della polis, una politica di espansione architettonica cui si devono le grandi realizzazioni templari che resero monumentale il suo aspetto. Nel V sec. a. C. la città fu coinvolta in numerosi scontri con Segesta uno dei quali fu alla base dell’intervento ateniese in Sicilia: il molteplice intreccio delle vie della Storia comportò un tradimento da parte dell’antica alleata Cartagine nei confronti di Selinunte che capitolò dopo nove giorni di coraggiosa resistenza, nelle mani dell’ amica-nemica fenicia.

Dopo la sconfitta cartaginese della prima guerra punica nel 250 a.C., la popolazione fu trasferita dai Romani a Lilibeo ed il sito rimase deserto fino ai nostri giorni. Tale abbandono consente attualmente la possibilità di studio unica nel suo genere di una città greca antica le cui strutture appaiono meravigliosamente conservate. Il pur necessariamente brevissimo resoconto storico, consente di approcciarci a questo particolare sito archeologico consapevoli del ruolo giocato da una città greca di confine: proprio in forza di certe scelte storiche, si trovò a vivere in territorio nemico gestendo una politica lungimirante che la farà risplendere per il fascino delle sue strutture visibili ancora agli occhi di un contemporaneo, in quello che uno dei parchi archeologici più belli del mondo. La Sicilia può così ancora una volta vantarsi quale conservatrice di una memoria del passato unica.  Quest’ultima carta che riporta la ricostruzione di quella che doveva essere la polis antica, aiuta un potenziale visitatore a muovere i passi in un territorio pieno di sorprese per chi desideri andare oltre i ‘ruderi’. La visita di un sito archeologico antico, infatti, non è un affare di poco conto: necessita di una grande volontà di sapere. Aristotele diceva che ogni uomo per natura e desideroso di sapere. Visitare uno scavo è come andare in palestra: chi vuole davvero allenarsi sa che c’è bisogno di un sacrificio. Così è la storia approcciata tramite la maggiore delle sue basi documentarie che è l’archeologia: armati di una buona guida e di tanta voglia di conoscere, Selinunte potrà offrire una palestra elegante e completa. Per ora finisce qui la nostra passeggiata tra i templi greci di Selinunte, sperando di tornare presto a visitarla, a bere il suo mare azzurro, a respirare i suoi cieli limpidi.

 

Touch point. Postazione di visita tattile al Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria

13 aprile 2012

Nella Settimana della Cultura si entra in contatto con i tesori archeologici di Perugia. Appuntamento domenica 15 aprile al Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria

I tesori archeologici di Perugia, con il loro fascino e mistero, diventano protagonisti in occasione della settimana della cultura (14-22 aprile 2012). Si intitola “Touch point. Postazione di visita tattile al Museo” l’iniziativa dal forte impatto interattivo proposta dal Museo archeologico Nazionale dell’Umbria, a cura della società Sistema Museo e della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria. L’appuntamento è domenica 15 aprile dalle ore 11 alle ore 17: a tutti i visitatori, grandi e piccoli, sarà permesso di entrare in “contatto diretto” con le testimonianze preziose e suggestive lasciate dalle antiche popolazioni che hanno abitato il territorio umbro.

Sotto la guida di personale tecnico, sarà possibile manipolare reperti archeologici originali appositamente selezionati, quali vasellame, metalli e frammenti architettonici, che spaziano in un arco temporale molto esteso dal paleolitico al periodo romano, con produzioni locali (etrusche e romane) e di importazione (greche). Le tipologie scelte permetteranno di ricostruire un quadro completo dei vari aspetti della vita quotidiana nel mondo antico.

Un appuntamento di grande suggestione che farà viaggiare indietro nel tempo adulti e bambini.

info: 075 5727141

GLI ETRUSCHI IN UMBRIA, STORIA E STORIE

12 marzo 2012

Ritrovamento etrusco sotto la cattedrale di San Lorenzo

Ciclo di conferenze del Prof. Mario Torelli Accademia dei Lincei

21 marzo: Costruire una storia archeologica

29 marzo: La questione delle origini

26 aprile: La nascita delle aristocrazie e la grande espansione

9 maggio: Il declino e la fine

Gli incontri si terranno alle 21,00 presso l’Associazione “Vivi il borgo” (Sala Guglielmo Miliocchi, Corso Garibaldi 136, Perugia)

Associazione “Vivi il Borgo”,  Ri Vivi Borgo Sant’Antonio, Società Generale di Mutuo Soccorso di Perugia, Comune di Perugia – Assessorato Attività culturali, Politiche giovanili, Coesione e servizi sociali

Megara Iblea, la civiltà greca e arcaica che diede origine alla meravigliosa Selinunte

10 febbraio 2012

di Roberta Capodicasa

Il viaggio potrebbe dal punto in cui siamo arrivati scendere dolcemente a Sud, verso Selinunte ma proprio questa intenzione costringe a tornare per un momento sulla costa Est della Sicilia, a Megara Iblea, polis che fu la fondatrice della meravigliosa Selinunte. La costa orientale della Sicilia come abbiamo detto, fu quasi naturalmente investita dalla colonizzazione greca. Era infatti l’area immediatamente raggiungibile dalla Grecia, naturale punto di approdo in vista dello stretto di Messina e quindi del mar Tirreno. Era questa la rotta già percorsa dai Micenei e ripercorsa poi dai colonizzatori di VIII ca.. Non è un caso che tutta quest’area denominata ‘Etnea’, fosse sede dei Ciclopi e dei Lestrigoni, noti personaggi dei poemi omerici e di molte avventure dell’Eroe occidentale per eccellenza, Eracle. La fertilità delle pianure ivi presenti diede vita anche allo stanziamento delle colonie storiche di insediamento tra le quali appunto Megara Iblea fondata dopo una serie di traversie da coloni di Megara Nisea, polis collocata a metà strada tra Corinto ed Atene.

Circa alla stessa epoca anche Lamide venne in Sicilia, conducendo una colonia da Megara, e sopra il fiume Pantacia fondò una città dal nome Trotilo; più tardi andò da lì a Leontini e si associò in una comunità politica coi Calcidesi per un po’ di tempo; da essi fu scacciato e dopo aver fondato Tapso morì, mentre gli altri, costretti a partire da Tapso , fondarono Megara, detta Iblea, dopo che Iblone, un re siculo, aveva consegnato loro il territorio e li aveva condotti a quel luogo (750 a.C.ca.). Dopo avervi abitato per duecento quarantacinque anni, furono espulsi dalla città e dal territorio da Gelone, tiranno dei Siracusani. Ma prima di essere scacciati, cento anni dopo aver istituito la colonia di Megara stessa, avevano fondato Selinunte (628 a.C. ca.), inviandovi Pammmilo…

Questo il racconto dalle parole del nostro compagno di viaggio lo storico antico Tucidide., racconto che si mostra incerto e lacunoso. Quello che ci interessa è però la collocazione della polis nel lembo di terra settentrionale del golfo di Augusta, un terreno ad essi ceduto dal re siculo di Ibla, Iblone da cui deriva chiaramente il nome della polis.

Il sito che ci apprestiamo ad esaminare costituisce un caso emblematico per lo studio di una città di epoca arcaica. Lo scavo iniziato già nell’Ottocento è stato ripreso in modo sistematico solo nel dopoguerra ad opera della scuola francese facene capo a Vallet e Villard.

Gli scavi oltre a fornire dati di estremo interesse per lo studio della città greca in epoca arcaica, ha permesso di ritagliare un’oasi archeologica nell’area presa d’assalto ai nostri giorni dagli impianti industriali delle raffinerie sulla costa tra Augusta e Siracusa. Il piccolo angolo straordinariamente antico degli scavi è ritagliato, infatti, “tra le straordinariamente moderne raffinerie … pensiamo che ci sono forse ancora parti della necropoli (?) sottostanti agli edifici amministrativi di una delle 7 Sorelle che le giacciono placidamente sopra . *
Il sito è di difficile reperimento anche perché le indicazioni sulla strada, almeno quando andai io a visitarla, non sono facilmente rintracciabili, ma avere pazienza e perseverare nella ricerca permette di visitare una città greca arcaica che dovette essere di grande rilievo se appena un secolo dopo la sua fondazione, fu promotrice della felice fondazione di Selinunte nella parte orientale dell’isola. In seguito la guerra contro Gelone, tiranno di Siracusa, le fu fatale e la città fu rasa completamente al suolo: era l’anno 483 a.C.. Il tiranno divise la popolazione in due gruppi: i ricchi, chiamati grassi da Erodoto, che furono trasferiti a Siracusa ed integrati nel corpo civico, gli altri che furono resi schiavi e venduti benché non fossero i responsabili del conflitto. La città nel 415 a.C. era ancora deserta come ricorda Tucidide e sarà nuovamente occupata solo nel 340 ad opera di Timoleonte per subire poi, di lì a poco, un identico destino da parte dei Romani nel 214 a.C.. Come abbiamo accennato, la cattiva stella di Megara Iblea continuerà fino ai nostri giorni ma l’opportunità di visitare lo scavo andrebbe davvero tentata: sarà così possibile accedere direttamente alla visita delle splendide strutture dell’ VIII e VII sec. a.C. e al piccolo Antiquarium. Si potrà conoscere così l’insediamento che si articola su un pianoro alto appena 20 metri sul livello del mare che è ad esso prospiciente sul versante est. Il sito è d’altra parte limitato a Nord e Sud dalla valle del Cantera. L’area da visitare si presenta, dunque, assolutamente pianeggiante priva di un’acropoli e circondata da imponenti mura ma non tali da proteggere la polis dai vari assalti subiti nel corso del tempo. E’ possibile conoscere de visu le case degli antichi abitanti ed entrare nel loro habitat. Lo spazio abitativo era infatti diviso in due lotti: privato (lotti di terra con le case) e pubblico (aree religiose civili e strade). Ogni lotto, isolato dai primi cittadini, era di ca. 12 m. e le case ivi costruite presentavano una superficie abitativa di non più di 15-20 mq e uno spazio antistante con funzione di orto pari a 100-120 mq. Nel corso degli anni la superficie abitativa delle case si doterà di un altro piccolo locale tanto da avere tre piccoli ambienti allineati con apertura a sud verso il cortile.

Fin dal 1948 lo scavo della missione archeologica francese ha messo in luce l’impianto urbano di tutta la zona dell’agorà. L’area si articolava secondo tre assi principali, due in direzione est/ovest e uno nord/sud. Queste strade principali che tagliavano i nuclei abitativi avevano una larghezza dai 5 ai 6 metri.

Ricordo delle strade regolari che mi fecero impressione per la loro precisione e degli spazi abitativi altrettanto ammirevoli per la loro uniformità.

La città sembrava proclamare ancora la sua esistenza nonostante i terribili colpi subiti dalle alterne vicende storiche che l’avevano colpita.

Ricordo bene il mare su cui sembrava affacciarsi con le piccole case e le strade su cui si poteva camminare ancora seguendo tragitti antichi.

Mi ricordo dell’antiquarium e dei nomi dei grandissimi archeologi francesi Georges Vallet e Francois Villard che tanto fecero nella seconda metà del Novecento per riportare alla luce questo splendido sito greco che sembrava non dover mai cessare la sua lotta per la sopravvivenza, mutatis mutandis ancora di più nei nostri civili e modernissimi tempi.

I personaggi che incontrai furono anche essi tremendamente percepibili nella loro ‘lontana vicinanza’: una figura di donna che allattava due bambini e la statua funeraria di un medico, le due celebri sculture provenienti dalle necropoli di Megara, attualmente nello splendido Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa.

Le due statue colpirono moltissimo la mia fantasia: la prima era una statua funeraria di un kouros del colore della carne viva che mi gridava la giovinezza e la morte precoce del personaggio raffigurato, un medico, come dichiarava la frase incisa in caratteri greci sulla coscia; voleva indicare la sua qualifica e la sua generalità, medico Sombrotidas figlio di Mandrokles. La seconda, una statua di circa la metà del VI sec. a.C., che stringeva in un abbraccio affettuoso due fanciulli, pareva conscia della storia pesante vissuta dagli uomini e dalla città che l’aveva ospitata e gridava nonostante tutto con quell’abbraccio, la sua arcaica tenerezza.

Ho voluto e dovuto tornare indietro e fermarmi in particolare su questo sito perché è tanto importante e tanto poco conosciuto anche se ha una storia interessantissima sia nell’antichità che nel presente, perchè è stato amato e scavato da studiosi che stimo moltissimo per la tenacia e la caparbietà e cui devo importanti frammenti del mio vario e vago interesse per la Storia.

“Valfabbrica si racconta…” Mostra fotografica e documentaria dal I sec. d.C. al XX secolo

20 dicembre 2011

Esposte e presentate al pubblico fotografie di siti archeologici oggi non più visitabili e documenti antichi unici che testimoniano la ricchezza delle vicende storiche del paese nel corso dei secoli.

L’evento, gratuito, avrà luogo nella Chiesa di San Sebastiano di Valfabbrica a partire da Domenica 18 Dicembre fino al 6 Gennaio 2012.

Orario apertura mostra: tutti i giorni dal lunedì alla domenica dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 18,00. L’inaugurazione avverrà Domenica 18 Dicembre alle ore 16,00.

 

 

Goodmorningumbria.it, festa dei 500.000 click: e per chi ama l’Umbria … non finisce qui!

13 dicembre 2011

di Costanza Bondi

“Quando nasce una testata, una qualsiasi testata, per la libertà di informazione è sempre una festa. E’ una voce in più che si unisce al coro.” scriveva Alberto Giovagnoni, capo ufficio stampa della Provincia di Perugia, in quel del 27 maggio del 2010 alla presentazione presso la Vinoteca Bellucci del blog-giornale http://www.goodmorningumbria.it – definendolo fra l’altro ricorrendo al titolo di un film di Ettore Scola “Una Testata particolare”– E che coro, diremmo oggi! Anzi, lo diciamo e i numeri lo confermano: 500.000 click in meno di due anni. Un successo strepitoso e inaspettato, forse dovuto alla formula, disarmante per la sua semplicità di lettura ma per niente scontata, ma anche di dar voce a tutti coloro che hanno bisogno di comunicare trovando in “Good” una sorta di Agorà dell’informazione. Infatti Goodmorningumbria.it, pur non avendo connotazione politica dichiarata, è aperto alle istituzioni locali, ma anche a tutti coloro che desiderano comunicare il proprio operato in relazione al profilo editoriale, nella certezza di essere letti e apprezzati da un pubblico attento a pubblicazioni e testi che rientrino immancabilmente nell’informazione di qualità.

Cultura, teatro, società, politica, economia, eventi e cronaca, ma anche curiosità, enologiche ed alimentari, turistiche e musicali, quindi non solo letterarie, all’insegna di quel mix esplosivo e coinvolgente che tocca tutte le sfere della comunicazione: questo e molto di più è Goodmorningumbria.it. è quello che definirei un formidabile strumento di comunicazione che mancava nella nostra regione e che i cittadini tutti, a qualsiasi parte politica appartengano o da qualsiasi ambito socio/culturale provengano, continuano ad apprezzare, condividere e partecipare in prima persona: chi scrivendo direttamente e chi leggendo e commentando. Da qui il grande successo dei 500.000 mila click, delle visite all’interno del blog, che si sono susseguite dal gennaio 2010 ad oggi. E, sempre da qui, Goodmorningumbria.it come contesto sociale di prestigio per chi voglia riconoscersi in credibilità e puntualità dell’informazione, qualità della presentazione e consultazione semplificata delle notizie per sezioni – fiore all’occhiello le categorie archeologia, politica, le ricette, musei, tradizioni popolari e spiritualità – che, come suggerisce il formidabile creatore del sito, per loro oggettiva caratteristica diventano anche uno straordinario archivio di notizie consultabile anche dopo un anno dal loro inserimento. Ma non finisce qui, se proviamo a guardare al futuro … la proiezione di click è di oltre 400.000 all’anno, motivo in più per le aziende che desiderano comunicare con un target di lettori così attento e di considerare “Good” come strumento pubblicitario. Quale veicolo di comunicazione migliore, d’altronde, visto che garantisce quasi 40.000 contatti al mese provenienti da un’utenza variegata e al contempo di eccellente qualità, che in Goodmorningumbria.it ha la garanzia di ottenere un’informazione sempre autorevole e puntuale? Cosa rara di questi tempi… soprattutto se si pensa che la comunicazione per le aziende avviene qui in maniera qualificante e qualificata, all’interno di una testata assolutamente indipendente e a costi estremamente contenuti.

Complimenti, Goodmorningumbria.it, 1000 di questi click, anzi… te ne auguriamo altri 500.000 e più nel 2012!

DALLA PARTE DELL’INFORMAZIONE LIBERA

…“VISTO CHE TUTTI GLI ALTRI POSTI SONO OCCUPATI”…

Erice e Segesta, dalla storia antica e le scienze moderne lo sguardo verso il mondo

27 novembre 2011
Erice, panorama su Trapani e sulle isole Egadi dal Castello di Venere. foto da www.globopix.net

Erice, panorama su Trapani e sulle isole Egadi dal Castello di Venere http://www.globopix.net

di Roberta Capodicasa

Mentre avveniva la conquista di Ilio, alcuni dei Troiani sfuggirono agli Achei; con le loro imbarcazioni arrivarono in Sicilia; poi si stabilirono ai confini coi Sicani e tutti quanti furono chiamati Elimi, mentre le loro città ebbero il nome di Erice e Segesta. Insieme a loro si stabilirono anche i Focesi, che tornando allora da Troia erano stati spinti da una tempesta prima in Libia e poi di lì in Sicilia.

Impossibile trovandosi in quest’area non gettare lo sguardo sull’antico popolo degli Elimi e sui luoghi in cui visse. Di essi vale la pena visitare i siti per la imponenza affascinante ed unica del

tempio di Segesta

paesaggio. Il tempio di Segesta e il teatro, ad esempio, entrambi di incomparabile bellezza, sono in una posizione panoramica eccezionale che, come la rupe di Erice, si collocano in località senza uguali in quanto a suggestione. Ma lasciamoci condurre ancora una volta da un ormai carissimo amico, lo storico antico Tucidide. Degli Elimi Tucidide ci da una localizzazione piuttosto vaga, benché per ben due volte nella Archaiologhia egli faccia cenno alla loro realtà; una prima volta per ricordare che «dopo la caduta di Ilio un gruppo di Troiani fuggendo gli Achei giunse sulle navi alle coste della Sicilia ed essendosi stabiliti “omoroi tois Sikanois`” tutti insieme furono chiamati Elimi, mentre le loro città sono denominate Erice e Segesta»; una seconda volta lo storico ne parla in relazione ai Phoinikes che «quando i Greci giunsero in molti, abbandonate quasi tutte le coste e raccoltosi in vicinanza degli Elimi, si tennero Mozia, Solunto e Panormos».

Erice, Castello di Venere

Alla indeterminatezza delle fonti letterarie si accompagna, però, la peculiarità dei resti archeologici, basti pensare alla isolata collocazione del massiccio tempio dorico di Segesta: esso rimane appartato, fuori della città sulla cima di una montagna che svetta per poi precipitarsi su uno spazio vuoto. Il tutto è circondato da una geografia dalle forme grandiose e imponenti. Il paesaggio di questi luoghi e l’ altitudine dei siti è quello che indubbiamente di più si fissa nella memoria, capace di riaffiorare anche a distanza di anni.

Segesta fu città ricca e potente frequentemente in lotta con Selinunte, la splendida polis greca, colonia di Megara Iblea di cui parleremo più avanti. Fu da questo contrasto che Atene coglierà l’occasione per entrare nel conflitto disastroso del 415-413 a.C..

Di essa ricordiamo, come abbiamo già notato, il teatro collocato sulle pendici settentrionali di Monte Barbaro, complesso ben conservato del periodo tra IV e III sec. a.C., esempio eloquente del passaggio dal teatro greco al teatro romano.

tempio di Selinunte

E il tempio è comunque il più celebrato monumento segestano trovandosi in una speciale simbiosi col paesaggio a causa della sua posizione che anche M. Torelli definisce giustamente, ‘fortemente enfatica’. La struttura dorica del tempio, lasciata incompiuta e le sue colonne mastodontiche, hanno costituito sempre un argomento allettante di studio per gli archeologi e di meraviglia per i visitatori. Quando arrivammo non c’era nessuno, il silenzio dominava la vallata, un profumo intenso di terra e fiori impregnava l’aria, il vento solo ci passava discreto accanto senza osare disturbare il nostro ‘religioso’ silenzio. La bellezza di questo luogo è assoluta, la sua memoria prepotente.

Erice, o “U Munti”, in siciliano, trovandosi a 756 metri s.l.m. sulla pianura costiera su cui giace Trapani, è città elima di particolare interesse in forza della sua storia mitologica e le sue vicende politiche. Sarebbe stata fondata da Erix figlio di Afrodite e del re Butes. A questo si deve il famoso santuario di Venere Ericina che si ergeva sulla rocca sovrastante. Erice fu oggetto di contesa per tutta l’età arcaica tra Greci e Cartaginesi i quali nel 260 a.C. la rasero al suolo e ne trasferirono gli abitanti a Drepanon (attuale Trapani), il porto, dove da allora fu fondata la città omonima, una delle più importanti basi navali dei Fenici. Nel 248 compaiono, però, sulla scena della storia locale i Romani che ingaggiarono una lotta spesso svoltasi sul monte stesso di Erice. Alla fine come sappiamo i Romani ebbero la meglio e conquistarono tutta la Sicilia Occidentale (241 a.C.).

Il santuario di Venere Ericina che qui si trovava, a causa della presunta discendenza dei conquistatori dai Troiani, diverrà un luogo di culto particolare, basti pensare addirittura che Enea ne verrà considerato il vero fondatore: i Romani trovano così una splendida giustificazione del loro intervento nell’area in occasione della prima Guerra Punica!

Del santuario archeologicamente non v’è più traccia. Rimane imponente la cinta di mura megalitiche, un tratto delle quali è detto ‘muro di Dedalo’ come riferisce una tradizione facente capo a Diodoro Siculo per cui presso Erice esisteva una roccia a picco così alta, che le costruzioni circostanti il tempio di Venere minacciavano di finire nel precipizio. Dedalo consolidò queste costruzioni, circondò la roccia con un muro e ne allargò la sommità in modo mirabile’.

Dalle fonti letterarie e dalle monete possiamo, dunque, supplire al vuoto lasciato dall’archeologia e ricostruire in parte questo santuario di cui oggi non rimane traccia ma che in antico fu di grande rilevanza, specie in età romana quando gli uomini politici venivano ad Erice e si intrattenevano in allegri godimenti con le donne. Diodoro si riferisce certamente all’istituto della prostituzione sacra che era qui senz’altro praticato. In età imperiale il santuario gradatamente decadde fino ad essere inglobato nella mastodontica struttura normanna, il castello di Venere, il cui nome tradisce il suo stretto collegamento con l’antichità.

Antonio Zichichi

Da qui comincia la storia della splendida città medievale che è particolarmente suggestiva per i meandri di viuzze e per l’altitudine che offre panorami mozzafiato. Le straordinarie vedute che la città offre mi portano a ricordare che dal 1963 Erice è sede del Centro culturale di cultura scientifica Ettore Majorana istituito per iniziativa del celebre scienziato siciliano Professor Antonino Zichichi quasi che le ampie vedute che da qui si aprono abbiano naturalmente condotto alle ancora più ampie prospettive che la ricerca scientifica offre.

Con tutto questo salire e scendere, sia nel tempo che nello spazio, alla fine io e il mio amatissimo fidanzato siciliano che, a suo dire, aveva trascorso le sue estati dell’infanzia in questo luogo divino, precipitammo in un ristorante dove ricordo una pasta straordinaria a rifocillare gli stanchi viandanti: Busiata con pesto alla trapanese, una crema di mandorle aglio, pomodoro e basilico indimenticabile. Il vino era un rosso Inzolia.

Ohi moi mi verrebbe da dire e sospirare! Per non morire allora di nostalgia è meglio che lasciamo qui il racconto, sottolineando l’etimologia della parola ‘nostalgia’ che venendo dal greco significa ‘dolore (algos) dovuto al desiderio del ritorno (nostos)’, quello che assolutamente mi prendeva nel preciso momento in cui scrivevo.

 

 

Mostra “Cose mai viste. Lo splendore di Ocriculum esce dai magazzini”

11 novembre 2011

Continua, presso l’Antiquarium Casale San Fulgenzio, nel Parco Archeologico di Ocriculum ad Otricoli (TR), la mostra “Cose mai viste. Lo splendore di Ocriculum esce dai magazzini”. La mostra intende illustrare vari aspetti della vita della città romana: artistici, religiosi, economici e sociali. Saranno esposti a tale scopo reperti archeologici provenienti da vecchi scavi effettuati intorno agli anni 1960-80, in varie zone della città: Teatro, Monumenti Funerari, strada basolata. I materiali sono di alto pregio e ottima fattura e sono rappresentati da intonaci parietali dipinti, vasi in sigillata italica, iscrizioni, decorazioni architettoniche, basi, cornici, frammenti di statuaria e laterizi con bolli attestanti le produzioni di figline imperiali. La mostra, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, in collaborazione con Kairos e Comune di Otricoli, e curata da Luana Cenciaioli con la collaborazione di Carmine Mocerino, sarà visitabile fino al 31 dicembre. Per informazioni: 329 9482481 / 329 1368212

PERUGIA ETRUSCA, Lettera aperta di Luciano Vagni al Prof. De Albertis

14 ottobre 2011

Perugia, Cattedrale e p. IV Novembre viste dall'alto

Riceviamo da ” La Famiglia Perugina” e volentieri pubblichiamo.

Nel corso del recente incontro del 30/09/2011 presso la Sala S. Chiara del Circolo Porta S. Susanna Lei ha cortesemente messo in risalto una serie di errori ravvisati nella mia esposizione ed in particolare: “se l’Ing. Vagni asserisce che il cardo e il decumano siano assi ideali su cui si basa la concezione urbanistica etrusca, e non assi reali, non le sembra una contraddizione nell’aver disegnato, nella rappresentazione viaria della città, una linea dividente, tra la Via della Cupa e il Mercato Coperto, che si presenta come un decumano?”

La risposta, che era contenuta nella mia esposizione, è la seguente: l’urbanistica etrusca è circolare, nel senso che una strada periferica all’interno delle mura, ed una certamente esterna, che definiscono il pomerium, zona sacra, rappresentano la viabilità carrabile della città, dalla quale si diramano le strade secondarie, prevalentemente pedonali (una delle quali è ben visibile negli scavi sotto la Cattedrale e non presenta segni di carri). Perugia etrusca non aveva un cardo, inteso nel senso comune di strada, né aveva un decumanus maximus nella zona postica ed uno nella zona antica della città; ciò nonostante la città è stata disegnata basandosi su tali assi, e così come un disegnatore esegue la squadratura del foglio prima di dare inizio al disegno, cioè prima di posizionare nel terreno le mura, i templi: tutto ciò perché se ogni spazio della città corrispondeva ad un pezzo preciso di cielo, era necessario avere ben chiaro l’orientamento.

Se ho disegnato, nella mia ipotesi di ricostruzione stradale, una strada dividente, tra Via della Cupa e il Mercato Coperto (strada che doveva essere in salita perché come ho esposto, tra le due zone c’è un dislivello fra le mura di 30 metri circa), è certamente perché gli Etruschi certamente tracciavano la linea di demarcazione fra la pars pòstica e la àntica (mi sono permesso di mettere l’accento perché suppongo che lei si sia sbagliato quando ha voluto correggere la mia pronuncia in postìca e in antìca); tale linea era sicuramente un decumano, perché diretto nell’asse est-ovest: ma questo non contraddice la concezione che l’urbanistica etrusca sia circolare, come il modello celeste e che abbia due assi ortogonali di riferimento, uno reale in direzione est-ovest come il decumano del cielo che si chiama Via Lattea, uno immaginario, perpendicolare al precedente, che passa per il polo celeste, che nella città di Perugia corrisponde alla fontana sacra. Questa era l’essenza del mio discorso nel quale non esistono contraddizioni. L’altra critica che mi è stata sollevata è che forse avrei confuso il termine panteon con il termine zodiaco; nella mia relazione non ho parlato del panteon etrusco, che rispecchia la concezione delle divinità presenti nel cielo etrusco, ma dello zodiaco, che rappresenta la parte periferica del cielo, che si trova nei vari momenti dell’anno sempre a sud, ed è attraversata dal sole. Ho parlato dello zodiaco perché rappresenta il pomerium del cielo, cioè quella parte sacra periferica nella quale è più facile vedere corrispondenze con l’urbanistica della città, così come sono state riscontrate a Perugia. Comprendere che gli Etruschi conoscevano lo zodiaco almeno quattro secoli prima dei Greci (poiché la loro lottizzazione del cielo risale, secondo gli storici, al IX sec. a.C.), è certamente un fatto molto importante per accendere un dibattito. Anche se rischio di apparire invadente, ho chiesto di utilizzare il bollettino della Famiglia Perugina per inviare queste doverose precisazioni, perché ritengo corretto che non ci siano fraintendimenti. Ringrazio il Prof. De Albertis che mi ha consentito di esprimere questi chiarimenti, che certamente a qualcuno possono risultare utili, e soprattutto perché è la prima volta che si apre un dibattito pubblico su questi temi così importanti per la storia della nostra civiltà. E se mi sono permesso di scrivere, è anche perché mi auguro che altri possano cogliere l’occasione per entrare nell’argomento.

Dott. Ing. Luciano Vagni

Nota di redazione: Per chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza degli scavi etruschi sotto la cattedrale di San Lorenzo può consultare  Goodmorningumbria alla sezione Archeologia e cercare ” gli ‘articoli   “Perugia sotto la Cattedrale”“Presentato a Città della Pieve il libro di Luciano Vagni – Il Cielo degli Etruschi”

Passeggiata virtuale tra le mura e le Porte etrusche di Perugia

28 settembre 2011
TEATRO MORLACCHI – lunedì 3 ottobre · 17.00 – 20.00
SANDRO ALLEGRINI, coordinatore dell’Accademia del Dónca, propone l’apertura degli incontri dell’anno accademico 2011-2012 con una “Passeggiata virtuale tra la cinta muraria e le Porte etrusche di Perugia”.
Cicerone di straordinaria competenza l’architetto MICHELE BILANCIA, fondatore e presidente di Radici di Pietra, l’associazione che opera per il riconoscimento delle mura etrusche di Perugia come patrimonio Unesco dell’umanità.
Bilancia è stimatissimo autore di pubblicazioni di settore. L’architetto, esperto di recupero del patrimonio monumentale, ha recentemente pubblicato un ponderoso e apprezzato fanta thriller archeologico intitolato “L’ultimo vangelo”.
Partenza dall’Arco Etrusco, anche in relazione all’intervento di manutenzione straordinaria, di prossima esecuzione, finanziato dal mecenate-filosofo di Solomeo, l’industriale del cachemire Brunello Cucinelli, formalmente invitato all’apertura degli incontri dell’Accademia della peruginità.
Il viaggio si dipanerà attraverso uno slide multimediale a cura di Marco Terzetti. Ingresso libero e gradito.

DUNAROBBA, UNA MINIERA DI IDEE, UNA FORESTA DI OPPORTUNITA’

17 settembre 2011

Il Laboratorio del Paesaggio Avigliano Umbro – Montecastrilli partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio il 25 settembre

Si parte per una passeggiata progettante la mattina alle ore 10 da Collesecco, lungo l’antico sentiero della lignite, per arrivare a Dunarobba, sito della fornace ma anche della straordinaria Foresta Fossile: bene paleontologico d’eccellenza con tronchi di conifere risalenti a circa 3 milioni di anni fa, ancora con le radici. Poi si pranzerà con il minatore, pranzo offerto dalle Proloco di Dunarobba e Collesecco, a seguire visita alla Foresta dove ci sarà un’installazione a cura del Laboratorio. Infine alle 17 è previsto il Flash Mob: venite e vi diremo cosa fare. E’ importante partecipare ed esserci perché la Foresta ha bisogno degli occhi e del cuore della gente per “risorgere” a nuova vita. Diffondete l’iniziativa, venite insieme a noi, perché il Paesaggio è ancora nostro e ci regala emozioni che vanno al di là delle tristezze odierne …

Informazioni e Prenotazioni:  3496107188 – 0744933220 – 0744483321

 

Cascia, Villa S. Silvestro, enciclopedia storica di stratificazioni culturali.

7 settembre 2011

Scavi Villa San Silvestro immagine di repertorio

di Francesca Romana Plebani

“Noi non siamo prodotti della natura, siamo prodotti della cultura”. 31 agosto 2011, presentazione dei risultati della sesta campagna di scavo di Villa S. Silvestro. Tali le parole del Prof. Filippo Coarelli che risuonano nella sala S. Pancrazio del Comune di Cascia, atte a suffragare l’importanza della memoria storica nel vivere presente. Sì, perché così si presenta il sito di Villa S. Silvestro, tanto agli occhi del ricercatore quanto a quelli di un qualsiasi visitatore: una fotografia storica del proprio passato.

Dopo due mesi di ricerche sul campo, sabato 3 settembre si sono ufficialmente concluse le operazioni di scavo svoltesi presso l’area archeologica della piccola frazione casciana, centro d’interesse scientifico dall’agosto 2006. Ogni anno, a partire, infatti, da quella data, quando fu scoperto l’immenso patrimonio archeologico, durante i mesi estivi riprendono le indagini delle antiche strutture, che si estendono per più di sei ettari a partire dal limite nord-occidentale della Piana di Chiavano.

Già dal quadro che emergeva dalle foto aeree del 2006 – articolate planimetrie frutto del susseguirsi nel tempo di fasi insediative risalenti a differenti momenti cronologici –  era apparso chiaro che il sito di Villa San Silvestro si sarebbe rivelato un vero e proprio “campione di dna” del mondo passato. Templi, aree pubbliche, necropoli, domus e altre strutture insediative costituiscono la testimonianza, attraverso i secoli, dell’importanza di questo centro nevralgico di scambi e comunicazioni tra vari territori e differenti popolazioni. Dall’età protostorica fino a giungere al Medioevo, il sito archeologico di Villa S. Silvestro ha restituito prova sicura del suo protrarsi di vita attraverso le varie epoche: si attestano reperti di età preistorica, testimonianze dell’abitato propriamente sabino, strutture di piena età romana e tardo-antiche, fino a giungere, non ultimo per ordine d’importanza, ad un insediamento di età longobarda. Non mancano inoltre materiali di XII-XIII sec. che comprovano ancora per quest’epoca tracce di frequentazione.

Fondamentali i ritrovamenti di epoca romana, la cui prima fase risalente ai primi anni III sec a.C., si colloca esattamente in corrispondenza degli anni cruciali della conquista della Sabina – quindi in piena epoca repubblicana -, congerie storica attorno alla si hanno poche testimonianze. Contermini al già noto e monumentale tempio italico – su cui sorse in seguito una chiesa -,  risalente proprio a quest’epoca, si articolano una serie di strutture pubbliche e private, decisamente rilevanti dal punto di vista commerciale e amministrativo: sono stati ritrovati infatti dei resti di tre portici, una strada, probabile un nodo centrale della viabilità della zona, abitazioni e almeno un altro tempio di epoca forse più recente. A seguito della conquista, infatti, Roma dovette decretare una presenza più capillare nel territorio e così venne creata struttura amministrativa intermedia tra la città ed il villaggio, polo amministrativo e politico che faceva da punto di riferimento per aree agricole e non urbanizzate: il Forum di Villa San Silvestro.

Sotto la direzione scientifica del prof. Filippo Coarelli e del prof. Paolo Braconi del Dipartimento perugino Uomo e Territorio, e coordinati sul campo dalla dott.ssa Francesca Diosono (che personalmente ringrazio), le indagini archeologiche sono state possibili grazie alla preziosa collaborazione di studenti, specializzandi, ed ex allievi della scuola perugina, impegnati sul campo insieme con studenti dell’Università L’Orientale di Napoli, della Complutense di Madrid e dell’Università di Strasburgo. Il sito di Villa San Silvestro è stato già oggetto di diversi convegni internazionali e protagonista di alcune mostre – la permanente delle quali è nel Museo Comunale di Palazzo Santi a Cascia. Lo studio è finanziato dalla Cassa di Risparmio di Perugia e dal Comune di Cascia, che nello specifico si è occupato della logistica e dell’ospitalità degli studenti e degli studiosi. Volte alla divulgazione scientifica ed effettuate gratuitamente per tutta la durata della campagna di scavo, si sono susseguite, due volte a settimana, visite guidate dell’area archeologica. L’associazione culturale “Tellus”, preziosa collaboratrice nel progetto, si è fatta come di consueto promotrice della raccolta fondi finalizzata al finanziamento delle ricerche, organizzando l’ormai familiare “Cena Romana”, tenutasi presso i giardini  M. Magrelli di  Cascia. Ulteriori obiettivi, che richiederanno studi più approfonditi e ulteriori campagne di ricerca, sono volti alla puntuale comprensione della destinazione d’uso e datazione degli edifici – oltreché alle diverse fasi  costruttive degli stessi -, e delle forme di  sfruttamento del territorio.

 

LA BELLEZZA DEL BIANCO ACCECANTE E DELLA SUA STORIA. IMMORTALE SIRACUSA

6 settembre 2011

Il Duomo

di Roberta Capodicasa

Una rubrica sui viaggi  nelle città Greche e non-solo dell’Italia meridionale non può, secondo me, che cominciare da Siracusa.

Siracusa è di una bellezza straordinaria, accecante nei suoi colori vivissimi stagliati su un bianco brillante. Fu la prima città della Sicilia che volli con tutte le mie forze conoscere,  necessità

Cicerone

determinata dai miei studi storici e dal suo glorioso passato. Siracusa fu, infatti, la città greca di Sicilia che ebbe la fierezza di combattere nel V sec. a.C. con Atene e di vincerla determinando, tra le altre,  le cause della  caduta del suo impero.  Cicerone più tardi (75 a.C.), quando rivestì la carica di questore in Sicilia, vi dimorò diversi anni e ne ha lasciato descrizioni preziose; scrive nelle Verrine, le celebri orazioni contro l’altrettanto celebre predatore dei tesori dell’isola: Avete sentito dire che Siracusa è la più grande città greca e la più bella di tutte. La sua fama non è usurpata: occupa una posizione molto  forte ed inoltre è bellissima da qualsiasi direzione si arrivi, sia per terra che per mare.

Teatro Greco

Per quanto mi riguarda mi recai  a Siracusa per la prima volta, qualche secolo più tardi di Cicerone,  nella primavera nell’ anno  2002 dell’era volgare,  arrivando con il treno dopo aver attraversato lo stretto in traghetto, una esperienza che non posso condividere con Cicerone potendo, invece,  utilizzare appieno le sue parole riguardo all’effetto singolare che l’impatto con la città ebbe anche su di me!

Alla Stazione incontrai persone che sarebbero in futuro state sempre determinanti nel mio viaggio verso Siracusa e verso la Sicilia nel suo complesso, persone che mi permettono e costringono insieme ad accennare, se pur brevemente, al carattere amabile dei Siciliani, della loro ospitalità non comune, alla loro nobile fierezza.

L’ occasione particolare di questo viaggio a Siracusa fu data dalle  rappresentazioni allestite al Teatro Greco della antica polis. Il cartellone prevedeva, quell’anno, le tragedie di Eschilo con Prometeo incatenato e di Euripide con Le Baccanti entrambe allestite per la regia di Luca Ronconi. Mi concedevo una di quelle ricompense eccezionali che tutti dovrebbero riservarsi nella vita: considerata la mia inclinazione verso il mondo greco antico, fu per me una delle esperienze più esaltanti che ho vissuto ma credo che ognuno potrebbe averne sicuramente un’ottima impressione vista l’originalità del soggetto e la peculiarità del contesto unico in cui la rappresentazione si svolge.

La cena fu a casa della signora che mi ospitò, un’ottima cuoca e che ho la fortuna di annoverare,

Cannoli siciliani

ormai, trai miei amici più cari:  sarebbe stato il primo glorioso incontro anche con la cucina siciliana, incontro di una levatura tale da non poter non tornare più volte su questo ‘gustosissimo’ argomento: penne alla Norma e Caponata alle melanzane, con dessert di Cannoli Siciliani e altre pietanze squisite che, forse, ora confondo con tutte le ‘altre’ di innumerevoli ‘altre’ cene  che ci furono nei miei successivi viaggi. Vino bianco eccellente e Passito di Pantelleria conclusero la serata sorseggiando affabilmente il tutto su un terrazzo con ampia vista su Ortigia  e  il  quartiere Acradina, in antico una delle parti che

Isola di Ortigia

Cicerone vedeva come quattro città distinte.  La città, infatti, continuando a leggere le Verrine, è così grande da essere considerata come l’unione di quattro città: una di queste parti è la già ricordata “isola” che, cinta dai due porti, si spinge fino all’apertura che da accesso ad entrambi. Nell’Isola è la reggia che appartenne a Ierone, ora utilizzata dai Pretori. Il nome di questo quartiere, che Cicerone chiama “isola”, è Ortigia.  La terza città si chiama Tycha ovvero  ‘fortuna’, perché in essa era un antico tempio della Fortuna. La quarta, infine, è detta Neapolis, cioè citta-nuova. Il teatro si trova tutt’ora in questo quartiere. Esso  è il risultato di ampliamenti e rifacimenti voluti da Ierone II nel III sec. a. C. benché la sua esistenza è testimoniata dalle fonti già nel V secolo quando si racconta che i cittadini di Siracusa lo utilizzavano come luogo di riunione per le assemblee del popolo. L’impressione che si ha avvicinandosi al teatro di giorno è di essere letteralmente abbagliati dal colore marmoreo che sprigiona dalla struttura fatta di bianca pietra locale e tale da conferirle, come un po’ a tutta l’area siracusana, uno specifico colore bianco. Il sole che batte a spiovente nelle ore calde del giorno fa splendere ancora di più il tutto. Qui  il sole anche in giugno picchia forte ma, con greca lungimiranza, le  tragedie si rappresentano al tramonto, probabilmente per ovviare a questo problema che potremmo condividere idealmente con gli antichi frequentatori del teatro. Siamo di fronte ad una delle testimonianze più belle che la storia dell’arte ci abbia lasciato.  Ovvio che io sono di parte ma l’ oggettività delle mie parole   è facilmente verificabile da chiunque, visitando direttamente l’area archeologica.

La struttura attuale non è ovviamente fedele in tutto al complesso antico. Molte parti sono andate perdute e molte hanno subito rifacimenti e restauri. Il complesso, comunque, offre una panoramica attendibile di quello che fu uno dei teatri più belli e grandi dell’antichità. Cicerone, nell’opera succitata, volendo far notare la ricchezza straordinaria su cui il famelico Verre mise le mani con purtroppo sempre attualissima voracità, non esita a dichiarare in sede processuale: nella parte più alta della città c’è un grandissimo teatro e inoltre due importanti templi, di Cerere e di Libera e la statua di Apollo chiamata Temenite, molto bella e grande, che Verre, se avesse potuto,  non avrebbe esitato a portare via.

Se  in questo primo intervento ci siamo fermati in particolare sul teatro di Siracusa è perché indotti dal significato etimologico del termine teatro, dal verbo  theaomai ‘osservo, contemplo, sono spettatore’. L’azione espressa dal verbo illumina sul  senso di quello che andremo a fare nei nostri prossimi incontri: assistere, pur nel nostro piccolo,  alla meraviglia delle molteplici ricchezze che il meridione d’Italia e la Sicilia in particolare, riserva ed in maniera unica continua, malgrado tutto,  a proporre.

ARRIVANO GLI ETRUSCHI A PONTE SAN GIOVANNI

2 settembre 2011

“Velimna”, tra storia e tradizioni, va in scena dal 6 all’11 settembre

Paolo Befani, Riziero Giovi, Giuseppe Lomurno, Gino Goti

“Gli Etruschi del fiume”, rievocazione storica, in scena a Ponte San Giovanni, dal 6 all’11 settembre, e giunta alla sua decima edizione.  Per festeggiare il decennale gli organizzatori, le due associazioni Pro Ponte e Pro Ponte Etrusca, hanno pensato di ripercorrere la storia della manifestazione, riprendendo i temi che ogni anno hanno caratterizzato le edizioni precedenti. Sempre partendo, ovviamente, dallo spirito di “Velimna”, riscoprire le proprie radici storiche attraverso incontri, sfilate in costume, visite ai musei, mostre e dibattiti con l’immancabile epilogo: la cena Etrusca sul Ponte Vecchio di Ponte San Giovanni, in programma domenica 11 settembre. Un’occasione anche per degustare i prodotti e le bevande tipici dell’epoca offerti da Grifo Latte, società cooperativa casearia umbra che, anche quest’anno, è main sponsor dell’evento. I dettagli del programma sono stati illustrati, durante una conferenza che si è tenuta a palazzo dei Priori, giovedì 1 settembre, da Paolo Befani, vicepresidente Pro Ponte, Giovi Riziero, vicepresidente Grifo Latte, alla presenza di Giuseppe Lomurno, assessore al turismo del Comune di Perugia, amministrazione che patrocina Velimna. Si parte con una novità assoluta, una sorta di anteprima prevista sabato 3 settembre, dove il palcoscenico si sposta su corso Vannucci nel centro storico di Perugia. Due cortei in costume, uno a rappresentare la famiglia dei Velimna che partirà da Porta Marzia e l’altro dall’Arco Etrusco con la famiglia dei Cutu, si congiungeranno davanti palazzo dei Priori, accolti dal sindaco Wladimiro Boccali, per l’occasione lucumone (re etrusco) della città. All’anteprima, che darà il via ufficiale all’edizione 2011, saranno presenti dei musici e un gruppo di danzatrici per far rivivere l’atmosfera di oltre 2500 anni fa. L’inaugurazione ufficiale, invece, è martedì 6, alle 20.30, nella necropoli del Palazzone di Ponte San Giovanni e a seguire, nell’Antiquarium del Palazzone, si terrà un incontro su “La storia degli Etruschi a Ponte San Giovanni”, a cura di Luana Cenciaioli della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Umbria, occasione anche per presentare il volume “L’ipogeo dei Volumni 170 anni dopo la scoperta”. “Diamo il nostro supporto a tutte quelle manifestazioni culturali che valorizzino il territorio – ha sottolineato Riziero – e lo facciamo anche dando la possibilità di conoscere i nostri prodotti, che vanno dal vino ai legumi fino ai formaggi. In questo caso diamo il nostro contributo al ‘Ristoro etrusco’ all’anfiteatro Bellini (alle ore 20), aperto tutti i giorni da mercoledì fino alla cena etrusca sul Ponte Vecchio che concluderà la manifestazione”. “Per noi è importante stare al fianco di questo evento che vede la partecipazione di molti volontari – ha detto il vicepresidente di Grifo Latte – tra cui parecchi giovani, perché noi puntiamo a veicolare il concetto del mangiar sano e bene nelle nuove generazioni ”.


IL PERCORSO ARCHEOLOGICO URBANO DELL’ANTICA HISPELLUM VI ATTENDE CON VISITE GUIDATE ED APERTURE STRAORDINARIE

17 agosto 2011

DAL 18 AL 21 AGOSTO ORE 18.00
Visita guidata con partenza dalla villa romana in località S. Anna Siti inseriti nella visita: la domus di età imperiale con i suoi splendidi pavimenti musivi, la villa di via Baldini con le sue terme private, la pusterla di via Roma e le mura, la cisterna, Porta Consolare, l’Ara di Caio Tiberio Flacco ed altri reperti presso la Collegiata di S. Maria Maggiore, il Lapidarium e il Rescritto di Costantino nel Palazzo Comunale, i mosaici presso l’ex ospedale civico

DAL 18 AL 21 AGOSTO ORE 21.30-23.30
Apertura notturna della Domus in località S. Anna

SABATO 20 AGOSTO ORE 9.00
Percorso archeologico-naturalistico lungo l’Acquedotto Romano
Tra le vestigia archeologiche, in un contesto ambientale e paesaggistico di straordinario pregio, una suggestiva passeggiata con figuranti in costume romano, letture di testi latini e “colazione romana”
E’ necessaria la prenotazione presso l’Infopoint di Via Tempio di Diana, tel. 0742 302239, orario 10.00-13.00 e 16.00-19.00

PARTECIPAZIONE GRATUITA

“Prima giornata dei Parchi: itinerario tra il Parco delle Terme di San Gemini ed il Parco Archeologico di Carsulae”

26 Maggio 2011

Domenica 29 maggio si trasforma invece nella “Prima giornata dei Parchi: itinerario tra il Parco delle Terme di San Gemini ed il Parco Archeologico di Carsulae”. L’evento è organizzato e promosso da Provincia di Terni (nell’ambito del progetto Modeland), Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, Comune di San Gemini, Pro Loco di San Gemini, Sangemini SpA e le aziende Actl, Sistema Museo ed Alis. Dalle ore 9 saranno attive le visite guidate al Parco delle Terme di San Gemini comprese le sorgenti storiche e l’escursione fino al Parco Archeologico di Carsulae, dove sarà effettuata la visita guidata tematica con approfondimenti sull’acqua. Al termine si farà ritorno al Parco delle Terme, dove proseguirà la giornata con la possibilità di visitare i locali dello stabilimento storico del gruppo Sangemini e la mostra fotografica di immagini storiche. Durante la giornata verranno inoltre raccolte foto, documenti e testimonianze legate al Parco della Fonte di San Gemini e al Parco Archeologico di Carsulae.

Gli eventi sono gratuiti. Per l’itinerario guidato di domenica la prenotazione è obbligatoria (0744/483321 – 0744/630130). www.sistemamuseo.it

Grotta Bella di Avigliano: il mistero delle figurine di Marte di piombo

30 aprile 2011

La produzione di figurine di piombo è esclusivamente attestata solo nella zona di Amelia e non trova confronti in tutta Italia per l’epoca protostorica.  Gli studiosi si sono posti due domande: perché usare un materiale come il piombo tipico di manufatti funerari per dei votivi di guerrieri? E, soprattutto, esistono dei confronti in altri siti al di fuori dell’Italia?

di Marina Antinori

Il Monte l’Aiola si erge fra i rilievi più settentrionali della catena dei monti amerini, parallela al gruppo montuoso dei monti Martani. Alle pendici N-O si apre un’ampia e articolata cavità naturale chiamata Grotta Bella. È compresa nell’ambito settentrionale del comune di Avigliano Umbro, distante 2 Km, e a sud-est del paese di Santa Restituta.  È accessibile per una mulattiera dalla frazione di Casa Vecchia.  La grotta-santuario era collegata attraverso la via Amerina ai vicini centri di Todi e di Amelia distanti rispettivamente 16,5 e 8 Km.

Gli scavi all’interno della camera principale sono stati condotti, tra il 1970 e il 1974, dalla Sopraintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria in collaborazione con l’istituito di Paleoetnologia dell’Università di Milano. La frequenza insediativa si estende a partire dal neolitico fino all’Età Romana. Il santuario di Grotta Bella aveva un ruolo politico ed ideologico oltre che economico e sociale, come il servizio “emporico”, posto sotto il controllo da parte di una classe dominante che in questo modo esercitava il proprio prestigio su di un territorio non ancora urbanizzato. I dati suggeriscono per il periodo che va dal V-IV sec a.C. una frequentazione di aristocratici il cui potere si basava sul controllo di possedimenti di armenti, sull’allevamento, sui pascoli e sull’agricoltura. A costoro si riconducono i votivi più antichi come i bronzetti e di strumenti premonetali come l’aes rude e di pezzi contromarcati. L’immagine della classe dominante è espressa simbolicamente anche nelle figure dei guerrieri, scudini e di danzatrici di piombo ( IV sec a.C.), oltre che nei bronzetti di Marte ( Gruppo Nocera Umbra, V sec. a.C. ); questi ultimi alludono ad individui aventi lo specifico ruolo sociale di capi militari. La produzione di figurine di piombo è esclusivamente attestata solo nella zona di Amelia ( anche nella necropoli preromana in località Pantanelli, dove era un santuario testimoniato da terrecotte architettoniche ) e non trova confronti in tutta Italia.  Gli studiosi si sono posti due domande: perché usare un materiale come il piombo tipico di manufatti funerari per dei votivi guerrieri? E, soprattutto, esistono dei confronti in altri siti al di fuori dell’Italia?

Le figure maschili, alte tra i 7 e i 12 cm,  realizzate con la tecnica di fusione, restituiscono una figura di guerriero con busto di prospetto. Il guerriero indossa un chitonisco, e sopra una corazza con spallacci allungati. Il braccio è alzato, nell’atto di impugnare la lancia, in una posa non dissimile da quella dei bronzetti di Marte. Gli scudini, realizzati per coniazione, non sono dei votivi isolati, ma si integravano con le figurine dei guerrieri: il retro che raffigura un braccio quasi in alto rilievo, con l’avambraccio infilato nel bracciale dello scudo a tre lacci, e la mano ancorata all’asta della monopola. Le immagini sugli scudini vanno da semplici globetti a quella di un gorgoneion di tipo “orrido” ma addolcito, caratterizzato da grandi occhi prominenti, un lungo naso e, una bocca sottile con lingua pendula, per tipologia databile al IV sec. a.C.

La presenza di scorie di piombo fra i materiali della stipe, e strumenti di lavoro di ferro, come pinze, tenaglie, e martellini, potrebbero essere indizi, sopratutto le prime, di una lavorazione in loco, scaturita dalla necessità di una produzione a basso costo e standardizzata a uso degli utenti.

Nell’antichità il piombo era generalmente utilizzato a scopi funerari o defissori, o in ogni caso a indicare il mondo katàktonio o “sotterraneo”. Molto noti sono ad esempio le defixiones, vere e proprie maledizioni: a volte incise su tavolette di piombo poi deposte in sepolcri; oppure su dei proiettili scagliati sul nemico durante degli assedi; delle figurine venivano utilizzate per lanciare un maleficio su qualcuno, ed infilzate con dei chiodi o degli spilloni. Da sottolineare che di solito i fanciulli venivano deposti all’interno di semplici sarcofagi fatti di piombo per essere inumati.

Allo stato attuale non è possibile dare un significato certo, ma molto rilevante è riportare in questa sede racconti di abitanti della zona testimoni di ritrovamenti diretti. Questi riferiscono di un’enorme quantità di queste figurine di piombo, andate smarrite ad opera di scavi clandestini, mentre altre inedite sono raccolte nel Centro di Paleontologia Vegetale della Foresta Fossile di Dunarobba ( non esposte al pubblico ). Emerge un elemento singolare che potrebbe far supporre una ritualità specifica e un significato sconosciuto ancora agli studiosi: erano conficcati tra le rocce, a volte letteralmente arrotolati ( è il caso delle tipologie “a ritaglio”), e deposti insieme a un vasetto miniaturistico ( della tipologia a “situla”, di cui possiamo ritrovare dei confronti ad esempio a colle S. Rufino d’Assisi ) riempito con cereali.

Per quanto riguarda un confronto, la Monacchi ha saputo riscontrarne uno piuttosto convincente con  dei votivi di piombo rinvenuti in Grecia, addirittura a Sparta, nei santuari del Menelaion, dell’Amyklaion e di Artemis Orthia, distribuiti tra la fine dell’VIII sec. a.C. e il IV sec. a.C., ma concentrati soprattutto nel VI sec. a.C. e ritenuti una produzione tipica della città peloponnesiaca.

Non sappiamo quando questa grotta di grande interesse tornerà visitabile. In passato è stata gestita da varie cooperative, ma con risultati poco soddisfacenti. Attualmente il Comune di Avigliano Umbro sta lavorando affinché la custodia del sito e  le visite guidate siano gestite da un’associazione locale. C’è la volontà di coinvolgere gruppi speleologici e di eseguire ulteriori ricerche di approfondimento.

Si ringrazia il Comune di Avigliano Umbro per la visita, ( attualmente la grotta non è aperta al pubblico ) in particolare l’accompagnatore, il consigliere Fabio Pacifici, che ha fornito notizie non presenti in pubblicazioni note.

BIBLIOGRAFIA

W.G CAVANAGH – R.R. LAXTON, Lead Figures from thr Melaion and Seriaton, in ABSA LXXIX, 1984, tav. 2-6; A.J.B. WACEW, in The sanctuary of Artemis Orthia, London 1929, p. 249 segg., tavv. CXCIX, 6-8; 10-12; CLXXXIII, 13-15.

MATTEINI STOPPONI 1996 M. Matteini, Stopponi, Museo Comunale di Amelia, Electa, Amelia 1996.

MONACCHI 1984 D. Monacchi, Resti della stipe del Monte Subasio ad Assisi, in SE, vol LII, 1984, serie III.

MONACCHI 1986  D. Monacchi, Nota sulla stipe votiva di Grotta Bella, (Terni), in SE, Volume LIV, 1986, Serie III.

MONACCHI 1996  D. Monacchi, Terrecotte architettoniche dal Santuario di Pantanelli di Amelia, in SE, Volume LXIII, 1996.

Archeologia… a portata di mano Entra in contatto con i tesori archeologici di Perugia

8 aprile 2011

9 – 17 aprile 2011

Ipogeo dei Volumni e Necropoli del Palazzone – Ponte San Giovanni, Perugia

Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria – Perugia

Ipogeo dei Volumni

Un laboratorio di simulazione di scavo, una postazione di visita tattile con reperti originali e percorsi di visita per non vedenti e ipovedenti. Dal 9 al 17 aprile tante proposte per entrare in contatto diretto con la storia antica di Perugia

Ipogeo dei Volumni

I tesori archeologici di Perugia, con il loro fascino e mistero, diventano protagonisti in occasione della settimana della cultura (9-17 aprile 2011). Si intitola “Archeologia… a portata di mano” l’interessante iniziativa proposta dall’Ipogeo dei Volumni di Ponte San Giovanni e dal Museo archeologico di Perugia, a cura della società Sistema Museo e della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria. Cinque le giornate con diversi appuntamenti in programma per toccare i tesori archeologici di Perugia: il 9 e 17 aprile dalle 15 alle 18 sarà attivo per tutte le famiglie “Ipolab”, il laboratorio gratuito di simulazione di scavo presso l’Ipogeo dei Volumni e Necropoli del Palazzone. Si consiglia la prenotazione. il 10 e 16 aprile dalle 10 alle 13.30 e dalle 15 alle 19 al Museo Archeologico Nazionale di Perugia sarà possibile prendere parte all’attività gratuita “Touch point – postazione di visita tattile con reperti originali”.  il 12 aprile alle ore 11 saranno presentati i nuovi percorsi di visita per non vedenti e ipovedenti presso l’Ipogeo dei Volumni e Necropoli del Palazzone, realizzati in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e con il patrocinio della provincia di Perugia. Per l’occasione verrà effettuata una visita guidata tattile gratuita sia all’Ipogeo dei Volumni che alla necropoli del Palazzone, con la possibilità di toccare reperti etrusco-romani originali. Parteciperanno all’incontro: Donatella Porzi assessore

Museo Archelogico

alle attività culturali e sociali Provincia di Perugia, Luana Cenciaioli direttrice Area Archeologica Ipogeo dei Volumni e Necropoli del Palazzone e Raniero Pericolini vice presidente Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, sezione provincia Perugia. Sarà presentato anche il nuovo servizio di audioguide progettate per l’Ipogeo. Felice era già stata la sperimentazione di questo percorso tattile in occasione della giornata nazionale del disabile e della giornata nazionale del Braille. La visita nasce dall’esigenza di rendere fruibile, quanto più possibile, il ricco patrimonio archeologico della città a favore di utenze caratterizzate da una diversa abilità. Permette a persone non vedenti e ipovedenti di entrare in contatto diretto con le testimonianze preziose e suggestive lasciate dall’antico popolo degli Etruschi, quali vasellame, frammenti architettonici e materiali eccezionali (marmo, vetro, metallo).

Per informazioni e prenotazioni – Infoline Sistema Museo

tel 199.121.123* (dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 17.00)

infoline@sistemamuseo.it

http://www.sistemamuseo.ithttp://www.archeopg.arti.beniculturali.it

*costo della chiamata variabile secondo l’operatore

Orvieto: “Il ruolo dell’Italia pre e post-unitaria nella riscoperta dell’antico Egitto”.

8 marzo 2011

www.tuttoggi.info

Orario: 10,00 – 18,00

Orvieto, Museo “Claudio Faina” (piazza del Duomo, 19) e Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto (Piazza Febei, 3).

Una grande mostra sull’Egitto sarà allestita dal 12 marzo al 2 ottobre a Orvieto. La organizzano e propongono congiuntamente la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto nelle loro due sedi, una affacciata e l’altra in prossimità della piazza che accoglie il celebre Duomo della città umbra.Va subito chiarito che non si tratta di una ulteriore tappa di una “mostra di giro”. Questa, coordinata da Giuseppe M. Della Fina, direttore scientifico della Fondazione per il Museo “C.Faina”, e curata dalle egittologhe Elvira D’Amicone della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo di Antichità Egizie di Torino e da Massimiliana Pozzi (Società Cooperativa Archeologica), è una mostra originale, studiata appositamente per Orvieto. Riunirà circa 250 reperti – molti davvero di grande importanza – concessi da una quindicina di musei e istituzioni culturali italiane.

 

LA TORRE DI COLLELUNA DI TERNI E UN AMBIENTE SOTTERRANEO NASCOSTO: TANTO INTERESSE, NESSUNA RISORSA

3 febbraio 2011

Marina Antinori

In mancanza di studi che lo confermino, una domanda resta senza risposta certa: esiste, dunque, un lungo viadotto sotterraneo che conduceva dalla Rocca all’abitazione del castellano, e lì a breve distanza, proseguendo giù per il declivio del colle, traversando il piano, passava per il Convento dei Capuccini ( S. Martino ) e riusciva dalla Piazza Maggiore di Terni?

di Marina Antinori

La Forterocca di Terni, Colleluna, simbolo di cruenti battaglie volte alla difesa della città, ha visto avvicendarsi importanti personaggi storici come Andrea Castelli, Braccio da Montone, Bartolomeo d’Alviano, agli ordini del celeberrimo e temuto papa Borgia, Alessandro VI, la dolce castellana Cremesina Paradisi e, molti altri …

Il pittore naif  O. Melelli ha dedicato un quadro alla “Battaglia di Colleluna” famosa perché i Ternani, ribelli, nel 1348 “rivendicarono la propria libertà” nei confronti del papato.

Cruciani ha invece ambientato  presso questa roccaforte un intero capitolo del suo romanzo storico, pubblicato nel 1867, “Rosa Venturina degli Arroni: cronaca romantica spoletina del 1499”.

La fantasia popolare e racconti orali, ma pare anche testimonianze documentarie (Ceroni), farebbero sospettare la presenza di un lungo viadotto sotterraneo che collegherebbe la Torre fino all’attuale Piazza del Popolo a Terni. Di certo c’è che la roccaforte ha un ambiente sotterraneo.

Infatti, il Medori ci dice che “Italia Nostra” ( sezione di Terni) effettuò delle esplorazioni nella Torre di Colleluna che lo confermano con certezza. Dal vestibolo scende una terza scala, oltre alle due di cui parla il Ceroni, e in fondo ad ogni scala lo spazio si allarga e converge verso le feritoie ( di queste una rimasta intatta ed è simile a quella del vestibolo ). I rifiuti di ogni genere non permettono di dire di quanto si possa scendere; tuttavia è sicuro che si possa scendere ancora, poiché lo spazio doveva consentire ai difensori di stare in piedi o almeno curvi per usare le armi. Segni che lo proverebbero sono un foro e una feritoia interrata al livello del primo gradino della scala che evidentemente comunica con un locale sottostante. Non è un caso che il Ceroni – il quale esplorò la torre oltre cento anni fa-  parlasse di casematte, prigioni, nascondigli sotterranei, cisterne, camere di comando,  illuminati da un foro a sghembo “filtrante languida luce dall’alto”. Il Lanzi fa addirittura menzione di un “ascensore” e altri marchingegni facenti parte dell’arte militare di allora. Nel vestibolo è stato possibile individuare anche  un pozzo–trabocchetto, pieno di rifiuti di varia natura e si è potuta misurare una profondità di circa 4,60 m. Al primo piano c’è una canna fumaria e al secondo resti di una scala ardita.

La torre si ergeva molto più alta dell’attuale (oltre 35 m, oggi sono 17 m), al culmine del colle, fortificata dall’arte e dalla natura. Sulla cima c’era tutt’intorno una corona di merli molto spessa e a ciascun angolo vi era una gotica torretta acuminata al vertice e, ciascuna dava modo ad un arciere di stare al coperto al fine di scoccare una freccia attraverso la feritoia.

Oggi la torre non è più munita e temibile come un tempo, è senza difese: proprietà privata e in vendita. Tuttavia l’attuale proprietaria, la gentile sig.ra  Emiliani Luciana, aveva manifestato il suo interesse verso i progetti di valorizzazione presentati da associazioni culturali quali “Terni Racconta” ( pres. Luciano Ragni) e “ Centro Insieme San Matteo” ( pres. Adriano Fabrizi ).

Tre conferenze con relatori la dott.ssa Marina Antinori, studiosa di archeologia, e il sig. Luigi di Sano, archivista dell’Archivio di Stato, si sono svolte tra il 2009 e il 2010 riguardo a questo tema, riscuotendo interesse e consensi. In progetto erano scavi, esplorazioni, manifestazioni, concorsi per le scuole ( del quale uno svoltosi ) e, una rievocazione storica.

Purtroppo, nonostante la ricerca di un sostegno, anche da parte di organi istituzionali, le risorse non sono state trovate. In cantiere rimane solo la possibile realizzazione di un libro, corredato d’ immagini fotografiche, riguardante non solo la Torre, ma anche il territorio della circoscrizione Nord ( Cesi, scavi di Maratta, i santuari di S. Erasmo e M. Torre Maggiore, ecc … ) di valenza divulgativa ma anche scientifica, in cui raccogliere articoli risultanti dalle nuove ricerche effettuate da studiosi locali e pubblicisti affermati, e i lavori scelti dei ragazzi delle scuole. Non soltanto verrebbero raccolte le notizie storiche, archeologiche ed artistiche, ma si cercherebbe di dare anche delle indicazioni sullo stato attuale del territorio con proiezioni rivolte al futuro. Il libro sarebbe distribuito gratuitamente presso scuole, biblioteche, e a tutti coloro che sono interessati.

Per info mars2@teletu.it

BIBLIOGRAFIA

F.Angeloni, Storia di Terni.

G.Medori, Colleluna, una forte rocca di Terni, Storia documenti e notizie, 1982.

Tabarrini, l’Umbria Racconta, dizionario.

Per amore. Come diventare irresistibili secondo i Romani

30 gennaio 2011

domenica 6 febbraio 2011, ore 16.00
Area Archeologica e Centro Visita e Documentazione “U. Ciotti” di Carsulae

Qui abita la felicità! piaceva scrivere ai Romani alludendo al loro sesso e all’arte di amare, nella quale non rinunciarono mai ad esercitarsi.
Un’indagine, spassosa, degli episodi da manuale e delle strategie di conquista più in voga nell’antichità per imparare tutti i trucchi dei piaceri, da viziosi e da virtuosi, e scoprire noi da che parte stare.
A seguire golosità.

Evento gratuito.

“La Pompei del centro-Italia”: Carsulae

17 gennaio 2011

di Francesca Romana Plebani

Francesca Romana Plebani

Le rovine dell’antica  Carsulae romana (Comune di Terni e Sangemini[1]) sono ubicate lungo l’originario ramo occidentale della Via Flaminia, asse viario di fondamentale importanza che permetteva la comunicazione tra Roma e le zone alto-adriatiche.

Va premesso che il territorio del ternano entrò nell’orbita d’interesse di Roma quando questa, nella seconda metà del IV sec a.C., pianificò la conquista dell’Italia centro – orientale. A seguito della battaglia di Sentino (295 a.C.) e grazie all’azione militare di M. Curio Dentato, avvenne la definitiva occupazione della zona, la quale fu rafforzata dalla fondazione di alcune colonie e dall’apertura della Via Flaminia. La romanizzazione di queste aree comportò, dunque, una più razionale organizzazione del territorio attraverso pianificati ed intensi interventi di urbanizzazione: Carsulae, colonia romana fondata successivamente al 220 a.C. (apertura della via Flaminia), ne costituisce uno tra i più tangibili segni.

Le rovine di questa città antica furono descritte e identificate fin dal XVII secolo. Tuttavia, soltanto le campagne di scavo svoltesi tra il 1951 e il 1972 hanno permesso di riportare alla luce buona parte del foro, il teatro e l’anfiteatro, un lungo tratto della Via Flaminia[2] e alcune tombe monumentali.

La città occupa un’area di oltre 20 ettari, di cui con immediata evidenza salta agli occhi la favorevole e strategica posizione geografica: protetta ad est dalle pendici del poggio Chicchirichi, propaggine meridionale dei vicini e visibili Monti Martani, si estende su un pianoro appena ondulato, con direzioni aperte ad ovest, a nord e a sud, dominando la vallata del torrente Naia, immissario del Tevere. Rispetto all’originario nucleo insediativo di fine III sec. a.C., s’ingrandì successivamente non solo per la sua posizione privilegiata lungo la via Flaminia, ma anche per la bellezza del luogo, di cui ne rimane memoria nelle parole di Tacito[3] e di Plinio il Giovane[4].

La via Flaminia, attraversando la città in senso nord-sud, coincide con il cardo maximus della città. Il tratto urbano della strada è pavimentato con basoli e, all’altezza dell’ingresso al foro, incrocia il decumanus maximus, altro fondamentale asse viario, che, con orientamento est-ovest, conduce agli edifici di spettacolo.

Templi Gemelli

Divenuta municipium e iscritta alla tribù Clustumina, Carsulae viene menzionata da Strabone (Geogr. V, 2, 10) tra i centri più importanti lungo la strada consolare. Tacito (Hist. III, 60), rivela che il sito venne scelto da Vespasiano per accamparvi, durante l’inverno dell’anno 69 d. C., le sue truppe in marcia verso Roma alla conquista del soglio imperiale, in considerazione sia alla possibilità di recuperare rifornimenti dai fiorenti municipi vicini, e in virtù della sua posizione strategica, posta di fronte alle truppe fedeli a Vitellio, acquartierate a Narni. Si devono a Plinio il Vecchio (Nat. Hist. XVII, 213) le notizie circa il terreno locale, particolarmente adatto alla coltivazione della vite, mentre è Plinio il Giovane (Ep. I, 4) a testimoniare la presenza nel territorio carsulano di parte della proprietà della sua ricca suocera, Pompea Celerina.
La città conobbe il momento di massimo splendore tra il I ed il II sec. d.C., periodo a cui è riferibile la maggior parte degli edifici pubblici finora rinvenuti. Nulla resta del nucleo insediativo originario, formatosi probabilmente già nel corso del III sec. a.C., poco dopo la costruzione della strada.

Carsulae fu abbandonata in seguito ad un grave evento tellurico, collocabile ragionevolmente intorno al IV sec. d.C., evento che si rivelò catastrofico poiché, oltre ad abbattere numerosi edifici, comportò il collasso di alcune delle doline carsiche sopra le quali erano stati costruiti i principali edifici pubblici. Il cataclisma fu con tutta probabilità il colpo di grazia per la città, che già impoverita dallo spostamento ad est della Via Flaminia e dalla sua posizione che la rese successivamente esposta alle invasioni barbariche, finì per ridursi l’ombra delle sue antiche vestigia.

Nel medioevo, fu abitata soltanto da una comunità benedettina, raccoltasi intorno alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano[5], che non a caso, fu edificata con materiali di rimpiego, su di un edificio romano nei pressi del foro.

Nel corso del 1500 iniziarono i primi scavi ad opera dei Conti Cesi, fra cui Federico, fondatore nel 1602 della prestigiosa Accademia dei Lincei.

Complice la luce di queste assolate giornate di metà gennaio, lo splendido panorama, incorniciato da un terso cielo azzurro, il Parco archeologico di Carsulae, oltre al suo inestimabile valore culturale, assume i contorni di una preziosa oasi di bellezza nel territorio dell’Umbria meridionale.

Chiesa Santi Cosma e Damiano

 

Approfondimenti: Il Centro Visita e Documentazione “Umberto Ciotti”, realizzato grazie alla collaborazione tra il Comune di Terni e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, sorge a sud dell’area archeologica, in posizione rialzata rispetto agli scavi, e funge da porta d’ingresso alla città romana e da punto di accoglienza, informazione ed orientamento per i visitatori. Al suo interno ci sono la biglietteria, un bookshop, un angolo giochi per bambini, la sala di studio “Cinzia Perissinotto” sul territorio della bassa Umbria ed un’aula didattica. Nelle due sale superiori e nella galleria centrale è allestita un’esposizione permanente di reperti, rinvenuti durante gli scavi condotti fra il 1951 e il 1972, che si riappropriano del loro contesto originario dopo esserne stati allontanati per motivi logistici e di sicurezza.

http://carsulae.it/home.php?lang=ita

http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_1027&curcol=sea_cd-AIAC_3104


[1] Carsulae si raggiunge facilmente dalla Villa di Monte Solare percorrendo la E45 in direzione Terni e, superata Acquasparta, uscendo a Sangemini.

[2] Partendo da sud e seguendo quest’antica via consolare si intravedono le terme, attualmente ancora interrate, ma di cui si conoscono la struttura e l’esistenza di pavimenti a mosaico.

[3]Tacito, Hist., III, 60. “I capi del partito, giunti a Carsulae, si prendono pochi giorni di riposo […] . La località stessa del campo era assai piacevole: la vista era molto ampia, assicurati i rifornimenti per le truppe, avevano alle spalle municipi estremamente fiorenti […].

[4] Ep. I, 4.

[5] La venerazione di questi due santi sarebbe da porsi in relazione con il culto dei Dioscuri, largamente diffusosi in Umbria in età medio-repubblicana, e che a Carsuale sembrerebbe trovare la sua sede presso i templi gemelli – di età augustea – siti nei pressi del foro, e a breve distanza dalla chiesa stessa. Il culto dei gemelli divini, infatti, potrebbe essersi tradotto nella devozione, a partire dal VI sec. d.C., dei santi Cosma e Damiano, gemelli medici martirizzati tramite decapitazione nel 300 d.C.